La grande bestia è un numero importante per la saga ideata da Mauro Boselli e Maurizio Colombo, per tutta una serie di ragioni.
La prima e la più evidente è già anticipata sia dalla copertina che dall’attenta introduzione all’albo scritta dallo stesso Boselli: l’inserimento di un nuovo comprimario, che come spesso accade in Dampyr si ispira a una figura realmente esistita, Aleister Crowley.
Il secondo motivo è costituito dai richiami agli incubi letterari ideati da H.P. Lovecraft, da sempre punto di riferimento importante per la letteratura (di immagini e non) che punta alla creazione di mondi orrorifici.
Infine, ultimo ma non ultimo, il connubio tra Boselli e il disegnatore Arturo Lozzi che ci offre una nuova e inedita declinazione del canone grafico bonelliano, inserita nel solco delle innovazioni del linguaggio dei fumetti della casa editrici meneghina.
Aleister Crowley, “la grande Bestia”
“Mr. Crowley, what went on in your head
Mr. Crowley, did you talk with the dead
Your life style to me seemed so tragic
With the thrill of it all
You fooled all the people with magic
You waited on Satan’s call”“Sig. Crowley, cosa ti passa per la testa,
Sig. Crowley, hai parlato con i morti
Il tuo stile di vita mi sembra così tragico
Con tutta questa capacità di impressionare
Hai ingannato la gente con la magia
Hai aspettato la chiamata di Satana”Mr. Crowley, Ozzy Osbourne
Figura storica controversa, Edward Alexander Crowley, noto come Aleister Crowley (1875-1947), è stato definito “l’uomo più malvagio d’Inghilterra” e anche “la Grande Bestia”. Oltre a essere noto come scrittore, poeta e filosofo, nonché pioniere dell’alpinismo, tra i suoi interessi erano da annoverare l’esoterismo e le religioni occulte.
Un personaggio tenebroso e dunque decisamente adatto a essere incluso nel cast di Dampyr.
Nella storia in oggetto, il suo percorso si interseca con quello del perfido Sho-Huan, tra gli antagonisti più pericolosi di Harlan Draka e dotato del potere di attraversare con facilità le barriere che separano i mondi del multiverso. Sho-Huan propone a Crowley di collaborare, e vede in lui un maestro nonché una sua versione più adulta per via di una certa somiglianza nei lineamenti.
Il confronto tra i due e il dampyr teoricamente è il nodo centrale della storia, ma rimane in realtà sullo sfondo: Boselli preferisce concentrarsi sullo sviluppo non scontato dei comprimari, sul ritorno di alcuni alleati importanti di Harlan come Ann Jurging e sulle fascinazioni legate ai libri di H.P. Lovecraft.
“Tra infiniti universi, erranti e foschi…”
I luoghi dei racconti lovecraftiani vengono dunque integrati nel multiverso dampyriano.
Con una classica “giustificazione a posteriori” (espediente tipicamente usato da Alfredo Castelli in Martin Mystère), durante l’episodio viene spiegato che lo scrittore di Providence era “uno dei poeti che sognano i mondi intermedi”.
Le descrizioni da lui riportate di città immaginarie come Kingsport, Innsmouth o Dunwich non sono altro che il frutto di esperienze oniriche con le quali entità sovrannaturali comunicavano con persone particolarmente recettive, quali appunto gli scrittori di romanzi horror.
Quello nei confronti del “visionario di Providence” è un omaggio sentito e coerente con l’immaginario della serie ideata da Boselli e Colombo. Un’idea intrigante è quella di rappresentare nel corso della storia non tanto una singola città di derivazione lovecraftiana, quanto un miscuglio di tante città, quasi a costituire un luogo metafisico in cui si concretizza un lugubre agglomerato urbano il cui nome, in fin dei conti, non è davvero rilevante.
La continuity e l'”evoluzione” delle splash pages
“Difficile ritrovare il filo di questa ingarbugliata matassa”
Queste sopra riportate, più che le parole di una delle zie di Harlan, antiche tessitrici dei destini e protettrici dei dampyr, sembrerebbero una riproduzione dei pensieri del lettore occasionale.
Croce e delizia di ogni appassionato, la continuità narrativa nelle opere sequenziali ha innumerevoli pregi e altrettanti difetti. Per una serie mensile con quasi duecento uscite all’attivo, portare avanti una continuity coerente e densa di avvenimenti può rivelarsi una risorsa ma anche un fardello. Diviene dunque necessario, ogni tanto, riannodare vari fili narrativi lasciati in sospeso nell’articolato flusso narrativo della serie, rievocando storie già narrate.
Tale necessità ha il rischio di trascinare a volte la storia nel didascalico, annoiando tanto il lettore appassionato che segue da sempre una serie, quanto il lettore occasionale che vede appesantirsi la vicenda narrata a scapito della fluidità narrativa.
In questo albo Boselli e Lozzi evitano in maniera efficace tale insidia attraverso la realizzazione di varie (atipiche) splash pages, che “alleggeriscono” la lettura di pagine piene di richiami di continuity e che altrimenti risulterebbero verbose e, appunto, al limite del didascalico.
Esaminando con attenzione queste splash pages ci si accorge che si tratta comunque di classiche tavole strutturate sulle tipiche tre strisce in cui però la griglia è resa “invisibile” e si passa da una striscia alla successiva in modo fluido, senza interruzione.
Questo annullamento degli spazi bianchi se da un lato rappresenta, come detto, un’ulteriore declinazione della griglia “rigida”, dall’altro conferma l’efficacia narrativa del canone linguistico bonelliano.
Tutte le splash pages presenti nell’albo non comportano nessuna difficoltà di lettura, la chiarezza di sviluppo della vicenda rimane massima in ognuna di esse. Al tempo stesso, queste variazioni sul tema spezzano il ritmo strutturale del resto dell’albo e rispondono alla doppia esigenza di mettere in evidenza passaggi fondamentali della storia e di stemperare l’effetto didascalico delle sequenze stesse.
L’apporto di Arturo Lozzi
Il contributo grafico di Arturo Lozzi in questa storia risulta particolarmente convincente. Analizzando il suo percorso artistico, a partire dal Lazarus Ledd di Ade Capone e fino ad arrivare a quest’albo, si evince una notevole maturazione stilistica.
Il tratto di Lozzi è robusto e granitico, particolarmente efficace nella resa dei paesaggi nebbiosi e ricorda in più punti quello di maestri dell’horror a fumetti come Bernie Wrighston.
L’uso di volumi e masse ben definite, l’alternanza dei neri pieni e campiture più retinate, dimostrano una sapiente padronanza del mezzo tecnico dal parte del disegnatore che, soprattutto nei primi piani, pare avere fatto sua la lezione di un altro autore importante del panorama del fumetto statunitense quale è (stato) Joe Quesada.
Chiudendo l’albo a fine lettura, resta la sensazione di trovarsi davanti a uno dei pilastri fondamentali della saga dampyriana sviluppata da Boselli in tutti questi anni.
Un racconto avvincente, al di sopra della media della serie, che ne porta avanti la complessa trama orizzontale e in grado di introdurre elementi che certamente avranno un peso rilevante nel prosieguo della stessa.
Abbiamo parlato di:
Dampyr #192 – La grande bestia
Mauro Boselli, Arturo Lozzi
Sergio Bonelli Editore, marzo 2016
96 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,20 €
ISBN: 977159000200260192