Le grandi donne della storia nella collana di Mucchi editore.
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Le grandi donne della storia nella collana di Mucchi editore.

Anna Alla Scrivania

E’ uscito di recente un terzo volume della collana “Storie e scritti di donne”, pubblicato da Mucchi Editore. Si intitola “𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮, 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮, 𝗲𝗺𝗮𝗻𝗰𝗶𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲. 𝗔𝗻𝗻𝗮 𝗞𝘂𝗹𝗶𝘀𝗰𝗶𝗼𝗳𝗳 𝗲 𝗻𝗼𝗶”, a cura di Vittorina Maestroni e Thomas Casadei, con una graphic novel di Alice Milani. Appare bene innanzitutto precisare al lettore fumettofilo che si tratta solo di un singolo fumetto medio-breve, 20 pagine su 134 complessive del volume (in teoria, dunque, lontano anche dai canoni usualmente associati al “graphic novel”, il “romanzo a fumetto”, di cui si ragiona solitamente dalle 100 pagine in su).

Tuttavia, questa “forma mista” ci pare un esperimento decisamente valido, che dimostra la diffusione e la legittimazione ormai avuta dal fumetto come medium, tale da meritare la presenza anche in un volume divulgativo, sì, ma dal taglio decisamente “alto”, non rivolto necessariamente all’infanzia. Una mix tra testo scritto e testo fumettato che è indubbiamente un altro tipo di dialogo tra letteratura e fumetto, il tema che ho scelto per questo blog.

E, indubbiamente, in questo caso letteratura e fumetto si relazionano anche per i contenuti scelti per la collana, che indaga figure di donne intellettuali di importanza centrale nella storia della cultura europea, ma di solito meno valorizzate di quanto effettivamente meritino.

 

Olympe de Gouges e noi.

 

Il primo volume, del 2022 e sempre per gli stessi curatori, era stato dedicato a Olympe de Gouges con titolo “La dichiarazione sovversiva”. Anche qui, con un fumetto di Claudia Leonardi, autrice completa, e con scritti di Tindara Addabbo, Serena Ballista, Silvia Bartoli, Thomas Casadei, Natascia Corsini, Caterina Liotti, Annamaria Loche, Vittorina Maestroni, Anna Scapocchin, Serena Vantin.

La presentazione spiega come il progetto nasca dalla collaborazione, con tanto di convenzione, tra il Centro documentazione donna di Modena e il CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

“Olympe de Gouges non è solo un classico misconosciuto o da riscoprire, da leggere, studiare e discutere, ma anche un’autrice che con i suoi scritti e la sua stessa esistenza offre ancora oggi straordinari spunti di riflessione nell’indagare i rapporti tra uomini e donne” spiega il claim del lancio del volume e della serie, che nella presentazione viene maggiormente articolato. L’intento appare quello di andare oltre la semplice “evocazione” della Gouges, ormai giustamente spesso citata per i suoi “Diritti della donna e della cittadina” nel contesto della Rivoluzione Francese, ma senza approfondirne la figura.

 

Olympedegouges

 

Dopo l’introduzione, si lascia subito spazio al fumetto di Claudia Leonardi, realizzato con notevole professionalità, in un segno realistico e accurato. L’autrice è nota soprattutto per aver realizzato il fumetto tratto dal celebre videogame “Life Is Strange”, e adotta qui uno stile non troppo dissimile, valorizzato dalla bella colorazione che equilibra naturalismo ed espressione emotiva. Il fumetto è, come detto, breve, e quindi presenta appunto il nucleo essenziale della vicenda della protagonista: il manifesto per i diritti della donna, esclusa dai padri della rivoluzione, e il prosieguo di queste battaglie anche durante il terrore di Robespierre, che conducono infine la de Gouges al martirio della ghigliottina, con cui si era aperta la storia narrata poi con un lungo flashback (secondo una tecnica tipica del biografismo, non solo a fumetti). Nonostante la brevità, l’autrice trova modo di dare ragione anche di alcuni aspetti meno noti, come l’impegno anticoloniale dell’autrice.

Segue una biografia testuale di Silvia Bartoli, in cui ricostruisce molti aspetti interessanti della vita dell’autrice, a partire dalla scelta significativa, ad esempio, del nome, che modifica da Marie Gouze, ricevuto alla nascita. Nel corso della sua breve vita firmerà 42 pièce teatrali, 29 romanzi
e altri scritti, una settantina fra articoli di giornale e libelli rivoluzionari, andando appunto ben oltre il solo Manifesto per cui è primariamente ricordata. Inoltre, nel 1783, l’opera antischiavista di cui accenna anche il fumetto, e che le causerà problemi anche dopo la messa in scena nel 1789. Numerose le opere che confermano il suo impegno antischiavista, all’interno di un movimento che prendeva piede nell’ambito rivoluzionario. Sul fronte femminista, importante anche la pubblicazione del Journal Des Dames.

Pacifista, girondina, moderata anche nei confronti della monarchia (dedica il suo Manifesto alla regina Maria Antonietta, di cui condividerà il tragico destino), è tra le prime, fin dal 1792, ad attaccare Robespierre e il suo spirito totalitario con un pamphlet intitolato con preveggenza “Pronostico su Robespierre”. La richiesta di un referendum sulla forma di governo le costa la condanna a morte dal “patriarcato rivoluzionario”: viene ghigliottinata il 3 novembre
1793, «per avere dimenticato le virtù che convengono al suo sesso».

Segue il testo dei “Diritti della donna”, tradotti da Annamaria Loche, e quindi dieci interventi che, partendo appunto dalla Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, esaminano una serie di questioni-chiave affrontate dall’autrice: uguaglianza e differenza; libertà; giustizia; teatro; parola; suffragio; cittadinanza; lavoro; schiavitù e oppressione; rivoluzione. Chiudono il volume degli spunti di riflessione e i consigli di lettura (ma ogni sezione prevede un ricco riferimento bibliografico).

 

Mary Shelley e noi

 

Il secondo volume, che segue lo stesso schema di massima, è dedicato a una figura riconosciuta apertamente per la sua importanza letteraria, come Mary Wallstonecraft Shelley, di cui si inizia ad ammettere l’importanza (il suo “Frankenstein” è il fondamento sia del romanzo gotico, sia della fantascienza, come solo oggi si inizia a concederle, riconoscendo l’anticipazione di Verne e Wells). Tuttavia, come di nuovo chiarisce bene il saggio, il rischio è di schiacciare l’autrice solo sulla sua opera più rilevante, a fronte di una maggiore complessità.

Anche qui, la presentazione dei curatori inizia a introdurre la complessità del personaggio, a partire, anche qui, dalla scelta del cognome materno invece di quello paterno, Godwin (a margine: illuminante per capire meglio anche “Povere creature!”, di recente portato al cinema con grande successo dal regista greco Lanthymos, poiché la citazione esplicita conferma la derivazione intenzionalmente shelleyana dell’opera).

 

 

Casadeimaestroni Mary Shelley

 

Segue il fumetto, di nuovo di Claudia Leonardi, condotto in modo simile al precedente, salvo una maggiore cupezza gotica, forse, portata dall’epoca e dalla figura protagonista. Invece della narrazione “a rebours” adottata per la De Gouges, si procede in forma lineare, partendo dalla nascita e proseguendo le vicende in ordine cronologico, di nuovo incentrandosi soprattutto sul tema principale, la stesura del “Frankenstein”, inframmezzata alle tormentate vicissitudini dell’autrice.

Segue di nuovo la biografia di Silvia Bartoli, che amplifica e sistematizza quanto presentato in prefazione. Se già la Gouges era scrittrice, nel caso della Shelley questa dimensione è preminente, e ci si concentra così sulle numerose, notevoli opere dell’autrice, da “Matilda”, sull’amore incestuoso, a “Valpurga”, grande affresco del Trecento italiano tramite la figura di Castruccio Castracani, condotto dopo un viaggio in Italia. “The Last Man”, infine, introduce la fantascienza apocalittica, e numerosi sono anche i racconti composti dalla autrice.

Segue una selezione di testi – dal “Frankenstein”, appunto, ma non solo, e il lavoro sulle parole chiave dell’autrice tramite dieci interventi di altrettanti autori (scritti di Giuliano Albarani, Serena Ballista, Silvia Bartoli, Thomas Casadei, Natascia Corsini, Lilla Crisafulli, Adele D’Arcangelo, Patrick Leech, Vittorina Maestroni, Anna Scapocchin, Serena Vantin).

 

Anna Kuliscioff e noi.

 

Il terzo volume si sposta ancora in avanti in un secolo, e mira a far conoscere la biografia, le idee, l’impegno e le azioni di Anna Kuliscioff, donna poliedrica e figura chiave per l’emancipazione e per il femminismo italiano.

 

Copertina Annakuliscioff

Il volume contiene scritti di Francesca Arena, Silvia Bartoli, Thomas Casadei e Vittorina Maestroni, Natascia Corsini e Claudio Silingardi, Isabel Fanlo Cortés, Liviana Gazzetta, Caterina Liotti, Rosaria Pirosa, Maurizio Ridolfi, Anna Scapocchin, che come in quelli precedenti esaminano le parole-chiave della produzione dell’autrice. La biografia è come al solito di Silvia Bartoli, la selezione di brani antologici è ad opera di Fiorenza Taricone. La struttura è simile, e il lavoro come in precedenza di ottima qualità in un equilibrio di accessibilità divulgativa e precisione accademica.

Indubbiamente una grossa novità di questa terza opera è costituito dall’autrice del fumetto che la correda, Alice Milani. Classe 1986, Milani è infatti indubbiamente un nome di peso del fumetto d’autore contemporaneo, con all’attivo un lavoro di alto livello sulla biografia a fumetti, in particolare per BeccoGiallo, casa editrice che dal 2005 ha assunto questa specializzazione all’interno del fumetto italiano “da libreria”. Il primo fumetto di questo tipo è stato quello su
Wislawa Szymborska (2016), a cui sono seguiti il lavoro su Marie Curie (2017), e su Lorenzo Milani (2020), prozio dell’autrice, e di recente su Sofia Kovalevskaja (2023). Tutte figure femminili, con l’eccezione di don Milani, e questo lavoro quindi non fa eccezione e si pone in continuità col notevole lavoro dell’autrice.

 

 

Tav01

 

Nel fumetto ritroviamo la particolare eleganza del segno di Alice Milani, che ricorda a tratti quella di un’autrice come Grazia Nidasio, ma con una sintesi personale, più rotonda e ancor più libera nelle proporzioni e nella messa in scena. Pur nella validità del lavoro di Claudia Leonardi, trovo che il segno maggiormente “autoriale” della Milani si sposi ancor meglio al progetto.

Le venti pagine del fumetto rendono pressoché obbligata, volendo trattare in sintesi tutta la vita, il procedere a un ritmo narrativo molto serrato e compatto, adottando uno sviluppo lineare della fabula, dalla nascita alla morte, e col frequente uso di didascalie (un voice over in prima persona della Kuliscioff) che raccordano le varie scene. Il segno della Milani riesce bene a vivacizzare la narrazione tramite il suo segno arioso, che rende particolarmente efficace la recitazione dei personaggi, nei volti e soprattutto nella mobilità dei corpi.

Il volume nel suo complesso restituisce un’immagine completa e a tutto tondo della Kuliscioff, che lo stesso Turati definiva “il miglior cervello del socialismo italiano”. Appare curioso come emerga, nella biografia, il fatto che anche la Kuliscioff si crea un nome d’arte: appare quasi un tratto comune la rinominazione come momento importante di queste figure femminili ribelli al ruolo sociale limitato a loro imposto.

Anche della Kuliscioff si analizza, come nelle opere precedenti, la “tridimensionalità” della figura e il suo ruolo centrale nella nascita del Partito Socialista Italiano, vicina al riformismo di Turati, di cui fu compagna, e contrapposta al massimalismo di Mussolini, che avrà i noti disastrosi esiti dopo l’opportunistica svolta durante la grande guerra.

Un progetto, insomma, di indubbio pregio, che si presta perfettamente anche all’adozione nella biblioteca scolastica di fumetto di un istituto superiore, per l’ottimo materiale didattico che fornisce nell’approfondire figure fondamentali della nostra storia, a lungo ingiustamente trascurate.

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