Purtroppo, non posso dire di essere sorpreso dal primo numero di Cornelio, l’ultima produzione tutta italiana della Star Comics.
Di Cornelio è importante ricordare la collaborazione del Carlo Lucarelli più televisivo; il personaggio più che la persona interessa infatti alla casa editrice e allo sceneggiatore Di Bernardo. Il suo volto e il suo look bucano la bella copertina di Andrea Fattori, mostrandoci il poliedrico autore nella sua famosa posizione delle mani chiuse. Il suo contributo non si esaurisce qui. Suo è il soggetto della storia, un soggetto banale, figlio di centinaia di altri fumetti seriali (Dylan Dog, Dampyr e compagnia), che funziona da impalcatura a un noir che non è nero abbastanza, un horror che non spaventa, un giallo che non sorprende.
Le note più dolenti sono purtroppo nella sceneggiatura. Di Bernardo usa il mestiere che possiede e che gli è riconosciuto nel modo più prevedibile e automatico. I personaggi sono malamente caratterizzati, figurine intercambiabili messe dove sono per necessità di trama.
Il protagonista non convince: la figura potenzialmente drammatica dello scrittore senza ispirazione si perde in riflessioni inutilmente altisonanti, finto-poetiche, banali nella loro presunzione di profondità. Il suo passato di bambino spaventato e la sua esigenza di riconoscersi negli eroi delle sue letture infantili sono sfruttati malamente per dare un senso e una struttura a una personalità anonima.
La tematica, di per sé interessante, mi riporta alla mente almeno tre esempi decisamente più efficaci. Il primo è il percorso della memoria condotto dal protagonista del romanzo di Umberto Eco La Misteriosa Fiamma della Regina Loana (Rizzoli, 2005), laddove l’identificazione e la mimesi con i personaggi della letteratura fantastica e dei fumetti acquistano un senso universale, restituendo al lettore la magia e il potere della fantasia al servizio della narrazione. Si vive un autentico viaggio nel meraviglioso mondo della fiction, che diventa rappresentazione del potere catartico dell’affabulazione umana.
Il secondo esempio arriva più da lontano e pesca dal mondo del fumetto. è il racconto contenuto nel numero 17 di Sandman, Calliope, di un giovane Neil Gaiman, ancora poco famoso ma che si scopre crisalide del fumetto proprio in queste storie. La vicenda narra di uno scrittore che, in crisi di creatività, imprigiona una creatura magica in casa propria e la sfrutta come propria musa ispiratrice fino alle estreme conseguenze. L’orrore e il tragico che emergono da queste pagine, forse fin troppo cariche di pathos ma efficacissime, sono quelli che più caratterizzano e spaventano l’umanità: la capacità di accettare qualunque compromesso per ottenere successo e ricchezze, per una realizzazione insostenibile.
Ultimo e più recente in termini cronologici, è l’ottimo romanzo a fumetti di Gigi Simeoni Gli occhi e il buio (Sergio Bonelli Editore, 2007), che narra degli efferati omicidi di un artista in crisi; solo la luce che si spegne negli occhi delle sue vittime è in grado di accendere il fuoco della creazione nel protagonista.
Rispetto agli esempi citati, Cornelio condivide solo parte delle premesse, senza che Di Bernardo riesca in alcun modo a rendere la trama coinvolgente, significativa, degna di qualunque processo di immedesimazione. Il rapporto dell’uomo con il mostro amorfo dell’identità (artistica e personale) e della creatività è solo pretesto appiccicato a una trama. L’attualità delle strade e dei quartieri di Bologna fatica a porsi anche solo come impalcatura credibile e riconoscibile, non sfruttando una delle possibili potenzialità della serie.
Inefficaci anche i dialoghi, che troppo spesso scivolano da uno stile “formale” a la Bonelli a uno stile più “informale” e colloquiale, vagamente televisivo. Di Bernardo non sembra capace di scegliere quale linguaggio usare, se quello “fuori dal tempo” tipico del fumetto polare italiano, o quello più realistico di altro fumetto. Ne esce un miscuglio forzato, poco comunicativo, semplicemente posticcio.
Le scelte registiche, infine, appaiono poco controllate, eccessivamente esplicative e didascaliche, e determinano un ritmo narrativo a rischio di sbadiglio.
I disegni di Fara e Statella sono anch’essi anonimamente professionali. Conformemente alle altre caratteristiche della narrazione, sono facilmente ascrivibili nella tradizione del fumetto popolare italiano ma mancano di personalità, pur mostrando una discreta capacità di lavorare sui volti e sui corpi dei protagonisti. Sarà interessante vedere, nei prossimi numeri, la prova di autori più maturi, tra i qui l’ottimo Sergio Gerasi, per capire quanta responsabilità nella riuscita del racconto abbiano avuto i disegnatori rispetto allo sceneggiatore.
Ma è il progetto in sé che appare nel complesso debole. Il potenziale richiamo pubblicitario di Lucarelli, un vero “strillo” umano in copertina, rischia di diventare un richiamo illusorio. L’intelligenza di Lucarelli in qualità di scrittore, autore televisivo, personaggio è indubbia. Eppure vien da chiedersi quale sia il suo reale investimento personale in tale progetto, un progetto nel quale mette letteralmente la faccia. Che il fumetto abbia bisogno di queste contaminazioni per vivere è cosa tutta da dimostrare, ma è indubbio che l’occasione avrebbe potuta essere proficua se progettata diversamente e sviluppata con una maggior consapevolezza delle potenzialità del medium. Denoto quanto meno una sottovalutazione del gusto dei potenziali lettori, da un lato, e dall’altro un’eccessiva superficialità nel dare forma a progetti di alto profilo, che rischiano invece di esaurirsi velocemente come fuochi di paglia.
I tanti, numerosissimi potenziali lettori di fumetti dispersi in ogni dove, se si vuole recuperarli, attirarli, sedurli, convincerli, hanno bisogno d’altro.
Abbiamo parlato di:
Cornelio #1
di Lucarelli, Smocovich, Di Bernardo, Statella e Fara
Star Comics, mag. 2008 – 96 pagg. b/n bros. – 2,70euro
Riferimenti:
Il sito ufficiale di Cornelio: www.starcomics.com/cornelio/