Conte Vlad, il nuovo personaggio di Alberto Corradi

Conte Vlad, il nuovo personaggio di Alberto Corradi

Scopriamo insieme all'autore la sua creatura dark-umoristica protagonista da un paio di mesi di una nuova serie ospitata sulle pagine dello storico mensile Linus. Un personaggio nato per caso e cresciuto in un mondo tra Buzzati e Calvino.

Come nasce il progetto del Conte Vlad?
Il Conte Vlad nasce un po’ per caso, da una dedica fatta per la prima volta su un libro al Comicon, a Napoli nel 2007. Era un po’ che stavo pensando a un nuovo personaggio che facesse idealmente da apripista in una nuova direzione del mio mondo di personaggi darkeggianti, che ormai definisco appunto “darkverso“.

Davvero? Un libro a caso di un lettore a caso o una qualche richiesta particolare?
Era Regno di Silenzio e il lettore mi diede carta bianca. Quel giorno disegnai solo piccoli vampiri praticamente. Diciamo che tutti i miei albi e personaggi hanno sempre qualcosa di oscuro, ma era un po’, appunto, che stavo pensando alla genesi di un nuovo personaggio che tenesse testa a Mostro & Morto, che erano ormai lanciati sulle pagine di XL.

Quindi il personaggio ti rimase in testa per un po’. Nacque e crebbe da solo?
Si, diciamo che all’inizio l’avevo concepito per essere senza parole, proprio in virtù della sua incapacità di dialogo. Era piuttosto diverso, e la sua mimica facciale era ancora lontana dall’essere definita. La sua prima apparizione in assoluto fu su una storia autoconclusiva sulla rivista Mono della Tunuè, senza parole appunto.

Certo infatti lui si esprime con suoni ambigui, i vari “kft”…
Si, ha le zanne così lunghe che non riesce a spiccicare parola, per cui spesso c’è bisogno del suo fido zombiedomus a fare da interprete.

In compenso il  linguaggio non  è affatto un elemento secondario. Sin da le prime tavole è chiaro il tuo intento di usare come elemento portante la citazione letteraria.
Si, un po’ tutti i miei personaggi hanno sempre vissuto in un contesto fortemente influenzato dal fattore culturale, letteratura, cinema, musica e arti figurative. Con Mostro & Morto ho focalizzato un mondo dove l’occulto e la sua simbologia spesso fa capolino in molte situazioni, permettendomi di citare personaggi tra i più disparati e riprodurre cose come codici e immagini derivate da bestiari.

Nonostante quella dei vampiri sia una figura non tipicamente italiana, tu porti all’attenzione del lettore, con omaggi da te stesso evidenziati, l’opera di scrittori comeDino Buzzati.
Il vampiro è diffuso nella cultura italiana, basti pensare al recente ritrovamento a Venezia di un corpo femminile con un sasso incuneato tra le mascelle, e certe streghe delle leggende si cibano di carne e sangue; certo, sono tutti elementi che passano in secondo piano innanzi alla produzione letteraria anglosassone e alla relativa cinematografia. Anche se, a ben guardare, Conte Vlad è debitore nell’aspetto al mio vampiro preferito di sempre, il Nosferatu di Murnau interpretato da Max Shrek, quindi vampiro cinematografico tedesco.

Interessante. In questo momento in cui i vampiri nell’intrattenimento si prestano a storie fin troppo rosa, è bene ricordare che le origini della loro iconografia sono molto oscure. A te comunque piace unire questo aspetto all’ironia. Il Conte Vlad è molto divertente sia nel tratto che nelle situazioni.
Sì, mi diverte molto poter giocare con le situazioni. Su Linus ho aperto un frangente narrativo con riferimenti molto più letterari che in Mostro & Morto, dove i mondi di Dino Buzzati e Italo Calvino si incontrano, e dove presto appariranno personaggi di altre letterature e di altri luoghi. Ritengo che le potenzialità del fumetto siano anche di poter non solo ibridare ma anche in primis far conoscere al pubblico una serie di autori: intendiamoci, il pubblico di Linus è molto colto, ma ho notato con piacere che molti miei lettori abituali stanno dando feedback positivi al Conte, e molti dei miei lettori giovani vengono da XL, quindi hanno dai 18-20 anni in su e il fatto che i fruitori dei miei fumetti da vari anni ormai acquistino un po’ tutta la mia produzione – compresa quella extra-fumetto – è un fattore estremamente positivo.

Il collegamento e la comprensione sono possibili a più livelli e per più età e gradi di cultura. Calvino lo si legge sin dalle medie mentre Buzzati purtroppo non sempre è una lettura obbligatoria, nemmeno nei licei.
Sì, oltre al fatto che spessissimo le letture scolastiche sono le prime ad essere dimenticate. E la riforma certo non aiuta.

Difficilmente poi si incontrano insegnanti capaci di invogliare alla lettura. Ben venga se i fumetti riescono ad avvicinare i lettori più giovani a qualche opera letteraria.
Diciamo almeno ad incuriosire. Alla fine Buzzati è un’esperienza di lettura incredibile, un autore completo e in grado sia di inquietare come di far ridere. Il suo lato macabro è semplicemente delizioso. E poi mi piace l’idea di poter usare i loro personaggi come personaggi dei fumetti, immaginando che il mondo immaginario in cui vivono sia lo stesso.

È vero. Buzzati può essere sia angosciante che divertente. È per questo che lo preferisco a Calvino di cui non ho mai apprezzato il lato fin troppo fiabesco.
Io amo molto anche Calvino. La trilogia dei Nostri Antenati, specie Il Visconte dimezzato è uno dei miei libri preferiti.

Hai un progetto ampio di fronte a te per la realizzazione del Conte? Pubblicherai due pagine al mese su Linus, ciò significa che la storia è breve o non ti sei posto limiti?
Diciamo che prima o poi, quando il personaggio sarà cresciuto, l’idea di realizzare un volume con una grande avventura di certo c’è.

Quindi riponi molta fiducia nel personaggio. Hai già in mente più storie e situazioni sia di lungo respiro che brevi per la rivista?
Per il momento l’appuntamento mensile è di due tavole, navigo a vista, le situazioni di lungo respiro spero giungeranno presto.

Qual è il tuo rapporto creativo con la struttura libro e la serializzazione su rivista, considerato che hai ampia esperienza in entrambi i tipi di lavoro? In Italia tutto sommato la serializzazione di strisce o brevi episodi attualmente non è diffusa.
La struttura-libro è sempre una sorta di macrofaga a diffusione controllata, un’ameba famelica che rischia di fagocitare pagine e pagine se non debitamente tenuta sotto costanti sedativi. Ma è anche una grande attrattiva, perché permette di dare un ampio respiro ad alcune sequenze che in un prodotto come quello seriale giocoforza sono molto più asciutte. Hai detto bene, infatti sono molto felice: realizzare una serie su Linus è un traguardo importante soprattutto perché le serie hanno vite ben stiracchiate, non esistendo di base riviste su cui pubblicarle. Ad esempio, tra questo e l’anno prossimo dovrebbe vedere la luce il libro che raccoglie e dilata le avventure di un mio vecchio personaggio seriale, l’Apatico di Cronache da Apatolandia. Se facessi l’elenco delle riviste e pubblicazioni su cui è apparso darei immediatamente l’idea di come sia difficile mantenere una presa costante per far affezionare il pubblico.


Si parla spesso di scarse opportunità per gli autori, problemi per l’editoria a fumetti, soluzioni possibili e colpevoli da individuare, ma forse un prodotto interessante e la capacità di rischiare per proporlo possono essere una soluzione per creare più lettori e più affezione.

Purtroppo lo vedo ben più distante e di difficile soluzione come problema. Il mondo editoriale italiano indipendente ormai è un serpente che si morde la coda, un ciclo che si autoalimenta costantemente e che ormai ha trovato questa bizzarra forma di equilibrio instabile da cui difficilmente si smuoverà. Si continua a paventare il collasso ma il collasso non giunge mai, ma l’organismo è malato, quindi sono come tanti micro infarti, che però per il malato pare che sommati non facciano l’infarto definitivo, l’arresto cardiocircolatorio totale.

In questo senso sembra un’abitudine tutta italiana di gridare alla tragedia, solo gridare senza porre rimedio…
Mah, non saprei se si possa dire così, mi pare che sia molto più un “finché la barca va”. Per fortuna che ci sono ancora editori coraggiosi e prima ancora ancora che coraggiosi, in grado di restituire agli autori la propria dignità di artisti.

Come vedi il fenomeno di internet come mezzo di promozione del giovane autore e come strumento di pubblicazione? Sembra che ci ritroviamo in  un momento di editoria timida e internet feroce.
Interessante ma molto rischioso. Si tratta di una fenomenologia in costante escalation, microcellule che nascono, crescono e muoiono con velocità impressionante. I blog sembravano la novità e ormai sono virtualmente morti. Ora c’è Facebook a mantenere in vita le frequentazioni di molti blog. Creando un link sul proprio profilo FaceBool il blog viene letto, ma appena la notizia, il disegno passa la giornata le utenze strapiombano nuovamente a picco. Quindi, con una situazione del genere, stabilire cosa effettivamente funzioni è piuttosto complesso. Certo è che sulla rete sono apparse cose interessanti, ma anche delle gran porcherie. E tutta questa offerta e il successo, almeno dichiarato dagli autori di certi blog, a volte financo preteso di certe strisce, se reale, non fa che dimostrare che internet rischia di diseducare al linguaggio fumetto, anziché aprire e ampliare nuovi orizzonti.

Lo stesso ragionamento si può applicare anche ad altre forme d’arte popolare come la musica, ma quanto credi possa aiutare o rovinare non avere un editore, qualcuno che giudichi e liberare nella rete ogni creazione? A volte nascono fenomeni, è vero, ma a volte anche bolle che scoppiano e muoiono in fretta…
Il fatto è che la figura dell’editor, o quantomeno di un editor in grado di fare il suo mestiere, di saper indirizzare l’autore, strutturando con esso un rapporto di produttività, spesso è totalmente inesistente in Italia, al contrario che all’estero. Oggigiorno nascono nuovi editori come funghi, quindi chiunque, specie col fenomeno del book on demand può fregiarsi di questo titolo. La differenza è non solo nella capacità di selezionare degli autori validi, dare un assetto alla casa editrice, stabilire delle linee editoriali chiare e intellegibili, riuscire nel distribuire con successo i volumi, ma anche conferire una dignità al prodotto. Occorre una forma di coerenza che mi pare manchi troppo spesso. Sulla rete poi, alcune case editrici che si sviluppano sulla scia delle nuove possibilità del book on demand troppo spesso sono delle emanazioni dei blog, che per quanto in decadenza come si accennava poc’anzi restano altrettanto spesso dei pulpiti virtuali di aspiranti autori che spesso si sono sentiti ignorati dagli editori o che non si sono mai realmente messi in discussione. Con questo non voglio sparare a zero, ma a leggere proclami, rivendicazioni, dibattiti che sfociano nell’assurdo di molti bloggers c’è davvero di che domandarsi se l’editoria italiana sia pronta all’avvento di questa nuove possibilità date dalle innovazioni tecnologiche. Siamo un popolo lento, non ci siamo mai stati al passo coi tempi, il nostro zeitgeist è ancora fermo a 40 anni fa per molti versi.

Tornando ai contenuti del Conte, il tuo tratto e i colori sono assai compatti e ben delineati. I riferimenti letterari si sposano bene con toni fiabeschi, anche grafici. Una ricerca di equilibrio di nuovo debitrice magari del maestro Calvino?
Sono sempre stato per un approccio intuitivo, quindi la ricerca di equilibrio nel mio prodotto è un costante rovello che vivo a livello interiore, ma sinceramente non mi sono mai appellato a degli ispiratori o numi tutelari.

Certo, il tuo tratto è originale e sfido a trovare paragoni. Per quello citavo di più un ispirazione concettuale che grafica.
Concettualmente si, ma il sistema è una mia personale elaborazione, questo intendevo.

Nelle prime pagine apparse finora del conte conosciamo il personaggio e lo vediamo partire sul suo strano mezzo di trasporto, ma che tipo di avventure possiamo aspettarci da  lui? Succhierà davvero il sangue o è impacciato come sembra?
In realtà non è impacciato, anzi, sa anche essere piuttosto stronzino e irritabile, non ha la pazienza di Morto, ma nemmeno l’appetito di Mostro. Anzi, mangia di tutto, cioè è in grado di gustarsi un bel biscottino al cioccolato, pur necessitando di tanto in tanto di un po’ di sangue. Prima o poi si scoprirà anche come si abbevera. Le avventure sono wide-ranging, anche se certo ci saranno sempre riferimenti letterari. Alla fine diventerà un po’ alla volta personaggio tra i personaggi, dove però i personaggi non sono spalle ma co-protagonisti.

La soluzione ideale per le serie che sanno rinnovarsi e di sicuro il mondo fantastico in cui è calato offre molte possibilità. Il suo mondo coincide o interagisce col nostro?
Non per il momento, diciamo che il nostro mondo per il momento non è compendiato.

Lavori ad altri progetti attualmente?
Al momento oltre XL (sto realizzando in questi giorni un fumetto espressamente per il Facebook della rivista, dove appaio sia io che Mostro & Morto, più un altro personaggio) e Linus, sono assorbito dalla realizzazione di una trentina di pezzi per la mia personale “Dumb Eye: the silly flow of time” che si terrà dal primo al venti ottobre a Stoccolma nella Città Vecchia (Gamla Stan), presso la Carina Björck Gallery. Non si tratta di fumetti ma di quadri, anche se parte degli artisti della galleria provengono dal mondo delle nuvole parlanti svedesi, artisti eccezionali come Knut Larsson e Marcus Nyblom. Nel frattempo, come anticipato poc’anzi, il libro di Cronache da Apatolandia dovrebbe vedere presto la luce: sarà praticamente una graphic novel articolata in micro episodi da una-due tavole, che tira le fila delle precedenti apparizioni del personaggio, nato nel 2000. In cantiere sono da tempo anche un nuovo romanzo grafico per Black Velvet e un’altra serie di progetti che spaziano dalla saggistica al fumetto.

La storia del Conte Vlad da Mono (Tunué)

Riferimenti:
Il blog di Alberto Corradi: ossario.blogspot.com
Un’avventura del Conte Vlad da Linus: linus.net/2010/09/conte-vlad-by-alberto-corradi
Il portale della rivsta Linus: linus.net

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