Che vita (postuma)! I non morti secondo Hubert e Zanzim

Che vita (postuma)! I non morti secondo Hubert e Zanzim

Bao continua nella sua opera di pubblicazione italiana dei fumetti di Hubert, talentuoso autore francese prematuramente scomparso.

COVER LA MIA VITA POSTUMAHubert Bolard è stato uno degli autori francesi (sceneggiatore e colorista) più talentuosi e versatili della sua generazione, quella esplosa negli anni Zero del nuovo millennio. La sua prematura e improvvisa scomparsa nel 2020 a neanche cinquant’anni d’età, è ancora oggi pianta dagli appassionati e addetti ai lavori del mondo del fumetto franco-belga, convinti che la sua morte abbia privato la nona arte di una delle personalità più eclettiche e in ascesa che tanto avrebbe potuto regalare ai lettori in termini di storie.

La straordinaria capacità di Hubert di svariare in un ampio campo di generi e storie è rappresentata dal corpus delle sue opere – poco meno di una ventina – che Bao Publishing ha il merito di star mettendo a disposizione dei lettori italiani per far conoscere loro lo stile e la poetica di un autore che, libro dopo libro, aveva intrapreso un costante cammino di crescita in fatto di stile e poetica.  
L’ultimo titolo in ordine di tempo arrivato sugli scaffali delle librerie italiane è La mia vista postuma, uscito in Francia in due volumi tra il 2012 e il 2013, realizzato da Hubert – qui anche nel ruolo di colorista – insieme a Zanzim, che si sarebbe poi occupato di quello che viene definito il capolavoro della coppia, il pluripremiato Pelle d’uomo, uscito postumo dopo la morte dello sceneggiatore.

La mia vita postuma si pone circa a metà della parabola autoriale di Hubert e seppure possa essere definita un’opera minore rispetto al già citato Pelle d’uomo o alla saga fantasy degli Orchi-dei, racchiude in sé e sviluppa alcune delle caratteristiche fondamentali su cui si basano i fumetti dello sceneggiatore. All’interno di un impianto narrativo preciso e perfetto nella sua costruzione, abbiamo una trama che si snoda su un filo temporale con vari flashback inseriti in maniera omogenea nello sviluppo e spesso “anticipati” al lettore per poi essere raccontati. La trama poi va a toccare in maniera sempre originale e mai scontata tutta una serie di tematiche ostiche, rifuggendo la semplificazione e provando a cercare un punto di vista originale sulle stesse: temi come il rifiuto del diverso, la corruzione politica, l’emancipazione femminile, la speculazione edilizia e lo smaltimento abusivo di rifiuti tossici.

LA MIA VITA POSTUMA_p7Emma Doucet è un’anziana vedova che, dopo l’improvvisa perdita del marito Pierre, aspetta con indolenza la morte, svuotata di ogni desiderio di vivere. Finché non si accorge in realtà di essere già morta, per giunta di una misteriosa morte violenta, anche se nessuna sua funzione vitale sembra compromessa e la sua esistenza scorre esattamente come prima.

Su questo nucleo essenziale Hubert innesta una vicenda che in primo luogo fa leva sul racconto di una grande storia d’amore tra una ragazza ribelle – la protagonista Emma – e un giovane motociclista sbucato dal nulla, Pierre. Una storia che negli anni e nelle varie stagioni della vita continua a essere alimentata dalla passione e dal desiderio che i due amanti condividono, anche attraverso divergenze, segreti, furiosi litigi, abbandoni e ricongiungimenti.
Da questo importante e centrale elemento romantico della storia, lo sceneggiatore fa partire tutta una serie di fili narrativi che toccano il mistery e il thriller laddove si deve scoprire chi e perché ha ucciso Emma, il soprannaturale con la protagonista che scopre di non essere l’unica non morta in circolazione, fino ad arrivare a toccare quelle tematiche, poco sopra citate, non facili da affrontare ma che Hubert riesce a far diventare funzionali alla storia che sta raccontando, con naturalezza ed efficacia, evitando che agli occhi del lettore diventino pleonastici o stonino nel quadro generale del racconto e che quest’ultimo soprattutto non diventi un racconto a tesi.

In una storia tutta raccontata in prima persona dal punto di vista della protagonista, come suggerisce già il titolo, ciò che colpisce è il meccanismo perfetto creato da Hubert che incastra con maestria piani temporali diversi, legandoli l’uno all’altro attraverso un semplice dialogo o una didascalia, in un flusso narrativo continuo, in cui spetta alla colorazione il compito di aiutare il lettore a orientarsi cronologicamente.
Altrettanto efficace è la ricostruzione dello sviluppo e dell’evoluzione della società francese del XX secolo, il percorso di emancipazione del ruolo femminile nella società e la riuscita caratterizzazione delle donne della storia, a cominciare dalla protagonista. L’attenzione dello sceneggiatore per i suoi personaggi – a dire la verità più quelli che quelli maschili, con questi ultimi che rimangono più piatti rispetto ai primi – è una costante nelle sue opere. È attorno a loro che si costruisce tutta la storia e il fine ultimo della scrittura di Hubert è esplorarne carattere, paure, sentimenti e difetti.

LA MIA VITA POSTUMA_p14In quest’opera ci sono anche elementi che restano meno a fuoco, criticità che non inficiano nel complesso la qualità complessiva del fumetto ma che sono evidenti durante la lettura. La staticità caratteriale dei personaggi maschili, cui abbiamo già accennato, è legata anche alla debolezza della trama legata al thriller, a chi abbia “ucciso” la protagonista. In effetti la figura dell’assassino, le sue motivazioni e quelle dei suoi mandanti restano molto superficiali, annacquando di fatto la parte finale della storia. A ben vedere, dalla metà in poi, il racconto perde un po’ della sua consistenza, si sfilaccia nell’accumulo di eventi uno dietro all’altro, laddove nella prima parte un ritmo più rilassato permetteva uno sviluppo più approfondito della narrazione.

Questa è pur sempre una storia di zombie, raffinata e di qualità certo, lontana dai cliché canonici di questo filone, ma i protagonisti sempre non morti sono. E dunque il tratto di Zanzim, con quel suo stile dettagliato ma lontano dal realismo, è più che perfetto per raccontare questa storia. I personaggi, che in fin dei conti per la maggior parte sono dei cadaveri ambulanti, sono ricchi di espressività, nei movimenti come negli occhi. La struttura della pagina, sempre a quattro strisce e spesso suddivisa in dodici vignette, dà chiarezza al racconto, aiutando il lettore a tenere il filo degli eventi.
Zanzim predilige spesso il piano americano, senza rinunciare a campi lunghi e primi piani quando necessario. Questa scelta gli permette di mettere su tavola la ricchezza di sceneggiatura di Hubert e di dare ai personaggi una grande libertà di recitazione, anche nelle vignette più piccole.

I colori sono poi fondamentali per “dare vita” a questi cadaveri ambulanti. La palette usata che spazio tra il verde acido, il giallo e il beige è perfettamente adatta a connotare lo “stato biologico” di questi personaggi, a differenziarli dai vivi e al contempo legare una parte grafica volutamente lontana dal naturalismo a un elemento radicato alla realtà come il colorito dei cadaveri.
In generale tutta la colorazione di Hubert è efficace e narrativa e un altro esempio è l’uso delle tonalità calde delle tinte seppia che connotano le sequenze ambientate nel passato che raccontano la storia d’amore tra Emma e Pierre, ammantandola di una nostalgia visiva che si somma a quella che traspare dalle parole della protagonista.

La mia vita postuma è un altro tassello che va a inserirsi nella purtroppo breve carriera di Hubert. Non uno dei suoi apici, ma un fumetto riuscito che si inserisce in un percorso di crescita che non ha mai avuto passi falsi o cadute. Certo sarebbe bello se anche lui, come Emma, Pierre e compagnia, continuasse una vita e una carriera postume da qualche parte.

Abbiamo parlato di:
La mia vita postuma
Hubert, Zanzim
Traduzione di Francesco Savino
Bao Publishing, 2023
112 pagine, cartonato, colori – 23,00 €
ISBN: 9788832737929

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *