Più gli anni passano e più gli appassionati di fumetti, in particolar modo le nuove generazioni, tendono ad associare il nome di Jack Kirby soprattutto – se non esclusivamente – con i personaggi della Marvel Comics. Se, per un verso, questa associazione è assolutamente corretta e plausibile, dall’altro offusca e riduce l’importanza che Kirby ha avuto nel e per il fumetto americano per quasi cinque decadi del XX secolo.
Nato Jakob Kurtzberg, Kirby ha attraversato la golden, la silver e la bronze age dei comics americani, contribuendo in maniera essenziale alla nascita e allo sviluppo di quell’industria. L’esplosione del genere supereroistico, all’inizio degli anni ’60 con la nascita della Marvel Comics, si colloca quando Kirby è già un autore conosciuto nell’ambito del fumetto, che ha già vissuto più di una carriera professionale sull’onda dei declini e delle risalite che le pubblicazioni con le nuvolette americane si sono trovate ad affrontare nella prima metà del ‘900. La vita dell’autore è stata, spesso suo malgrado, avventurosa, dura, amara e imprevedibile, degna della trama di un romanzo.
E proprio un romanzo Tom Scioli ha deciso di dedicare all’esistenza del Re dei comics, un romanzo grafico per la precisione, in cui però l’attributo “grafico”, a prima vista stranamente, assume un’importanza minore rispetto al sostantivo “romanzo”, ovvero alla componente più letteraria dell’opera.
Condensare in poco meno di 200 pagine l’intensa vita personale e professionale di Jack Kirby – dalla sua nascita, anzi dal momento dell’incontro dei suoi genitori, fino alla sua morte – che è ricca di decine di aneddoti, incontri e svolte impreviste e imprevedibili, è sicuramente un’operazione complessa, soprattutto usando il medium fumetto.
Quello che Scioli decide di fare per narrare la vita del Re è una sorta di operazione Grand Design, laddove quest’ultima è una collana della Marvel nella quale vari autori condensano in una sola (o al massimo due) grande pubblicazione decenni di vita narrativa di un personaggio, attraverso un grande formato di pagina che permette la sua suddivisione in un alto numero di vignette. Il fine di tutto ciò è quello di fornire ai lettori un grandissimo numero di informazioni nel più breve spazio possibile, con una vignetta che può andare anche a raccontare la trama di un intero albo del protagonista.
Anche Scioli ha contribuito recentemente a questa collana con il suo Fantastic Four Grand Design e non può essere certo un caso l’analogia tra l’impostazione delle due opere, alle quali l’autore ha lavorato, se non contemporaneamente, di certo a stretto giro di posta l’una dall’altra.
Il volume su Kirby ha dimensioni e proporzioni più o meno come quelle di un albo bonelliano, a differenza del grande formato dei volumi Grand Design. Ecco che l’autore decide allora di lavorare su un layout di pagina 2×3 da cui non deroga mai. Questo gli permette l’accumulo di un grandissimo numero di vignette per raccontare la biografia di King Jack e, al contempo, è un chiaro omaggio proprio a quei fumetti che l’artista newyorkese ha contribuito a creare, che per la maggior parte proprio sulla quella struttura della pagina si basavano, struttura che proprio Kirby con il suo genio ha sradicato e trasformato.
Anche dare un aspetto vintage alle pagine, ingiallendole per richiamare la pessima qualità di carta sulla quale gli albi a fumetti venivano stampati, contribuisce a immergere il lettore in un racconto che è al contempo quella della vita del Re e quello di un pezzo di storia del fumetto made in USA.
Di primo acchito, l’impostazione voluta da Scioli per questa biografia è più respingente che accattivante agli occhi di un lettore. Il muro di vignette e didascalie fitte di parole che gli occhi incontrano in ogni pagina, dalla prima all’ultima senza soluzione di continuità, suggerisce una fatica di lettura causata da quello che potrebbe essere visto come un fumetto didascalico e prolisso, e che in alcuni passaggi senza dubbio lo è.
Ma se ci fermiamo un momento a riflettere, l’operazione imbastita da Scioli acquista un senso e un significato. Raccontare la vita e l’opera di un artista dotato di un talento e di una fantasia incontenibili, capace di creare su carta mondi e personaggi immaginifici con uno stile di disegno innovativo e mai visto prima; raccontare, scrivevamo, tutto questo con una impostazione sobria e quasi dismessa, con immagini che sono quanto di più lontano possa esserci dalla cifra kirbiana è una forma di rispetto verso quel maestro e una tacita dichiarazione di volersi concentrare sul suo aspetto umano, non meno importante del suo talento. Perché, per essere chiari, Scioli sarebbe stato anche capace di emulare e omaggiare lo stile di Kirby, come ha fatto su Godland, la serie capolavoro della Image Comics realizzata con Joe Casey.
La vicenda esistenziale di Kirby è costellata tanto di successi e riconoscimenti, quanto di drammi, tradimenti professionali e delusioni, che lo hanno accompagnato per la maggior parte della sua carriera. Kirby è stato uno stakanovista, uno che lavorava di notte per realizzare più fumetti contemporaneamente e poter arrivare a mettere insieme uno stipendio decente per mantenere la propria famiglia. È stato un professionista che, nonostante i successi dei personaggi da lui creati che ha inanellato fin dai suoi esordi, non ha mai trovato un giusto riscontro nelle case editrici per cui ha lavorato, che spesso lo hanno tradito con false promesse e negato un riconoscimento al suo contributo fondamentale nella creazione di mondi ed eroi.
Ovviamente, quella di Kirby fu la condizione di tanti altri suoi colleghi, sfruttati dagli editori: il livello artistico e di fama ottenuti da lui amplificano e rendono più clamoroso il suo caso che resta specchio dei rapporti sbilanciati tra autori e case editrici che hanno sempre contraddistinto il mercato del fumetto americano seriale.
Scioli decide di raccontare tutto questo in prima persona, attraverso la voce dello stesso Re che riempie didascalie di pensiero e dialoghi in ogni pagina. Tutte tranne una, nella quale la parola passa a Stan Lee, l’altra parte della medaglia e della storia, colui il cui “tradimento” è stato forse quello che ha ferito maggiormente Kirby, forse perché proprio nella creazione dell’universo supereroistico Marvel Jack aveva riversato tutte le energie creative di artista maturo e riposto tutte le speranze di veder riconosciuti i propri meriti.
Scioli è capace di andare anche oltre, però, e lo fa con una intuizione grafica che può apparire banale, ma che racchiude l’essenza dell’uomo e dell’autore Jack Kirby. In tutte le pagine del libro, dalla sua infanzia fino alla vecchiaia, Il Re viene rappresentato con un tratto cartoonesco, con due occhi enormi da cartone animato, in evidente contrasto con il realismo e la verosimiglianza al reale che contraddistingue gli altri personaggi. Questo sguardo immenso, anche fanciullesco, che accompagna il Re in tutte le età della sua vita è lo specchio dell’amore e della passione che aveva per il suo lavoro, di quanto credeva nei personaggi che ideava e nelle storie che creava per loro. I fumetti hanno finito per spezzare il cuore al Re, ma lui non li ha mai tradito né ha mai smesso di credere nella potenza delle storie.
Kirby era ciò che scriveva e disegnava, letteralmente: per tutta la vita ha messo su pagina la sua infanzia nel Bronx, la sua esperienza al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale, i suoi contrasti rapporti di lavoro con gli altri colleghi. Come tutti i grandi artisti, il suo riconoscimento è arrivato troppo tardi, quando non c’era più. Come molti grandi artisti, però, non ha mai smesso di credere in quello che faceva.
Scioli è cosciente anche di questo e il cambio di formato delle quattro tavole finali – tre con un layout 6×2 a contenere la riproduzione dei credits a Kirby presenti in tutti i film del MCU e una con due sole grandi vignette nelle quali il Re si rivolge direttamente ai lettori – è il giusto epilogo di una biografia assolutamente di parte (quella pro Kirby, ovvio), ma assolutamente da leggere per scoprire quanto grande sia stato The King of Comics.
Abbiamo parlato di:
Jack Kirby – La vera vita del re dei comics
Tom Scioli
Traduzione di Vincenzo Filosa
Rizzoli Lizard, 2022
208 pagine, brossurato, colori – 18,00 €
ISBN: 9788817155359