Julia e Saba
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Julia e Saba

JULIA - Copia

“Piangi, Pierrot”, il numero 261 di Julia, la testata bonelliana dedicata all’omonima criminologa Julia Kendall, è uno di quei casi in cui ho comprato l’albo colpito dalla bella ed essenziale copertina di Cristiano Spadoni. Tuttavia l’albo si è rivelato interessante anche per gli argomenti che tratto su questo blog, ovvero l’intersezione tra letteratura e fumetto. Come noto ai lettori, per quanto affronti anche periodicamente il tema degli adattamenti letterari veri e propri, mi piace soprattutto scovare intersezioni meno marcate, come quella interna a quest’albo.

La copertina, come detto, è particolarmente iconica (curiosamente, mentre anche su Dylan Dog 405 appare una simile cover essenziale, il protagonista su uno sfondo monocromatico, inusuale in Bonelli). Julia stringe con affetto preoccupato un piccolo Pierrot trafitto al petto da un’arma affilata. Il contrasto tra il nero dello sfondo, il bianco del Pierrot e il rosso del sangue (e il rosso della lacrima del Pierrot, usualmente nera) è potente.

Inoltre, abilmente, il copertinista non ci fa capire cosa rappresenti il “Pierrot”, mantenendo la suspense per il lettore incuriosito. Julia invece sembra svanire nel nero della tavola, mentre le dimensioni del Pierrot, che lei abbraccia come un bambino, ma con una certa distante perplessità, rimandano alla complessità del personaggio (in bilico tra affabilità e freddezza, materno ma anche a tratti  anaffettivo) che è il motivo del suo fascino.

1588065182490.jpg--La sceneggiatura di Giancarlo Berardi e Lorenzo Calza (quest’ultimo, premiato come miglior sceneggiatore a Etna Comics l’anno scorso, dove anch’io facevo parte della – ampia – giuria) chiarisce poi in breve il rimando del titolo, negli efficaci disegni di Claudio Piccoli. Consiglio di comprare e leggersi l’albo e poi tornare eventualmente qui per due considerazioni, perché non posso evitare minimi spoiler.

La storia si apre con una mostra d’arte, il cui pezzo forte cita il recente Bansky del “quadro nel tritacarne” (ma, qui, con una immagine che rimanda piuttosto a Keith Haring nell’aspetto. L’opera non viene fatta a pezzi, ma si scioglie con una opportuna fonte di calore. Questa introduzione non si collega al giallo seguente, ma viene poi evocata per un correlativo oggettivo.

Il caso prende piede dal ritrovamento di un uomo con una maglietta di Pierrot, che rimanda al logo di un locale per omosessuali della città di Julia. Il tema è molto delicato e Berardi-Calza cercano di svilupparlo con delicatezza: non mi esprimo però su questo aspetto dell’opera.

La cosa interessante è invece il riferimento che viene inserito all’opera di Umberto Saba, e in particolare ad “Ernesto” (1953), romanzo che tratta della scoperta dell’omosessualità del protagonista (con notazioni, in parte, vicine alla biografia dell’autore) e che uscì solo postumo, nel 1975. Julia, nel corso delle sue indagini, trova il libro (p.56) a casa della vittima dell’omicidio; e nel corso dell’indagine ha modo di citare ampiamente. Si rievoca l’amicizia con Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti (con cui l’accomunava l’attività poetica: ma la sua lirica si opponeva, di fatto, alla cripticità dell’ermetismo) ed Elsa Morante, e si ricorda che Pier Paolo Pasolini scrisse dell’opera (criticando la prudenza eccessiva che ne impedì la pubblicazione, pur attribuendone la colpa alle pressioni sociali e non all’autore). Curioso notare che proprio in quel 1975 dell’apparizione dell’opera (e, si evoca nel fumetto, della sua traduzione inglese) Pasolini finirà poi vittima di un misterioso omicidio connesso ufficialmente a una sua relazione occasionale, ma su cui si sono ipotizzati anche moventi più complessi. Proprio Pasolini, del resto, con “Ragazzi di vita” (1955), era stato il primo a occuparsi del tema nella letteratura italiana (due anni dopo l’opera scritta, ma non pubblicata, da Saba).

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A p. 63 si cita, con un bel montaggio alternato contrastivo con un omicidio, una lirica del Canzoniere sabiano, Secondo congedo, analizzata poi da Julia e fidanzato distante a p.64-65.

O mio cuore dal nascere in due scisso,
quante pene durai per uno farne!
Quante rose a nascondere un abisso!

E proprio il ritrovamento del libro (p.120) consente di incastrare l’assassino, permettendo così nel finale a Julia di concludere l’indagine con una riflessione personale che connette ulteriormente i delitti e le opere di Saba, citando un’altra lirica molto celebre dell’autore: il sonetto “Mio padre è stato per me l’assassino”. Una lirica sul difficile rapporto col padre, tanto che, come noto, l’autore, nato Poli, assunse poi il nome Saba dalla balia che l’aveva cresciuto.

Mio padre è stato per me “l’assassino”;
fino ai vent’anni che l’ho conosciuto.
Allora ho visto ch’egli era un bambino,
e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto.

Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,
un sorriso, in miseria, dolce e astuto.
Andò sempre pel mondo pellegrino;
più d’una donna l’ha amato e pasciuto.

Egli era gaio e leggero; mia madre
tutti sentiva della vita i pesi.
Di mano ei gli sfuggì come un pallone.

“Non somigliare – ammoniva – a tuo padre”:
ed io più tardi in me stesso lo intesi:
Eran due razze in antica tenzone.

1588065183332.jpg--In tutto questo, è giusto sottolineare anche il lavoro decisamente buono svolto dal disegnatore Claudio Piccoli, fedele al segno prevalente in Julia: un montaggio basato su una griglia programmaticamente regolare, ortogonale, che favorisce un linguaggio più apertamente “cinematografico” delle vignette, in linea di massima rigorosamente uguali (salvo occasionali variazioni della griglia). Piccoli adotta un segno estremamente preciso e minuzioso, che sa giocare abilmente con i contrasti chiaroscurali a rendere bene la costante tensione psicanalitica che caratterizza la psicologia della protagonista e dei comprimari.

Molto efficace e rivelatrice la scena dell’incubo, ad esempio (qui a fianco una delle tavole) dove il disegnatore riesce, come in tutto l’albo, a mantenere un certo grado di inquietudine nel lettore senza però sconfinare in un campo apertamente orrorifico/splatter.

Insomma, un prodotto di alto livello che ci ha consentito di parlare anche di questo grande poeta italiano su questo blog fumettistico-letterario, dove Umberto Saba non era ancora, per mancanza di occasioni, stato trattato.

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