Il Ritorno del Cavaliere Oscuro: L’ultima crociata è il prequel dell’omonima, celeberrima opera di Frank Miller, che nel 1986 aveva segnato una svolta radicale nel modo di intendere i supereroi. Qualcosa di più di un fumetto importante: un’opera seminale, in grado di segnare uno spartiacque nel suo genere, e di influenzare numerose riletture successive.
Scrivere una premessa a quel ciclo è un’impresa delicata e rischiosa: se ne è quindi occupato lo stesso Frank Miller, affiancato ai testi da un altro autore di primo piano come Brian Azzarello, con cui Miller aveva lavorato a Cavaliere Oscuro III: Razza suprema. Per i disegni si è fatto riferimento a un autore del calibro di John Romita Jr., che con Miller aveva ai tempi lavorato a The man without fear, la celebre storia sulle origini di Daredevil.
Nonostante la notevole autorevolezza del team creativo messo in campo, le scelte narrative e visuali del prequel sembrano comunque improntate alla massima prudenza possibile. Il fumetto indaga, ovviamente, le motivazioni che portano Bruce Wayne ad abbandonare il suo alter ego di Batman, mentre in parallelo si assiste all’ennesimo internamento del Joker nella struttura di Arkham Asylum, inadeguata a contenerlo.
Il tema portante della vicenda di Batman è quello del suo invecchiamento, come sarà poi anche nel primo Dark Knight, dove ovviamente il tema è ancora più accentuato, dato che le vicende di quest’ultimo fumetto avvengono dieci anni dopo sul piano narrativo. In Dark Knight I però al maggiore declino fisico fa da contraltare una rinata motivazione, cosa che rende il tema più interessante: qui non può esserci per ora tale contrasto, anzi Batman è fiaccato nel corpo e nello spirito.
Il conflitto si sposta nel rapporto col figlio putativo Robin, sempre più incline a cedere alla tentazione della violenza, mentre Batman non ha più la forza morale di frenarlo: viceversa, nell’opera originaria la giovane Robin, oltre a volgere il personaggio al femminile, diventava il simbolo di una forza giovanile pura e incontaminata.
La parte di trama relativa al Joker risulta meno originale, più vicina allo sviluppo classico del personaggio (l’antiquato manicomio criminale cerca di trattenerlo, ma invano, data la sua folle intelligenza); non c’è un vero rapporto con la lettura milleriana, che usava il Joker – e il suo psichiatra, il buonista Bartholomew Wolper, qui assente – per una caustica satira del politically correct già allora imperante. E dire che la satira sulla “correttezza politica” sarebbe attuale anche oggi.
I disegni di Romita Jr. sono efficaci e azzeccati; la colorazione di Peter Steigerwald, molto vicina alle scelte di Lynn Varley, li avvicina molto ai disegni originali, per quanto resti riconoscibile il tratto dell’autore, sia nel segno sia nell’impostazione di tavola. Non mancano in ogni caso soluzioni grafiche riprese dall’opera-modello, come la efficace prima pagina o il pervasivo uso di vignette-teleschermo. Il problema, forse, è che quello che nel 1986 era una scelta di rottura spettacolare, nel 2016 è linguaggio più che acquisito dei comics americani, fin ormai ordinario, quasi scontato. Un segno dell’enorme successo di Dark Knight, divenuto appunto opera seminale: ma anche elemento di un confronto impari con un nuovo capitolo troppo prudente in questa come in altre soluzioni.
Insomma, da un lato l’opera è scorrevole e godibile, e certamente fedele dato anche il coinvolgimento di Miller in persona. Per contro, il modello di partenza è così alto che la comparazione finisce per essere impietosa verso un prequel che non riesce a contrapporre una sua variazione estetica al modello cui si ispira.
Abbiamo parlato di:
Il Cavaliere Oscuro: L’ultima crociata
Frank Miller, Brian Azzarello, John Romita Jr., Peter Steigerwald
RW Lion, 2017
72 pagine, a colori, 3,95 €
ISBN: 9788893512947