{"id":1785,"date":"2020-12-06T17:56:15","date_gmt":"2020-12-06T16:56:15","guid":{"rendered":"https:\/\/www.lospaziobianco.it\/comeunromanzo\/?p=1785"},"modified":"2021-06-04T17:38:14","modified_gmt":"2021-06-04T15:38:14","slug":"friedrich","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lospaziobianco.it\/comeunromanzo\/friedrich\/","title":{"rendered":"Viandanti sopra un mare di comics"},"content":{"rendered":"

\"Viandante-sul-mare-di-nebbia-Caspar-David-Friedrich\"<\/p>\n

Una delle pi\u00f9 iconiche immagini della storia dell’arte \u00e8 il “Viandante sul mare di nebbia” del pittore romantico Caspar David Friedrich. L’opera viene realizzata nel 1818, agli albori del movimento romantico e gotico (\u00e8 anche l’anno di uno dei suoi capolavori letterari: il Frankenstein di Mary Shelley). L’immagine diviene una icona perfetta, spesso usata per sintetizzare visivamente vuoi il Romanticismo, vuoi pi\u00f9 precisamente il clima preromantico dello “Sturm Und Drang” tedesco, “tempesta e impeto”, da cui muove i primi passi il genio letterario di Goethe.<\/p>\n

Goethe, di l\u00ec a poco, avrebbe svolto un ruolo (non notissimo, ma ormai nemmeno ignoto) nella nascita del medium fumettistico. Sar\u00e0 lui, infatti, ormai figura autorevolissima e centrale del panorama culturale germanico, a spingere lo svizzero Rodolphe Topffer, suo corrispondente, a sviluppare e pubblicare quelle ingegnose storie disegnate con cui si dilettava, preconizzando anche l’enorme potenziale di quella nuova forma espressiva.<\/p>\n

Di l\u00ec in poi, la storia di quell’archetipo visivo si mescol\u00f2 di frequente con quella del fumetto: e di recente un post su facebook del fumettista Francesco Archidiacono rifletteva quanto nel fumetto bonelliano fossero frequenti pose simili. Jorge Luis Borges, nel suo “Altre inquisizioni”, dichiarava che gli sarebbe piaciuta una storia della letteratura come storia di una figura retorica, e prendeva ad esempio la metafora della Rosa. Naturalmente questo articolo non ambisce a un lavoro cos\u00ec sistematico, ma lo spunto di Archidiacono ci \u00e8 sembrato interessante e abbiamo provato a svilupparlo.<\/p>\n

\"Jan_Vermeer_-_The_Art_of_Painting_-_Google_Art_Project\"<\/p>\n

Iniziamo col dire che il dipinto di Friedrich, ovviamente, ha sviluppato una moda. Lo stesso autore aveva usato quella soluzione in numerosi altri dipinti, e la “figura di spalle” davanti a un panorama grandioso, la “Ruckenfigur<\/strong><\/a>“, divenne un tropo diffusa nella pittura successiva, a partire appunto dall’et\u00e0 romantica. La possibilit\u00e0 di effigiare figure di spalle \u00e8 frequente dall’avvio della rivoluzione pittorica di Giotto in poi, e gi\u00e0 nel ‘600, ad esempio in Vermeer, “L’arte della pittura” (vedi sopra), \u00e8 un espediente utilizzato per rafforzare la focalizzazione dello spettatore su quello che osserva la figura di spalle. Ma \u00e8 nel corso dell’800, dietro la lezione di Friedrich, che tale tecnica si rafforza.<\/p>\n

Armando Rossi,<\/strong> autore fra il resto del notevole Ford Ravenstock<\/strong><\/a> con i testi di Susanna Raule, mi segnala altre notevoli citazioni artistiche dirette da Friedrich (Collier) o rimandi pi\u00f9 generici alla Ruckenfigur (Wyeth):<\/p>\n

\"2012\"<\/p>\n

“The Devil skating when Hell freezes over”, John Collier, oil on canvas, 2012.<\/em><\/p>\n

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“Il mondo di Cristina” di Andrew Wyeth<\/em><\/p>\n

Naturalmente, integrer\u00f2 volentieri ulteriori riferimenti storico-artistici rilevanti nel caso. Ma ora proseguiamo, partendo dalle immagini identificate da Archidiacono:<\/p>\n

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\"deadwood<\/p>\n

Deadwood Dick, n.1 – Masiero \/ Mastantuono<\/em><\/p>\n

\"dragonero\"<\/p>\n

Dragonero, “I ribelli dell’Erondar” – Sceneggiatura: Stefano Vietti
\nDisegni: Gianluca Pagliarani, Fabio Babich, Giancarlo Olivares<\/em><\/p>\n

\"orfani\"<\/p>\n

Orfani, Terra, n.1 – Emiliano Mammucari, Matteo Mammucari, Alessio Avallone, Giovanna Niro<\/em><\/p>\n

\"orfani1\"<\/p>\n

Orfani, Terra – A proposito del futuro.
\nSoggetto: Giovanni Masi, Matteo Mammucari, Emiliano Mammucari, Mauro Uzzeo \/ Sceneggiatura: Matteo Mammucari, Emiliano Mammucari \/ Disegni: Luca Genovese \/ Colori: Luca Saponti
\n<\/em><\/p>\n

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\"archidiacono\"<\/p>\n

Dragonero (disegno di Francesco Archidiacono)<\/em><\/p>\n

Lavorando sull’ultima tavola presentata per “Dragonero”, il fantasy della Bonelli introdotto nel 2013, Archidiacono aveva ristudiato delle tavole del personaggio, ma anche di altre testate bonelliane recenti: “Orfani” (che, sempre nel 2013, ha rappresentato la novit\u00e0 del colore, della serie corale, della continuity, contribuendo con Dragonero e col nuovo corso di Dylan Dog a segnare in quell’anno una certa svolta in Via Buonarroti) e Deadwood Dick (nel 2018, con adattamento da una serie western di Landsdale).<\/p>\n

Lo stesso Archidiacono, nel postare la sua riflessione su Facebook, fa una considerazione interessante: la differenza potrebbe segnare un contrasto tra un eroe fumettistico “classico” (“che \u00e8 sempre mostrato frontalmente, dal basso, monolitico a riempire la tavola eliminando la natura e il paesaggio”) e un eroe pi\u00f9 moderno, pi\u00f9 problematico psicologicamente. Possiamo quasi dire che la Ruckenfigur, e anche proprio il Wanderer, possono sembrare il ribaltamento esatto di questa iconica posa dei comics: e per tale ragione nei comics assume particolare forza (qui sotto, la posa di Superman nella sigla dei suoi cartoon anni ’40).<\/p>\n

\"superman\"<\/p>\n

La Ruckenfigur, per la sua natura romantico\/gothica, \u00e8 citata spesso nei fumetti “neri” degli anni ’40\/’50, prima che intervenga la mannaia della censura di Wertham e soci sul perturbante fumettistico. “The Paperback Palette” ricostruisce molto bene questa connessione, qui<\/strong><\/a>.<\/p>\n

Passando al fumetto supereroico e agli anni ’60, Alessio Bilotta<\/strong> di SlowComix cita il Doctor Strange (1963) di Stan Lee e Steve Ditko, in cui appaiono precocemente tavole di quella impostazione. Del resto il fantastico di Strange \u00e8 di tipo “cosmico”, non legato tanto a singoli mostri ma a paesaggi allucinati, grandiosi, folli.<\/p>\n

\"1962\"<\/p>\n

Del resto, la connessione Dr. Strange \/ Friedrich, con una citazione vera e propria, appare anche nei materiali promozionali del film del 2016.<\/p>\n

\"dr<\/p>\n

Un discorso analogo si pu\u00f2 fare per Silver Surfer (1966), probabilmente gi\u00e0 nell’opera originaria, ma ad esempio, in modo notevole, nella celebre storia di Stan Lee con Moebius (1988).<\/p>\n

\"moebius\"<\/p>\n

Bilotta osserva poi come potrebbe aver inciso nella diffusione del tropo anche l’11 settembre 2001, in cui si rafforza in generale una iconografia dell’eroe impotente davanti ad una terrificante scena di distruzione (e, in parallelo, il cinema recupera sempre di pi\u00f9 le narrazioni supereroiche, sia per i nuovi effetti speciali 3D che rendono possibile evocarne le vicende in modo credibile, ma anche per una elaborazione “laterale” della tragedia, in una rilettura in parte fantastica). Bilotta (e anche Archidiacono, contemporaneamente) segnala ad esempio la storia di Spider-man dedicata al crollo delle Torri Gemelle:<\/p>\n

\"2001\"
\n\"2001a\"<\/p>\n

Anche un’autrice fumettistica come Claudia Loop Palescandolo<\/strong> segnala delle tavole e delle copertine del Batman recente che adottano tale soluzione visiva, evidenziando come si tratti di un fatto impostazione e di “focus”: sul personaggio o, come in questo secondo caso, sull’ambientazione. “Probabile che come composizione venga utilizzata ancora di pi\u00f9 quando la Citt\u00e0 (che diventa praticamente un personaggio a sua volta) e il personaggio hanno un rapporto stretto. Tipo Hell’s Kitchen e Daredevil, Gotham e Batman, New York e Spider-man” (Archidiacono); “Tra l’altro \u00e8 una buona inquadratura per presentare scenari nuovi o stupefacenti senza far perdere il personaggio nello sfondo pur favorendo il paesaggio” (Palescandolo).<\/p>\n

\"130252297_10224063530046217_5726252164648657055_o\"<\/p>\n

\"130285607_10224063529286198_3426720795375990979_o\"<\/p>\n

Aggiungo di mio “Planetary” di Warren Ellis e John Cassidy (2011). Ma sicuramente i casi sono innumerevoli.<\/p>\n

\"2011\"<\/p>\n

Planetary<\/em><\/p>\n

Ma veniamo al fumetto seriale italiano. Giustamente, nel suo lavoro di documentazione Archidiacono ha studiato tavole relative alla Bonelli pi\u00f9 recente. Se dovessimo tornare a un modello di Ruckenfigur bonelliana, direi che il modello potrebbe essere rinvenuto in Nathan Never (1991), fin dalle origini. Nel Dylan Dog classico non mancano tavole e copertine di composizione simile, ma indicano pi\u00f9 lo stupore verso l’apparire di un mostro che non verso un paesaggio o una visione “globale”.<\/p>\n

Qualcosa del genere appare in certi Martin Mystere (1982), dove il personaggio – pur perfettamente caratterizzato – serve anche da mediazione per il lettore verso visioni sorprendenti, di civilt\u00e0 arcaiche, fantastiche, misteriose: ma in prevalenza c’\u00e8 la scelta di un personaggio “di lato”, se non frontale, che non si cancella davanti al paesaggio ma \u00e8 ben presente. Il tutto anche grazie a un impostazione di tavola meno “tenebrosa”, meno giocata sui contrasti chiaroscurali, per avventure coinvolgenti ma di solito anche piuttosto ironiche; e copertine con colori sgargianti, e quindi di nuovo attenuando il contrasto tra figura, mai in ombra, e sfondo.<\/p>\n

\"inferno\"<\/p>\n

Cover di Claudio Castellini<\/em><\/p>\n

\"tenebra\"<\/p>\n

Cover di Claudio Castellini.<\/em><\/p>\n

In Nathan Never, invece, come detto, questo aspetto \u00e8 centrale, ed \u00e8 quello che ritorna anche in Orfani: ci\u00f2 che si vuole evidenziare \u00e8 il rapporto tra il personaggio e una societ\u00e0 futura tentacolare, ostile, ipertecnologica, o mondi alieni, inospitali e per\u00f2 dotati di una grandiosa bellezza. Il rimando alla Ruckenfigur pu\u00f2 essere anche, sottilmente (e magari inconsciamente) paradossale: un’immagine che esalta la bellezza naturale “classica” contrapposta a un panorama ipertecnologico, o alieno. In fondo, un gioco che \u00e8 fondante nel genere della SF moderna, la rilettura provocatoria di un’icona artistica: Mona Lisa Cyberpunk, ma anche – fuori dall’arte visiva – il culto di Mozart per i Mirrorshades.<\/p>\n

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\"dylan\"<\/p>\n

Cover di Angelo Stano<\/em><\/p>\n

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\"mater\"<\/p>\n

Cover di Angelo Stano (l’ultima, prima di Cavenago)<\/em><\/p>\n

Il “nuovo Dylan Dog” ha talvolta soluzioni simili, quando l’orrore ha una valenza “ambientale”, o comunque collegato non al singolo mostro ma a qualche elemento di maggiori dimensione, come in questi primi due albi del ciclo delle “Madri”. In entrambi i casi abbiamo una realt\u00e0 naturale “tempesta e impeto”, minacciosamente gothica, e ci avviciniamo quindi ancor di pi\u00f9 al modello originario della Ruckenfigur.<\/p>\n

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Fuori dal fumetto bonelliano, naturalmente, si possono rinvenire numerosi esempi. Noto che \u00e8 frequente in opere collegate a grandi poeti, come in questi due notevoli fumetti dedicati a\u00a0Petrarca <\/strong><\/a>di Filippo Rossi e Nuke Razzoli<\/strong> per Kleiner Flug (l’immagine ci \u00e8 gentilmente fornita da Elia Muna\u00f2<\/strong>), o a Leopardi<\/strong><\/a> di Martone e La Pietra per NPE. Due autori – fondamentali del canone poetico italiano – in cui il rapporto con la natura \u00e8 centrale. Nel caso di Leopardi, poi, con L’infinito siamo nell’anno dopo all’opera di Friedrich (1819), e quindi di nuovo l’associazione, anche extrafumettistica, \u00e8 inevitabile. Un rimando a Friedrich in chiave poetica appare anche nel raffinato Poema a fumetti<\/em><\/strong><\/a> (1969) di Dino Buzzati<\/strong>, dove il viandante \u00e8 davanti al “mare di nebbia” di Milano (e quindi di nuovo, contrastivamente, davanti alla citt\u00e0 tentacolare invece che alla natura). Forse \u00e8 la prima occorrenza di tale citazione nel fumetto almeno italiano (non a caso, in una incursione “colta”, d’autore, e al tempo stesso molto amata da Sergio Bonelli (che aveva dei Buzzati pittorici nella sua collezione privata).<\/p>\n

Esiste poi un\u00a0 Friedrich a fumetti <\/strong><\/a>di Sebastiano Vilella, di cui si \u00e8 parlato qui<\/strong><\/a>. Ma \u00e8 il caso per certi versi pi\u00f9 logico, e quindi meno rilevante per questo discorso. In modo simile, Existential Comics<\/strong><\/a> (webcomics a tema filosofico) usano l’immagine per parlare della distinzione tra Bello e Sublime (il tipo di bellezza, appunto, rappresentata nel Wanderer).<\/p>\n

\"download\"<\/p>\n

Dino Buzzati, Poema a fumetti<\/em><\/p>\n

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Sempre in un ambito di fumetto autoriale possiamo collocare la notevole citazione di Marco Corona<\/strong>, nel suo “Il viaggio<\/a>” per Progetto Stigma, con una evidente citazione diretta di Friedrich. (Su Corona, in attesa di leggere e approfondire anche questo nuovo fumetto, rimando per chi fosse interessato a quanto ho scritto sul suo potente Pinocchio<\/strong> <\/a>illustrato).<\/p>\n

\"heimat\"<\/p>\n

Giulia D’Angelo<\/strong>, che cura il blog miocarofumetto.it, ci segnala inoltre la cover di Heimat di Nora Krug<\/strong>, di cui lei ha scritto qui<\/strong><\/a>.<\/p>\n

Spaziando fuori dal bonelliano, per\u00f2, potremmo andare avanti ad infinitum (peggio ancora se usciamo dal fumetto: in ambito filmico, mi limito a segnalare questo articolo qui<\/strong><\/a>, dove si parla anche di poster di film di derivazione supereroica).<\/p>\n

Aggiungo ancora alcuni a questa mia “barberList”, particolarmente significativi, e inerenti il filone del fumetto umoristico: una iconica illustrazione dei Peanuts<\/strong> di Schulz<\/strong>, con Charlie Brown e Snoopy, il Paperone di Don Rosa<\/strong>, davanti alla citt\u00e0 di Dawson, dove gli si prospettano possibilit\u00e0 di avventura e arricchimento, ma anche grandi pericoli. Il Pertini di Andrea Pazienza<\/strong>, dubbioso davanti a un’Italia all’apparenza serena ma irta di problemi, probabilmente cita ironicamente Schulz (ce lo segnala anche Emiliano Serreli). E, infine, il recente Picosauri<\/strong><\/a>, libro “misto” uscito di recente, con fumetti, testi e illustrazioni, con disegni di Giorgio Sommacal. <\/strong><\/p>\n

Groo the Wanderer, 1982, di Sergio Aragones, non c’entra invece nulla: \u00e8 un viandante guerriero, comico ma scollegato; e naturalmente l’immagine iconica di Friedrich \u00e8 citata in numerose vignette satiriche, politiche e di costume (non fumettistiche, in quanto non sequenziali): spesso si ironizza sul fatto che il moderno “Wanderer” si farebbe un selfie sul mare di nebbia invece di godersi il momento (un esempio qua<\/strong><\/a>).<\/p>\n

\"Un-fumetto-in-biblioteca-La-saga-di-Paperon-De-Paperoni-di-Keno-Don-Rosa\"<\/p>\n

Don Rosa<\/em><\/p>\n

\"charlie\"<\/p>\n

“Peanuts”, Charles Schulz<\/em><\/p>\n

\"andrea-pazienza_-pertini-3542x1771-e1540208631918\"<\/p>\n

“Pertini” di Andrea Pazienza<\/em><\/p>\n

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Giorgio Sommacal, Picosauri<\/a> (testi di Pino Pace)<\/em><\/p>\n

Sarebbe poi tutto da esplorare l’ambito del fumetto e dell’animazione nipponica, che ha un suo rapporto con l’immaginario romantico. Alice Marchi<\/strong> l’ha indagata nella sua (notevole) tesina di maturit\u00e0 del 2017, dove emerge ad esempio come Miyazaki abbia citato questo dipinto dell’autore ne “Il castello errante di Howl” (oltre a molti altri rimandi sparsi nelle sue opere).<\/p>\n

\"friedrich\"<\/p>\n

Il tema torna anche in questo Dampyr degli 80 anni Bonelli:<\/p>\n

\"dampyr\"<\/p>\n

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Se conoscete altri esempi di Ruckenfigur fumettistiche, segnalatemeli: li integrer\u00f2 volentieri.<\/p>\n

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