Consapevolezza e accettazione di sé: la toccante storia di “Rebis”

Consapevolezza e accettazione di sé: la toccante storia di “Rebis”

Marchesini e Dicataldo guidano il lettore alla scoperta e valorizzazione della diversità in un mondo realistico e dettagliato.

COVER REBISEssere accettati dagli altri per ciò che si è non sempre è facile, lo sa bene Martino, protagonista di Rebis, volume edito da Bao Publishing che ci porta in un’Italia medievaleggiante in cui paga lo scotto di essere nato diverso, albino, e di continuare a sentirsi diverso anche nel suo corpo.

La storia è ambientata in un’epoca non precisata ma collocabile intorno al 1500, periodo in cui in Italia si ebbero numerosi roghi, conseguenza della caccia alle streghe che funestò l’Europa nel passaggio dal medioevo all’età moderna. Il periodo storico è fondamentale perché sin dalle prime pagine ci fornisce uno spaccato della realtà che andrà a permeare il racconto: una società maschilista, chiusa e poco inclusiva, che vede in due donne che si amano solo due streghe da bruciare per volere divino e che simultaneamente vede come risultato utile della procreazione esclusivamente il figlio maschio, rimarcando sin da subito la posizione secondaria e marginale della donna. 

Il volume si apre con un simbolico scambio di vite, perché alla morte di una delle due donne corrisponde la nascita di Martino, che non viene accettato dal padre in quanto nato albino. L’infanzia del protagonista si sviluppa alternando un rapporto idilliaco con le sorelle a un rapporto più conflittuale col fratello, che mal vive lo stigma di “mostro” con cui viene additato Martino dal villaggio, ma soprattutto col padre, che, convinto dalle maldicenze, ritiene che suo figlio sia una sventura e una maledizione e lo allontana da casa per evitare le ire dei vicini.
Per sfuggire a questo destino imposto, Martino si rifugia nel bosco, dove vive una donna isolata dal mondo e legata a doppio filo alla natura e alla magia che la circonda, Viviana, che lo accoglie e gli insegna a coltivare sé stesso e a crescere.

La trama tratteggiata da Irene Marchesini è delicata e ci guida con intelligenza a scoprire Martino e la sua evoluzione a tutto tondo, facendo un sapiente uso di metafore più o meno evidenti che guidano il lettore a comprendere il processo di crescita affrontato dal protagonista. Una tra tutte è quella relativa a delle larve, che Martino accudisce con passione e amore, provvedendo ai loro fabbisogni fino a quando queste ultime saranno in grado di sbocciare in bellissimi insetti,  accompagnando nel frattempo Martino e affrontando in modo analogo avversità e peripezie, uscendone rafforzate e mutate, diverse e migliori.

Se l’albinismo è il pretesto che inizialmente rende Martino diversoREBIS_p31 dagli altri, si nota come successivamente diventi egli stesso via via più androgino, facendo spazio ad un’altra diversità nel momento in cui comincia a vestire abiti femminili mentre si lega sempre più alla donna che lo ha accolto nel bosco. Viviana è infatti un potente catalizzatore di molti dei cambiamenti che influenzano Martino, essendo lei stessa una delle due donne che in apertura di volume viene condannata al rogo in quanto “colpevole” di aver portato avanti una relazione omosessuale. Proprio la sua conoscenza di quel mondo freddo e crudele, nonché della sua esperienza da paria, sono fondamentali non solo nel fornire a Martino un nuovo punto di vista, positivo e accogliente, ma anche nel donargli una nuova famiglia che lo accoglie nella sua diversità e la coltiva in quanto simbolo di unicità.

Viviana insegna a Martino un nuovo modo di vivere, in armonia con la natura e libero da quelle strutture che lo ingabbiavano nella vecchia vita, iniziandolo anche alla magia praticata da lei e dalle sue amiche, permettendogli di rinascere col nuovo nome di Rebis. La scelta di questo nuovo nome non è per niente casuale e denota un momento evolutivo in cui gli opposti finalmente coesistono, come nel rebis alchemicamente inteso, che designa un matrimonio chimico di elementi opposti che finalmente si uniscono e che viene simbolicamente rappresentato come un androgino a due teste.

L’evoluzione e la fluidità di Martino/Rebis emergono anche nei disegni di Carlotta Dicataldo, che oltre a regalarci tavole con scorci naturali e urbani di tutto pregio, ci restituisce un protagonista che pure visivamente vive questo rapporto conflittuale con sé stesso e con il suo corpo, tratteggiandolo con linee dolci che lo fanno muovere in bilico su un confine capace di accentuarne i tratti femminili e maschili a seconda del momento, prediligendo però i primi in larga misura. Diverse scene risultano emotivamente forti proprio grazie ai disegni, con vignette sapientemente costruite, capaci di fotografare stati d’animo e sentimenti che difficilmente avrebbero reso allo stesso modo se descritte solo con parole, una su tutte probabilmente la vignetta in cui Martino si appresta a fare il bagno con le sorelle, mostrando un volto triste e deluso mentre cerca dei seni che sul suo corpo non possono naturalmente aversi. Una scena semplice, incastonata in una singola vignetta tra tante che descrivono dei momenti di gioco e felicità condivisa, che però inserisce un momento di profonda intimità per il protagonista in modo assolutamente naturale e non forzato, arricchendo la storia di piccole sfumature che premiano il lettore attento. La narrazione visiva risulta inoltre particolarmente toccante nelle scene più forti dove giochi di sguardi e suggestioni visive creano una sospensione dell’incredulità che rende perfettamente plausibile la sfumatura magica in un contesto così reale come quello scelto dalle autrici.

La storia presenta temi forti, soprattutto nella parte finale, riflettendo ed elaborando non solo il concetto di evoluzione personale, colonna portante di tutto il volume, ma anche quello di rinascita, spirituale e fisica, di accettazione di sé stessi e di chi ci sta intorno, preferendo una realtà elettiva d’amore ad una imposta dagli altri in cui si coltiva solo l’odio. Non è un caso che nei momenti più drammatici coloro che arrecano dolore e sofferenza ai diversi, protagonisti del volume, lo facciano non in nome proprio ma scomodando una divinità che secondo loro ha creato tutto con un ordine precostituito fisso e immutabile.

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Rebis è un ottimo racconto che fa dell’intelligenza e della cura per i dettagli il suo punto di forza, con una narrazione mai banale che si sposa con tavole elaborate che fanno immedesimare il lettore con Martino e il suo viaggio, rendendosi adatto sia a lettori più giovani, che potrebbero apprezzare un approccio più dolce a temi ancora oggi molto attuali, sia a lettori più adulti, che potrebbero altresì notare numerose sfumature e rimandi che stratificano la storia rendendola umana e vicina ai cuori di chiunque. Probabilmente la sequenza finale del volume avrebbe potuto soffermarsi di più sul rapporto tra Rebis e Viviana, considerando che proprio nelle ultime trenta pagine avviene uno snodo fondamentale ed emotivamente carico per entrambe, arrivando ad una chiusura che seppure perfettamente coerente e in linea con il resto del volume,si sarebbe giovato di maggior respiro per permettere un adeguato commiato tra personaggi e lettore.

Ciononostante, la storia risulta comunque perfettamente godibile, rendendo la sua pubblicazione nel mese dedicato al pride una scelta oculata e orientata a sottolineare l’importanza dei diritti della comunità LGBTQ+ in un periodo storico e politico che seppure notevolmente migliore rispetto a quello in cui è ambientata la storia, presenta ancora delle criticità tali che danno al volume anche una funzione educativa non indifferente.

Abbiamo parlato di:
Rebis
Irene Marchesini, Carlotta Dicataldo
Bao publishing, 2023
176 pagine, cartonato, colori – 22,00 €
ISBN: 978-88-3273-831-5

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