Cartoline da Limón: un racconto intimo sulla famiglia

Cartoline da Limón: un racconto intimo sulla famiglia

Bao Publishing pubblica "Cartoline da Limón" di Edo Brenes, che ricostruisce la storia della sua famiglia in Costa Rica attraverso fotografie e ricordi.

COVER CARTOLINE DA LIMONLimón è un distretto del Costa Rica formato da un mix di giungle, montagne e spiagge paradisiache. Oggi sede del principale porto commerciale (e turistico) del paese, detiene la più alta percentuale di terre protette, un’estesa varietà di flora e fauna e un connubio di culture da tutto il mondo. Ma com’erano Limón e i suoi abitanti negli anni ’40 e ’50 del secolo scorso? Ce lo racconta Edo Brenes, artista costaricense autore per Bao Pubishing di Cartoline da Limón, sua seconda graphic novel dopo Il paradiso delle aragoste, pubblicato da Oblomov col nome Edward Brends.

Ramiro, alter ego dell’autore, torna dall’Inghilterra in Costa Rica. Oltre a rivedere genitori e parenti, il suo scopo è quello di ricostruire la storia della famiglia, originaria proprio di Limón, per farne un libro. Ad accoglierlo, insieme ai piatti tradizionali, c’è infatti uno scatolone di vecchie fotografie: immagini sciolte o raccolte in album che innescano la memoria di zie, cugini e amici. Prima del volo di ritorno, Ramiro cerca di intervistare il maggior numero possibile di persone, che si dimostrano sempre ben disposte a ricordare seguendo l’ispirazione delle immagini. Dai loro racconti, il primo dei quali risale al 1937, emerge un mondo diverso, inevitabilmente anacronistico ma affascinante: una Limón in cui le biciclette erano l’unico mezzo di trasporto e in città giravano solo tre macchine, dove certe famiglie avevano dieci figli e nei cortili c’erano galline, capre e maiali. Ben presto la storia si concentra su tre figure: nonna Rosario, il cui arrivo a Limón nel 1937 è descritto nell’episodio di apertura, nonno Virgilio e suo fratello, zio Osvaldo. Intorno alle vicissitudini di questi tre personaggi Brenes costruisce Cartoline da Limón e il suo colpo di scena conclusivo. Rivedere, riassaporare, riascoltare il paese natio e scoprire un passato che non avrebbe potuto immaginare, impatta in modo profondo sulla vita di Ramiro/Edo Brenes.
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Il libro, diviso in otto capitoli oltre a prologo ed epilogo, presenta una struttura precisa. La trama è portata avanti principalmente dalle fotografie accompagnate dai dialoghi fra Ramiro e il parente di turno. A questa narrazione in tempo presente si alterna una serie di flashback con protagonisti Rosario, Virgilio e Osvaldo, ambientati a Limón fra il 1937 e il 1957, con un salto al 1996 nell’epilogo.

Il tono del racconto, al netto di uno snodo finale denso di significati, mantiene un giusto grado di leggerezza dato da alcune scene simpatiche, quasi delle gag in un paio di occasioni, che bilanciano l’inevitabile nostalgia, e la tristezza, legata ai ricordi.
Il lungo arco temporale della storia consente a Brenes di sviluppare diverse tematiche. Dall’importanza implicita di conservare le fotografie come viatico per la memoria, a un tipo di educazione dei figli basata su principi semplici e sani. Dall’identificazione della famiglia come un’entità quasi sacra, di cui prendersi cura a costo di sacrificare qualcosa di se stessi, al sessismo che si riscontra in alcuni dei personaggi. Da queste tematiche emergono anche interessanti aspetti sociali, come ad esempio le superstizioni legate alla figura di Nieves, la ragazza più bella ma per tutti maledetta perché, a meno di trent’anni, è considerata vecchia, single e zitella.

Il ritmo lento della storia – che per essere seguita richiede spesso la consultazione dell’albero genealogico inserito dall’autore, al fine di chiarire nomi e gradi di parentela – fa emergere il carattere, i desideri e l’indole dei tre protagonisti: Rosario è una donna orgogliosa e dolce, con idee chiare su cosa sia una famiglia; Osvaldo è equilibrato, rispettoso, un gentiluomo forse fin troppo timido; Virgilio è al contrario un irresponsabile, egoista, stravagante, campione di calcio ma alcolizzato, un dongiovanni pronto a inseguire una donna fino in capo al mondo. Con il passare degli anni le caratteristiche dei tre si sedimentano e si sviluppano, intersecandosi con sentimenti di amicizia, amore, rancore, disperazione, fino a un finale che ricompone il mosaico delle loro vite svelando un segreto conservato per decenni.
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Edo Brenes, anche dal punto di vista grafico, mette le fotografie al centro di Cartoline da Limón. Sono infatti le foto (e un filmino in 8 mm verso la fine), a raccontare la storia, ritraendone i protagonisti da neonati, bambini, adolescenti, adulti. Le immagini caratterizzano anche l’ambientazione del libro, rappresentando una Limón ariosa, lussureggiante, con un mare caraibico e le architetture degli anni ’50, quando le abitazioni erano “rialzate” per evitare le inondazioni. Il segno è stilizzato, caratterizzato da una linea sottile e morbida. Le tavole si presentano a volte dense di vignette di piccole dimensioni (griglia 4×4), a volte con vignette a tutta pagina o in numero ridotto.
Per sottolineare alcuni stati d’animo particolari o creare suspense, altre pagine ospitano un unico disegno immerso nel bianco, come la 187 che contiene una rivelazione di Rosario. Altre tavole ancora presentano degli spazi vuoti all’interno di sequenze fotografiche, come a voler rappresentare dei ricordi mancanti. I colori, utilizzati sia in tempo presente sia in flashback con l’esclusione di alcune fotografie lasciate in bianco e nero, sono tenui, gentili e restituiscono un Costa Rica verdeggiante, al quale bene si abbinano i rosa, grigi e gialli dei vestiti.
Discorso a parte va fatto sul lettering che, complice a volte il gran numero di vignette contenuto da una singola tavola, risulta difficilmente leggibile soprattutto quando si presenta in corsivo.

Cartoline da Limón è un racconto che si può definire più intimo che intimista. Il coinvolgimento profondo dell’autore – non potrebbe essere altrimenti – è palese, ma la passione con cui si dedica alla ricerca sulla famiglia, unita alla potenza dei ricordi innescati dalle foto, risultano coinvolgenti. Nonostante l’incedere della storia risenta, a volte, della ripetitività dello schema narrativo, il colpo di scena finale e l’impatto che il viaggio in generale ha sulla vita reale di Brenes, offrono soddisfazione al lettore.
Il libro offre inoltre un interessante spunto di riflessione perché nell’epoca dei selfie, delle storie su Instagram e degli album su Facebook, può capitare che soprattutto i più giovani si dimentichino delle fotografie stampate. Senza dire se siano meglio le une o le altre, c’è un fatto: le foto digitali si sfogliano su uno schermo facendole passare velocemente con un tocco del dito, si cancellano se c’è bisogno di spazio, neppure si ascolta, spesso, quel che racconta di loro chi le sta mostrando. Abitudini che, con le vecchie foto cartacee, non esistono. Le foto su carta contengono storie, fissano attimi di vita, conservano in sé un ricordo, suscitano emozioni. Ecco dunque che fotografie in bianco e nero e in formati sconosciuti, con segnate sul retro data, luogo e magari un pensiero, hanno trovato un confortevole alloggio in scatole e cassetti, nelle nostre case. Decine, centinaia di foto conservate. Vale forse la pena, ogni tanto, ripescarle e scoprire cosa succede alla nostra memoria, guardandole.

Abbiamo parlato di:
Cartoline da Limón
Edo Brenes
Bao Publishing, 2022
272 pagine, cartonato, colori – 23,00€
ISBN: 97888332737424

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