Era dai tempi di Watchmen, letto per la prima volta sulle pagine della rivista Corto Maltese, che aspettavo di immergermi in una storia di pirati. Se nel capolavoro di Alan Moore questa tematica era trattata parallelamente al racconto principale ed era funzionale ad esso, qui invece non c’é nessuna mediazione, in quanto ci troviamo catapultati in ambientazioni avventurose ed esotiche degne di una narrazione purtroppo ritenuta (a torto) demodé, oggi di nuovo sotto i riflettori con il successo della pellicola hollywoodiana, La maledizione della prima luna.
Questa nuova serie della Crossgen, nel nostro paese proposta dalla Dream Colours, è una piacevole sorpresa per diversi motivi. Il primo è sicuramente la qualità dello storytelling, avvincente, asciutto, ben congegnato e improntato su un desiderio d’avventura dall’ampio respiro, dallo stampo classico (e così non poteva non essere visto il soggetto trattato), nella quale si denota pero’ un giusto piglio moderno, ben dosato, che attualizza una tematica altresì facile alla banalizzazione. Chuck Dixon, lo scrittore, è consapevole dei canoni estetici che deve rimodellare per il gusto del lettore del nuovo millenio e lo fa con la maestria di chi, nell’editoria seriale, è (ed è il caso di dirlo) ben “navigato”.
Dei disegni di Steve Empting potrei dire la stessa cosa. Senza esagerare nelle spettacolarizzazioni, tanto di moda (ahimé) oggigiorno oltreoceano, l’artista riesce con un segno nitido e leggibile nell’intento di dare nuova linfa alla scuola del fumetto classico americano. Pur ricordando con nostalgia la sua collaborazione di un decennio fa su i Vendicatori, con questo lavoro sembra aver trovato una collocazione più consona al suo disegno che per alcuni potrebbe sembrare, erroneamente, fuori moda.
La storia è una semplice vicenda di pirati, o forse no, visto che il protagonista è una lei che cerca di salvare, e di vendicare, la propria famiglia. Per riuscire nei suoi intenti prende possesso di una nave, la El Cazador che dà il nome alla serie, e il suo carico di loschi figuri, una varia umanità, multiculturale, con regole e moralità proprie. Questa riduzione ai minimi termini del soggetto non deve scoraggiare i possibili curiosi, perché in realtà conta più dire che le ambientazioni sono intriganti e credibili, che durante la lettura sono stato piacevolmente trasportato in mezzo a ciurme di tagliagole, per una volta ben caratterizzati e che, inoltre, questi tre capitoli mettono tanta carne al fuoco che non vedo l’ora di leggerne il seguito.
Troppo entusiasmo? Se rapportato ad un prodotto seriale, credo di no. Non sperate invece di trovare qui un fumetto d’autore (definizione di per sé discutibile).
Conclusione? Se non avete mai comprato un albo della Crossgen (anch’io prima d’ora non l’avevo mai fatto), questa è la volta buona; spendete i vostri 5 euro e vi ritroverete tra le mani un prodotto ben curato sia per la confezione editoriale che per la traduzione di Alessandro Bottero, a volte curiosa ed originale nel caratterizzare il rude parlato dei pirati.
Ma, soprattutto, verrete investiti da un sapore d’avventura e di mari lontani che sicuramente mancava nei nostri amati fumetti. Fidatevi. Parola di bucaniere!