Creepy Past: l’horror in salsa young adult della SBE

Creepy Past: l’horror in salsa young adult della SBE

Portata in anteprima a Lucca Comics 2017, nel 2018 esordirà “Creepy Past”, serie horror per lettori adolescenti: noi abbiamo intervistato i creatori.

Bruno Enna (Sassari, 1969) comincia a  scrivere per Disney dal 1995, prima su Topolino per arrivare poi a firmare alcune storie  su PK e collaborando molto anche con W.I.T.C.H. Sul settimanale scrive anche le prime storie di Paperino paperotto, personaggio di cui è anche uno dei creatori e si cimenta in parodie orrorifiche disneyane di successo come Dracula di Bram Topker, Lo strano caso del Dottor Ratkyll e di Mister Hyde e Duckenstein di Mary Shelduck, tutte realizzate in coppia con il disegnatore Fabio Celoni. Dal 2014 poi realizza Star Top, adattamento disneyano della saga fantascientifica Star Trek, mentre nel 2017 insieme a Giorgio Cavazzano crea Topo Maltese: una ballata del topo salato, parodia disneyana dedicata al grande personaggio di Hugo Pratt.
Per la Sergio Bonelli Editore ha  firmato sceneggiature per Dylan Dog,creato la serie Saguaro, per la quale ha vinto il premio Micheluzzi quale miglior sceneggiatore nel 2015 e nel 2017 ha scritto La Bestia, romanzo a fumetti illustrato da Luigi Siniscalchi.

Giovanni di Gregorio nasce a Palermo nel 1973. Dopo un dottorato in Chimica Teorica, conseguito tra la Francia e l’Italia, lavora con la Treccani, quindi al London Science Museum come storico della scienza. Ottenuto un master in Cooperazione Internazionale in Spagna, per diversi mesi presta servizio in zone di conflitto: Kossovo, Albania, Nicaragua e Chiapas.
A trent’anni decide di occuparsi a tempo pieno di sceneggiatura. Inizia la sua carriera in SBE su
Dampyr e poi passa a Dylan Dog, di cui scrive più di quaranta episodi. Firma anche degli albi su Le Storie.
Sul versante umoristico e giovanile collabora a
Topolino, Monster Allergy, Lys, Angel’s Friends e altri. Per la televisione scrive le serie animate Boo Boom, Spike Team, PopPixie, Mostri e Pirati. La sua graphic novel Brancaccio. Storie di mafia quotidiana, realizzato per Bao Pub. insieme a Claudio Stassi ha vinto dei premi nazionali ed è stata tradotta all’estero.

Nato nel 1977 a Cantù, Giovanni Rigano, dopo gli studi scientifici si iscrive alla Scuola del Fumetto e inizia a collaborare con delle Agenzie di Comunicazione e con l’editore tedesco Mosaik realizzando storie per la serie Die Abrafaxe.
Nel 1999 viene selezionato per frequentare i corsi dell’Accademia Disney e in seguito inizia ad illustrare storie a fumetti per PK, Topolino, X-Mickey, Lilo & Stitch, Witch. Lavora inoltre a Monster Allergy, disegnando il secondo libro della serie, e alle graphic novels de Gli Incredibili e de I Pirati dei Carabi.
Collabora come Layout Artist per la Divisione Libri di Disney USA e per agenzie di comunicazione italiane ed estere, illustra per la Francia la serie a fumetti Daffodil ( edizioni Soleil, testi di Frederic Brémaud ) e lavora all’adattamento in graphic novel di The Supernaturalist ( edizioni Hyperion), libro per ragazzi scritta da Eoin Colfer, con cui ha già collaborato per l’adattamento dei primi due volumi della serie Artemis Fowl.
Nel 2008 è uscito in Italia per le Edizioni BD,
Il Teatrino delle Bambole Morte, una raccolta di filastrocche gotiche illustrate ( testi di Davide Barzi ).
Creepy Past segna il suo esordio in Sergio Bonelli Editore.

Giovanni & Giovanni, ben trovati su Lo Spazio Bianco e, a te Bruno, un caloroso bentornato.
Come, quando e da chi nasce il progetto Creepy Past?
Giovanni Rigano
(GR): Abbiamo iniziato a parlare del progetto con Bruno un paio di anni fa, a mollo nelle acque della bellissima Sardegna, un po’ per gioco. In seguito si è aggiunto Giovanni Di Gregorio, che ha contribuito a dare a Creepy Past la forma attuale, e abbiamo preparato una “bibbia” da presentare in Bonelli.
Giovanni Di Gregorio (GDG): Bruno ed io volevamo fare qualcosa insieme da tempo, e quando mi ha presentato l’idea originaria di Creepy Past con i primi studi di Giovanni sono rimasto entusiasta. Una serie nostra, rivolta a un pubblico più giovane di quello standard bonelliano, da costruire insieme tutti e tre, era un invito da prendere al volo.
Bruno Enna (BE): Da un lato c’era l’esigenza di realizzare  un progetto tutti assieme, dall’altra quella di proporre qualcosa di nuovo e di “fresco” alla Bonelli. Con i due “Giovanni” intercorre un’amicizia di lunga data che ha trovato uno sbocco lavorativo importante. Malgrado la distanza (io vivo in Sardegna, GR in Lombardia e GDG in Spagna), grazie a Skype e a WhatsApp, riusciamo a sentirci e vederci spesso.

Il titolo della serie prende spunto dai Creepypasta, racconti horror nati sul web che originano in parte dalle leggende metropolitane e spesso si autoalimentano. Da cosa nasce l’idea di legarsi alla narrativa che si diffonde su internet?
GDG
: Dal figlio di Bruno!
BE: Sì, in effetti i miei figli Marco e Sara mi traghettano spesso verso lidi sconosciuti, facendomi scoprire filmati, videogiochi, serie televisive, cantanti e gruppi musicali. Grazie a loro riesco a orientarmi e poi, talvolta, persino ad appassionarmi. È il caso dei creepypasta, di cui sino a pochi anni fa avevo solo sentito parlare. Ora posso dire di conoscere questo fenomeno abbastanza bene, anche se è in continuo divenire.

Tra l’altro, il fenomeno dei Creepypasta negli ultimi mesi sta vivendo una sorta di “boom”, con l’arrivo in USA anche di una serie tv a esso dedicata. Quali sono stati i tempi di sviluppo della serie?
GDG
: Sì, l’inquietante “Channel Zero” pesca a piene mani dall’immaginario creepypasta. E a maggio uscirà il film “Slender Man”, incentrato sul personaggio più conosciuto di quel mondo. La nostra serie ha avuto luce verde un anno fa e uscirà in primavera, praticamente in contemporanea. Vuol dire che era nell’aria, che era matura, come spesso succede per alcuni fenomeni di costume che all’improvviso iniziano a dilagare in ambiti molto diversi tra loro.
BE: I tempi di sviluppo sono stati tutto sommato abbastanza rapidi (tenendo conto del fatto che non si tratterà di una serie “tradizionale” e che quindi avrà un formato più agile), mentre quelli ideativi hanno richiesto una gestazione un po’ più lunga. Ciò che abbiamo creato, dopotutto, è un mondo nuovo ed era dunque necessario seguire tutti gli step creativi del caso.

A quale genere pensate si possa ascrivere la serie, presentata nelle comunicazioni iniziali come “soft horror”?
GR
: Pensate ai creepypasta mescolati a Devilman, con un tocco di Paranoia Agent – del compianto Satoshi Kon – e un pizzico di Dragonball. Che genere ne esce fuori?
GDG: Usando come filo conduttore i racconti creepypasta abbiamo ripreso le atmosfere disturbanti di alcuni manga, aggiungendo molta avventura e una certa ironia: questa sarà la cifra stilistica dell’opera.
BE: Diciamo che sarà una serie più horror che soft.

A pelle, la serie richiama progetti editoriali passati come Monster Allergy o Piccoli Brividi: esiste qualche tipo di vicinanza con quelle storie o il sentiero narrativo che percorrerete sarà diverso?
GDG
: Tutti e tre abbiamo lavorato su Monster Allergy, di cui ricordiamo la bellissima esperienza. Io poi ho iniziato la mia carriera di sceneggiatore proprio su Piccoli Brividi, ormai vent’anni fa. Creepy Past si muove su un terreno più cupo, meno scanzonato, utilizzando un linguaggio, delle tematiche e dei tagli narrativi nettamente più crudi e adulti.
BE: Sì, paragonare Creepy Past a Piccoli Brividi sarebbe davvero riduttivo. Diciamo che abbiamo cercato di creare una serie mai vista prima, con situazioni forti, rivolgendoci però a un pubblico giovane. Un pubblico che non va sottovalutato, ma semmai alimentato e stimolato.
GR: Ricordo con grande affetto Monster Allergy. Spero che i lettori riusciranno a scorgere in Creepy Past anche altri riferimenti e, in definitiva, una sua unicità.

A che lettori è rivolta la serie? Contate di mantenerla interessante anche per un pubblico adulto?
GR
: La serie ha probabilmente un target minimo di partenza – diciamo lettori di nove anni – ma non se ne prefigge uno massimo. Chiunque potrà divertirsi e spaventarsi con le avventure di Qiro e Ester.
BE: Come dicevo prima, i ragazzi di oggi non sono come quelli di ieri: sono abituati a fruire di contenuti che, un tempo, noi ci saremmo solo sognati. Dunque, non ci siamo rivolti a un target specifico.

Il problema per rivolgersi a lettori giovani è solo di ritmo o sono anche altri i fattori da tenere in considerazione?
GR
: Regia, design e uso dei colore sono molto importanti. I lettori di oggi sono abituati a fruire di film, animazioni e videogame che hanno portato lo studio di questi aspetti a livelli altissimi. Sarebbe sbagliato non cercare di stare al passo, per quanto difficoltoso possa essere.
BE: Il ritmo è basilare, ma in qualche modo è il “contenitore” stesso a definirlo: storie più brevi, eventi più veloci, scene più spettacolari. Eppure, bastano poche tavole (e pochi dialoghi mirati) per approfondire una situazione o rendere tridimensionale un personaggio.  Dunque, rapidità non è sinonimo di superficialità. La serie offre diversi spunti di riflessione e speriamo possa raggiungere il cuore di molti lettori.

Avete dichiarato che i protagonisti saranno due, un ragazzo e una ragazza, anche per favorire l’identificazione da parte del lettore. Quanto è importante per voi questo aspetto affinché la serie funzioni?
GR
: L’immedesimazione del lettore con i protagonisti è il motore di ogni storia, quindi è forse l’elemento di cui tener più conto quando si pensa alla storia stessa, o al design dei personaggi e la loro recitazione.
GDG: L’universo creepypasta è trasversale, frequentato da entrambi i sessi, ci sembrava giusto che la serie riflettesse questa caratteristica. E poi avere due protagonisti, una lei e un lui, è una continua fonte di spunti stimolanti.

Quali sono stati i criteri secondo i quali avete scelto i disegnatori e i coloristi coinvolti? Avete fatto una selezione chiedendo delle prove?
GR
: Sì, abbiamo fatto fare delle prove a diversi artisti, tutti validissimi professionisti. Ciò che cercavamo era un approccio personale rispettoso dei personaggi e la padronanza di quegli elementi tipici della narrazione horror – uso delle quinte, camera fissa, repentini cambi d’inquadratura, bilanciamento dei pesi. Il team che abbiamo messo insieme arriva da esperienze diverse nel fumetto – dalla Marvel, da Disney e dal manga – e ognuno sta dando un contributo unico alla serie.
GDG: Ne approfitto per citare e ringraziare qui i nostri fidati collaboratori: ai disegni Federico Nardo, Alberto Zanon, Angela Vianello e Roberto Di Salvo, ai colori Alessandra Dottori, Dario Calabria e Matteo Vattani.
BE: Uso anche io quest’intervista per ringraziare tutti gli artisti che stanno lavorando a Creepy Past e la Bonelli stessa. Per la casa editrice, questa serie rappresenta sicuramente una novità anche dal punto di vista grafico. Sotto questo aspetto, GR tiene saldamente in mano il timone di un progetto che, a mio avviso, sta sempre più assumendo un forte carattere esplorativo e, per molti versi, innovativo.

Che foliazione e periodicità avrà la serie? Sarà strutturata come continuativa o come autoconclusiva?
GDG
: La serie è pensata a stagioni, ovvero cicli narrativi con una serrata continuity interna. La prima stagione sarà composta da sei episodi di uscita mensile, ognuno di 62-64 pagine a colori.

Creepy Past si inserisce nella neonata linea Young della SBE: un fantasy, un horror e un fumetto che ammicca ai GdR – oltre ai Bonelli Kids – compongono attualmente il roster di questa nuova narrativa a fumetti bonelliana pensata per i più giovani. Da autori come vivete questo fertile periodo di sperimentazioni e diversificazione che l’editore sta portando avanti?
GR
: Da nuovo autore in Bonelli posso solo dire che è un bellissimo giro in ottovolante, e così spero sarà anche per i lettori di Creepy Past.
GDG: La Bonelli ha una potenza di fuoco senza pari, è normale – e giusto – che punti il largo verso isole diverse da quelle su cui già svetta gloriosamente la bandiera con Tex a cavallo. Esplorare altri orizzonti, oltre che una lungimirante strategia imprenditoriale, beneficerà mercato e lettori, che riceveranno un’iniezione di aria fresca.
BE: Chi fa il nostro mestiere non può cristallizzarsi in un solo genere, né può credere di poter attingere sempre dallo stesso bacino. Non dimentichiamo, inoltre, che il fumetto può diventare un ottimo mezzo per raggiungere altri tipi di pubblico e di media (basti vedere i film, i cartoni e le serie televisive attualmente in giro). Solo grazie ad esso, infatti, si possono esplorare universi e situazioni che altrimenti rimarrebbero soltanto nel mondo delle idee.

Che cosa significa avere a disposizione un formato come quello della linea Young, per dimensioni, numero di pagine e utilizzo del colore? Come sfrutterete queste possibilità?
GDG
: Un formato comic book ci permette una maggiore libertà nel costruire una gabbia più familiare al pubblico che legge manga, albi francesi o statunitensi. La carta patinata e il colore saranno indispensabili per creare le giuste atmosfere creepy.
BE: Cerchiamo di sfruttare il formato al meglio, mantenendo spettacolarità e facilità di lettura. Il numero di pagine “accelera” gli eventi, ma non intacca il contenuto narrativo.

Come contate di far conoscere la serie? I lettori più giovani probabilmente hanno altri canali di informazione rispetto agli adulti, altre modalità per scoprire nuovi prodotti, oltre ad avere una quantità di stimoli enorme tra cui scegliere. Cosa può fare un editore (oltre a fare buone storie, ovviamente)?
BE
: In un mondo ideale sarebbe il prodotto stesso a trovare il favore del pubblico, grazie al passaparola alla bontà della sua realizzazione, ma oramai, nell’oceano digitale che ci circonda, è facile che anche le parole si  perdano per strada.  Abbiamo dunque attivato alcune strategie di marketing (di cui ora non posso parlare) che dovrebbero concretizzarsi nei prossimi tempi, in vista dell’uscita. Per ora è stata attivata una pagina Facebook ufficiale, ma in futuro cercheremo di arrivare a tutti quei lettori che, normalmente, non frequentano l’ambiente Bonelli.  Nel frattempo, speriamo di stuzzicare l’interesse degli amanti del fumetto e dei siti specializzati, come il vostro.

Chiudiamo con una domanda specifica per Bruno. Dopo la trilogia horror disneyana, “esporti” in SBE il genere adattandolo a un pubblico young adults, comunque anagraficamente vicino a quello Disney. Quali le differenze o i punti di contatto tra queste tue esperienze?
BE
: Onestamente, non vedo punti di contatto. Ci sono enormi differenze che riguardano il linguaggio, la struttura e il contenuto stesso delle storie. Credo che Creepy Past non possa essere etichettato come un prodotto “per bambini” e che quindi non sia paragonabile  ad altre testate per cui ho lavorato. Certo,il pubblico appare anagraficamente vicino, ma c’è un’età in cui due o tre anni fanno un’enorme differenza e la nostra serie conta d’inserirsi in quella nicchia, andando poi a scavare a fondo, magari in tutt’altra direzione.

Grazie a tutti e in bocca al lupo per questa nuova avventura!

Intervista realizzata via mail nel mese di novembre 2017

 

 

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