Claudio Sciarrone comincia a lavorare per Topolino neanche ventenne agli inizi degli anni Novanta.
Disegna diverse storie per il settimanale Disney e, dal 1996, entra nello staff di disegnatori di PKNA – Paperinik New Adventures, disegnando la storia del secondo numero (Il vento del tempo su testi di Alessandro Sisti) e da lì in avanti firmando la parte grafica di moltissimi numeri, collaborando anche con la seconda e con la terza serie di PK.
Agli inizi degli anni 2000 collabora attivamente, dal punto di vista grafico e di character design, al volume Speed Loop su sceneggiatura di Fausto Vitaliano, prima opera disegnata completamente in digitale, tecnica che da ormai più di un decennio adotta per ogni suo lavoro.
Successivamente è chiamato a disegnare l’adattamento a fumetti del film d’animazione Disney Atlantis e dei film Disney-Pixar Monsters & Co., Alla ricerca di Nemo e Wall-E.
Fuor di Disney ha collaborato come illustratore a diversi programmi televisivi, come Il mercante in fiera di Italia 1 e Delitti Rock di Rai Due, oltre che ad alcuni format di Disney Channel.
Dal 2012 inoltre ha creato i personaggi delle Ugly Duckling e Mondo Papero!, una serie di caricature papere di personaggi celebri del passato e del presente protagoniste di una mostra itinerante.
È creatore dei personaggi e co-ideatore della serie televisiva animata Le straordinarie avventure di Jules Verne per Lux-Vide e Rai Due.
Negli ultimi anni ha spesso disegnato per Topolino storie scritte da Alessandro Sisti, tra cui nel 2015 PK: Gli argini del tempo, la seconda storia del rilancio di PK.
Quali sono state le similitudini e le differenze di approccio tra disegnare PK quindici anni fa e disegnarlo l’anno scorso? Come ha influito sul tuo stile lavorare su PK e come l’evoluzione del tuo tratto ha influito su Gli argini del tempo?
Innanzitutto è sempre un piacere incontrarvi, anche se virtualmente.
Come ho affrontato PK dopo 15 anni? Direi di averlo affrontato nel medesimo modo e con lo stesso entusiasmo di allora, è stato come andare da un vecchio amico dopo anni e ritrovarlo uguale. Non nego di aver sentito maggiormente la responsabilità di sapere che molti attendevano da anni questo momento, io per primo.
Per quanto riguarda il mio metodo di lavoro, l’unica differenza è nel mezzo utilizzato per il disegno: ormai tutti sanno che da dieci anni lavoro solo in digitale, e questo mi ha permesso di aggiungere effetti e scenograficità avendo molte più possibilità di esecuzione.
Ultima ma non meno importante è l’età, in questi vent’anni ho visto cose e ho fatto cose che indubbiamente hanno influito sul mio “taglio cinematografico”, che è divenuto per me un elemento di riconoscimento.
Lavorare su PK mi da la possibilità di affrontare il mondo supereroistico che con Topolino non mi è possibile affrontare, con una dinamica più complessa fatta di esplosioni, linee cinetiche, mantelli svolazzanti, scontri, tagli di regia più complessi e una libertà assoluta nel taglio della gabbia che nel formato deluxe ho trovato ancora più valorizzato.
Alcune soluzioni tecniche le sto importando anche nelle storie standard per Topolino, ho aperto la strada ad un cambiamento nell’uso della regia, calato sulla tavola e sull’atmosfera descritta in sceneggiatura e non per forza dettata da una gabbia pre-definita.
Visto il tema di questo Napoli Comicon, che opinione hai della sempre crescente ibridazione del fumetto con altre forme di espressione artistica e comunicativa (cinema, TV, letteratura, teatro…)?
Con il tema di questo Napoli Comicon potrei dire di trovarmi a casa. Nei miei lavori c’è sempre stata una grossissima influenza dal mondo del cinema e del videogioco, che ho sempre cercato di portare nel fumetto.
La mia continua ricerca estetica spazia dai film supereroistici alle serie televisive, ai videogiochi, al mondo della moda e alle riviste di auto o architettura. Cerco ispirazione fuori dal mondo del fumetto cercando di portare altro NEL fumetto.
Vedi Napoli e poi…?
Vedi Napoli e poi… corri a casa a lavorare, magari sul nuova storia di PK, chissà… no spoiler…