Black Sand: vendetta, triste vendetta

Black Sand: vendetta, triste vendetta

Gianluca Girelli e Nastasia Kirchmayr del collettivo Storie Brute raccontano una breve storia muta di vendetta, orrore e morte, nella quale oltre alla spettacolarità e al doveroso intrattenimento convincono soprattutto i buoni intenti narrativi e il bello stile grafico.

Come accade in tutte le storie, gli elementi che per primi balzano all’occhio leggendo Black Sand – storia di un villaggio distrutto, della sua unica sopravvissuta, e del peculiare modo col quale ottiene la sua vendetta – sono ovviamente quelli avventurosi: i vichinghi, i mostri, il dramma, il combattimento, il sangue e la morte. Ma scavando più a fondo è facile vedere come gli spunti interessanti, meno immediati e più significativi, e capaci di dare un senso superiore al breve albo, siano altri: l’uso che l’uomo fa della natura  e la tristezza che si nasconde nella vendetta.

Nel primo caso, come gli stessi autori fanno notare nelle note finali, abbiamo la rappresentazione di una natura vista come una forza neutra, super partes, che pare avere scarso o nullo interesse nelle vicende umane, che persegue solo il suo scopo di sopravvivenza e mantenimento di un equilibrio fatto di cicli vitali. Tutto questo finché non incontra l’uomo, che la manipola e la usa per i suoi obiettivi, di fatto rendendola pericolosa e “mostruosa”.
La natura non se ne rende neppure conto, il suo scopo non è attaccare con cattiveria o distruggere; eppure, nelle mani di un personaggio che  potremmo definire positivo con riserva, eccola assumere una connotazione malvagia e diventare una forza distruttiva.

Nel secondo caso, invece, i riflettori sono puntati sulla protagonista, abitante di un villaggio raso al suolo dai vichinghi, unica sopravvissuta e testimone di atroci violenze. Ragazza provata, distrutta moralmente e fisicamente, pronta a morire, ma che nell’attimo prima della fine trova una piccola motivazione ad andare avanti, e riesce infine a vendicarsi del male ricevuto. Eppure quello che sembra un personaggio facile da interpretare e giudicare, eroina di un racconto lineare e semplice, si rivela invece molto più sfaccettata, e capace di portare il lettore a più di una riflessione.

In effetti, a cosa porta la seconda possibilità che la ragazza riceve? Di fatto a nulla: la vediamo rimanere lì, sulle ceneri del suo mondo, in gelida attesa. E quando la sua pazienza viene ricompensata, qual è la sua ricompensa? A vederla seduta in riva al mare con espressione vuota, persa nei suoi pensieri, sembra che il suo calvario sia destinato a non avere fine, e che la vittoria non le abbia portato niente. Solo un giorno leggermente diverso dagli altri, e destinato a essere seguito da una miriade di altri giorni vuoti e muti, senza scopo, senza costrutto.

È una visione gelida e apparentemente priva di speranza, che forse non era neppure nelle intenzioni degli autori, ma che traspare dalle pagine del racconto. Non c’è festa nel raggiungimento degli obiettivi, non c’è liberazione, non c’è oblio: il male che uno fa, o che subisce, non si cancella con un colpo di spugna, e a volte non si cancella mai. Ma forse dopo la vendetta ci si potrà lasciare tutto alle spalle, e le navi deserte che attendono tra le onde potranno rappresentare un punto di inizio, il mezzo per abbandonare per sempre quelle terre e quel dolore. Ma qui sarà la sensibilità del singolo lettore a fare la differenza.

Black Sand è un albo breve, muto, nel quale Gianluca Girelli racconta in sole 28 pagine una storia volutamente ridotta all’osso, semplice ma non semplicistica, che convince più per ciò che suggerisce che per ciò che racconta (ed è un complimento, sempre che vari sottotesti siano reali), supportata dai bei disegni in toni di grigio di NastasiaKirchmayr, molto a suo agio con le atmosfere plumbee del racconto e capace di utilizzare al meglio il contrasto tra i bianchi netti e i neri assoluti, incombenti, creatori di inquietudini.

Molto piacevole lo stile dalle vaghe influenze francesi – sarebbe interessante sapere se sono punti di riferimento dell’autrice alcune personalità eminenti del racconto macabro come Emily Carroll ed Edward Gorey – e bella la costruzione della tavola dalle vignette arrotondate, irregolari, che paiono essere tante pietre accatastate le une sulle altre fino a costruire un muro di cinta. Tutto, in effetti, funziona bene: i personaggi, le espressioni, le ambientazioni e anche le creature marine, molto efficaci nel loro non essere volutamente esagerate, o originali a tutti i costi.

Alcune piccole note negative riguardo un certo sbilanciamento iniziale, nato forse per dare un’idea di rapidità e concitazione, ma che finisce per ribalta forse in modo eccessivo il senso di lettura da una vignetta all’altra; mentre narrativamente risulta superficiale vedere un predone, che ha appena visto sterminare tutti i suoi compagni da mostri enormi e che è fuggito attraversando un villaggio brulicante di scheletri, ghignare soddisfatto non appena vede apparire una donna nuda, e prepararsi forse a violentarla.

Altra cosa che poteva essere evitata è l’inserimento nelle note finali di elementi del racconto che nella storia non appaiono affatto, come ad esempio la precisazione su dove sia ambientato l’albo, chi ne siano i protagonisti, e quale sia la spiegazione di ciò che si vede. Solitamente, una buona storia dovrebbe contenere in sé tutte le parti necessarie per essere capita o interpretata, anche quelle più superficiali o di minore importanza.  Ma ben sapendo quanto sia complicato raccontare una storia brevee che le troppo poche pagine a volte non fanno giustizia a una buona idea, non si può non apprezzare Black Sand.  Sia per il racconto comunque compiuto e sfaccettato (peccato però non poter leggere neppure una riga di testo), sia per i disegni di un’autrice davvero interessante e personale.

Il collettivo Storie Brute auspica a creare fumetti in cui accuratezza e verosimiglianza storiche sono poste in posizione predominante. Nei volumi che hanno pubblicato finora, compresi anche quelli dedicati all’avventura intesa nel senso più fantastico o “fantasy” del termine, appare chiaro come abbiano perfettamente rispettato la loro filosofia, pur senza dimenticarsi delle esigenze del pubblico. In questo senso, Black Sand si dimostra sicuramente un’ulteriore prova positiva.

Abbiamo parlato di:
Black Sand
Gianluca Girelli, Nastasia Kirchmayr
Storie Brute, 2019
Spillato, 28 pagine, bianco e nero – 5.00 €
Autoproduzione

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