Blake e Mortimer e il Testamento di William Shakespeare

Blake e Mortimer e il Testamento di William Shakespeare

La ventiquattresima avventura di Blake e Mortimer è una commedia mistery sulle tracce di Shakespeare, firmata da Yves Sente e André Juillard

Nella loro ventiquattresima avventura, Il testamento di William S. – scritta da Yves Sente e disegnata da André Juillard -, Blake e Mortimer si confrontano con William Shakespeare, o meglio con l’identità dell’autore delle opere attribuite al bardo di Stratford.

Viene messa infatti in scena una contesa fra due associazioni (immaginarie): La William Shakespeare Defenders Society, che sostiene la correttezza dell’attribuzione, e la Loggia di Oxford, secondo la quale il mestierante di teatro Shakespeare avrebbe fatto solo da prestanome al vero autore. Questa contesa ha da generazioni un risvolto agonistico, gestito dalla famiglia Sandfield con un ricco premio in palio e una scadenza.

Se uno dei due contendenti riuscirà a depositare presso l’attuale Lord Sandfield una prova inconfutabile dell’identità dell’autore del corpus shakespeariano entro il 1 settembre 1958, riceverà una consistente somma di denaro.

Le due associazioni sono guidate rispettivamente da Sarah Summertown, la vecchia fiamma del Professor Mortimer, conosciuta nell’avventura I sarcofagi del sesto continente e dal Conte Walter di Oxford. L’incipit del racconto ha luogo a fine agosto 1958, a pochi giorni dalla scadenza della sfida.

Questo il volano de Il testamento di William S., serializzata su Le Soir e poi raccolta in volume da Dargaud nel 2016 e proposta in Italia da Alessandro Editore.

Copertina speciale per Leclerc de Le Testament de William S..

La storia è contraddistinta da una traccia mistery molto solida, che gli autori sviluppano con ritmo veloce e frequenti cambi di scenario.

L’intreccio si muove infatti fra due linee principali: la prima è l’indagine condotta da Elizabeth, figlia di Sarah, e da Mortimer, che si ritrovano in una vera e propria caccia al tesoro che li porta dall’Inghilterra all’Italia. La seconda, in carico al Colonnello Blake, si svolge a Londra, scava nelle clausole e nei dettagli della contesa e coinvolge un gruppo di teppisti locali e la famiglia di Lord Sandfield.

Nessuna sfumatura fantascientifica o fantastica, quindi, ma, al più, il gusto per la ricostruzione erudita di uno dei (pretesi) misteri più celebri della letteratura, che recentemente si è guadagnato anche una trasposizione cinematografica di successo ad opera di Roland Emmerich (Anonymous, 2011).

Assai più sobrio ed elegante del colossal patinato del regista tedesco, sia nello svolgimento sia nello scioglimento, il racconto di Sante e Juillard soffre però molto di una forzatura specifica: l’inserimento e utilizzo di Olrik, il villain che funge tradizionalmente da vero e proprio terzo protagonista della saga. Parliamo di “forzatura” perché la vicenda non ha bisogno di lui e il suo coinvolgimento porta a delle contorsioni dell’intreccio che arrivano all’umorismo involontario.

Custodito nella prigione di Wandsworth, Olrik appare in grado di ostacolare l’indagine di Mortimer, con una libertà d’azione difficile da giustificare, nonostante la dovuta sospensione dell’incredulità, in una serie che generalmente su questi dettagli cerca la verosimiglianza1. La scelta di Sente è ulteriore conferma del fatto che il vincolo della chiamata in causa di Olrik è purtroppo, ormai tradizionalmente, uno dei punti deboli della saga, con il quale, se lo stesso Jacobs si dimostrò forse troppo indulgente, i suoi epigoni sembrano non avere la forza o l’interesse di confrontarsi.

Per la gioia dei collezionisti, Blake e Mortimer ha anche un’edizione in formato striscia.

Il punto in discussione, che merita approfondimento specifico, è naturalmente quello dell’evoluzione e della sfida a una formula che porta al successo commerciale (ricordiamo che i volumi di Blake e Mortimer – contando solo l’edizione ordinaria ed escludendo quelle per appassionati e collezionisti – hanno ancora tirature dell’ordine delle 400.000 copie, notevoli per il mercato francofono).

Merita notare che la gestione di Olrik, se da una parte indebolisce la resa di questa avventura, dall’altra conferma l’interesse di Sente nel dare profondità alle figure dei protagonisti.

In particolare, Il testamento di William S. ha come secondo fuoco il rapporto fra Mortimer ed Elisabeth: il racconto suggerisce infatti che la ragazza sia figli a del professore.
Lo sviluppo di questa idea rimane in gran parte allo stato potenziale anche per precise direttive editoriali: Sente ha dichiarato infatti la contrarietà dell’editore a valorizzare questo tema2, che finisce comunque per dare un tono particolare all’atmosfera dell’avventura.

Copertina de Le Figaro, con l’annuncio della pubblicazione de Il testamento di William S..

Il risultato è che, mentre Sente e Juillard ci trascinano all’inseguimento del testamento di Shakespeare, noi ci concentriamo quasi più sugli sguardi, i gesti e le parole che intercorrono fra Mortimer ed Elisabeth: ognuno di essi, infatti, cela potenzialmente una domanda o una sfida della ragazza e potrebbe innescare l’agnizione paterna.

Ed è proprio questa tensione fra la suggestione della vicenda privata e la caccia al tesoro, mantenuta sempre veloce e frizzante, a risultare l’elemento peculiare di questa avventura, che, seppure non in grado di salvare la costruzione generale, definisce un tassello importante nella visione di Sente su Blake e Mortimer.

Dal punto di vista visuale, il racconto si segnala per una maggiore sinteticità rispetto allo standard abituale negli sfondi e nelle architetture e per una grande attenzione alla resa del clima culturale e sociale della fine degli anni ’50 del secolo scorso.

In questo ambito, risulta particolarmente efficace la cura dell’abbigliamento e degli interni della casa di Peggy Newgold, personaggio secondario ma gustosissimo, chiaramente ispirato alla celebre appassionata d’arte e collezionista Peggy Guggenheim. Particolarmente affascinante è la resa del personaggio di Sarah Summertown, tanto per la sua eleganza quanto per l’espressività del suo viso e dei suoi sguardi.

Curiosità per i cultori della serie: vista la tradizionale accuratezza nei dettagli storici, colpisce l’errore di mostrare il London Tower Bridge, la cui costruzione iniziò nel 1886, come sfondo di una scena ambientata nel 1858.

Abbiamo parlato di:
Le avventure di Blake e Mortimer – Il testamento di William S.
Yves Sente, André Juillard
Traduzione non accreditata
Alessandro Editore, 2016
64 pagine, cartonato colori – 18,99 €
ISBN: 9788882853808


  1. Curiosità: un lettore francese a tal riguardo ha sottolineato l’inverosimiglianza, notando che “Olrik è ospite delle prigioni di Sua Maestà britannica, non di una prigione italiana”. 

  2. Cfr.: Jean-Luc Cambier, Eric Verhoest L’Heritage Jacobs, Blake e Mortimer, 2016, pag 115. 

2 Commenti

1 Commento

  1. Andrea Carta

    29 Dicembre 2017 a 15:03

    Vanno anche notate – purtroppo – altre incongruenze storiche non banali, come l’uso, da parte del marchese Spiri, di una fotocopiatrice compatta, come quelle attuali, cioé qualcosa che nel 1958 probabilmente neanche era stato inventato (e di certo non disponible presso un privato); e anche l’uso, da parte di Olrik, del termine “attivare i tuoi neuroni”, espressione gergale nerd entrata nell’uso comune solo nell’epoca di Internet.
    Peccato, perché la storia non è affatto banale, probabilmente la migliore degli ultimi anni.

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