Famiglia o carriera?
Deadpool 2 mette immediatamente lo spettatore a confronto con un dilemma carissimo al genere supereroistico: combattere la criminalità organizzata in tacchi a spillo o coltivare la relazione con Vanessa Carlyse (Morena Baccarin)?
La sua straordinarietà sta nel fatto che, tra un’esplosione e l’altra, non ci viene dato il tempo di considerare quanto questa premessa sia banale. Quando il ritmo narrativo rallenta per qualche istante, lo spettatore è ormai troppo coinvolto nelle vicende di trama per preoccuparsene e l’intera pellicola riesce a reggersi su tematiche decisamente non nuove, ma sempre valorizzate da una comicità quasi martellante.
È questo, incredibilmente, il punto di forza di Deadpool 2. La scelta di cercare la risata in praticamente ogni scena potrebbe preoccupare, visti i precedenti del genere supereroistico. Ma Deadpool ha la chiave per aggirare questo problema: Deadpool stesso. Egli è irriverente, è conscio di essere in un film e non si prende mai sul serio e utilizza sapientemente questi ingredienti per dare nuova vita a gag che in qualsiasi altro contesto avrebbero suscitato irritazione piuttosto che divertimento.
In questo senso è aiutato anche dalla trama, che a tratti mette Wade Wilson a confronto con situazioni serie ed emotivamente difficili, e gli altri personaggi, che non esitano a criticare Deadpool o a reagire negativamente alle gag più estreme. Questi accorgimenti riescono a evitare che i momenti comici della pellicola risultino pretenziosi e, anzi, li rendono ancora più coinvolgenti.
X-Force’s Got Talent
Nonostante Deadpool sia generalmente un “solista”, in questo film si trova costretto a reclutare altri supereroi per poter affrontare determinate missioni. Nasce così una strampalata X-Force, tra i cui membri figurano Domino (Zazie Beets), Bedlam (Terry Crews), Zeitgeist (Bill Skarsgård), Shatterstar (Lewis Tan) e il normalissimo Peter (Rob Delaney). Nella presentazione e nella gestione di questo gruppo si può individuare l’influenza di Fabian Nicieza e Rob Liefeld, ideatori del fumetto, ma anche di altri autori. L’X-Force di Deadpool 2 è attenta ai particolari del passato, e allo stesso tempo se ne fa beffa, con un atteggiamento di divertita riverenza.
Nel film troviamo anche degli X-Men: in particolare Colosso (Andre Tricoteux) e Testata Mutante Negasonica (Brianna Hildebrand), già visti nel capitolo precedente. Colosso brilla per caratterizzazione, avvicinandosi al gigante (quasi sempre) buono dei fumetti. Colosso è per Deadpool un amico sincero, ma anche un saldo punto di riferimento a livello morale.
Delude invece il Cable di Josh Brolin, la cui interpretazione è certamente valida, ma che finisce per essere confinato nel ruolo di burbera spalla per le battute di Deadpool, anonimo pretesto per lo svolgimento della trama. La speranza è che la lunga collaborazione che i due personaggi hanno vissuto su carta possa tradursi su pellicola man mano che i personaggi cresceranno e interagiranno in eventuali future avventure.
Il cast è per gran parte composto da minoranze: un piccolo ma deciso passo in avanti in un momento in cui l’industria cinematografica viene sempre più spinta a prendere le distanze da una mentalità di altri tempi, incapace di riconoscere il potenziale dell’inclusione di donne, minoranze etniche e comunità LGBT+.
Ci vuole orecchio
La cura per i dettagli e gli aspetti tecnici del film è meticolosa. Deadpool 2 attira l’attenzione dello spettatore su rumori prodotti da oggetti che utilizziamo tutti i giorni, ma la cui presenza sullo schermo serve a sottolineare azioni o dialoghi particolari.
La colonna sonora è stata costruita intorno al film, in parte con brani famosi ma anche con composizioni originali di Tyler Bates (Guardiani della Galassia, 300). In alcuni casi, il testo della canzone viene usato per accentuare il messaggio della scena in cui compare, ma i brani che colpiscono di più sono quelli utilizzati in modo assolutamente ironico, come riferimenti ad altri film o come reinterpretazione in chiave comica di stereotipi della musica orchestrale “da trailer”.
Inoltre, la regia di David Leitch (John Wick, Atomica Bionda) è garanzia di combattimenti ben coreografati e riprese che rendono l’azione sempre pulita e comprensibile. Gli effetti speciali rientrano nella media del genere, donando colori vivaci e spettacolarità alle scene senza appesantirle eccessivamente. Inevitabile invece la presenza massiccia di CGI per Colosso, che viene reso il più realistico possibile tramite altri espedienti di regia, ad esempio il sound design, per dare vita al metallo di cui è composto.
Questa recensione si basa sulla versione in lingua originale del film. Non è garantito che l’uso di accenti e giochi di parole radicati nel contesto linguistico e culturale americano come espedienti comici renda allo stesso modo negli adattamenti in altre lingue.
La redenzione di Ryan Reynolds
Per quanto Deadpool 2 sia un film curato sotto tutti gli aspetti, è il carisma del protagonista a trascinare con sé tutto il resto, dalla prima all’ultima inquadratura. Il Wade Wilson interpretato da Reynolds è anticonformista e compassionevole, a tratti quasi sentimentale. Il legame emotivo che riesce a creare con lo spettatore è saldo e serve a mantenere alta l’attenzione per tutta la durata della pellicola. Inoltre, la scelta di portare in sala un Deadpool decisamente non eterosessuale è sia un apprezzato richiamo ai fumetti, sia una piacevole ventata d’aria fresca nell’industria cinematografica che spesso considera la diversità un rischio piuttosto che un’opportunità a livello narrativo.
Reynolds, che qui ha collaborato anche come sceneggiatore e produttore, è riuscito a inserire il Deadpool dei fumetti in un contesto cinematografico, portando nelle sale un cinecomic di qualità, in grado di valorizzare adeguatamente un personaggio dalle grandi potenzialità espressive.
Abbiamo parlato di:
Deadpool 2
Ryan Reynolds, Morena Baccarin, Josh Brolin, Zazie Beetz, Julian Dennison, Brianna Hildebrand
Regia di David Leitch
Sceneggiatura di Rhett Reese, Paul Wernick e Ryan Reynolds
20th Century Fox, 2018
120 min