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    Colori, forme e anima: intervista con Jesse Jacobs

    A Lucca Comics and Games 2019 abbiamo intervistato Jesse Jacobs, ospite di Eris Edizioni e recentemente pubblicato anche da Hollow Press. Con lui abbiamo parlato dei suoi primi passi nel mondo dei comics, delle sue tecniche favorite e dell’ispirazione sottostante il suo lavoro.

    Con due nuove pubblicazioni in uscita nel 2019 (Crawl Space per Eris Edizioni e Baby in the Boneyard per Hollow Press), Jesse Jacobs era uno degli ospiti più attesi a Lucca Comics and Games 2019. Grazie ad Eris Edizioni, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con lui dei suoi inizi, del suo lavoro e di cosa ispiri le sue storie psichedeliche, spirituali e sofisticate.

    Ciao Jesse e grazie per il tempo che ci dedichi. Vorrei partire dal tuo inizio nel mondo dei fumetti: quando hai deciso di intraprendere questa carriera?
    Penso come tutti, disegnavo da ragazzino. Molte persone poi si fermano a un certo punto, ma io non l’ho fatto. Io amavo guardare le cose, per questo ho cominciato a disegnare: mi piacevano le arti visive, dalle illustrazioni sulle scatole di cereali fino ai fumetti e ai cartoni. Probabilmente avrei cercato di fare un cartone animato, se mi fosse stato possibile da ragazzino, ma l’animazione è molto tecnica e richiede un sacco di attrezzatura specifica. Per disegnare bastano un foglio e una matita, e così ho cominciato. Amavo i fumetti, in particolare quelli della Archie Comics, ma a dire il vero non li amavo più di tutto il resto. Ero attratto da molte cose ma i fumetti erano il mezzo più facile per raccontare storie in modo visivo.

    La scena dei comics canadesi è realmente in fermento negli ultimi anni. Quali sono le ragioni dietro questa esplosione e dietro i talentuosi disegnatori canadesi?
    Ci sono molte cose che si stanno muovendo al momento, è davvero un periodo interessante. C’è una comunità parecchio forte nel paese, ed è incoraggiante. Ti rendi conto che sono possibili un sacco di cose perché altri le stanno provando, così tu a tua volta ti sperimenti. È ciò che sta succedendo in Canada proprio ora: ci sono gruppi fortemente connessi nell’Ontario, il TCAF (Toronto Comic and Arts Festival, NdR) a Toronto; in più ci sono un sacco di persone, di artisti che sperano nel successo di altri artisti e questo è molto importante, crea un bel clima.Ultimamente penso che una buona parte di tutto questo abbia anche un risvolto economico.  L’Ontario del Sud è una regione per lo più benestante, ed è molto più facile per i giovani buttarsi nelle arti se provengono da una classe medio/elevata. Dio solo sa dove sarei senza la mia famiglia che mi ha dato il privilegio di frequentare una scuola d’arte e di percorrere la mia strada. La sanità pubblica è un altro fattore importante.C’è una struttura governativa nell’ Ontario che supporta i fumetti e le arti visive In generale. Per esempio l’Ontario Arts Council offre una borsa di studio per i fumetti che permette agli autori di fare il proprio lavoro: i disegnatori di solito non guadagnano molto, così ricevere 12.000 $ di sussidio è un grosso aiuto.

    Ci sono autori, sia contemporanei sia del passato, che hanno influenzato il tuo lavoro?
    Sicuramente, sono stato influenzato da molti autori. Penso sia impossibile il contrario. Quando ho cominciato a inserirmi nel mondo del fumetto ero ossessionato da disegnatori come Anders Nilson e Marc Bell. Erano cose totalmente nuove per me, che ero cresciuto soprattutto con i supereroi. Penso anche di essere stato influenzato da molti scrittori di romanzi e fantascienza. E anche autori di film.

    Gli artisti dell’underground del Nord America sono famosi per la loro creatività e il loro anticonformismo, che riguarda sia i contenuti sia le forme dei fumetti. Tu, per esempio, sei sempre stato concentrato su libri meticolosamente curati e stampati. Fai, per esempio, molte stampe di serigrafia: cosa ti porta a questa continua ricerca di nuovi formati, quali sono le difficoltà di scegliere differenti e nuove tecniche di stampa?
    Sono aperto a molte tecniche differenti; sono davvero curioso di sperimentare. Per esempio ho un nuovo libro in uscita per Hollow Press, Baby in the Boneyard, stampato su carta marrone. Piccole cose così per me sono importanti per vedere come risulta il mio lavoro in specifici contesti. Penso che il mio modo di lavorare, le linee dettagliate e i colori piatti, diano il meglio con lo spot printing o con la serigrafia. Ho lavorato molti anni in uno studio di serigrafia facendo un sacco di separazione colori e preparazione di file: era qualcosa di affascinante che ha influito molto sul mio lavoro, ha avuto un ruolo comparabile alla mia formazione nella scuola d’arte. Non penso solo al disegno, ma anche a come verrà stampato, come sarà colorato e quali saranno gli effetti con le diverse tecniche.

    I tuoi lavori sono caratterizzati da una certa attrazione per i corpi e la natura, in generale, che di solito viene trasfigurata in qualcosa di alieno. Il messaggio che mi arriva dal tuo lavoro è che la natura è meravigliosa, anche più di quanto non si pensi, ma anche misteriosa e che non sempre noi riusciamo a capirla e apprezzarla… Mi è arrivato il giusto messaggio?
    Le altre domande erano più facili! Parlare di tecniche e procedimenti è più facile che parlare del perché io racconti una storia. La natura è stupenda ma anche terribile e schifosa. Tu dici che io trasformo la natura in qualcosa di alieno, ma in realtà io prendo ispirazione dalle cose reali e le disegno nel solo modo in cui sono capace. Ma alla fine noi siamo parte della natura, la natura è tutto. Talvolta, come umani, tendiamo a ritenerci separati da essa, pensare che siamo qualcosa di differente, qualcosa di sterile e asettico rispetto alla natura: io stesso a volte la penso così, perché pensare questo è più facile per noi, per poter vivere nella nostra cultura.

    In Crawl Space la tua ricerca spirituale è connessa allo studio di forme e colori che si muovono in continuazione. Anche le scenografie sono continuamente in movimento, colorate e in trasformazione. I fumetti sono un mezzo per investigare queste cose e, attraverso di loro, il mondo?
    Sono prevalentemente interessato a come i fumetti possano giocare con il tempo: due tavole vicine l’una all’altra possono essere un intero giorno che passa o solo un secondo, e questo mi piace molto. Forme e colori sono il nostro modo di percepire la realtà, che è tutto ciò che è in superficie e di cui noi percepiamo il cambiamento nel tempo. I fumetti sono ottimi per rappresentare questo. È davvero difficile per me dire perché io faccia qualcosa: a volte voglio solo esplorare certe forme che si muovono dentro a una serie di scatole, confini. Partendo da questo, le storie si rivelano a me di conseguenza.

    Crawl Space e Safari Honeymoon sono in qualche modo interconnessi: nel secondo esplori una realtà esterna, mentre in Crawl Space questa esplorazione è prevalentemente verso una realtà interna.
    Si, Crawl Space esplora un mondo interno. L’esistenza per me è sostanzialmente divisa in tre parti: la natura esterna, la natura interna e poi c’è il nulla completo, come quando dormi e non sogni. Crawl Space si concentra prevalentemente sulla natura interiore, in cui si fa strada anche un po’ di questo nulla di cui parlavo.

    In Safari Honeymoon parli della mancanza di comprensione umana della natura, così come della difficoltà verso gli altri esseri umani; pensi che questi due temi, il dibattito sui temi sociali e sul futuro del nostro pianeta, siano connessi?
    Penso che tutto sia connesso, e quando parliamo di temi sociali parliamo anche di argomenti di ecologia. I problemi ambientali colpiscono per primi i più poveri, anche se ultimamente colpiscono tutti, ma i poveri sono i primi a soffrire. Quando ti disconnetti fisicamente dall’ambiente è facile perdere empatia per gli altri.

    Tutti questi temi convergono verso By This Shall You Know Him, che è la storia di una battaglia di divinità che si sfidano creando il nostro mondo e la nostra storia: una sorta di genesi sci-fi e psichedelica, ma anche un modo per riflettere sull’arte e sulla creazione. Dove hai trovato l’idea per questo lavoro?
    È un libro che ho fatto un po’ di tempo fa, penso sia uscito attorno al 2012 e sembra davvero lontano nel tempo. È difficile ricordare cosa stessi pensando allora, ma probabilmente stavo solo cercando di immaginare come realizzare una storia più lunga di una manciata di pagine, cercando di essere critico con me e la mia creatività. Tutto ciò si è mischiato con la mia costante riflessione su concetti spirituali, ma è difficile ripensarlo ora. A volte sembra solo che le cose attorno a noi siano già create ma anche che siamo noi a crearle.

    E questo è ciò che percepisco quando leggo i tuoi lavori, una riflessione sulla creazione e sul lavoro degli artisti, che possono creare mondi e influenzare il nostro.
    Esatto, mi sento fortunato a essere un artista e un disegnatore di fumetti. Mi sembra che l’universo e la coscienza siano un atto creativo. E fare arte, per me, è un processo spirituale. Non importa che sia fumetto, film o musica; prendi tutti questi elementi diversi e poi li trasformi in qualcosa di differente. La tua effimera idea diventa qualcosa di concreto e reale.

    Come detto, questi lavori sembrano assolutamente connessi, un modo per esplorare nuovi orizzonti, sia spirituali sia materiali. Quindi, a cosa punta Jesse James nel 2020, dove ti porterà la tua ricerca?
    Non ne ho idea. Sto lavorando su alcuni progetti al momento. L’ispirazione arriverà da ciò che leggo, da ciò che vedo, da ciò che ascolto e si mescolerà con i miei pensieri. Conosco un sacco di persone che sono fortemente materialiste e che non credono a nulla che non sia fisico, concreto. Ma a volte mi sento come se le idee non appartenessero a noi, non so se questo ha senso. Penso alla dimensione spirituale della mia vita regolarmente, cerco sempre di imparare nuove cose, di capire come le persone pensino la religione e la spiritualità e poi cerco sempre dentro di me, perché penso sia il solo modo di capire davvero il mondo che ci circonda.

    Quindi stai lavorando su qualcosa…
    Ho fatto questo libro per Hollow Press, Baby In the Boneyard, una storia breve di circa 30 pagine. Sono contento che sia stato pubblicato, ero terribilmente in ritardo, ho avuto alcuni problemi durante il lavoro. Il prossimo passo sarà sicuramente produrre qualcosa che parli dell’interiorità, di quella dimensione di cui abbiamo parlato prima. Ho un fumetto su cui sto lavorando da parecchio, ma sto anche lavorando nel mondo videogames, così ho bisogno di tempo. Sono passati sei mesi da quando gli ho dato uno sguardo, ho guardato alcune tavole proprio prima di venire in Italia e ci sono cose che avevo quasi dimenticato, ma soprattutto ero ancora felice di quello che avevo fatto e c’era più materiale di quanto ricordassi. Se ci do dentro posso finire in un paio di mesi, ma vediamo come vanno le cose di giorno in giorno.

    Intervista realizzata durante Lucca Comics and Games 2019, si ringrazia Walter Troielli per la traduzione

     

    Nato a Moncton, Ontario, ma residente a Londa, Ontario, l’artista canadese Jesse Jacobs è uno degli autori indie più apprezzati al mondo. Dopo gli studi al Nova Scotia College of Art and Design, Halifax, ha cominciato ad autopubblicare i suoi primi lavori, ricevendo anche il Gene Day Award for Canadian Comic Book Self-Publisher nel 2009. I suoi lavori sono stati pubblicati su riviste come Best American Comics, Mad Magazine, The New York Times, Le Monde Diplomatique, Pitchfork Review. Nel 2011 ha pubblicato Even the giants per Adhouse e nel 2012 By This Shall You Know Him per Koyama Press. Nel 2015 Safari Honeymoon (Koyama Press) ha ricevuto una nomination al prestigioso Doug Wright Award per il migliore fumetto. Nel 2017 ha pubblicato Crawl Space (in Italia per Eris Edizioni) e nel 2019 Baby in the Boneyard, edito sia in italiano che in inglese da Hollow Press. Oltre ai fumetti ha lavorato per Cartoon Networks su Adventure Time e lavora anche nell’industria dei videogame. Le sue illustrazioni originali e le sue serigrafie sono state esposte in tutto il mondo.

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