Hiroaki Samura è un mangaka piuttosto eclettico. La sua opera più longeva è L’Immortale, un racconto di ambientazione storica dalle venature fantastiche che parla di un ronin infettato da un parassita che gli impedisce di morire, e assoldato da una ragazza in cerca di vendetta. I temi crudi e violenti si sposano con riflessioni poetiche e filosofiche, un marchio che normalmente ci si aspetterebbe di trovare nelle successive opere dell’autore, che invece decide di esplorare altri temi e altri generi in ognuno dei suoi lavori.
È il caso appunto di Born to be on Air!, un manga che presenta un bizzarro mix di generi, principalmente la commedia e il cosiddetto joho manga, ovvero manga di divulgazione, anche se si intuisce già dal primo tankobon che presto si svilupperà anche una deriva “romance”.
Koda Minare, una cameriera in un ricercato ristorante, dopo una notte di ebrezza finisce per sfogarsi con uno sconosciuto, Matou, che si rivela essere il direttore di una stazione radio che, registrato lo sfogo, decide di usarlo durante la sua trasmissione. Quando Minare si riconosce, decide di piombare nello studio di registrazione, prendendo possesso del microfono. Lo sproloquio che ne deriva le apre le porte di un nuovo lavoro.
L’ambientazione nella regione dell’Hokkaidō e i riferimenti culturali che vanno dalla cucina tipica alla musica e, più in generale, al mondo dello spettacolo giapponese, sono un elemento con ruolo e un’importanza chiave nel racconto, rendendo necessari non solo la presenza continua di numerose note a supporto della storia, ma anche lasciando una forte impressione di scollamento tra il lettore non avvezzo a quell’ambientazione e alle vicende raccontate.
È chiaro come ci siano alcuni elementi che finiscono per essere persi, a danno soprattutto della linea umoristica del racconto, nonostante la traduzione e l’edizione italiana cerchi di fare il possibile.
Born to Be on Air! è un manga inevitabilmente poco universale.
Gli elementi tipici e familiari di una certa narrazione giapponese, come un certo gusto surreale nelle esagerazioni e nella costruzione di personaggi sopra le righe, non riescono però a trovare un sufficiente punto d’incontro con un lettore che non sia immerso in quel mondo, creando una distanza che a fatica permette di empatizzare con i personaggi, che vivono normalità che ci sono aliene in diversi punti.
L’impressione che sia ha dai primissimi numeri inoltre è quella di una storia dalla carburazione lunga: si percepiscono le intenzioni di un crescendo, che però sembra richiedere al lettore una certa pazienza. La natura e la scelta stessa del tema fa inoltre pensare che gli sviluppi futuri possano essere fondamentalmente riflessivi e poco dinamici, anche se il primo volume dell’edizione italiana non offre molti appigli per le congetture, e i piccoli cliffhanger che chiudono i singoli capitoli non hanno una grande forza.
Il tratto di Samura, da sempre caratterizzato da un tratteggio sporco e graffiato, inquadrature e prospettive ardite e una grande dettaglio e realismo in ambientazione e negli oggetti si mantiene nei suoi standard, anche forse leggermente ammorbidito e arrotondato per adattarsi alla tipologia di racconto, che per sua natura non lascia però spazio a quelle soluzioni di grande effetto e a quei guizzi che l’autore ci ha regalato in altri generi narrativi.
In definitiva un avvio di storia non particolarmente appassionante e destinato a veri e propri estimatori della cultura moderna della regione dell’Hokkaido.
Abbiamo parlato di:
Born to Be On Air! #1, #2
Hiroaki Samura
Traduzione di Marco Franca
Star Comics, maggio 2017
192 pagine, bianco e nero – 5,90 €
ISBN: 9788822604972 – 9788822606013