Molto è stato scritto su Che Guevara, forse troppo. Ancora oggi è aspro il dibattito che vede contrapposti ammiratori e detrattori, eppure risulterebbe fin troppo semplicistico ridurre il discorso a una mera dimensione politica. Il Che infatti non è stato soltanto un politico, ma anche un guerrigliero e un idealista, un padre e un amico. Proprio da questo punto, cioé dalle molteplici dimensioni interpretative, trae origine la sua storia, fino ad evolversi, prendere forza e diventare mito subito dopo la morte ed è sempre questo stesso punto a essere il fulcro che sorregge gli equivoci, le diatribe infinite e le distinzioni tra Guevara e guevarismo, fra la dimensione etica dell’uomo e la dimensione politica del soldato. A tale proposito, nel fumetto edito dalla Rizzoli, è molto preziosa la prefazione di Goffredo Fofi, che esamina attentamente le diverse sfaccettature del Che, tra la verità e la leggenda, senza trascurare e omettere la dimensione più scomoda dell’uomo, cioé l’adesione senza riserve ad alcuni tratti discutibili della politica di Fidel Castro. Inoltre a soffiare sul fuoco della leggenda del rivoluzionario argentino hanno contribuito fin da subito biografie e libri di ogni genere sulla sua storia, pellicole e convegni universitari sulle sue convinzioni politiche, canzoni e slogan col suo nome, per arrivare probabilmente alla svalutazione del suo volto attraverso la commercializzazione di paccottiglia turistica, come sigari o bicchierini da rum con sopra riprodotta la sua celebre effigie.
D’altro canto è risaputo che miti e simboli tendono ad imprimersi facilmente nell’immaginario popolare, tanto più all’epoca di Che Guevara in un mondo ancora diviso in due blocchi. La storia stessa del fumetto è un esempio di quanto fosse temuta la leggenda del rivoluzionario che sacrifica la propria vita per gli ideali di un mondo senza ingiustizie. L’albo, stampato in Argentina per la prima volta nel 1968, fu subito uno straordinario successo; con l’avvento della dittatura venne pero’ messo al bando. Si dice che le tavole originali furono tutte distrutte e tutti quelli che ne possedevano delle copie se ne disfecero nei modi più disparati per paura di essere accusati dal nascente regime. Alberto Breccia decise pero’ di seppellire una copia nel giardino di casa, in attesa di tempi migliori. Fu così che il fumetto si salvo’ e poté essere ristampato in Spagna nel 1987. Da qui si cominciò a tradurlo in altre lingue, e in breve, divenne uno dei testi fondamentali per gli appassionati della nona arte.
Non poteva essere altrimenti, visti i nomi degli autori.Lo sceneggiatore Hector Oesterheld è uno dei più grandi di tutti i tempi, basti citare L’eternauta e Sergente Kirk, disegnati rispettivamente da Francisco Solano Lo’pez e da Hugo Pratt. Oesterheld finì presto sulla lista nera della dittatura e il suo nome è diventato purtroppo anche quello di uno dei più celebri desaparecidos della storia. Il disegnatore Alberto Breccia è unanimemente considerato uno dei maestri del fumetto e le sue opere sono ritenute dei piccoli capolavori, da Mort Cinder sempre sui testi di Oesterheld, fino alla riduzione fumettistica dei racconti di Lovecraft, passando per Dracula e L’acchiappastorie in collaborazione con Carlos Trillo. Ad affiancare Alberto Breccia c’é anche il figlio Enrique al debutto. Disegnatore dotato, seppur lontano dalle vette paterne, costruirà la sua carriera tra l’Europa e l’America, dividendosi fra il fumetto d’autore e il fumetto di genere.
La prima scelta effettuata dallo sceneggiatore allo scopo di rendere organica la biografia è quella di dividere la storia in capitoli, scandendo in questo modo la narrazione attraverso i momenti più significativi della vita del Che. Allo stesso tempo questa divisione non segue un ordine cronologico, ma alterna la narrazione degli ultimi giorni di Guevara in Bolivia con quella del suo passato. Tale soluzione rende ancora più piacevole il ritmo della lettura e ancora più interessante la scansione narrativa e temporale. Fin da subito è come leggere due fumetti o assistere a due storie che si aggrovigliano e si rincorrono, che traggono credibilità l’una dall’altra e finiscono, ovviamente, per unirsi. A sostenere il tutto c’é naturalmente la grandissima maestria che gli autori utilizzano nell’esemplificare i rapporti, sia logici che temporali, che intercorrono tra una vignetta e l’altra, ma anche tra una storia e l’altra.
Per quanto riguarda le vicende del passato in flashback la voce narrante è una terza persona onnisciente e didascalica, le figure sono più chiare e lo stile è più illustrativo. Sovente in questi casi è la didascalia a raccontare la storia, mentre il disegno si sofferma su una suggestione, un motivo o una parte del racconto, come in una sineddoche illustrata. Non a caso Fofi parla di una riduzione più poetica che prosastica, anche se, più che un vezzo autoriale, si tratta forse di una necessità, quando in poche tavole si è costretti a raccontare eventi lunghi e complessi, come l’origine della malattia, l’adolescenza, i rapporti con la famiglia o gli amori. Invece nella parte del fumetto ambientata in Bolivia i toni sono più cupi, è quasi sempre il buio a vincere sulla luce e i profili dei personaggi sembrano quasi ombre che emergono dalla tavola. L’uso del chiaroscuro assume quindi un ruolo determinante nella narrazione. E la narrazione stessa ne è influenzata, divenendo apparentemente più lenta: in tale maniera tutte le componenti del fumetto finiscono per interagire fra loro e le didascalie diventano spesso gli stessi pensieri del Che. A questo punto l’identificazione del lettore si fa più forte, sebbene gli eventi raccontati siano più personali e ai grandi eventi del passato facciano da contraltare i piccoli drammi della quotidianità di un guerrigliero, come la morte di un compagno o il tradimento di un indio. Alla fine dell’opera il tratto piuttosto realista che ha accompagnato il lettore viene abbandonato in favore di uno più nervoso, più graffiante e più immediato. Anche i nemici non appaiono più come uomini, ma come mostri deformi.
Pur essendo chiaramente una biografia, l’opera riesce a osservare e drammatizzare le vicende del celebre rivoluzionario, incastrandole sapientemente in quella che potrebbe essere una struttura in tre atti ben occultata: grazie alla bravura di Oestherheld, le scelte che opera i protagonista potrebbero benissimo essere considerate anche come punti di svolta diegetici del fumetto. Per esempio l’approdo alla lotta armata, al quale l’eroe arriva al termine di un percorso che lo vede saltare dalla medicina alla politica, può essere ritenuto sia un momento chiave nella vita dell’uomo, sia un punto che fissa il processo narrativo, lo sostiene e lo spinge verso nuovi sviluppi. Lo stesso discorso lo si può fare anche quando il protagonista capisce che la guerriglia non potrà mai vincere in Bolivia: questo momento potrebbe costituire l’equivalente del punto di non ritorno nel percorso che conduce Guevara verso la sua fine. A questo proposito sempre nella prefazione viene proposto un parallelismo, forse un po’ audace ma piuttosto calzante, con la figura di Gesù. Entrambi non accettano il mondo come è, ma vogliono renderlo migliore o addirittura salvarlo. Di vero c’é probabilmente il riferimento a una dimensione etica del Che, sempre pronto a mettersi a disposizione degli altri, sempre pronto a dividere la sua conoscenza e la sua esperienza per la causa degli ultimi: una dimensione che emerge a tratti dal racconto, giungendo talvolta quasi ad una agiografia laica.
Non è facile commentare quello che è considerato da molti un capolavoro assoluto senza apparire ridondanti e aggiungendo magari un pizzico di originalità. Uno dei pregi di questo fumetto è che, ci si senta vicini alla ideologia socialista o la si disprezzi, questa biografia aiuta a capire come era il mondo, perché funzionava in un certo modo e perché alcune persone scelsero addirittura la lotta armata per tentare di cambiarlo.
Il fumetto è destinato a tutti, sia agli appassionati di vecchia data sia a quelle persone interessate a una voce fuori dal coro su una delle figure più controverse del ventesimo secolo. E sebbene l’empatia degli autori nei confronti del personaggio sia abbastanza evidente, questa non disturba né mortifica chi volesse proporre una visione più critica del mito di Guevara. Anche in questo risiede la grandezza degli autori, che sono riusciti a creare una pietra miliare del fumetto, un’opera fondamentale, un albo da possedere assolutamente.
Riferimenti:
Rizzoli: rizzoli.rcslibri.corriere.it