Color Tex #14: due giovani Kit e il solito Tex

Color Tex #14: due giovani Kit e il solito Tex

Appuntamento autunnale con il numero di Color Tex dedicato alle storie brevi. Tra debutti e nomi noti, su cinque storie due spiccano per l’ambientazione nel passato con protagonisti un Kit Willer bambino e un Kit Carson dalla chioma ancora corvina.

Com’è ormai prassi consolidata, si rinnova l’appuntamento autunnale con il Color Tex che, con un’alternanza che ormai è diventata regola, in questa occasione ospita nelle sue 160 pagine cinque storie brevi dedicate a Tex e ai suoi pard.

Ad aprire le danze è L’apache bianco, ultima – almeno per il momento – storia texiana scritta dallo statunitense Chuck Dixon. Dopo la storia breve su Kit Willer (Tex Magazine #2) e il Tex alla francese Cinnamon Wells, l’autore si congeda (come annunciato dal curatore di Tex durante un panel a Cartoomics 2018) dal pubblico bonelliano con un racconto di rapimenti indiani e truffe con Tex e Tiger Jack come protagonisti.

Dixon mette in piedi una narrazione dinamica, come al suo solito, anche se l’evidente linearità nello sviluppo portano a un epilogo scontato.
Delle tre esperienze bonelliane, questa a ben guardare risulta forse la più debole e meno convincente dell’autore statunitense, seppur anche in essa si possa ritrovare una costante nella sua caratterizzazione del ranger, quella minore infallibilità che lo allontana dal canone tradizionale.
Ai disegni, il maestro Fabio Civitelli può dare sfogo per una volta alla sua passione per la policromia, con una colorazione ad acquerello su un segno più chiaro rispetto a quello usato per il bianco e nero, rinunciando – anche se non del tutto – al suo tipico puntinato per retinature e ombreggiature.

Come seconda storia troviamo La casacca magica, esordio texiano di Gabriella Contu che sceglie di raccontare un’avventura di Kit Willer bambino.

Un’autrice sulle pagine del ranger bonelliano è di per sé già un piccolo evento ma – come già successo nei suoi esordi su Dylan Dog e Zagor – alla Contu non tremano certo i polsi e anche stavolta dà prova di essere una delle più interessanti e talentuose nuove firme del fumetto seriale. Mette dunque in scena quello che è a tutti gli effetti un piccolo racconto di formazione, dimostrando ancora una volta una ottima capacità di sviluppo caratteriale dei personaggi.
Ben centrati sono Tex, Carson e Kit Willer come la controparte bambina di quest’ultimo che possiede in nuce le caratteristiche psicologiche del personaggio adulto.
Ad affiancare la Contu troviamo il tratto classico e leggermente spigoloso di Lucio Filippucci, arricchito dalla solita efficace colorazione di Oscar Celestini, che usa toni vivaci e accesi in tutte le pagine della storia.

Mauro Boselli si riserva il racconto centrale del numero, sviluppando in sceneggiatura un soggetto firmato da un lettore appassionato, Marcello Bondi. Non è una novità questa per il curatore della testata: già su Dampyr, altra sua creatura, in passato aveva accolto un soggetto proposto da un lettore della testata.

In Juliet, Boselli coglie l’occasione per mettere su carta una sorta di “piccolo manuale di sceneggiatura texiana” secondo il suo pensiero di responsabile del personaggio. Presenta cioè, nelle pagine della storia, tutti quegli elementi narrativi che uno  sceneggiatore dovrebbe inserire in un buon racconto di Tex.
Nell’arco di trentadue pagine assistiamo a una narrazione densa, scandita da circa sedici sequenze (una media di una ogni due pagine), una complicazione progressiva della trama, un finale a sorpresa e non scontato e una attenta caratterizzazione dei comprimari a partire dal personaggio di Juliet, tipica figura femminile complessa che ama scrivere Boselli.
Ai disegni segnaliamo l’esordio del nathan neveriano Mario Atzori. La linea chiara del disegnatore sardo è perfetta per accogliere il colore di Oscar Celestini e alcune reminescenze kyrbiane nello stile ben funzionano anche in un racconto western, a cominciare dal carisma che Atzori regala alle figure di Tex e Carson.

Dopo il giovane Kit Willer arriva un racconto dedicato al giovane Kit Carson, Golden Queen, e a firmarlo è l’editor bonelliano Luca Barbieri, grande appassionato di western. Lo sceneggiatore è bravo a centrare la figura del giovane Carson, caratterizzandolo con tutta una serie di elementi che il personaggio conserva nella sua abituale incarnazione matura, ma che ovviamente in gioventù risultano meno assopiti.

Il ranger qui messo in scena da Barbieri ha circa l’età del Tex delle storie del mensile (45 anni), ma non è assolutamente la sua controparte. Vediamo così un Carson che ha un debole per le donne e che non resta certo insensibile al fascino femminile: questo permette allo sceneggiatore di inserire scene “piccanti” che non sono certo la regola su queste pagine, ma che possono essere apprezzate dai lettori. Il giovane Kit Carson, sempre animato da un carattere altruista e pronto a portare la giustizia ovunque, non risulta certo invincibile come Tex ma nonostante qualche graffio di pallottola si dimostra astuto e capace di venire fuori da situazioni apparentemente favorevoli.

Insomma, questa di Barbieri è una storia che fa venire la voglia di leggere altre avventure del giovane Kit e i disegni di Andrea Venturi contribuiscono alla riuscita. Il suo Carson è riconoscibile in pieno, anche se i capelli e il pizzetto non sono ancora d’argento ma di un nero corvino, reso con un tratto capace di modulare efficacemente le espressioni facciali e rendere con altrettanta efficacia il dinamismo delle sequenze d’azione.

A chiudere il numero troviamo Rivolta a Vicksburg, la storia meno riuscita delle cinque presenti. Lo sceneggiatore Giovanni Gualdoni si ricollega a una storica avventura pubblicata su Tex # 141-145 nella quale il ranger si era trovato ingiustamente imprigionato nel penitenziario di Vicksburg, in Arizona.

Purtroppo il racconto del ritorno di Tex e Carson nel carcere, per scortare un detenuto, soffre di un didascalismo eccessivo nei dialoghi spesso pesanti e poco realistici e di una risoluzione semplicistica della situazione da parte del ranger, che con un poco probabile incontro di pugilato risolve un’intera rivolta carceraria. L’epilogo risolleva leggermente la qualità della storia, ma non tanto da cancellare i difetti presenti.
Ai disegni troviamo la copia formata da Marco Santucci e Patrick Piazzalunga – con colori di Erica Bendazzoli.
A una prima parte ben disegnata, con interessanti inquadrature e primi piani dei personaggi molto efficaci – atti a trasmettere il senso di pericolo che attende Willer e Carson – fa da contraltare la sequenza già citata dello scontro a mani nude tra Tex e un carcerato, nel quale movimento e anatomie dei personaggi sono resi in modo legnoso con una pesantezza statica, anche a livello di inquadrature, che toglie dinamismo e pathos a una scena che su questi due elementi baserebbe la sua efficacia.

Se, come è solito affermare Boselli, “una storia breve di Tex non si nega a nessuno, ma il passaggio a un’avventura lunga è tutta un’altra cosa”, anche questo Color Tex contiene indicazioni interessanti su chi potrebbe essere messo in futuro a lavoro su storie più consistenti del ranger. Sicuramente Gabriella Contu e Luca Barbieri potrebbero avere entrambi le carte in regola per iniziare l’allenamento propedeutico alla scrittura di una storia lunga di Tex.
Prima di chiudere, un accenno doveroso alla bella copertina dell’albo firmata dai bravi fratelli Gianluca e Raul Cestaro.

Abbiamo parlato di:
Color Tex #14
AA. VV.
Sergio Bonelli Editore, novembre 2018
160 pagine, brossurato, colore – 6,30 €
ISSN: 977223974600480014

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