Cronache tedesche: tra Moebius e i supereroi

Cronache tedesche: tra Moebius e i supereroi

Racconto di una giornata da full immersion fumettistica: prima la mostra dedicata a Moebius al Museo Max-Ernst di Brühl, poi alla scoperta della Comic-Haus di Colonia insieme alla fondatrice Susanne Flimm e al giornalista e critico di fumetti Tillman Courth.

Avendo a disposizione alcuni giorni di ferie arretrate da prendere, ho deciso di dedicarmi a due delle mie passioni: viaggiare per visitare nuove città e partecipare a iniziative sul fumetto. E l’occasione me la fornisce un evento che promette di essere indimenticabile: fino al 29 marzo 2020 il Museo Max Ernst di Brühl dedica una mostra a Moebius, maestro indiscusso del fumetto francese e mondiale che non ha bisogno di presentazioni. E, dato che la piccola cittadina si trova a soli dieci chilometri da Colonia, le circostanze sono perfette per esplorare la bella e ricchissima città della Renania e scoprire il suo rapporto con il mondo del fumetto, visitando la peculiare Comic-Haus (letteralmente “casa del fumetto”).

Max Ernst, ti presento Moebius

Alla maggior parte delle persone (me compreso, devo ammettere), il nome Brühl non fa suonare nessuna campanella. Un peccato, perché la piccola cittadina, che si trova a metà strada tra Colonia e Bonn, offre molti motivi di visita, come le interessanti chiese di Santa Maria degli Angeli e di Santa Margherita, o i Castelli di Augustusburg e Falkenlust, con annessi giardini e parco naturale, dal 1984 patrimonio dell’Unesco. E soprattutto, Brühl è la città natale di Max Ernst, uno dei più grandi e influenti artisti del ‘900, eclettico mattatore prima del movimento Dada e poi soprattutto del Surrealismo, pioniere delle tecniche del frottage e del grattage.

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Mœbius al Max Ernst Museum di Brühl

Ed è proprio nel museo a lui dedicato che, per una serie di fortuite coincidenze ma forse non per caso, viene ospitata la mostra di uno dei più grandi autori di fumetti della storia, un artista innovativo, di rottura con il passato e di enorme influenza sul presente e il futuro: stiamo parlando del maestro Jean Giroud, in arte Moebius. In uno spazio espositivo molto ampio, dalle pareti bianche e spaziose il visitatore può ammirare circa 350 opere originali dell’autore, a partire dai disegni giovanili e dalle prime storie su Blueberry, passando per la nascita di Moebius, le pitture di grandi dimensioni fino agli ultimi lavori, in cui l’artista esplora le tecnologie di disegno e di video in digitale. L’emozione che si prova davanti a una tavola originale dell’Incal o a quelle di Arzach lascia sbalorditi, rapiti e affascinati, né più né meno che quello che si prova di fronte a un Picasso o a un Botticelli. A questa totale immersione nel lavoro di Moebius contribuiscono alcune scelte interessanti dei curatori. La prima è quella di far realizzare le repliche di alcuni disegni del Maestro su delle pareti e di farle animare attraverso la app di Virtual Reality ArtVive: un espediente interessante per rendere la mostra più interattiva e più interessante per le classi scolastiche.

La seconda, ben più strutturale, è quella di lasciare spazio unicamente alle opere e alle parole dell’autore, scelte direttamente dai suoi taccuini e da alcune interviste: in questo modo, è l’autore stesso a parlare della sua arte e delle tematiche legate a questa. Il percorso della mostra non è infatti suddiviso, come potrebbe essere logico, in ordine cronologico, bensì per nove tematiche caratterizzanti l’autore: ai disegni e le tavole (alcune anche poco conosciute, come le illustrazioni per L’alchimista di Paulo Coelho o il Paradiso di Dante) di “Natura e Metamorfosi” si sostituiscono i dipinti di grandi dimensioni de “il Sogno del volo e della caduta”, uno dei temi ricorrenti delle storie di Moebius, per poi trovare tavole e dipinti dedicati al “Deserto interiore e la sua rappresentazione”, in cui si approfondiscono le esperienze dell’artista con la meditazione e l’assunzione di stupefacenti nel deserto messicano, poi diventate parte integrante della sua poetica. Non mancano il tema del doppio, dell’autoritratto e della scoperta di se stesso attraverso l’arte (culminata con l’opera Inside Moebius) e ovviamente la capacità dell’artista di creare vivide società fantascientifiche e meravigliosi, lussureggiati mondi alieni. Particolarmente interessante la sezione dedicata alle “Forme astratte”, ricca di dipinti di grandi e piccole dimensioni con cui Moebius ha affrontato la sua ricerca spirituale nonché quella del contatto con la parte più intima della natura.

Mœbius al Max Ernst Museum di Brühl

Se da una parte la scelta di non inserire alcun testo esterno alla mostra lascia ampio spazio all’artista e alle sue opere, una breve introduzione alle tematiche e ai lavori più noti dell’autore (disponibili solo nell’imponente, bellissimo catalogo della mostra) avrebbe potuto dare una visione più unitaria e completa della produzione del fumettista, oltre a spingere i visitatori ad approfondire questi aspetti direttamente nei fumetti. Mancano, ma forse per non appesantire troppo la visita, i riferimenti a elementi esoterici e naturalistici, altri temi ricorrenti nella carriera del Maestro. Un peccato anche non aver creato un collegamento ideale tra Ernst e Giroud, laddove si sarebb potuta trovare più di una tangenza (lo spirito provocatore, la potenza rivoluzionaria, la molteplicità di stili e interessi).

A ovviare a queste mancanze ci pensano le visite guidate, sia in lingua inglese che in tedesco: in circa un’ora e mezzo di permanenza, ho visto ben sei gruppi di persone di età diverse venire accompagnati attraverso le sale: sei gruppi di target diverso, di età diverse, di nazionalità diverse, ognuno guidato con un principio diverso. In particolare la visita dedicata ad alcuni adolescenti ha puntato molto sull’interattività e la scoperta del segno e delle tematiche di Moebius, un approccio fondamentale per capire questo artista ineguagliabile. E il successo delle visite è dimostrato anche dal prolungamento della mostra, che invece di concludersi il 18 febbraio si concluderà a fine marzo. Insomma, se vi trovate in Renania in un fine settimana di febbraio o marzo, non potete perdervi questa mostra: anche solo vedere la serie di disegni “Sequenza”, in cui si vede tutta la consapevolezza artistica e narrativa di un Moebius nel pieno della sua maturazione, vale il prezzo del biglietto.

Cöln Comic Haus, un luogo di incontro e di magie

Tra i vari palazzi del quartiere multietnico di San Severo, nella parte sud di Colonia, tra i vari ristorantini e negozi di abbigliamento, si trova Fantastic Store, una fumetteria completamente dedicata al fumetto statunitense e alle sue spalle, una delle più interessanti sorprese di Colonia: la Cöln Comic Haus.
Dato che questo museo e centro incontri dedicato alla Nona Arte è privato e aperto al pubblico solo su richiesta o nel fine settimana per le mostre temporanee, mi sono messo in contatto con la Schmitz-Lippert-Stiftung, la fondazione che ha creato questo centro. A guidarmi nella visita c’è Susanne Flimm, moglie di Thomas Schmitz-Lippert e co-fondatrice della “Casa”, una donna energica e molto socievole. Insieme a lei Tillmann Courth, giornalista e critico fumettistico attivo su internet (https://tillmanncourth.de/) e sulla rivista specializzata Comicxene, un appassionato di fumetti horror con una silhouette che ricorda alcuni personaggi di Lucky Luke.

Comic Haus Cöln (R)

La casa si presente come una stanza suddivisa in varie sezioni e occupata attualmente (e fino al 30 marzo) per gran parte dalla mostra “X-Men: Children of the Atom”, che raccoglie statuette e diorama, fumetti e artwork originali, nonché schede informative e la connessione con i film, organizzate in modo da evidenziare gli elementi e le storie più importanti degli Uomini X. Una piccola ma comprensiva mostra che permette, soprattutto ai bambini delle scuole primarie e secondarie, di conoscere i personaggi e, soprattutto, i loro creatori e le loro storie.Ma da dove nasce l’iniziativa di creare uno spazio di questo tipo?
“Mio marito è un collezionista di fumetti statunitensi da decenni, prima di conoscerlo io invece non avevo mai letto un fumetto, se non per i classici Topolino o Paperino” mi spiega Susanne. “Quando abbiamo scoperto di non poter aver figli, ci siamo chiesti che cosa ne avremmo fatto di tutta la collezione di mio marito. A quel punto, ho pensato che creare una fondazione e trovare un posto per accogliere queste opere fosse una buona idea”. Così nel 2008 è nata la Schmitz-Lippert-Stiftung, che nello stesso anno ha preso possesso dell’edificio in Bonnerstraße 9, da decenni adibito a negozio di scarpe e dal 2006 lasciato in seguito all’inizio dei lavori del prolungamento della metropolitana.
“Non è stato facile reperire fondi per questa iniziativa, è difficile far capire il valore culturale del fumetto ai funzionari del dipartimento finanziario. Vista tutta la fatica che ci abbiamo messo, tornando indietro avrei dei dubbi se iniziare o meno!”, mi dice Susanne ridendo, e, pur credendo alla prima parte della sua storia, non credo affatto alla seconda parte. La passione che ci mette in questo progetto, lei che non è appassionata come il marito ma che vede in questa iniziativa del potenziale enorme, è palpabile. “Essendo un museo privato, dobbiamo fare tutto da soli. Ma non è un problema: la Comic-Haus è una comunità, siamo in circa 10 persone che organizzano le mostre, organizzano le visite guidate, i workshop e così via. Non ci mettiamo direttamente in contatto con artisti e autori, ma molti di loro contattano noi per fare incontri o presentazioni”. E in effetti, pur essendo un museo dedicato esclusivamente al fumetto statunitense, nella lista degli eventi ci sono molti incontri con autori tedeschi. A dimostrazione che la Comic-Haus può far bene all’intera comunità del fumetto e alla sua diffusione a Colonia e in generale in Germania.

“Questo è un luogo di scambio e di incontro. Lavoriamo soprattutto con le scuole, gli insegnanti sono di solito interessati al nostro spazio per portare i bambini a fare alcuni incontri e progetti che uniscano fumetto e inizio alla lettura. Noi siamo qui per fargli conoscere personaggi, storie, le idee dietro queste e anche gli autori, di cui spesso non si conosce nemmeno il volto”, mi dice Susanne mostrandomi alcuni quadri realizzati da Martin Shlierkamp raffiguranti Stan Lee e Jack Kirby in compagnia dei loro personaggi. Questo il progetto di Susanne e Thomas: far conoscere il fumetto, creare network con altre comunità, anche interagendo con altri musei e fiere, come la Comicmesse e la Intercom di Colonia.

Ma questo non è un punto di arrivo, bensì di partenza. “Stiamo ancora organizzando gli spazi, c’è molto da fare. Siamo volontari, io e mio marito siamo giuristi, quindi andiamo lenti come lumache. Però vorremmo istituire un giorno a settimana dedicato alla lettura, in cui i bambini possano venire qui e leggere insieme fumetti, partecipare a workshop di lettura. E poi far diventare la zona archivio, al piano di sotto, una biblioteca da consultare per ricerca e studio. Abbiamo molte idee e pensiamo di poterlo fare, grazie anche al nostro stupendo team di volontari”. E in effetti, vedendo le centinaia di volumi in inglese di ogni editore (non solo Marvel e DC, ma anche Dark Horse, Image e IDW), è facile immaginarsi la Comic-Haus di Colonia come un centro di studio tra i più completi in Europa. E sarebbe bello vedere la città più interessata a un’operazione del genere: nonostante gli spazi siano ancora un po’ scarni e ci sia del lavoro da fare per rendere l’ambiente più caloroso e accogliente per il pubblico, la Comic-Haus è una iniziativa interessante e meritoria, gestita con energia e passione, partita come un semplice deposito per una collezione e diventato pian piano un forum di aggregazione per appassionati. Un luogo da visitare, per ogni appassionato di fumetti che passi da Colonia.

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