Chanbara –  le spade… della fedeltà

Chanbara – le spade… della fedeltà

Il cambio di guardia fra gli autori nella serie Bonelli ambientata nel Giappone feudale consegna un nuovo capitolo pienamente in linea con i canoni della serie.

Una storia asciutta e intrigante. Una narrazione capace di appassionare per i suoi rimandi al mito dei samurai. Disegni a livello di eccellenza. Questi gli ingredienti di Chanbara, serie ideata da Roberto Recchioni e disegnata da Andrea Accardi che, a partire dalle prime due apparizioni nella collana Le Storie, ha saputo ritagliarsi un suo pubblico e diventare  una serie “atipica”, dapprima con la riproposizione delle storie nel volume Bao a colori, poi come miniserie a sé stante, proposta di nuovo nel classico bianco e nero bonelliano, ma in un grande formato cartonato.

Ne Le spade del tradimento i creatori della serie passano la mano, eccezion fatta per Accardi alla copertina, sostituiti da Gabriella Contu ai testi e Walter Venturi ai disegni, assistito ai retini dal duo Danys Orrù Serri.

Contu dimostra una spiccata capacità di muoversi all’interno del genere narrativo tipico del mondo di Chanbara, interiorizzando sia lo spirito dei personaggi che la cura nella rappresentazione delle dinamiche caratteristiche delle lotte per il potere fra i daimyo. La costruzione della storia prevede una certa continuità con quanto narrato ne Il lampo e il tuono, capitolo precedente della saga, andando poi a introdurre degli elementi di novità, il più importante dei quali riguarda il passato del protagonista Ichi.

L’autrice mantiene l’attenzione sempre viva grazie ai cambi di registro che imprime alla scrittura; non solo, come è normale, tra una scena e l’altra, ma sovente anche all’interno della stessa scena. Si veda per esempio l’attacco notturno alla fattoria nella sequenza iniziale, la tensione costruita tramite gli stacchi tra la bucolica tranquillità di una notte in campagna e l’orda di soldati a cavallo che si abbatte sulla fattoria. Permane nella scrittura di Contu la rappresentazione cruda della violenza, in certi frangenti anche più cruda di quanto visto negli episodi precedenti. A questo proposito giova far notare che, giunti al quarto episodio della serie, seppure nelle sue diverse incarnazioni, diventa necessario conoscere le vicende delle storie pregresse.

L’estro di Walter Venturi restituisce alla perfezione le atmosfere della serie. L’ottima prova alle matite si sublima nelle tavole che raffigurano le battaglie e più in generale nelle scene d’insieme, realizzate con un’attenzione alla composizione e al dettaglio non comuni.

Una delle caratteristiche peculiari del fumetto, che lo differenzia dalle altre arti sequenziali, è la possibilità di soffermarsi su una vignetta o su una tavola quanto tempo si vuole. Possiamo certamente dire che Venturi offre più di un’occasione per scoprirsi a ricercare i particolari nelle sue vedute in campo totale, che si tratti di feroci scontri all’arma bianca (pag. 92) o di frammenti del quotidiano di un villaggio (pag. 21), realizzati tratteggiando decine di figure che interagiscono fra loro. La complessità della messa in scena, la recitazione dei personaggi, la ricchezza di dettagli rende alcune tavole dei veri e propri quadri da ammirare, ricordando in certi frangenti anche alcune rappresentazioni pittoriche di autori come Hukagawa Hiroshige o anche Kanō Naizen, per la capacità di “far recitare” anche l’ambiente, rendendo il teatro dell’azione una parte integrante, anzi decisiva, dell’azione stessa.

L’applicazione dei retini da parte di Daniela Orrù e Daniela Serri contribuisce a dare profondità e ad arricchire le tavole, grazie a un utilizzo preciso e delicato, in buona simbiosi con le matite. Ciò avviene soprattutto nelle scene sulle quali ci siamo dilungati qui sopra, quando la natura della rappresentazione avrebbe potuto favorire l’applicazione di retini invasivi anziché armonici con il disegno. Risultano inoltre decisivi quando le tavole devono restituire una certa condizione climatica, oppure nelle numerose scene in notturna.

Chanbara si conferma dunque come una delle proposte più interessanti e innovative di Sergio Bonelli Editore, non tanto, o non solo, per l’inedita ambientazione delle storie, quanto piuttosto per la sua vocazione di serie pensata già per le libreria di varia, cui seguirà una versione da edicola solo al termine della pubblicazione di tutti i volumi di grande formato.

La pesante eredità raccolta da Contu e Venturi rendeva questo volume particolarmente insidioso. Dopotutto, seppur breve, Chanbara ha una sua storia editoriale propria e questa era la prima volta che nuovi autori si cimentavano su di essa.
Venturi ha mantenuto l’alto profilo dei disegni, grazie a delle tavole ricche e dettagliate, con la novità dei retini di Orrù Serri che le ha impreziosite, segnando comunque una piacevole discontinuità nella serie.

Gabriella Contu si conferma autrice votata alla versatilità, nell’accezione più positiva possibile del termine. È capace infatti di proporre storie perfettamente rispettose dello spirito originario dei personaggi, pur non facendo mancare la sua impronta autoriale, con una buona dose di coraggio e una scrittura solida e chiara, curata tanto a livello di sviluppo quanto di ritmo.

È accaduto con Dylan Dog, con Zagor e con Tex, accade di nuovo con Chanbara.

Abbiamo parlato di:
Chanbara – Le spade del tradimento
Gabriella Contu, Walter Venturi, Danys Orrù Serri
Sergio Bonelli Editore, 2019
112 pagine, cartonato, bianco e nero – 18,00 €
ISBN 9788869614217

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