Dopo otto anni di vita editoriale chiude la collana Le Storie di Sergio Bonelli Editore. Finale di partita, numero cento della serie, segna l’addio alle edicole con un racconto sceneggiato da Gianmaria Contro, curatore della collana, e disegnato da Massimo Cipriani, Tommaso Bianchi, Max Bertolini e Paolo Raffaelli.
Una storia, quella scritta da Contro, che include tante storie in diverse ambientazioni.
Tutto ha origine con una partita a scacchi, in un luogo imprecisato e in un anno che potrebbe essere, ma anche non essere, il 1940. Due uomini si incontrano davanti a una scacchiera e scelgono di affrontarsi senza seguire alcuna strategia. Anzi, prima ancora di muovere il primo pezzo, decidono di giocare una partita diversa dal solito. Una partita, come spiegano loro stessi “sulla soglia tra immagine e parola che inneschi un generatore di storie a partire da uno scarabocchio”.
Un incipit simbolico che, grazie anche ai dialoghi ricchi di riferimenti alla parte più filosofica della narratologia, si presta a essere interpretato come metafora della creazione della collana Le Storie.
Gianmaria Contro sembra parlare dell’idea che Mauro Marcheselli propose nel 2012 alla casa editrice: una serie che evadesse gli standard bonelliani, lasciando per una volta da parte il classico eroe, con i suoi canoni di riferimento e una testata di cui è protagonista fisso, per concentrarsi sulle storie in sé, in un cantiere narrativo permanentemente aperto.
Con la partita a scacchi a fare da apripista, la storia conduce dentro altre storie, scaturite dalla macchina per scrivere di un autore alle prese con una giornata di pioggia e una bottiglia di whiskey.
Apre le danze un racconto che unisce fantascienza e horror, denso di riferimenti e citazioni dai film e dalla letteratura di genere: da 2001 Odissea nello spazio ad Alien, con un paio di magliette indossate dai personaggi alle quali prestare attenzione e un capitano molto somigliante ad Ash, l’androide interpretato dal compianto Ian Holm proprio in Alien.
Dallo spazio profondo ci si trova catapultati nel west, per una storia spietata a base di massacri, sparatorie, “musi rossi” e colpi di scena. Ne emergono un protagonista e dei comprimari caratterizzati da dialoghi schietti e ironici, che sopperiscono al limite imposto dalle poche pagine a disposizione.
La terza ambientazione è una giungla, dove è in corso una storia di avventura nel senso più classico del termine: una ricerca impervia condotta fra spiriti maligni, bambini rapiti e cannibali, che porta a impreviste rivelazioni. Tutte le storie sono attraversate da elementi comuni nascosti fra testi e immagini, che nel finale si rivelano fornendo al lettore gli strumenti per interpretare il significato dell’albo.
I quattro disegnatori offrono una visualizzazione omogenea, senza rinunciare alle particolarità di ciascun tratto. La sequenza iniziale si basa su una linea chiara e un’ambientazione onirica ma dettagliata, in grado di sottolineare la gestualità e l’espressività dei giocatori di scacchi.
La casa dello scrittore è invece caratterizzata dal chiaroscuro e dalle ombre, con un segno più legato ai crismi dell’horror che si ritrova anche nella storia fantascientifica, in cui il disegnatore si concentra molto su primi e primissimi piani dei protagonisti, proponendo però anche un paio di vignette a tutta pagina molto suggestive. Notevole il lavoro sull’ambientazione nel West, dove spiccano per cura e intensità una doppia tavola con un campo lungo introduttivo, alcuni sfondi di foresta e i rami degli alberi carichi di neve.
Finale di partita può essere dunque letto come una metafora: la storia, come quando si rivive la propria vita in punto di morte, sembra voler ripercorrere otto anni di racconti, cogliendo la varietà di generi e lo spirito della collana. Una sorta di celebrazione della narrazione e al tempo stesso un omaggio alla stessa Sergio Bonelli Editore – che da 80 anni regala, in una sola parola, l’avventura – per un commiato non scontato che pone l’accento sulle motivazioni più profonde che spingono qualcuno a scrivere.
Un commiato che, come spiega Gianmaria Contro nell’introduzione “non può completare la collana, ma nemmeno la spezza a metà”.
Dopo cento albi regolari oltre agli speciali annuali a colori, termina dunque così l’avventura editoriale di Le Storie. Una chiusura non del tutto inaspettata – se ne vociferava già da alcuni anni – che lascia comunque un pizzico di amaro in bocca. Fra gli alti e bassi che, inevitabilmente, ha attraversato la testata, rimane l’evidenza di un progetto particolare, forse non innovativo ma coraggioso e sperimentale, al quale hanno partecipato sceneggiatori e disegnatori veterani al fianco di colleghi emergenti, cimentandosi con una varietà di generi che spazia dal fantasy al western, dal poliziesco all’horror, dal noir alla fantascienza.
Ma Le Storie è stata anche un trampolino di lancio per alcuni personaggi, uno su tutti il Mercurio Loi di Alessandro Bilotta e Matteo Mosca, presentato al pubblico sull’omonimo numero 28. E un luogo di ritorni – forse troppi negli ultimi due anni, indice del non eccellente stato di salute della testata – come accadde per il Napoleone di Carlo Ambrosini nel 2019, per il Cassidy di Pasquale Ruju e la Legs Weaver di Antonio Serra nel 2020.
Ad alleviare la malinconia che proveranno gli affezionati della testata – troppo pochi, purtroppo – c’è l’annuncio della nuova collana chiamata Cult, che prenderà il posto di Le storie senza soluzione di continuità. Verosimilmente verranno riproposte alcune storie del passato che hanno lasciato il segno, impreziosite da curiosità e dietro le quinte, in una sorta di celebrazione per ripercorrere gli 80 anni di vita della casa editrice.
Abbiamo parlato di:
Le Storie #100 – Finale di partita
Gianmaria Contro, Massimo Cipriani, Tommaso Bianchi, Max Bertolini, Paolo Raffaelli
Sergio Bonelli Editore, febbraio 2021
114 pagine, brossurato, bianco e nero – 4,50 €
ISSN: 977228100800610100