Dante Spada: vent’anni in casa Bonelli

Dante Spada: vent’anni in casa Bonelli

Abbiamo contattato Dante Spada per rivolgergli alcune domande sulla sua collaborazione con Alfredo Castelli e sul suo lavoro in Sergio Bonelli Editore.

dante spadaDante Spada nasce a Castellaneta (TA) nel 1960. Autodidatta, inizia a dedicarsi professionalmente al fumetto nel 1993, quando Alfredo Castelli lo inserisce nello staff dei disegnatori di Zona X, sulle cui pagine esordisce nel numero 27 con la storia “La strega”, sceneggiata da Vincenzo Beretta e Federico Memola. 
Il suo impegno successivo è per la collana
Storie da Altrove, al quale collabora sin dalla prima uscita su sceneggiature dello stesso Castelli, e di Carlo Recagno. 

Abbiamo contattato Dante Spada per rivolgergli alcune domande sulla sua collaborazione con Alfredo Castelli e sul suo lavoro in Sergio Bonelli Editore. 

Al tuo esordio in Bonelli hai realizzato vari spin-off legati al mondo di Martin Mystère. Quanto hanno contribuito tali esperienze nella definizione del tuo stile?
Più che alla definizione del mio stile, tali esperienze sono state fondamentali in senso più ampio alla mia formazione di disegnatore: mi riferisco a Storie da Altrove – serie Bonelli ideata da Alfredo Castelli –, ma anche Zona X – altra serie ideata da Castelli – sulle cui pagine ho debuttato  disegnando una storia dal titolo “La Strega” con testi di Federico Memola e Vincenzo Beretta.

Quanto lavoro di documentazione è necessario per rendere graficamente le trame colte ed eclettiche sceneggiate da Alfredo Castelli?
La documentazione è imprescindibile. Rendere visivamente credibili ambienti, oggetti, personaggi che l’autore di una storia ha in mente e descrive in poche righe è sempre una bella sfida.
Per esempio, in “Colui che dimora nelle tenebre”, primo albo della serie Storie da Altrove (pubblicato nel 1998 con i testi di Alfredo Castelli coadiuvato da Vincenzo Beretta) si narra una vicenda ambientata nell’America del 1776. Non disponendo in quel periodo di computer e internet, Castelli s’era premurato d’inviarmi molta documentazione (libri, immagini e videocassette), ma non mi bastava: avevo bisogno di altri documenti e materiali. Ricordo che la mia ricerca si estese ben oltre i confini iconografici, tanto da indurmi ad ascoltare, mentre disegnavo, musiche di autori che appartenessero o evocassero quel particolare periodo storico. Quindi posso affermare che Bach, Vivaldi, Telemann, Mozart, Schutz, Rameau, Fux, Saint Colombe, Marais e molti altri musicisti hanno contribuito significativamente alla realizzazione di questa storia.

dante spada_2012Hai realizzato una storia di Martin Mystère che omaggia Fantômàs, (L’ombra di Fantômàs, Almanacco del mistero 2012). Conoscevi il personaggio? Che significato ha avuto per te questo episodio?
Premetto che pur essendo stato per anni ufficialmente nello staff dei disegnatori di Martin Mystère non ne avevo mai disegnato una storia completa, a parte una fugace apparizione nell’albo gigante n. 6 “L’isola di ghiaccio e di fuoco”.
Lavorando a questa storia ho avuto modo di farmi un’idea più precisa del personaggio creato da Pierre Souvestre e Marcel Allain nel 1913, decisamente lontano dalla versione parodistica dei film anni ’60 con Jean Marais e Louis de Funès.
Per quanto riguarda il testo, nella prima stesura del soggetto ideato da Lofficier Castelli ha deviato completamente dalla trama originale per aver modo di parlare di Fantômas, di cui ricorreva il centenario nel 2013. Di conseguenza, dopo aver disegnato circa una quarantina di tavole, ho ricevuto il resto della sceneggiatura priva del naturale senso cronologico iniziale. Solamente quando ho avuto la copia dell’albo tra le mani sono riuscito finalmente a comprendere pienamente quello che avevo disegnato, avendo così l’ennesima conferma delle straordinarie capacità di Castelli nel creare storie.

Ne L’ombra di Fantômàs hai avuto modo di cimentarti appunto con la sceneggiatura di Jean-Marc Lofficier, che in quell’Almanacco affiancava Castelli. Durante la tua carriera ha mai sentito il desiderio o la necessità di collaborare alla realizzazione di storie più sui generis rispetto a quelle classiche bonelliane, per esempio in linea con quelle di Lofficier per altre testate internazionali?
Certo che sì.
In passato ho avuto delle proposte e dei contatti extrabonelliani, ma alcuni si sono rivelati non particolarmente interessanti, altri poco affidabili.
Comunque ritengo fondamentale per la crescita professionale essere sempre alla ricerca di nuovi stimoli.

Passando a Tex: hai lavorato a una storia doppia con Mauro Boselli (Tex #563-564). Quali sono stati i tuoi punti di riferimento artistici nell’accostarti al personaggio?
A questa domanda potrei rispondere come per una ricetta di un “cocktail”: guardare con attenzione i lavori di molti illustri disegnatori. Villa, Ortiz, Civitelli, Font, Ticci (prima maniera), ma anche Bernet, Kubert, Magnus, nonché il lavoro minuzioso e ricco di riferimenti iconografici di Aldo Capitanio. Agitare, far sedimentare e… interpretare il personaggio.

dante spada_2003

Ritieni ci sia un “tuo” Tex, con caratteristiche che hai voluto infondergli graficamente?
Ogni disegnatore è un interprete.
Se confrontiamo i lavori dei rispettivi autori sopra menzionati noteremo, soprattutto in alcuni casi, delle notevoli differenze dei tratti somatici di Tex. Ciononostante credo che Tex risulti comunque riconoscibile quando il disegnatore riesce a individuare quelle caratteristiche che vanno ben oltre l’aspetto fisico (atteggiamenti, espressioni, ecc.) e che rendono il personaggio – seppure interpretato da diversi autori – sempre riconoscibile al pubblico.
Quindi, per rispondere alla tua domanda, spero che il “mio” Tex abbia in sé quelle caratteristiche che lo contraddistinguono ma al contempo lo rendono familiare ai lettori.

Pensi che le storie di Tex e di Martin Mystère incontrino ancora il gusto di un pubblico più giovane e abituato a personaggi e dinamiche narrative molto distanti da questi due prototipi?
Beh… sì. Già in passato, ad esempio con Dylan Dog di Tiziano Sclavi, la Bonelli Editore è riuscita ad appassionare un pubblico più giovane e comunque più ampio. Credo che attualmente ci siano dei “fermenti” in via Buonarroti che lasciano ben sperare per il futuro.

dante spada_ranocchioTra gli autori di nuova generazione trovi ve ne siano in grado di raccogliere l’eredità sua e di altre firme del fumetto bonelliano, e di saper incarnare degnamente lo spirito dei grandi eroi a cui tu fra gli altri hai contribuito a dare vita?
Al momento non credo di avere “eredi” più o meno diretti, ma noto tra le nuove generazioni autori capaci e di talento, che hanno tutte le carte in regola per mantenere alta la grande tradizione degli eroi bonelliani.

Ci sono autori con cui vorresti avere l’opportunità di lavorare? O magari altri che vorresti affiancare ancora?
Vorrei che Dante Spada scrivesse qualcosa per me… Ahahah! E chissà che non accada prima o poi. Ma sarei ben felice di cimentarmi con la visionarietà di Alejandro Jodorowsky che ammiro moltissimo. Tra gli autori con cui ho avuto l’onore e il piacere di collaborare in passato mi piacerebbe disegnare una storia bizzarra e avventurosa per Alfredo Castelli. E una storia davvero molto speciale per Vincenzo Beretta.

Su cosa sei al lavoro attualmente?
Sempre per Bonelli Editore, sono alle prese con una storia alquanto “salgariana” per la serie Le Storie su testi del compianto Paolo Morales.

Intervista realizzata via mail nel mese di gennaio 2016

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