Anna Haifisch è una delle più interessanti autrici del fumetto indipendente tedesco e internazionale, come scritto nella puntata a lei dedicata di Cronache Tedesche. Il suo The Artist è stato pubblicato in vari paesi del mondo, ricevendo lodi dalla critica e un buon riscontro di pubblico. Presto sarà pubblicato in Italia da Eris Edizioni e, per l’occasione, ho avuto modo di intervistare l’autrice nel suo ambiente naturale, quel The Millionaires Club festival da lei organizzato nella sua città natale, Lipsia.
La incontro durante l’apertura della fiera presso il Conne Island, nel quartiere di Connewitz. Cappello invernale infilato per tre quarti, giacca di un giallo appariscente, sigaretta in bocca, sguardo felice per la partecipazione di amici e visitatori. Mi accoglie con entusiasmo e mi invita a sederci giardino fuori dal locale, con una birra in mano, a parlare di fumetti, Germania e del suo The Artist.
Ciao Anna e grazie per la tua disponibilità.
Cominciamo con una domanda per rompere il ghiaccio e farti conoscere al pubblico italiano: quando hai deciso di dedicarti al fumetto e quali sono stati i tuoi primi passi?
In realtà ho studiato stampa artistica e per molto tempo ho fatto serigrafie. Ho sempre amato i fumetti e ho realizzato alcune piccole fanzine, ma all’inizio non avevo preso questa strada seriamente. Più tardi, durante i miei studi – avevo circa 25-26 anni – ho deciso di farlo diventare una cosa seria e di pubblicare un fumetto. Anche le serigrafie erano qualcosa di seriale, ma non strettamente narrativo, e in fondo a me piace tanto raccontare storie attraverso il fumetto.
Quali autori hanno influenzato il tuo stile narrativo e grafico?
Ci sono tanti artisti. Da piccola leggevo Asterix, come quasi tutti qui in Germania. Poi, nell’adolescenza, sono rimasta affascinata da Lewis Trondheim, Christophe Blain, Joann Sfar, insomma da tutta L’Association, che proponeva qualcosa di molto innovativo. E poi sono stata influenzata anche dalla scena indipendente americana degli anni ’90, quindi Daniel Clowes, Charles Burns e Julie Doucet.
The Artist è una riflessione tragicomica sull’industria dell’arte: quanto di autobiografico c’è in questo libro?
Non ci sono molti elementi strettamente autobiografici, a dire il vero. Ho molti amici artisti e loro mi raccontano queste storie dell’orrore. Io prendo un po’ di quello che mi dicono loro, un po’ della mia esperienza personale e poi esagero tutto! Ogni volta che scrivevo un episodio di The Artist, pensavo sempre “Come posso fargli andare le cose ancora peggio?”.
Allora non ti senti veramente un uccellino spaurito in questo ambiente?
No, no! (Ride) A volte un pochino, forse, perché comunque il protagonista del fumetto è simile a me, ma io non sono lui, non è una rappresentazione uno a uno.
Cosa vuol dire quindi essere un’artista e fumettista in Germania? E quale è in particolare la considerazione di cui gode il fumetto in questo paese negli ultimi anni?
I fumetti in Germania non sono molto popolari, non ci sono molti adulti che li leggono. Ma da una decina di anni circa, quindi da poco tempo, c’è una piccola scena indipendente che cresce sempre più, ad Amburgo, a Berlino, a Lipsia, a Monaco. Inoltre molti studenti delle accademie d’arte decidono di fare fumetti. Però qui non c’è una tradizione grafica del fumetto forte come in Italia: tutto è partito da Willem Bunsch, ma ormai tutti se ne sono quasi dimenticati e comunque quello era proto-fumetto; poi c’è Mosaik e non molto altro. Non è facile, perché i fumetti indipendenti sono molto di nicchia, una nicchia piccola anche se molto bella.
Hai esposto le tue opere e pubblicato il tuo volume in altre parti del mondo: quale è stata l’accoglienza del pubblico e cosa hai imparato entrando in contatto con un contesto di artisti internazionali?
La Germania è molto conservativa per quanto riguarda il fumetto. Negli Stati Uniti, in Francia o anche in Finlandia c’è molto più coraggio, è una scena molto più “selvaggia”. Quasi preferisco pubblicare all’estero, perché lì gli autori possono provare e sperimentare molto di più. Anche qui ci sono case editrici di qualità e molto coraggiose, ma non c’è molta comprensione da parte del pubblico, quindi rimane sempre una scena molto piccola. Ho l’impressione che anche in Nord America non sia tutto rose e fiori, non è che tutti si interessino di fumetto, ma almeno c’è più coraggio e varietà rispetto a qui.
Da alcuni anni sei l’organizzatrice del Millionaires Club a Lipsia, una mostra/mercato dedicata al fumetto autoprodotto e indipendente: come è nata l’idea di organizzarlo e quale è stata la risposta della città?
Lo abbiamo fondato nel 2013. Come sai, qui a Lipsia ogni anno c’è la fiera del libro, ma non c’è nessun posto per i fumetti indipendenti. Per questo abbiamo pensato che sarebbe stato figo creare un festival e invitare il mondo da noi. Sentivamo la mancanza di una cosa del genere e per questo abbiamo provato. Ma volevamo anche chiarire che non vogliamo essere una anti-fiera, piuttosto un suo prolungamento. E la città ha reagito positivamente, riceviamo supporto economico dalla Sassonia e dalla città stessa. Inoltre ogni anno vediamo arrivare più persone che sono sempre più interessate al nostro lavoro.
E quali sono stati gli highlights di quest’anno?
Quest’anno abbiamo invitato non tanto autori, quanto persone che organizzano festival del fumetto indipendente, come ad esempio Georgy Elaev, che addirittura organizza un festival in Siberia! Per noi è importante invitare persone che magari non sono sotto i riflettori, ma che fanno comunque molto per la scena del fumetto indipendente nel loro paese.
E finiamo con la classica domanda sul tuo futuro: a cosa stai lavorando adesso?
Ho appena finito di scrivere una raccolta di storie brevi a fumetti e sto lavorando su The Artist Vol. 3 . Sta andando avanti! (Ride) Sarà un po’ diverso da prima, ma sempre con lo stesso personaggio. Sarà una Bird Opera, con canzoni e poesie, un po’ meno fumetto e più illustrazione con testo a fianco. Adesso che lo dico a voce alta sembra un po’ da pazzi. (Ride) Ma volevo cambiare, altrimenti sarebbe diventato noioso per me e per il pubblico, penso. Vediamo, è un po’ un esperimento.
Grazie Anna e a presto!
Intervista realizzata dal vivo al The Millionaires Club di Lipsia il 22 marzo 2019
Traduzione dal tedesco di Emilio Cirri