Il fumetto supereroico made in DC Comics è protagonista di un’implosione di vendite molto rilevante dalla fine anni ’70 agli inizi degli anni ’80. Per non rischiare il fallimento, la casa editrice americana arriva persino a pensare di dover cambiare i propri personaggi in modo considerevole. Le trame vissute dai protagonisti delle testate storiche DC come Superman, Batman e Wonder Woman, fino a quel momento, sono molto semplici e lineari, a parte qualche personaggio secondario che si affaccia alla narrativa disegnata raccontando di problematiche sociali, politiche e ambientalistiche figlie del loro tempo. I veri problemi in casa DC nascono dal fatto che il pubblico di lettori sta cambiando e con loro i gusti letterari, il tipo di istruzione, il modo d’inserirsi nella società americana e, di riflesso, mondiale.
A differenza della concorrenza Marvel, i cui personaggi e le storie rispecchiano l’evoluzione più o meno spigolosa dei giovani “baby boomer”, di certo DC Comics non presenta al nuovo pubblico “supereroi con super-problemi” con i quali identificarsi. Anzi, nel caso di Superman, per esempio, si verifica un forte calo d’interesse, perché viene considerato come personaggio stucchevole, bacchettone, piatto e lineare. Questa è una critica in parte vera: quali grandi sfide potrebbe affrontare un personaggio che è in grado di spostare i pianeti (sic!) e arrivare in qualsiasi parte dell’Universo volando nello spazio “più veloce della luce”?
Infinite Terre in infiniti universi: è ora di cambiare
È proprio l’assenza di sfide all’altezza di un personaggio virtualmente onnipotente che rende Superman e le sue non-avventure quasi totalmente inutili. Tranne qualche interessante Elseworld, chiamate all’epoca “storie fuori continuity” e “ambientazioni alternative”. La dirigenza DC pensa quindi a un cambiamento drastico, ovvero alla distruzione e al rimodellamento dei propri miti. Oltre all’onnipotenza di Superman e all’ingenuità delle
trame, il DC Universe è formato anche da una miriade di Terre parallele, create durante gli anni dai vari sceneggiatori come escamotage narrativo per spiegare svariati paradossi e trame altamente improbabili o poco allineate. Dato che gli editor delle diverse testate non comunicano tra loro, non esiste ancora una visione d’insieme e non c’è coordinamento temporale tra le trame creando tanta confusione. Da questo punto di vista, la concorrenza è molti passi avanti.
È indiscutibile che si tratti di una manovra di marketing, però è indispensabile il rinnovo dell’iconografia per avere un reale cambiamento in DC Comics e stare al passo con in tempi. La partenza la dà Alan Moore nel 1982 con il revisionismo e la decostruzione di un personaggio storico come Marvelman, nato nel 1953 per sostituire la chiusura nella sua natia Inghilterra della testata dedicata a Capitan Marvel della Fawcett Comics. Le storie del nuovo Marvelman piacciono anche negli USA e la Eclipse Comics propone a Moore di pubblicarlo anche negli States. La Marvel pone il suo veto legale e il nome del supereroe viene cambiato in Miracleman. Ormai, però, è stata data la stura all’approdo sui fumetti di problemi esistenzialistici e sociali: si cominciano a trattare temi più adulti e meno ingenui.
Il cambiamento arriva dalle paludi
Sempre per mano di Alan Moore, coadiuvato dai tratti evanescenti della coppia Stephen Bissette e John Totleben, rispettivamente alle matite e alle chine, viene stravolto un personaggio secondario del pantheon DC Comics appartenente al genere horror, Swamp Thing. Il livello delle trame raggiunge vette poetiche, metafisiche, quasi esoteriche, trasformando la Cosa della Palude da un classico mostro horror a un elementale del mondo vegetale, affrontando tematiche che vanno oltre alle classiche storie supereroistiche che si riducono alla lotta tra Bene e Male. DC Comics percorre i sentieri dei nuovi temi oscuri che mettono davanti allo specchio l’Umanità e i suoi difetti, e ne approfitta per rimodellare il proprio universo e renderlo coeso, pianificando la caduta di tutti gli dei.
Nel 1985, a suggellare questa volontà di rinnovamento, arriva Crisis on Infinite Earths: la Crisi sulle Terre Infinite. È una miniserie di dodici numeri scritta come la trama di un gigantesco affresco storico-avventuroso da Marv Wolfman e disegnata dal classico tratto morbido e rotondo di George Pérez (entrambi provenienti dalla stellare testata New Teen Titans), che funziona da spartiacque nel confuso cosmo del lore creato dalla casa editrice statunitense. Crisi sulle Terre Infinite si rivela un vero e proprio terremoto nella mitologia classica DC. Viene cancellato il multiverso costituito da un’infinità di Terre parallele, talvolta nate solo per offrire soluzioni facili agli sceneggiatori.
La storia è abbastanza semplice. Krona, uno scienziato maltusiano (Maltus è il pianeta dal quale ebbero origine i Guardiani dell’Universo, che poi formarono il Corpo delle Lanterne Verdi su Oa), è ossessionato dalle origini del Multiverso al punto di voler tornare indietro nel tempo al momento della creazione, dalla quale però si scatena un’onda di energia anomala che fagocita il tempo.
La morte di personaggi importanti
Gli sviluppi di una trama semplice, però, hanno conseguenze terribili. Vengono così uccisi due personaggi fondamentali del DC Universe. Il primo è il Flash della Silver Age, quel Barry Allen amato da tutti e che ha dato inizio alla nuova era supereroica nel 1956, la cui morte chiude simbolicamente un cerchio importante. Il secondo personaggio a venire spazzato via è Supergirl, la Kara Zor-El cugina kryptoniana di Superman, sopravvissuta alla distruzione del pianeta sulla città volante Argo City. Tra le altre morti meno illustri, scompare eroicamente anche Superboy, la cui serie a fumetti è stata pubblicata ininterrottamente e con successo per 30 anni (dal 1949 al 1979). Si tratta di una versione adolescente di Superman, figura ispiratrice della Legione dei Supereroi del XXX secolo, e spesso accompagnato dai super-animali, come il cane Krypto, il gatto Streaky, il cavallo Comet e la Super-scimmia Beppo, personaggi che lasciano ben comprendere come la serie fosse stata figlia del suo tempo e ormai piuttosto kitsch. Sono morti necessarie ad uno scopo superiore, ordito da Wolfman e dagli editor della DC. Ma questo è soltanto l’inizio dello stravolgimento di ambienti e trame messo in campo dall’editore americano.
Nel 1992 la DC Comics ha il coraggio di essere ancora più iconoclasta. In quell’anno persino i telegiornali arrivano a parlare di The Death of Superman, ovvero La Morte di Superman. Dan Jurgens, Roger Stern, Louise Simonson, Jerry Ordway e Karl Kesel, sotto l’egida dell’editor Mike Carlin, scrivono una sceneggiatura che abbraccia tutte e quattro le testate dedicate al simbolo supereroico americano per eccellenza, soltanto per distruggerlo e portarlo alla sconfitta definitiva. Doomsday è la nemesi prescelta creata per l’occorrenza. Si tratta di un mostro inarrestabile frutto di un esperimento genetico sulla sopravvivenza in ambienti ostili da parte di un folle scienziato kryptoniano senza scrupoli. La storia è semplice e lineare: Doomsday, giunto sulla Terra, inizia a radere al suolo tutto ciò che gli si para davanti. Arriva fino a Metropolis e all’inevitabile scontro finale con l’Uomo d’Acciaio, nell’ormai famosissimo numero 75 della testata omonima e nel quale il supereroe muore per le gravissime ferite ricevute. È l’ultimo e significativo sacrificio, l’immolazione di un uomo (qui non importa se alieno o meno), che si fa carico di un forte simbolo messianico e cristologico, per permettere all’Umanità di continuare a esistere. Morto il supereroe, rimangono in vita i valori di Verità, Giustizia e del Modo di Vivere Americano, un messaggio che diventa adatto a tutto il pianeta e alla razza umana in generale, di qualunque credo e colore. Il lungo percorso della trama è un successo epocale di vendite per la casa editrice.
Il verde è il colore della speranza? No.
La morte di Superman significa anche la fine di un simbolo un po’ bacchettone e noioso per i lettori moderni; di una figura di rettitudine, giustizia e onestà che non rispecchia appieno il mondo attuale (ma che invece meriterebbe di essere preso come esempio) e che già John Byrne aveva tentato di cambiare nella miniserie The Man of Steel del 1986, con cui ne aveva riscritto le origini post-Crisis. Tutto quello che segue The Death of Superman serve per arrivare lentamente alla caduta di un altra icona incorruttibile del pantheon DC Comics: Lanterna Verde. La casa editrice decide così di annichilire un altro esempio di valore eroico per eccellenza. Anche se Hal Jordan è un pilota collaudatore di caccia militari molto irresponsabile, la sua controparte in costume e anello del potere è un poliziotto spaziale con una reputazione di grande rettitudine, coraggio, giustizia e altruismo che lo precede in tutta la Galassia conosciuta. Cosa accade se la psicologia di questo personaggio buono, buonissimo, viene buttata in centrifuga, stropicciata, stravolta e infine stracciata? Ecco che da eventi collegati alla saga Reign of the Supermen, sequel di The Death of Superman, nasce quell’Emerald Twilight che restituisce ai lettori un Hal Jordan completamente votato al Male. Chi l’avrebbe mai detto?
La drammatica caduta di Lanterna Verde parte dal numero 48 dell’omonima testata dedicata al Cavaliere di Smeraldo. Ron Marz e i disegni puliti, chiari, di Darryll Banks ci presentano il Superman Cyborg, uno tra i quattro protagonisti di Reign of the Supermen, rivelatosi poi essere il supervillain Hank Henshaw. Con lui si allea il potente alieno Mongul, reso iconico nelle ultime bellissime storie di Superman prima dell’inizio di Crisis on Infinite Earths, scritte dal guru Alan Moore e disegnate dall’uscente Curt Swan dopo esserne stato la matita per eccellenza per 30 anni.
L’intenzione di Henshaw e di Mongul è quella di creare un’armata di Mondoguerra, pianeti-arma semoventi utili alla conquista dell’Universo. La Terra dovrà far parte di questo esercito di super-armi e uno dei punti cruciali in cui verrà installato il gigantesco motore cosmico che la farà muovere nello spazio è proprio Coast City, città natale di Hal Jordan. La metropoli viene rasa al suolo da una serie di bombe causando milioni di morti e di tutti i cari e conoscenti dell’eroe. Ecco la molla che fa scattare la follia di Lanterna Verde: non aver potuto far nulla per salvare la sua città. Indimenticabili le scene della discesa del supereroe verso l’oblio, nelle quali parla con i fantasmi degli abitanti di Coast City in mezzo a quello che rimane della città, ovvero soltanto crateri.
Neanche gli Dei?
È la metafora del pesantissimo macigno della responsabilità, del dover essere eroe a ogni costo e in ogni momento, senza tener conto che tra gli enormi poteri in dotazione alle Lanterne Verdi non vi è quello dell’ubiquità. E allora Hal Jordan tenta di percorrere la strada che crede più semplice per lenire il proprio dolore: ricreare Coast City e far vivere di nuovo tutti i suoi abitanti. Ovvero, ma lui non se ne rende più conto, diventare un dio sollevando nel lettore tutti i dubbi etici della questione, da sempre profondamente insita nel fumetto supereroico.
Hal Jordan sa bene che il potere del suo anello è insufficiente a ricreare in modo stabile una città di sette milioni di persone. Ha bisogno di altro potere che può essergli dato soltanto dalla Batteria Centrale situata su Oa, il pianeta dei suoi “superiori”, i Guardiani dell’Universo che hanno creato il Corpo delle Lanterne Verdi, transfughi da miliardi di anni del pianeta Maltus citato prima. Ecco che l’Uomo, ormai totalmente folle, rientra per l’ennesima volta nel tòpos del viaggio dell’Eroe, ma al contrario, perché si trasforma in un dio del Male. Durante il percorso verso Oa, l’escalation di violenza arriva ai massimi livelli: uccide tutti i suoi ex-compagni del Corpo, rubandogli gli anelli. I Guardiani, per contrastare Jordan e l’immenso potere acquisito, liberano il suo più grande nemico dalla prigione in cui lambiva da anni, la stessa Batteria Centrale. È quindi Sinestro, in passato suo insegnante e poi sua unica nemesi, a doverlo affrontare.
Lanterna Verde uccide anche lui. Superato ormai il punto di non ritorno, arriva su Oa e si ritrova davanti ai Guardiani. I nanerottoli blu, come li chiama Kilowog, il sergente istruttore del Corpo caduto anche lui per mano di Jordan, soccombono e inviano sulla Terra il loro unico emissario sopravvissuto, Ganthet. Intanto, Jordan si tuffa in quello che rimane della Batteria Centrale e ne assorbe tutto il potere possibile. Ne esce trasformato in un nuovo personaggio, finalmente paragonabile a un dio: Parallax. Il suo potere è tale che può davvero cambiare ciò che è avvenuto a Coast City, contorcendo il flusso temporale e resettando la realtà. Quello che accade dopo, porta all’evento crossover chiamato Zero Hour dove viene fatta luce sulla vera origine di Parallax e sulla trama architettata alle spalle del povero Hal Jordan. Ma questa è un’altra storia.
Per gelosia o per follia, si uccide e si tortura
Il punto che interessa evidenziare e che cosa possa far diventare totalmente folle una persona con una volontà di ferro, onesta e buona. Qualcosa che nella realtà potrebbe accadere a chiunque. Al di là del fumetto supereroico, un altro esempio lampante è il film Un Giorno di Ordinaria Follia di Joel Schumacher e la DC Comics fa cadere un altro dei suoi pilastri utilizzando proprio questo schema narrativo. Parafrasato anche dal Joker, in uno dei tanti capolavori di Alan Moore e con le matite inconfondibili di Brian Bolland, The Killing Joke del 1988: è sufficiente una giornata storta e chiunque può trasformarsi in un potenziale assassino. O magari, in un ossessionato vigilante con le orecchie a punta, che va in giro di notte vestito da pipistrello e con un bruttissimo carattere.
Infine, arriva anche l’omicidio. Perpetrato dai supereroi senza macchia e senza paura, coloro che per un bel po’ di decenni avevano soltanto portato moralità e luce nel nostro mondo, arriva a macchiare quanto di candido era rimasto. L’assassinio violento, crudele, talvolta motivato ma sempre ripudiato dalla DC Comics. È dai tempi della Golden Age e dalla successiva nascita del Comics Code Authority che i vigilanti in calzamaglia non assurgono a giudice, giuria e boia.
La metà degli anni ’90 è un periodo molto cupo per i supereroi DC. In passato, il Dr. Light, un villain secondario, si era intrufolato sul satellite di guardia della Lega e aveva aggredito e violentato Sue Dibny, la moglie di Elongated Man. Il pericolo che la scoperta delle identità segrete dei supereroi porti all’aggressione a persone a loro care, è più vivo che mai. Al Dr. Light venne cancellata la memoria e alterata la personalità grazie a un incantesimo di Zatanna, nonostante Batman fosse contrario. Per questa ragione, l’incantesimo viene perpetrato anche sul Cavaliere Oscuro ma il sospetto della presenza di molti segreti scabrosi tra i suoi amici non si affievolisce. In gran segreto, Batman tiene sotto controllo tutta la Justice League servendosi di Brother I, un satellite in orbita che segue con tecnologia stealth tutte le mosse dei membri della League. Dopo qualche tempo, entra di nuovo in scena Maxwell Lord, miliardario sotto la cui egida era già stato sviluppato il progetto della Justice League International e le cui avventure sono raccontate nella mirabile run di fine anni ’80 da Keith Giffen, J.M. De Matteis e Kevin Maguire.
Scacco matto su Wonder Woman
Lord è in realtà un potente telepate. Attraverso una trama intricata che si sviluppa nella miniserie intitolata Progetto O.M.A.C., sceneggiatura di Greg Rucka e matite di Jesus Saiz, tie-in che introduce i lettori all’evento Crisi Infinita, Lord prende il controllo di Brother I e della mente di Superman. Queste le sue armi principali per portare la società segreta Checkmate in cima al controllo politico ed economico del mondo. E questo il grande incubo che Batman ha sempre temuto si avverasse: un dio invincible che perde il controllo e mette in pericolo il mondo intero.
Ecco un ‘altra inversione repentina di ruoli ben definiti: Superman, il supereroe buono per antonomasia, diventa un’arma invincibile nelle mani di un villain, anche se non volontariamente. La scoperta della tresca di Lord da parte di Blue Beetle porta a un primo colpo di scena: l’assassinio del supereroe stesso da parte del telepate con un colpo di pistola alla testa. Blue Beetle è Ted Kord, che fu insieme a Booster Gold uno dei cardini comici della Justice League International alla quale si è fatto cenno poco fa.
I ribaltamenti in casa DC Comics ormai da qualche anno mirano a lasciare il lettore sempre più di stucco, e la soluzione per risolvere la situazione lascia ancora di più a bocca aperta. Anche Wonder Woman, la principessa Diana di Themyscira, lei che una semi-dea lo è per davvero, non è indenne dal revisionismo delle icone supereroiche d’oltreoceano. Dopo essere stata inevitabilmente battuta in un corpo a corpo contro Superman, Diana comprende che il kryptoniano potrebbe essere inarrestabile con la mente sotto controllo di Lord.
Con il lazo della verità blocca l’industriale e gli chiede cosa deve fare per fermare Superman. La verità viene a galla in tutta la sua crudezza: deve uccidere Lord per far sì che cada il controllo telepatico sul kryptoniano. Ed è quello che accade: in una scena conflittuale e drammatica, Wonder Woman uccide Maxwell Lord torcendogli il collo. Una scena che rimarrà visivamente impressa negli annali della casa editrice americana.
Mala tempora currunt: la Dark Age
Prima di Crisis on Infinite Earths, in DC Comics era tutto nero o bianco, più o meno fino a inizio anni ’80. È l’epoca dell’ingenuità, dell’eroe senza macchia e senza paura del quale l’America (badate bene, non il mondo) poteva e doveva andare fiera. Con il passare degli anni la casa editrice newyorchese, attualmente trasferitasi a Burbank, a ridosso delle colline che circondano Los Angeles e tra le mura di mamma Warner, si deve adattare ai tempi e ai gusti dei lettori, che cambiano molto velocemente insieme alla società e al mondo.
I giovani (ma anche gli adulti) sono più smaliziati dal retaggio fumettistico-collezionistico degli anni precedenti, sono stanchi della solita invasione dallo spazio, o della scazzottata con il criminale mascherato di turno, e cominciano a maturare nelle scelte di lettura.
La concorrenza con la Marvel è dura: la Casa delle Idee e dei supereroi con super-problemi è sempre al primo posto delle vendite a causa della maggior vicinanza alle moderne tematiche adolescenziali e sociali. Negli anni ’90 e 2000 la situazione è ancora più difficile, all’affacciarsi di nuove e sfavillanti case editrici indipendenti come Image Comics, Valiant, Dark Horse e IDW (per fare qualche esempio). Quale migliore occasione per la DC Comics di distruggere i propri miti un po’ imbalsamati e fin troppo “normali” nella loro super-potenza, per poi farli risorgere dalle ceneri lasciate da situazioni invece fin troppo estreme e tentare di tenere il passo con la concorrenza?
Santo Balastro
11 Agosto 2020 a 02:38
C’è qualche inesattezza e qualche semplificazione. La DC implosion è del 1978, pochi mesi dopo la DC explosion, in cui il numero delle pagine dei comics DC aumentano per permettere la pubblicazione di storie in appendice ad ogni testata, con l’aumento drl prezzo da 35 cents a 50 cents,la DC explosion non ebbe successo e così la società proprietaria della DC impose la drastica riduzione delle testate, delle pagine e del prezzo. Rimasero sospese storie iniziate di noteve interesse come quella di Omac disegnata da Jim Starlin in appendice a Kamandi o lo scontro tra Freedom Fighters e Secret Society of super Villains. La Crisis of infinite Earths inizia nel 1984 ed è l’evento per festeggiare I 50 ANNI DELLA DC. Dc implosion e Crisis Non sono eventi correlati. Consiglio poi di leggere tutte le storie di Superman dei primi anni 80 scritte da Marf Wolfman e disegnate da Gil Kane, magari uno si ricrede sulla inutilità delle storie di Superman. E non ho più letto il resto…
Dan Cutali
12 Agosto 2020 a 08:19
È per festeggiare i 50 anni della DC che la casa editrice ne approfitta per organizzare l’evento Crisis come mossa di marketing (insieme agli altri escamotage di affidare agli scrittori britannici personaggi secondari – benedetta Karen Berger) per tentare di uscire dall’onda lunga della DC implosion. Personalmente i due eventi li vedo correlati proprio in questo senso: aumentare le vendite e aggiornare tutto il pantheon di personaggi. Poi su Superman con me sfondi una porta aperta, ma siamo in pochi a vederla così.