280 pagine, 20 storie a fumetti, 21 autori più una copertinista (Vittoria Ricci, che ha prodotto un’illustrazione davvero convincente nella sua semplicità), riuniti come collettivo Blatta Production per narrarci venti variazioni sul tema del cane. Cane come amico dell’uomo, come nemico, come elemento comico o triste, serio o faceto, protagonista o comparsa, eroe o mero strumento narrativo. Il tutto in un volume solido e coerente, che riassume in sé i pregi e i difetti (più i pregi, però) degli antologici.
Va valutato sicuramente come positivo il tema del progetto, che è uno e uno solo; e se impossibile da rendere univoco (ciascuno infatti fa del personaggio “cane” qualsiasi cosa desideri, lo muta in metafora o lo fa sparire, lo rende umano o alieno, concreto o astratto), crea perlomeno un continuum narrativo utile sia al lettore che al prodotto stesso, il quale – vista anche la bravura degli autori – non risente della qualità altalenante che si vede in volumi simili.
E restringere le storie in un unico campo, se non serve a risolvere la questione dell’eccessiva frammentazione di toni e stili consente perlomeno al lettore di divertirsi a scoprire in quante declinazioni si può narrare la parola cane, in quanti modi si può dipingere, trattare, descrivere considerare, ritrarre, trasformare il famoso amico dell’uomo.
Riassumere o recensire tutti i racconti sarebbe fuori luogo, ma alcuni vanno sicuramente segnalati.
Ad esempio La cartolina, di Roberto Cavone, e Punk & Bestia, di Stefano Werne, rappresentanti di un bel modo di fare fumetto “underground” tutto italiano e che usano il cane come specchio della nostra piccola, pigra, ipocrita e a volte squallida società. La fine che avrei voluto darti, di Marika A. Bigoni e Birillone, di Modugno/ Ricci, ci raccontano invece di cani “veri”, reali e del loro effetto sulle vite dei loro padroni.
Mentre episodi un po’ fuori dagli schemi come Notti stellate e cani di piccola taglia, di Marcus L. (peccato che il cane sia poco più di una comparsa e destinato a sparire nel giro di poche tavole) e El pitolonn, di Vano, (storia ricchissima di riferimenti narrativi e visivi, calda e coerente, profonda e veritiera pur nella sua apparente surrealtà) si fanno leggere con grandissimo piacere.
Va anche citato assolutamente Leelap, di Anne-Sophie Diap, ritratto immaginifico e sognante, immerso in un silenzio fiabesco, del pomeriggio fantastico vissuto da un ragazzino e dal suo cane; senza dimenticare CutBullove, del maestro Giuseppe Palumbo, un grande artista che ha voluto partecipare a questa antologia rispolverando per l’occasione un suo vecchio personaggio, Cut, inserendolo in una breve storia simile a un rombante giro sulle montagne russe.
Di tutte queste storie, e di quelle che non citiamo, molte fanno sorridere, e qualcuna quasi commuovere. Ognuna di esse è frutto del lavoro di autori con personalità e stile, che si muovono a loro agio in aree del fumetto molto diverse tra loro. Non tutto è ben riuscito: qualche storia ha una struttura elementare, qualche altra racconta la vita in maniera un po’ stereotipata, con troppi luoghi comuni nonostante le buone intenzioni; altre ancora sono dei semplici divertissement fini a loro stessi.
Ma forse il problema vero, posto che lo si voglia considerare tale, è il fatto che in molte occasioni il cane non è protagonista del racconto, bensì comparsa, o simbolo, o specchio della società, o metafora, o compagno dell’eroe. Raramente si parla di cani in quanto tali, ma piuttosto di cani sognati, immaginari, che servono come strumento narrativo per parlare – sebbene in modo efficace – di temi a loro esterni. Sarebbe stato interessante sapere quanti tra gli autori sono o sono stati padroni di cani, requisito forse importante per poter partecipare con coscienza di causa a questa antologia; ma in ogni caso il prodotto finale dimostra – nella confezione, nei contenuti e nello sviluppo – quella solidità e quello stile che sempre più spesso si trovano nei prodotti cosiddetti “amatoriali”, nei volumi autoprodotti, che ormai stanno diventando sempre più indistinguibili da quelli realizzati da professionisti.
Evita inoltre di soffermarsi su tematiche scontate o banali, su invettive inutili o su idee moraleggianti, e giustamente risparmia di affrontare punti particolarmente scottanti come la vivisezione o l’abbandono degli animali. Non tutte le storie devono necessariamente essere un attacco contro qualcuno o qualcosa, oppure un pulpito sul quale perorare le proprie cause. Ci si può anche divertire, semplicemente, senza dover dimostrare nulla a nessuno: e in Cani di divertimento ce n’è eccome.
Questa è un’antologia con molte cose da dire e molti modi per farlo. Evita accuratamente la retorica, il buonismo e anche alcuni argomenti che si potrebbero considerare scontati quando si affrontano simili temi. Presenta un nutrito gruppo di autori, tra i quali ogni lettore può facilmente trovare il suo preferito. E un tema piacevole, familiare, umano, che non potrà scontentare la persona che decida di spendere un po’ del suo tempo a scoprire in quanti modi un cane può diventare il protagonista di una storia.
Abbiamo parlato di:
Cani
AA.VV.
Blatta Production, 2019
280 pagine, brossurato, colore – 20,00 €
Autoproduzione