The Artist è una rivista autoprodotta underground che da anni sopravvive alla moria di progetti similari grazie alla sua qualità e a al sacro fuoco della passione che ha coinvolto anche autori insospettabili come gli scomparsi Osvaldo Cavandoli e Perogatt. Puck Comic Party è la loro ultima follia, una storia patchwork che riunisce 170 tra fumettisti, autori di satira, illustratori. Qualche nome: Paolo Bacilieri, Daniele Luttazzi, Bryan Talbot, Aleksandar Zograf, Maurizio Rosenzweig, Vincino, Vincenzo Sparagna, Matteo Guarnaccia, Max Capa, Massimo Giacon, Alfredo Castelli, Adriano Carnevali, Mike Diana, Paco Alcazar, Dav Guedin, Ivo Milazzo, Mark Bode, Denis Kitchen, Akab, Leone Cimpellin, Guido Manuli, Joshua Held, Hurricane Ivan, Davide Toffolo, Francesca Ghermandi, Stefano Disegni, Sergio Staino.
Akab: Amici ci siete?
Sergio Ponchione: Presente.
Ivan Manuppelli: Eccomi. Cazzo, una chat tripla, che prodigi della tecnologia!
Akab: Si, diavolerie moderne. Ok, prima domanda da copione… A chi e come è venuta l’idea della struttura “cadavere squisito”?
Manuppelli: Allora… l’idea mi è venuta dopo il Cava fumetto, l’omaggio a Cavandoli che uscì su Puck numero 1. Lì c’erano 30 disegnatori umoristici uniti nella stessa storia. Con molti di quelli mi sono sentito anche in seguito, come Sandro Dossi, l’autore di Geppo, che per molti è improbabile come firma su una rivista di sozzerie come Puck. E invece ci sta da dio. Vabbeh, fatto sta che ho pensato a questo: era il momento migliore per fare una cosa del genere. Ci sono autori giovani bravissimi come Fabio Tonetto o Tiziano Angri, altri in gran forma come te, Ponchione, Bacilieri, Rosenzweig, i grandi vecchi dell’underground, i vecchi di carosello persino. Era il momento storico ideale.
Ponchione: Un Frankenstein con parti di vecchi e nuovi autori insomma.
Akab: Dossi è un genio. Ieri postava su Facebook foto di nuvole che assomigliano a ufo volanti.
Manuppelli: Ahah, poi Ponchione è intervenuto, quando gliel’ho proposto, e mi ha dato una gran mano, la prima cosa che mi ha detto è stata: cazzo, l’ha fatto anche Spiegelman. E io: “cazzo!!”
Ponchione: In realtà ha fatto tutto Ivan, io mi son limitato a consigliere speciale.
Akab: Ecco. In che modo? Cioè l’aspetto di coordinamento in questo progetto sfiora l’epico. Come vi siete divisi il (titanico) lavoro?
Ponchione: Ogni tanto mi chiedeva: “ma se faccio così o cosà è meglio?”. Una lunga serie di “chennedici?”, insomma.
Manuppelli: Ahah. I chennedici sono alla base. Avrei potuto fare una serie lunghissima di cazzate senza Ponchione. Inizialmente, ad esempio, le vignette nella mia testa erano più strette e 2 a testa. Ponchione mi fa: inizia. io inizio a disegnare, smadonno, e allargo tutto a 3.
Akab: E a livello pratico, un botto di mail?
Ponchione: Mah non sono state poi così tante, più che altro mi chiedeva sulla direzione narrativa, su come impostare la pagina in modo che fosse una sequenza ad effetto con i vari stili degli autori, appunto.
Manuppelli: La cosa che ha cambiato tutto è stata quando mi è capitato questo, la stessa sequenza l’avevano disegnata sia Rebuffi che Mangosi. Cazzo! Allora lì ho deciso di spaccare la storia in 3 filoni e ricongiungerli alla fine.
Ponchione: Bisognava orchestrare la cosa almeno un minimo.
Manuppelli: In modo da avere 3 autori a settimana.
Ponchione: La divisione in 3 filoni mi ha fatto temere il peggio: non ce la farà mai e si incasinerà tutto… e invece… il ragazzo è in gamba.
Akab: Infatti la prima cosa sorprendente che salta fuori sfogliandolo la prima volta è che sembra tutto sommato omogeneo. Compatto.
Manuppelli: Cazzo, dici? Ci sono alcune sequenze davvero assurde!
Ponchione: Ivan è stato bravo a scegliere gli autori in sequenza perché gli stili fossero raggruppati e il passaggio da un “gruppo” a l’altro non fosse troppo brusco.
Manuppelli: Ecco, questo aspetto è stato un’ansia. Controllavo l’e-mail tipo tutte le notti, da ossessivo compulsivo. Ad esempio, una cosa che volevo fare era mettere Vincino assieme a Castelli, però non tutti i passaggi che volevo sono riusciti.
Ponchione: Sì a volte sono più marcati, ma ci sta, è un buon equilibrio.
Akab: Parliamo di questo. Praticamente tutte le firme storiche di satira italiana che ci sono non riescono a fare a meno di nominare Berlusconi. Io quelle le ho sentite come note stonate
Manuppelli: Beh, non proprio tutte. Vincino, Luttazzi e Sparagna se ne sono fottuti. Staino poi ha aperto la grande sequenza di Puck che perde il cazzo. Mi aspettavo una cosa politica e invece l’ha buttata in caciara. È stato grandissimo, in questo. Comunque anche io avrei evitato Berlusconi. C’è troppo Berlusconi in ognuno di noi, purtroppo. Io mi sono promesso di non disegnarlo più. Il fatto è che molti in qualche modo associano il nano Puck al nano Berlusconi. Ma sono molto diversi, Puck le puttane le paga… poco.
Ponchione: Berlusconi per fortuna non dovrò, spero, più disegnarlo per Linus… Personalmente l’unico appunto che trovo è una sovrabbondanza di peni, cacche, scoregge ecc… Ok, è underground, ma le cose che rimangono più in testa sono le invenzioni un po’ più studiate e costruite.
Akab: Allargo la questione. Sarà perché sono pazzo, ma una delle chiavi di lettura che più mi ha appassionato è quella psicoanalitica. Voglio dire: 100 e passa autori liberi di esprimersi e in brevissimo tempo in sole 3 vignette, in qualche modo si svelano. Per esempio Rosenzweig sembra volerci bacchettare tutti. Altri fanno un richiamo all’amore e alla normalità. Sunda suggerisce di farci una pera. E tutti gli autori dopo in qualche modo ne prendono le distanze.
Ponchione: Jay Lynch è stato grande perché ha unito il pene di Puck sostituito a una serie di creazioni grafico narrative che gli hanno dato una “dimensione” più profonda, arf arf…
Akab: Io questi passaggi li ho adorati. Anche nella loro miseria. Erano vivi.
Manuppelli: Jay Lynch ha risollevato la storia tantissimo. È stato come un effetto domino, da lì in poi.
Akab: Sono cose che ho notato solo io, o vi drogate anche voi?
Manuppelli: Rosenzwweig invece non approvava il progetto fin dall’inizio. Ha aderito, ma era molto scettico. Voleva metterlo nella storia.
Akab: Ma che stronzata è? O approvi e aderisci, o disapprovi e non fai un cazzo. No?
Ponchione: Beh una nota polemica magari non guasta…
Manuppelli: Ma sì, ci può stare un parere discordante in tutto il casino. Fa bene è l’opposizione.
Ponchione: L’1%!
Manuppelli: Ahaha, l’UDEUR.
Akab: Ahah. Io vi dico solo quello che ho pensato senza filtri. Rosenzwweig è un amico, ma le sue tre vignette sono inutili in quel contesto. Ok. passiamo ad un altro punto che mi sembra stia alla base del libro. Il gioco. Pensate che ci sia bisogno di riportare il piacere nel mestiere del fumettaro?
Ponchione: assolutamente. Questo è un mestiere (?) che si fa per piacere innanzitutto. Il soldo viene dopo, quando viene.
Manuppelli: Se viene.
Akab: BOOM!
Ponchione: Se l’autore si diverte, si diverte anche il lettore. è alla basa della complicità fumettistica.
Manuppelli: Comunque sì, il piacere prima di tutto, il piacere e poi la possibilità di comunicarlo. Soltanto dopo i soldi.
Ponchione: Poi è chiaro, si fanno lavori anche per soldi, ma non questi…
Manuppelli: Cazzo: mi sto informando. Con l’Amsa, credo, mi pagherebbero 75 euro al giorno per spalare la neve.
Akab: E allora apriamo la voragine… Su questa cosa della passione che non si traduce in denaro. Mi pare che in generale con il tempo ci sia stato un fraintendimento che ha portato molti autori a considerare la sola pubblicazione già un compenso. Cosa ne pensate?
Manuppelli: Questa cosa è abbastanza alienante, devi sempre dare un sacco di giustificazioni quando spieghi che mestiere fai, tipo: “ma non faccio solo questo“, la mia cantante mi prende per il culo e mi dice cha faccio “disegnini“.
Akab: Mi pare in generale che il fumettista medio in Italia oggi sia come un bambino. Basta fargli delle promesse e lui ci crede. E bisogna tenergli nascosta la verità su babbo natale.
Ponchione: In effetti all’inizio lo è, ma non si campa della sola soddisfazione, neanche è giusto. Una buona soluzione è fare lavori diversi, con alcuni si campa con altri ci si glorifica. Se ci riesce a farlo anche con i primi tanto meglio.
Manuppelli: però se ci fossero delle riviste che pagano sarebbe tutta un’altra cosa. Guarda con il male di Vauro e Vincino. Ha riaperto qualche speranza
Akab: Ma quello che fa il male era la normalità vent’anni fa… Vuol dire che è successo qualcosa di grave e nessuno ha detto niente?
Manuppelli: Sono morte le riviste, e i pochi spazi liberi erano già occupati. Nel frattempo più di 2 generazioni di autori sono rimasti senza spazi.
Ponchione: È successa la tecnologia, che ha cambiato tutto…
Manuppelli: Che poi avere una rivista che ti paga vuole anche dire avere una continuità nel proprio racconto, un pubblico che si affeziona, limare le cose passo per passo.
Akab: Dite che non centra niente il rincoglionimento sistematico di massa?
Manuppelli: Ahah. La mente paranoica di Akab, è vero, sì.
Ponchione: Certo. Leggere è una fatica enorme, chi vuole faticare now?
Manuppelli: Però credo sia, forse ,un cane che si morde la coda.
Ponchione: Credo che se ami la carta non la mollerai mai, il problema è che le new-generation non la ama quanto noi.
Akab: Siamo più di 60 mila abitanti in questo stivale. Un libro che non sia Tex vende tipo mille copie. A me sembra gravissimo. Tipo da chiamare l’ONU o Amnesty. Cioè un paese così è terzomondista. Ma non retorica. Fatti.
Manuppelli: Se fai una cosa nazional popolare, che arriva nelle edicole, nelle case, ma è di qualità, fatta bene… anche un po’ piaciona, se vogliamo, ma fatta bene…e soprattutto libera… la gente la compra. Se proponi la qualità a prezzi popolari, e non sei snob, la gente ti segue. Se ci fosse un editore in Italia che propone una rivista di questo genere molti autori lo seguirebbero, e il pubblico avrebbe un nuovo termine di paragone. E poi qualche altra rivista nascerebbe cercando di estendere il confine. No?
Ponchione: C’è un abisso fra l’edicola e il resto del pubblico, che è sparso in mille piccoli recinti, ognuno interessante quanto a conti fatti effimero nei numeri.
Manuppelli: Yes
Ponchione: Io amo le riviste ma mi sembra durissimo un loro ritorno, le storie a puntate non le regge più nessuno, tutti vogliono albi zeppi di pagine a poco costo.
Akab: Ok. Ok. Non volevo deprimervi. Tanto facciamo quello che facciamo prescindendo da tutto. È che è triste pensare che da noi questo non sia considerato un lavoro come gli altri, considerando poi la fatica e l’impegno che richiede…
Ponchione: Lo so. Da una parte è una sfiga ma forse il suo fascino è anche un po’ questo, l’essere un po’ eternamente fuori dai canoni (fra 5 minuti ti dirò il contrario!)…
Manuppelli: Comunque, concludendo sulle riviste…se una rivista ha un elemento trascinante con un pubblico che va al di là del fumetto… quell’elemento porta automaticamente pubblico, e poi il resto del contenitore può veicolare le cose più strane.
Akab: Ma torniamo a Puck. Un altro aspetto impagabile è vedere lo stesso soggetto trattato in mille modi diversi. Tutti quei stili. Quei punti di vista, le interpretazioni. Una goduria per un disegnatore, ma pensate possa disorientare il lettore?
Manuppelli: Cazzo, se si disorienta. guarda il Puck fatto dal pira! Però alla fine Puck è una maschera, a ogni autore dicevo: barba, cappello a cilindro, nasone, ali da pipistrello. Egli mandavo le versioni degli altri autori, infatti ci sono tanti richiami assurdi tra autori che non si sono mai guardati prima
Ponchione: Disorientare è parte del gioco. A me piace essere disorientato, è stimolante. Smuovere le carte dagli schemi a cui si è abituati insomma.
Manuppelli: Già, e affiancare cose improbabili, tipo le vignette super poetiche di Madaudo con Mike Diana.
Ponchione: Non deve essere la giustificazione per mandare tutto nel caos ma è un buon sistema per attirare attenzione. Molta gente invece si spaventa di fronte a tanti stili diversi… vuole magari più sicurezza, meno disordine grafico, forse non amano del tutto il “linguaggio” fumetto e la sua forma e vogliono fumetti che si avvicinino più ad altro, cose più cinematografiche o letterarie. Per me il fumetto è unico nel suo insieme e presenta peculiarità che vanno sfruttate. Puck Comic Party mi sembra lo faccia, o almeno ci prova.
Akab: Ma poi, non vorrei dargli una chiave troppo metafisica, ma è come se ci fossimo passati un pupazzo di creta che ogni volta veniva riplasmato dalle dita dell’autore di turno. Infatti durante la lettura si ha questa sensazione di continuo movimento. Quasi d’animazione.
Manuppelli: Grande! Bella interpretazione, Akab.
Ponchione: Un po’ un fantoccio da giocare fra amici che se lo passano animandolo ognuno a modo suo.
Manuppelli: Un fantoccio voodoo. Comunque sì, a me ha divertito parecchio vedere come veniva trasformato da tutti, sia graficamente che caratterialmente, Puck è quasi una spugna.
Ponchione: Faccio una domanda io, posso? Ivan: come ti sei organizzato per le traduzioni e il lettering? Ogni font sembra studiato per ogni disegnatore, e calza benissimo.
Manuppelli: Ahahah, grazie Ponk per avermelo chiesto… non sai le bestemmie!
Akab: lo avrei chiesto io pure giuro!
Manuppelli: Praticamente mi ritrovo d’estate, a casa (cazzo!) barricato nel mio bunker con la tipa che ovviamente sbrocca, perché quando c’è Puck sparisco per giorni, e provo a fare il lettering, ma il lettering a computer con dei fonts, ovviamente scaricati, mi fa cagare. Ammazza il disegno, e allora chiedo a Ema di ricalcare lettera per lettera. Ma lui parte (o finge di partire). E quindi ci provo io. ricalco le lettere per ogni autore, ma poi scazzo al terzo e riscrivo a tutti gli americani se sono così disponibili da rifarlo interamente in italiano.
Ponchione: Siete matti. Perciò vi stimo!
Manuppelli: Ahahah! Ma dai, un lettering a computer sarebbe stato la morte di tutto!
Ponchione: Già. Così gli hai mandato la traduzione e loro hanno riletterato…
Manuppelli: Pensavo che gli autori stranieri mi mandassero a fare in culo, invece hanno apprezzato… sì, hanno riletterato tutto… bomba! Poi da qualcuno mi sono fatto aiutare: la mia ragazza, la mia cantante, Ema appunto… ma il grosso l’hanno riletterato loro apposta per l’Italia.
Ponchione: Anche questo dà molta omogeneità all’insieme.
Manuppelli: Sì, questo era alla base. Sapete invece che cosa mi fa davvero cagare del numero? La primissima pagina dispari, dove c’è scritto Puck Comic Party
Ponchione: Con la mano di Puck pixelata?
Manuppelli: Mi scuso con i lettori. Quella l’ho dovuta rifare in frettissima, inizialmente era tutta nera. Sì, la mano pixelata, forse, è brutta, sì. Se riesco le ultime 120 copie avranno una pagina diversa. Quella pagina è una vera merda, e proprio all’inizio! Stavo quasi convincendo Ema a tagliarle tutte…
Akab: Ahah!! Pensa che viaggio mi ero fatto io. Che la mano in apertura fosse presa dall’ultima pagina dove Puck sta scappando. Per chiuderla circolarmente. Ma adesso vedo che sono diverse…
Manuppelli: Ma poi abbiamo lasciato perdere. Ahahaaha! Allora tagliamo tutta ‘sta parte. Usiamo la tua versione. Ora sarà quella ufficiale. E dormirò sonni tranquilli! Ahah!
Akab: Ahah!! Sentite, io chiuderei con un punto intellettualoide.
Ponchione: Preparo le meningi.
Manuppelli: Anch’io. Spremo.
Akab: Non è da poco lavorare a progetti di gruppo che in qualche modo sospendono lo stupido ego del singolo in favore di un perdersi nella storia collettiva. Sono aspetti che avevate valutato?
Manuppelli: Sì, credo. Magari inconsciamente. Ma credo di sì.
Ponchione: Volevamo un fumetto comunista!
Manuppelli: Ma non solo questo numero, tutti i The Artist e Puck giocano sul collettivo. Mi piace mischiare le carte. Nei numeri scorsi ci sono Mike Diana e Bacilieri, ci siete voi, ma c’è anche Franco Trincale, o il grande Cavandoli, o Roberto Mangosi. Guarnaccia lo chiama il primo fumetto OGM della storia.
Ponchione: Mi sembra comunque che i contributi oltre a costituire un grande unicum mantengano la loro singolarità, siano double face insomma.
Akab: Ok. Non ho idea di cosa ne sia uscito fuori. Ma devo andare a comprarmi le sigarette. Signori, è stato un piacere.
Ponchione: The same.
Manuppelli: Anche per me. Ci sentiamo, allora!
Abbiamo parlato di:
Puck Comic Party
AAVV
92 pagine, spillato, bianco e nero – 10,00€ + 3€ di spese postali
per ordini: lagoladipuck@email.it
Riferimenti:
Blog: puckcomicparty.blogspot.com