
Metti però il caso di uno scrittore che non aveva ancora praticamente debuttato da professionista con risultati rimarcabili e un disegnatore allo stesso punto della carriera; metti anche un personaggio che aveva debuttato nel 1992 come comprimario di una serie che comunque non aveva avuto un successo enorme in termini di vendite. Amato sì, venduto molto meno.
Parliamo di Superpatriot, personaggio apparso per la prima volta nel fumetto Savage Dragon #1 nel 1992, ripreso nel 2002 come protagonista della miniserie Superpatriot: forza combattente d’America scritta da Robert Kirkman e disegnato da Cory Walker. All’epoca della miniserie l’attuale deus ex machina della Skybound era un ex fanzinaro che si stava proponendo a vari editori fra i quali la Image, casa editrice statunitense che era stata per molti versi innovativa.
Ma dopo quasi dieci anni dall’inizio delle pubblicazioni la spinta data dai nomi degli autori fondatori era un po’ venuta a calare e il progetto iniziale si era in parte scostato dalle idee di partenza, restando comunque un approdo abbastanza sicuro per giovani autori in cerca di una prima occasione con progetti autonomi.


Superpatriot è la maschera dietro la quale si nasconde Johnny Armstrong; pur prendendo spunto da Capitan America, la storia del nostro non prevede però nessun periodo di animazione sospesa e il combattente americano, nel contesto storico del Larsenverse, ha preso parte a tutti i conflitti dalla Seconda Guerra Mondiale a oggi. Però sia l’età che l’aver attraversato tante battaglie si fanno sentire e, a differenza di quanto può apparire granitico Steve Rogers, Armstrong ha attraversato con difficoltà gli anni Novanta durante i quali alcuni scontri particolarmente violenti con i supervillain pacchiani di Larsen lo hanno portato a un passo dalla morte. Dopo aver subito innesti cibernetici, ha quasi perso il senno diventando una macchina da guerra facilmente manovrabile.
La storia di Kirkman e Walker pesca nel passato del protagonista proponendogli uno scontro con uno dei soliti villain, decisamente improbabile perché nasconde nel corpo di uno scimmione il cervello di un personaggio storico realmente esistito.
Da un punto di vista grafico le quattro puntate scorrono via pulite e veloci, con il solito utilizzo di onomatopee quasi solide come oggetti a descrivere l’impatto delle mitragliate del protagonista e un riferirsi all’interpretazione data da Dave Johnson ma con una minore dinamicità e maggiore sintesi. Non v’è alcun tratteggio o texture e vi sono solo pochi inserti di nero pieno, lasciando al colorista il compito di dare profondità alla linea chiara del disegno.
Nella storia invece sono interessanti i molti flashback che ci permettono non solo di ricostruire la genesi del personaggio (rendendo la mini fruibile anche a chi non ha mai sentito parlare di Superpatriot) ma anche di vedere come il suo percorso da combattente si è, nei decenni, incrociato con il governo degli Stati Uniti. Ne esce fuori, fra difficoltà pratiche nella vita quotidiana per un semi cyborg e continui riferimenti a momenti complicati della sua carriera, un ritratto che, al netto delle battute in combattimento e al reiterarsi di situazioni anche comiche, ci dipinge il vecchio Johnny come un uomo costretto a comportarsi da eroe ma fondamentalmente stanco e anche un po’ sfiduciato.
Lettura forse un po’ troppo stile anni ‘90 per i gusti dei moderni fruitori di comic book ma sicuramente un must have per chi ha amato (e ama) la Highbrow Entertainment – la linea di personaggi di Erik Larsen – e la Skybound di Robert Kirkman.
Abbiamo parlato di:
Superpatriot – Forza combattente d’America
Robert Kirkman, Cory Walker
Traduzione di Stefano Menchetti
saldaPress, marzo 2016
116 pagine, brossurato, colori – 13,90 €
ISBN: 9788869190445

