Una carriera bonelliana: intervista a Michele Masiero

Una carriera bonelliana: intervista a Michele Masiero

Intervista a Michele Masiero. da fine 2015 direttore editoriale della Sergio Bonelli Editore, ruolo ricoperto in precedenza da Mauro Marcheselli.

masiero_01Michele Masiero nasce a Castelmassa, in provincia di Rovigo, nel 1967. Muove i primi passi nel mondo del fumetto sulla rivista Fumo di China per poi approdare nella redazione della Sergio Bonelli Editore a inizio anni ‘90.
Diventa il curatore della serie
Mister No; per il personaggio di Jerry Drake, creato da Guido Nolitta, scrive anche le storie Un giovane americano (Mister No Speciale #13), Una storia del West (Mister No Speciale #15) e L’ultima frontiera (Mister No #295).
Resta curatore della serie fino al 2009 quando, dopo la chiusura della testata mensile, viene sospesa anche la pubblicazione degli speciali semestrali dedicati al personaggio. Proprio su questa collana, nel giugno 2008, compare l’ultima storia scritta da Masiero per Mister No,
Sangue sul Sertao.
Ha ideato anche una storia per Dylan Dog,
Istinto Omicida, apparsa sul numero 227 della serie regolare.
Negli anni ha scritto anche per riviste quali
Starmagazine e Cyborg (Star Comics) e Glamour magazine (Glamour).
Ha ricoperto il ruolo di capo redattore in SBE fino a novembre 2015, quando è subentrato a Mauro Marcheselli nel ruolo di direttore editoriale della casa editrice.

Michele, benvenuto su Lo Spazio Bianco.
Partiamo da una domanda scontata ma importante: chi è Michele Masiero, come è arrivato a lavorare nel mondo del fumetto e, soprattutto, come è approdato tanti anni fa in SBE?
Diciamo che mi ritengo una persona molto fortunata, perché sono riuscito a trasformare la mia passione in un lavoro. Nasco come lettore di fumetti da sempre (o almeno da che io ricordi), inizialmente bonelliano (anzi, meglio, zagoriano!), poi onnivoro. Nel 1985 ho cominciato a scrivere per Fumo di China, esperienza che mi ha permesso di conoscere molti addetti ai lavori e di collaborare con Alessandro Distribuzioni di Bologna, vero battesimo del fuoco in ambito lavorativo. Quando dalla Bonelli mi hanno chiesto se mi fosse interessato far parte della redazione, ho raccolto armi e bagagli e mi sono trasferito a Milano. Era il 1991.

Mister No_SsSSei stato il curatore di Mister No per oltre dieci anni, fino alla chiusura della testata. Hai dunque ricoperto un ruolo che ti ha sicuramente permesso di stare a contatto con Sergio Bonelli in modo forse più stretto rispetto ad altri colleghi nella casa editrice. A livello personale e professionale, qual è il lascito più grande che ritieni avere ricevuto da Sergio?
Professionalmente, e ho già avuto modo di dichiararlo, Sergio Bonelli mi ha insegnato l’estremo rispetto per il lettore. Lui ha dedicato la propria vita alla Casa editrice, leggendosi ogni riga e revisionando ogni vignetta. Anche i particolari che potevano sembrare minori o marginali erano sempre trattati con cura e passione. Sapeva che i lettori gli avevano dato tanto e non voleva tradire questa enorme fiducia, anche a costo di qualche perdita economica. Era un vero Editore (con la maiuscola), quelli di cui sembra essersi perso lo stampo. Umanamente era una persona colta, curiosa e piena di interessi in ogni campo, con cui si poteva parlare davvero di tutto. Conservo nella mia memoria tantissimi aneddoti e momenti divertenti (e anche qualcuno più teso, come è normale che sia in un lavoro che ci ha visto confrontarci tutti i giorni, per anni), ed è inutile dire quanto mi manchi.

Sei andato a occupare la poltrona che è stata di Decio Canzio e Mauro Marcheselli. Qual è stato il tuo primo pensiero quando l’editore ti ha proposto la carica e che cosa prenderai in prestito dalle figure che ti hanno preceduto?
Tecnicamente mi sono tirato dietro la mia, di poltrona. Forse per scaramanzia, visto che mi ha portato bene da che sono qui dentro, o forse per timore reverenziale nei confronti di chi l’ha occupata prima di me. Scherzi a parte, il primo pensiero davvero non me lo ricordo, ma diciamo che il mio nome si è rivelato una scelta quasi naturale come continuità interna. Tra Mauro e me, infatti, in questi anni si era creata una sorta di simbiosi sulle decisioni da prendere: il più delle volte la pensavamo all’opposto ed eravamo quindi costretti a fare una sintesi. Che cosa prenderò dai miei predecessori? Da Canzio ho imparato il mestiere di redattore, con Marcheselli abbiamo compiuto un bel pezzo di strada insieme e le sue intuizioni hanno imbastito la Casa editrice di oggi: inevitabile, quindi, continuare su quel solco già tracciato così bene.

DyD 227Assumi la carica di Direttore editoriale in un momento di grandi cambiamenti, palesi o meno visibili, della casa editrice. Che cosa comporta per te questa situazione e come riesci a seguire tutti gli aspetti?
Mi riallaccio alla risposta precedente: ciò che serve, ora, è proseguire sul cammino che viene dalla nostra tradizione spingendosi avanti con decisione. Soprattutto perché le cose cambiano velocemente ed è necessario attrezzarsi all’inevitabile profonda trasformazione del mercato dell’editoria. Mercato che è, appunto, sempre più complicato, e richiede che non ci si limiti a gestire l’esistente. Come è ormai evidente a tutti dai nostri ultimi annunci, si stanno aprendo prospettive in ambito multimediale, che avranno comunque bisogno di tempi lunghi per vedere la luce. Ma, nel frattempo, il nostro core business rimane il fumetto da edicola ad alta tiratura, e di conseguenza la creatività dei nostri autori (il nostro vero “tesoro”). Ed è in quest’ambito che continueremo a sperimentare, cercando anche strade nuove, di cui vedrete i frutti nel prossimo futuro. Posso assicurarvi che Davide Bonelli e il neo-direttore generale Simone Airoldi hanno le idee ben chiare su come valorizzare ulteriormente le nostre enormi potenzialità.

In sostanza, quali sono i compiti insiti nel tuo ruolo? Come ti rapporti con gli autori, con gli editor e con i redattori e soprattutto fin dove spingi il peso della tua “autorità”?
Il compito principale è quello di impostare la linea editoriale e di coordinare il lavoro dei vari curatori, che hanno la responsabilità sulle singole testate. Credo in un lavoro “di squadra”, quindi, più che usare autorità, preferisco discussione e collaborazione, cercando di tirare fuori il meglio dalle singole professionalità. Ovviamente, poi è necessario fare una sintesi e decidere.

Una domanda difficile: come ti poni rispetto alla questione spesso dibattuta sugli autori e l’uso dei social media? Ritieni necessario, in determinate situazioni, un intervento “dall’alto” per evitare che antipatie personali interne ledano l’immagine dell’editore o possano danneggiare le vendite di un prodotto dello stesso?
Tema davvero complesso. Interventi “dall’alto” ci sono anche stati, in particolare su questioni che potevano ledere l’immagine della Casa editrice, ma ogni autore ha ovviamente il diritto di dire ciò che pensa e che vuole. Certo, non è simpatico leggere collaboratori della stessa “scuderia” battibeccare fra loro, ma dovrebbe stare alla – diciamo – sensibilità di ognuno capire fino a dove spingersi e magari contare fino a dieci prima di mettersi a battere sulla tastiera. Soprattutto per le polemiche che poi inevitabilmente si scatenano. Nessun autore, comunque, è portavoce della Casa editrice.

Young DN
Young Dragonero – Uno dei nuovi progetti SBE per un pubblico young adults annunciato a Lucca Comics 2015

La Bonelli ha iniziato in maniera sistematica ad abbracciare un’idea multimediale dei suoi personaggi: ecco i motion comics, ecco il film, l’album di figurine, a cui si affiancano prodotti di altri editori (i romanzi e il gioco di ruolo per Dragonero, ad esempio), sempre mirati ad allargare le maglie della presenza dei personaggi nell’immaginario dei lettori. Che complessità ci sono nello scegliere questi sviluppi, nel vagliarli e nel metterli in pratica, anche pensando a quanto siano nuovi e finora distanti dalle caratteristiche dell’editore?
Le complessità sono diverse a seconda dei progetti, e troppo lunghe da dettagliare qui. Diciamo che ci muoviamo come abbiamo dichiarato fin dall’inizio: con una logica da co-produttori. Non affidiamo quindi più in licenza le nostre properties, ma vogliamo essere parte del processo produttivo, condizione indispensabile per ottenere ciò che ci sta più a cuore: il rispetto dei nostri personaggi e del lavoro dei nostri autori.

Sul fronte del fumetto digitale puoi anticiparci se ci saranno novità? Il lavoro che state facendo in redazione di scansione e digitalizzazione dell’immenso archivio della casa editrice potrebbe aprire anche alla riproposizione di materiale d’epoca in formato non cartaceo?
Come avete visto, qualcosa sta cominciando a essere proposto (Orfani, Mister No), anche se ancora timidamente. Il lavoro è lungo e ci stiamo impegnando al massimo anche su questo fronte e altre novità sono previste a breve.

Siete sbarcati direttamente in libreria con i vostri volumi, tuttavia continuano le edizioni di materiale Bonelli da parte di case editrici come Bao e Panini Comics. La vostra idea per il futuro è di diminuire progressivamente la licenza di pubblicazione per gli altri editori e diventare esclusivisti di tutta la vostra produzione, o le collaborazioni continueranno?
Abbiamo tagliato tutte le licenze con altri editori, tranne Bao, che continuerà a proporre alcuni titoli Bonelli nel suo catalogo, proseguendo, per esempio, le varie stagioni di Orfani. Panini è il nostro licenziatario per i diritti all’estero, ci conosciamo e stimiamo da sempre (con alcuni sono personalmente amico da più di vent’anni!) e l’album di figurine di Tex è una collaborazione di cui siamo molto felici. Per il resto, siamo sbarcati in libreria per restare, al momento con un paio di titoli al mese (ma già alcuni mesi le uscite saranno di più). Anche qui si è trattato di un lavoro lungo, per arrivare alla definizione di una nostra linea editoriale ben precisa e soprattutto per approntare un modello distributivo: la libreria, infatti, funziona in modo molto diverso dall’edicola, dove sappiamo esattamente come muoverci, essendo leader da decenni nell’ambito del fumetto popolare. L’accoglienza è stata a dir poco strepitosa per i primi titoli, davvero, per usare una frase fatta, “oltre le più rosee aspettative”. È chiaro che, al di là della qualità delle singole proposte, c’è un valore aggiunto dato dal “marchio” Sergio Bonelli Editore: segno dell’affetto e della fiducia che i lettori ripongono in noi.

SBE libreria

Una delle ultime novità, da un punto di vista di marketing e distribuzione, è il vostro accordo con Bao per la distribuzione dei vostri volumi in libreria, mirato sicuramente a una gestione più diretta da parte vostra. Questa sinergia potrebbe in futuro svilupparsi anche altre direzioni?
L’accordo con Bao riguarda soltanto la promozione in fumetteria (attraverso la rivista Preview). Sbarcando per la prima volta in fumetteria, ci è sembrato interessante proporci autonomamente provando a creare un nuovo modello distributivo, e in questo c’è stata da subito assoluta sintonia con Bao. Al momento non so dire se ci saranno collaborazioni in altre direzioni, ma è evidente che con Bao esiste un rapporto speciale, professionalmente e umanamente.

Hai mosso i tuoi primi passi in questo mondo partendo nel 1985 da una rivista di critica fumettistica come Fumo di China. Da sceneggiatore, come anche da redattore, qual è il tuo rapporto con chi scrive di critica sui fumetti in Italia?
Altra bella domanda! Credo che, allora come adesso (e quante sciocchezze avrò scritto!), esista più che altro il lavoro di tanti appassionati. Lavoro importante e benemerito, per carità, ma la critica vera e propria mi sembra non abbia fatto dei grandi passi avanti. Anche grazie alla velocità della rete (o per sua colpa?), manca un vero spazio di approfondimento, che storicizzi quello che si muove nella nona arte, al di là delle recensioni del momento. Il mio rapporto personale, in ogni caso, è ottimo con tutti: non ho mai polemizzato o ribattuto a una “critica”. D’altronde, ognuno ha diritto alle proprie opinioni, anche quando sono palesemente sbagliate. Ehi, questa era una battuta!

Augurandoti di restare per molti anni sulla poltrona di caporedattore SBE, sei conscio sì di poter avere un futuro come uomo di palcoscenico, dopo la splendida e brillante performance al keynote bonelliano a Lucca Comics 2015?
Beh, grazie per l’augurio e per i complimenti, anche se come “uomo di palcoscenico” ho soprattutto un passato: anni di teatro più o meno sperimentale alle spalle. Quindi, in attesa di essere notato da Broadway, mi auguro tanti keynote bonelliani sempre più sorprendenti!

Grazie per l’intervista, Michele! E buon lavoro!

Intervista realizzata via mail e conclusa il 9 febbraio 2016

 

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