Un militare di colore e un guerriero indiano lottano tra loro, avvinghiati in un corpo a corpo sotto il cocente sole del deserto texano: si apre così Nero come la notte, primo dei sette numeri che compongono la saga a fumetti di Deadwood Dick, miniserie pubblicata sotto la nuova etichetta bonelliana Audace, dedicata a un pubblico adulto e a progetti dai contenuti più espliciti.
La miniserie è basata sui racconti e i romanzi del grande romanziere texano Joe R. Lansdale, la cui sterminata produzione comprende anche le avventure dedicate a Nat Love, l’african american cowboy che, per sfuggire a un linciaggio, scappa e decide di arruolarsi volontariamente fra i soldati di colore del Nono Cavalleggeri dell’esercito statunitense, e che, per far perdere definitivamente le sue tracce, assume il nome di Deadwood Dick.
I sette albi adattano i racconti Soldierin, Hide and Horns e il romanzo breve Black Hat Jack, tutti omaggi di Lansdale alle mitiche, esagerate dime novel, le pubblicazioni che inaugurarono la narrativa western e che tanto hanno influenzato la scrittura dell’autore. I tre titoli scelti contengono alcune delle storie più caratterizzanti di Nat Love, diventato poi famoso appunto con il soprannome di Deadwood Dick, un pistolero di colore realmente esistito e che muoveva i suoi passi subito dopo la fine della guerra di Secessione.
Questa miniserie è un progetto su cui la casa editrice milanese sembra puntare molto e per cui ha infatti riunito un team artistico di grande valore. Dopo questo primo numero firmato da Michele Masiero e Corrado Mastantuono, autore anche delle copertine, assisteremo alle perfomance di Maurizio Colombo e Mauro Boselli alle sceneggiature e di Pasquale Frisenda e Stefano Andreucci ai disegni.
In questo primo albo Masiero congela improvvisamente il combattimento iniziale e sceglie una narrazione in reverse. Attraverso le parole del protagonista, che racconta le vicende in prima persona rivolgendosi direttamente al lettore, iniziamo a conoscere l’infanzia e i fatti che lo hanno portato nel corpo dei Buffalo Soldiers (così erano chiamati i battaglioni formati dai i soldati di colore).
Una scelta funzionale, che permette in poche pagine di farci capire i valori e gli episodi che hanno forgiato il carattere di Wiliford (questo il nome del protagonista), i coprotagonisti della serie e il background in cui si muove. Anche i molti dialoghi e le tante didascalie, che a volte rallentano eccessivamente lo sviluppo della storia, risultano comunque godibili, visto il tono ironico e dissacrante con cui sono condotti, e sono funzionali agli ovvi tagli che la versione a fumetti impone rispetto al racconto in prosa.
Da notare il buon lavoro di Masiero nel cercare di cogliere la grande potenza visiva della scrittura di Lansdale e la vena grottesca e sopra le righe che contraddistingue la sua narrazione, che si palesa nel personaggio di Cullen, irresistibile ex maggiordomo e classico character lansdaliano, oppure nella resa convincente dell’atmosfera di odio e razzismo mai sopito che dominava il Texas all’indomani della Guerra di Secessione, nonostante la vittoria nordista avesse sancito la fine della schiavitù.
Di altissima qualità i disegni di Mastantuono, ormai da considerarsi uno dei miglior artisti del panorama internazionale. L’autore sembra non accontentarsi mai del livello raggiunto, cercando sempre lo step successivo nel suo miglioramento personale. Un percorso che lo ha portato a risultati che in questo albo arrivano a una magnificazione: sintesi, tratto, livello di dettaglio, studio e dinamica della tavola, recitazione dei volti, cura e rispetto dell’anatomia, sono eccellenti.
Interessante come si percepisca una sorta di voglia di divertirsi dell’autore, meno ingabbiato da regole e figure fumettistiche storiche e più incline a seguire il suo estro personale. Impossibile non citare lo scheletrico e parodistico cavallo di Cullen o le sensuali figure femminili che sembrano omaggiare quelle altrettanto affascinanti di Jordi Bernet.
Va sottolineato come il disegnatore romano riesca a “sporcare” il suo tratto efficacemente in queste tavole, per aumentare realismo e crudezza della storia narrata. L’autore si pone in scia su quanto visto su Tex #678–679 dove aveva illustrato magistralmente una doppia storia scritta da Boselli, le cui atmosfere erano estremamente vicine a quanto si vede su Deadwood Dick, ovviamente con un tono più texiano ed edulcorato.
Più canonico lo sviluppo delle tavole, costruite su una griglia abbastanza standard e ordinata, non lontana da quella solita bonelliana: le vignette scontornate e non sempre allineate o parallele, le belle splash page non possono certo definirsi innovative, seppur sempre ben realizzate e contraddistinte da un’ottima leggibilità.
L’innovazione grafica annunciata da Masiero nella presentazione in testa all’albo si stempera nella ricerca della chiarezza narrativa che resta anche qui la stella polare bonelliana e la struttura a gabbia con tre strisce la fa ancora da padrona.
Merita invece una menzione particolare il lettering di Marina Sanfelice, decisamente efficace e questo sì distante dallo standard bonelliano: caratteri graffiati e nervosi, assolutamente leggibili ma che ben si sposano alle atmosfere della storia e alle caratteristiche dei personaggi.
Deadwood Dick si presenta quindi con un primo numero riuscito, sebbene non così “audace” come suggerito. Per adesso, aldilà di qualche scena di sesso abbastanza pudica, un paio di nudi e un linguaggio crudo e realistico (qui i cowboy non si esprimono certo con termini arcaici come “gran putifarre” o “satanasso”), la vera rivoluzione è rappresentata dal fatto che il personaggio è il primo, vero, protagonista assoluto di colore di una testata targata Sergio Bonelli Editore.
Gli autori hanno probabilmente adottato una sorta di compromesso artistico che permetta ai nuovi lettori di approcciarsi a una pubblicazione bonelliana con meno prevenzione, mentre a quelli più affezionati di trovarsi comunque a loro agio nel solco della tradizione delle storie che hanno sempre amato e seguito. Vista la bontà del risultato, non è affatto un difetto.
Un piccolo, ultimo, inciso: nel colophon con i dati editoriali in seconda di copertina, si legge che la collana che ospiterà la miniserie si chiama Orient Express. E proprio quello era il titolo della rivista pubblicata dalla SBE tra il 1982 e il 1985, diretta da Luigi Bernardi che intendeva offrire storie di alta qualità di produzione italiana specificamente destinate a un pubblico adulto. Un ulteriore segno di conferma di quali siano gli obiettivi della Audace.
Abbiamo parlato di:
Deadwood Dick #1 (di 7) – Nero come la notte
Joe R. Lansdale, Michele Masiero, Corrado Mastantuono
Sergio Bonelli Editore, luglio 2018
64 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,50 €
ISBN: 9772611469002
carlo narducci
14 Luglio 2018 a 19:04
https://youtu.be/L7Vcv0IjMwQ
per una mia video recensione