Bruno Cannucciari, a spasso con il Lupo

Bruno Cannucciari, a spasso con il Lupo

Intervista a uno dei piu' stretti collaboratori di Silver, colonna portante di Lupo Alberto.

Bruno CannucciariRomano, classe 1964, da una quindicina d’anni scrive e disegna storie e tavole autoconclusive per Lupo Alberto; dal ’93 realizza le copertine del mensile e disegni per il merchandising. Si è occupato dei model-sheet dei personaggi della prima serie di cartoni animati di Lupo Alberto e la fattoria McKenzie. Prima, e durante, ha pubblicato fumetti su Comic Art (da solo o in coppia con Franco Fossati ai testi) , L’isola che non c’é (Gli idronauti) e Lupo Alberto (Winny). Ha illustrato libri e opuscoli per Mondadori, Berlitz, De Agostini, Amministrazioni Comunali e manifestazioni fumettistiche. Ha collaborato come vignettista e illustratore al quotidiano Italia Oggi dal primo all’ultimo numero della sua prima versione (1987-1991). Ha insegnato disegno presso la VLR Cartoon nell’ambito di un corso di formazione professionale per animatori patrocinato dalla Comunità Europea. Quando si alza dal tavolo di lavoro suona il basso e compone canzoni elettroniche; con il gruppo dei Monzo’n ha vinto un Premio della Critica al Festival “Voci x la Libertà”, patrocinato da Amnesty International.

Come nasce l’avventura con Lupo Alberto e quali sono le peculiarità dell’esserne sia il disegnatore che il disegnatore?
Lupo Alberto lo conoscevo a memoria. L’avevo letto, riletto,copiato e sezionato fin dal 1974 e annoveravo Silver tra i miei miti assoluti, accanto ai grandi cartoonist americani pubblicati su Linus,ad Asterix e – più in là con gli anni – al gruppo di Frigidaire.
Sul finire degli anni ’80 Franco Fossati ed io ideammo un personaggino di nome Winny che trovo’ ospitalità sulle pagine del Corriere del Pollaio, inserto redazionale di Lupo Alberto edizione Macchia Nera. Ebbi quindi l’opportunità di conoscere Silver che in quel periodo cercava collaboratori e mi propose a freddo di disegnare una storia natalizia su testi suoi: un’impresa da far tremare i polsi, per un fan della prima ora annichilito dalla timidezza come il sottoscritto. E i polsi hanno tremato per un bel po’, almeno a giudicare dalla qualità delle mie prime storie. Poi ci ho preso la mano. Ho continuato a studiare il lavoro di Silver nel suo continuo mutamento, ho immaginato il gesto dietro il segno e i pensieri dietro le parole, mi sono sintonizzato sulla sua lunghezza d’onda.
Qualcuno potrà pensare che questo abbia significato per me annullarmi, appiattirmi sulla scia da altri segnata. Bé, non è affatto così. Io scrivo e disegno quello che voglio. Esprimo me stesso fin negli aspetti più intimi, quelli che non li racconti nemmeno alla tua ragazza. Sento di lavorare ad un personaggio mio senza l’ansia di doverne decidere il destino. Posizione invidiabile, senza dubbio. Considero le mie tavole autoconclusive un lungo e articolato ” Nel frattempo…”. Silver continua a sciorinare la saga dei McKenzie seguendo un suo filo, nel frattempo accadono le cose che racconto io. Silver mi affida i suoi giocattoli e io, quando ho finito di giocarci, glieli rimetto esattamente dove li aveva lasciati. Se si fida di me è perché sa che non glieli sporco, non li rompo, non li perdo.
Mi piace disegnare storie nelle quali immergermi completamente, storie a cui non vorresti mai mettere la parola ‘finé. Grazie a Dio ho avuto ed ho l’opportunità di lavorare con grandi affabulatori come Piero Lusso, Francesco Artibani, Silver. Ma disegnare il Lupo senza scriverlo, o viceversa, non mi basta.. È anche una questione di forma mentale. Io suono, per esempio, e non riesco a immaginare una struttura armonica senza le parole, né un verso che non sia cantabile. E sempre per rimanere nella metafora musicale, il modello a cui mi ispiro è Ivano Fossati: un grande autore che non perde nulla della sua credibilità e del suo intimo valore anche quando scende a patti con la musica leggera scrivendo per Mannoia, Berté, Patty Pravo e Celentano. Musica POPOLARE, quindi. E fumetto POPOLARE, con tutte le sue implicazioni “industriali”. Pero’ realizzato con cura, con profonda onestà intellettuale, senza l’ansia di piacere a tutti e la spocchia di non piacere a nessuno. Pochi codici, se non quelli dettati dalla propria coscienza civile. Scriviamo quello che ci va, che ci preme, che ci indigna.
I lettori credo avvertano l’onestà intellettuale di Lupo Alberto. Riconoscono e apprezzano la sua capacità – meglio, la sua volontà – di misurarsi con le cose concrete, il mondo di tutti i giorni e di tutte le latitudini, la realtà atroce che spesso disorienta lui quanto loro. Pochi proclami, pochi violini e pochi omissis: vita vera e condivisa, questo è Lupo Alberto. Noi raccontiamo le nostre storie e i lettori ci raccontano le proprie ( e nel rapporto con i lettori è di fondamentale importanza la grande sensibilità di Rosangela Percoco che coordina la rivista e cura la posta). Spesso immagino le pagine di Lupo Alberto come un dopocena tra amici. Tutti seduti dove come e con chi gli pare, ognuno ad ascoltare gli altri. E la televisione, per una sera, tace.

In alcune storie è stato affrontato il tema della morte, che in un fumetto che fa ridere pesa molto di più. Come nasce la volontà di confronto con questo tema?
Nel caso specifico della storia “Natale senza te” pubblicata sul numero di dicembre 2005, nasce da due esigenze precise e distinte. La prima, scomporre una sofferenza personale e trascriverla con l’alfabeto leggero che il fumetto umoristico impone. La seconda, indagare sul disagio che un evento di tale portata scatena all’interno di una comunità coesa, una grande famiglia qual è quella della fattoria McKenzie. Piero Lusso è stato bravissimo ad alternare grande poesia e battute spiazzanti. Io ho fatto del mio meglio per stargli dietro, anche perché questa storia tocca corde profonde e chiede di misurarsi con il proprio rapporto con la morte, il senso della perdita e la consapevolezza – o lo smarrimento – che ne deriva.
Nel caso della famosa “Storia di Uccello“, di Silver, nasce credo dall’amara considerazione che essere carini, simpatici, teneri e innocenti non ti salva dalla morte. Che si muore per lo più in maniera stupida. Che si muore per niente. Che ok, noi facciamo fumetti, siamo qui – come si dice – a ridere e a scherzare, ma sappiamo benissimo quello che succede fuori dalle nostre tavole, e allora tanto vale affrontarlo di petto. Quando Silver, durante la guerra nella ex-Jugoslavia, scrisse una tavola nella quale Mosé frastornato e disgustato da quanto stava accadendo rinunciava ad usare il fucile contro il lupo, mi commossi fino alle lacrime.

Dal suo punto di vista come vede l’andamento del fumetto in Italia, è in crisi o meno?
Non credo ci sia una grossa crisi in atto. Una lenta e progressiva disaffezione del pubblico, questo sì. Aprono e chiudono riviste dopo pochi numeri, questo pure. Una eccessiva omogeneizzazione del prodotto – Bonelli, Disney, manga e supereroi – che toglie spazio e linfa alle voci indipendenti, questo è sotto gli occhi di tutti. Ciononostante,abbiamo ancora tutti l’opportunità di reperire e gustare ottimi prodotti “industriali” come Monster Allergy del magico Artibani e piccole prelibatezze indimenticabili come “Pranzo di famiglia” di Sara Colaone e Francesco Satta o il “Pasolini” di Toffolo. Il fumetto – come il cinema, del resto – sta solo cercando una ricollocazione. Spero che a nessuno venga in mente di risanare i bilanci pubblicando i fumetti sul telefonino! Come? Ci hanno già pensato? Chi è stato? Lo abbatto a mani nude!

Da dove nasce l’ispirazione che anima le tavole dei personaggi della fattoria McKenzie?
Dal caso e dall’urgenza di dire. Il caso: nella mia vita avro’ posato gli occhi su uno stendibiancheria un miliardo di volte. Poi un giorno…Pam! Immagino che Enrico la Talpa, per raddrizzare i nipotini che gli vengono su consumisti e smidollati, li costringe con piglio da sergente a fare i percorsi di guerra aggrappati per le braccia ai cavi di gomma dello stendibiancheria. Perché non mi è venuta prima, questa stupidaggine? Nessuno può saperlo. Sull’urgenza di dire non ho già detto abbastanza?
Una cosa pero’ vorrei aggiungerla: l’attitudine. L’ispirazione umoristica, Silver ce lo insegna, è come lo swing, o ce l’hai o non ce l’hai. È la capacità di captare il ritmo delle cose che accadono. La comicità non è in battere, è in levare.

Se fossi un giovane disegnatore, che consigli mi darebbe?
Tutto ciò che posso consigliare è di seguire la strada per la quale ci si sente istintivamente portati, senza voler fare di tutto pur di apparire. Chi è portato per l’umoristico si astenga dal disegnare goffi personaggi realistici sempre con le gambe troppo corte e i testoni sproporzionati. Chi è votato al realistico eviti di buttarsi sul comico considerandolo un genere minore o più facile. Chi poi è bravo e naturalmente portato in entrambi i campi mi lasci il suo numero che lo assumo io.

Quali sono i progetti futuri che avete in cantiere?
Novità strabilianti e per tutti i gusti: Lupo Alberto trova lavoro a Springfield, Mosé riacquista i super poteri, Marta fa i cori nell’unplugged di Jennifer Lopez e Cesira sposa Ridge.

Intervista originalmente apparsa su Mega #, febbraio 2006- Edizioni Pegasus Distribuzione

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