“La città è la mia casa, e ci vivo da Dio…“
(Il guardiano della città)
Credo che alcuni fumetti dovrebbero essere esposti nelle vetrine (o riposti nelle casseforti) con la stessa cura che si riserva ai preziosi.
Il motivo è molto semplice: sono degli autentici gioielli. E mi piace pensare a un gioiello come a qualcosa d’immenso valore; in questo caso artistico e culturale.
Nello specifico, il valore di cui parlo è quello di un volume di rara bellezza e di grande importanza nello scenario del fumetto italiano di fine millennio, che vanta la firma di due fuoriclasse del mondo dei comics; se La città avesse anche solo una di queste due prestigiose firme, varrebbe comunque la pena di comprarlo senza neanche sfogliarlo. Ma avere tra le mani un’opera con la firma di due artisti del calibro di Bonvi e Giorgio Cavazzano vuol dire ritrovarsi uno di quei gioielli da custodire gelosamente per sempre.
La città è il testamento artistico del prematuramente scomparso Bonvi (vittima di uno stupido incidente stradale), uno degli autori più geniali del fumetto italiano. A lui dobbiamo una serie memorabile come Sturmtruppen, personaggi cult come Cattivik e Nick Carter, e capolavori assoluti come L’uomo di Tsushima e Cronache del dopo bomba. Bonvi era dotato di un estro creativo formidabile e nelle sue opere satira, denuncia sociale e umorismo di tutti i tipi si fondevano in un equilibrio magico e demenziale, a volte squisitamente poetico.
Le quattro storie che compongono La Città, raccolgono un po’ quello che Bonvi era riuscito a disseminare durante la sua carriera. A cominciare dal poliziotto Pop, fascistoide e corrotto che odia gli immigrati, protagonista della prima storia, Un regalo per Victor Victoria, nella quale, infastidito dai modi cortesi del suo vicino, vuole a tutti i costi scovare qualche pretesto per rovinarlo; nella seconda storia, Sterminateli senza pietà!, vediamo un modesto impiegatuccio essere vittima di un mostriciattolo denominato Sukio, che altro non fa che impossessarsi del suo corpo donandogli una sensazione di assoluto benessere. A combattere il Sukio, intervengono gli Skuntz, degli omini verdi che cercano di scacciare il malvagio essere; con la terza, Il guardiano della città, assistiamo a un vero e proprio mini remake del film La vita è meravigliosa, vista però attraverso gli occhi di un barbone; mentre nella quarta e ultima storia, L’albergo del signor Gotié, un ragazzino piccolo e biondo è al centro di una vicenda che vede coinvolti due uomini, Verlaine e Rashid, ex commilitoni combattenti della Legione Straniera, intenti a cacciare un essere malvagio e pericoloso denominato Djinn.
Tutto avviene in una città caotica, sporca e degradata, magistralmente resa dai disegni di un Giorgio Cavazzano che con quest’opera raggiunge uno dei suoi risultati artistici di maggior spessore: a cominciare dalla caratterizzazione dei personaggi, fino alle sequenze che fotografano abilmente il caos cittadino proprio di una grande metropoli. Il tratto dell’artista veneziano è morbido e deciso, baciato da quella grazia espressiva che ne ha fatto uno dei capiscuola del fumetto umoristico italiano, cui s’ispireranno non pochi autori (da Corrado Mastantuono fino alla maggior parte dei disegnatori Disney italiani).
E lo sposalizio artistico con un autore del calibro di Bonvi ha quel tocco magico e irripetibile che solo due autori di pari livello possono raggiungere. Perché un’opera come La città è un perfetto concentrato di situazioni divertenti ed esilaranti ma è anche una delicata metafora sulla routine quotidiana che lentamente divora chi ne fa parte e spinge a diversivi non proprio ortodossi (il poliziotto Pop che vuole danneggiare a tutti i costi il suo mite vicino, l’impiegato che lascia che la sua anima venga posseduta da un’entità malvagia). E alla fine chi ne esce “vincitore” è proprio il barbone, che non ha avuto niente dalla vita ma che crede, invece, di aver ricevuto tutto e addirittura di essere ricco (lui non possiede una casa in città poiché la città intera è la sua casa) mentre il ragazzino, protagonista di un’avventura che sembra il parto della sua fantasia e figlio di una prostituta alcolizzata, capisce che forse l’unica via d’uscita è proprio abbandonare la giungla cittadina e immergersi in un’avventura più pura in paradisiache isole immerse nella natura.
La malinconica, sognante e poetica vena di un raccontastorie come Bonvi interagisce con il prezioso segno postmoderno di Giorgio Cavazzano; il risultato non poteva che essere un gioiello.
Un gioiello molto raro nel mondo dei comics.
Curiosità
I due autori hanno realizzato insieme anche il volume Maledetta Galassia, sempre per la Sergio Bonelli editore.
Giorgio Cavazzano disegnò tutte le storie che Bonvi era ormai già morto.
La seconda storia, Sterminateli senza pietà! è un remake di una storia scritta e disegnata dallo stesso Bonvi dal titolo Sterminarli senza pietà e contenuta nel volume Incubi di provincia edito da Mondadori. Li gli Skuntz si chiamavano Helzapoppi mentre i Sukio erano gli Sgalbedri.
Le quattro storie sono introdotte da Martin Mystere: inizialmente l’albo doveva essere uno special del noto detective del mistero.
Ognuno dei personaggi compare brevemente anche nelle storie in cui non sono protagonisti.
Edizione consigliata
L’albo uscì nella serie I grandi Comici del fumetto edito da Sergio Bonelli Editore a partire dal 1997. Il formato è il classico Bonelliano ma a differenza di altri albi a colori, la stampa è di buona qualità su carta lucida. Introduzioni di Sergio Bonelli e Alfredo Castelli. Alla fine del’albo, note biografiche degli autori ad opera di Graziano Frediani.
Altre edizioni
Nel 2011 Rizzoli-Lizard racchiuse le 4 storie de La città in un unico volume, Altre storie dello spazio profondo, insieme alle 3 di Maledetta Galassia. Il titolo del volume richiama la raccolta di storie realizzate da Bonvi con il cantautore Francesco Guccini, Storie dello spazio profondo. Personalmente spero che qualcuno ristampi solo le 4 storie de La città in un volume che finalmente valorizzi un’opera così bella.