Quando due anni fa BAO Publishing pubblicò Cinzia di Leo Ortolani, ci fu una certa sorpresa tra gli appassionati: si sarebbe trattato del primo personaggio della serie di Rat-Man a vedere la luce per un editore che non fosse Panini Comics.
Bastò leggere il volume, però, per rendersi conto del senso dell’operazione: il graphic novel prendeva sì la figura della transessuale platinata croce e delizia del supereroe con le orecchie da topo, ma vi costruiva attorno un discorso completamente diverso rispetto alle semplici gag a cui eravamo abituati, molto più impostato e ambizioso, tanto da renderlo un progetto completamente a sé stante.
Discorso analogo per il nuovo libro di Ortolani, ancora per i tipi di BAO: Bedelia.
Anche in questo caso il fumettista di Parma riprende un personaggio preesistente: Bedelia era la donna amata e idealizzata da Aldo, il protagonista della serie Venerdì 12, pubblicata a suo tempo su Rat-Man Collection, ristampata in omnibus da Panini più di un decennio fa e riproposta sempre da BAO quest’anno.
Ma se quella saga aveva un’impronta prettamente comica nel mostrare le pene dell’amore non corrisposto portate a conseguenze paradossali, con Bedelia Ortolani fa un passo in avanti, esattamente come accaduto per Cinzia. Parte quindi dalla caratteristica di femme fatale insita nel personaggio per imbastire una storia con obiettivi diversi.
Svincolata dalla semplicistica immagine di mangiatrice di uomini, Bedelia assurge a figura tragica, venendo posta in una posizione più complessa: come testimonial di una linea di intimo femminile, abituata ad esistere unicamente tramite la superficialità esteriore e i cartelloni giganti per strada in cui appare seminuda, si scontra con l’inesorabilità del tempo che passa, che la condanna a passare il testimone a una collega più giovane.
Il titolo della recensione voleva essere molto preciso, in tal senso: non si tratta di “rivincita”, perché non c’è il sapore di una vittoria in queste pagine, e neanche di “redenzione”, perché Bedelia non affronta un percorso di maturazione. È però il riscatto di una figurina di carta che molti anni fa Ortolani aveva volutamente reso bidimensionale e che ora apparirebbe fuori tempo e fuori contesto, che qui conosce un approfondimento inedito senza snaturarne i presupposti di base.
Non è un caso che le parti meno riuscite del libro siano quelle con gag e battute, inevitabilmente incentrate sul sesso, sulle grazie della protagonista e sulla sua promiscuità, che sanno di già letto e in alcuni casi appaiono un po’ spente, azzoppando in parte il risultato complessivo nel loro voler fornire a tutti i costi un controcanto comico che risulta azzeccato solo nelle parti relative ai sardonici pensieri di Bedelia.
Dove il fumetto centra invece il bersaglio è nel focus sulle emozioni della modella e sui suoi rapporti con le altre persone, in particolare con la madre e con Aldo, quest’ultimo sorprendente pietra angolare dello svolgimento narrativo.
È attraverso questi contatti umani che il personaggio tenta di problematizzarsi o comunque affronta un percorso che, come già accennato, non costituisce un’evoluzione ma, in maniera quasi inconsapevole per la stessa Bedelia, la rende molto più sfaccettata di quanto non fosse in Venerdì 12 ma anche di come apparisse nelle prime pagine del graphic novel.
L’idea di affiancarle un angelo custode non appare invece particolarmente convincente. Per quanto alla luce del finale possa risultare una mossa funzionale, nel corso della storia serve più che altro a dare un pretesto per far parlare Bedelia, fondamentalmente sola, e a supportare la “linea comica”, concedendosi solo rari momenti di profondità che avrebbero giovato dall’essere maggiormente estesi.
E proprio a proposito della conclusione, senza rivelare nulla di sostanziale, si può osservare come rappresenti un efficace “colpo di teatro”, niente affatto inedito ma sicuramente ben giocato e utile nel suo gettare una nuova visione sulla storia. Tuttavia lascia alcuni dubbi su quanto visto in certi snodi narrativi, che riguardati con il senno di poi assumono un diverso significato senza però la necessaria chiarezza; zone d’ombra probabilmente volute dall’autore ma che lasciano il lettore disorientato sulla natura di quei passaggi.
Per quanto concerne il disegno, ritroviamo lo stile ormai consolidato di Leo Ortolani: il tratto umoristico e i musi da scimmia, suoi veri e propri marchi di fabbrica, rendono l’opera immediatamente riconducibile al suo creatore.
Nei volti e nei corpi si ravvisa comunque l’attenzione con cui il disegnatore cura i dettagli, dagli occhi per modulare l’intensità dello sguardo e le emozioni del personaggio alle ombre che lambiscono i visi.
La struttura della gabbia è piuttosto regolare e classica, con alcune quadruple interessanti e diverse splash page di grande effetto, soprattutto perché in questi casi il fumettista si impegna nell’arricchire il proprio disegno con dei fini tratteggi neri che rendono benissimo l’atmosfera del singolo passaggio, sia esso una notte in discoteca o il cielo che fa da sfondo al dialogo dell’angelo custode con Dio.
Nella scansione dei riquadri, invece, si evidenzia come spesso ci si concentri sui personaggi, eliminando qualsiasi tipo di scenario retrostante e lasciando un generico bianco alle spalle degli attori in gioco. La scelta suggerisce al lettore di concentrarsi sulle figure e su quanto si stanno dicendo, spesso introducendo una sorta di “vitalità” nel cambio di inquadratura tra una vignetta e l’altra, come quando durante l’intervista televisiva a Bedelia si passa dal mostrare un suo primo piano al farla intravedere attraverso l’occhio della telecamera che la sta riprendendo.
In altri momenti, invece, l’ambiente circostante diventa importante e la matita di Ortolani riesce a contestualizzarlo con perizia, in particolare quando si tratta di sfondi cittadini fatti di palazzi e automobili.
Risulta infine interessante notare come l’artista trasmetta l’avvenenza della protagonista: la particolare conformazione della faccia non è mai stata un reale ostacolo in tal senso, ma poteva rappresentare un limite in un fumetto dove l’apparenza è tutto per il personaggio al centro della vicenda. La soluzione, funzionale e riuscita, è stata quella di fornire una forte espressività al volto di Bedelia, in particolare attraverso gli occhi – come già suggerito – ma anche nella direzione delle sopracciglia e nelle pieghe della bocca.
È un peccato, solamente, che in alcuni disegni di profilo il personaggio appaia fin troppo simile a Cinzia, denotando una difficoltà nel differenziare significativamente i volti di alcune sue creazioni.
Per quanto riguarda la bellezza complessiva della protagonista, invece, ci si affida alle forme generose del suo corpo, in particolare nelle pose dei manifesti pubblicitari in cui appare svestita. Gli unici dubbi, in questo caso, riguardano la forma delle dita di mani e piedi, che appaiono forse un po’ innaturali nella loro rigidità.
Bedelia testimonia, se ce ne fosse ancora bisogno, che Leo Ortolani è un fumettista a cui l’aggettivo “comico” va ormai stretto. Ha già dimostrato in passato, ma stavolta con maggior vigore, di saper raccontare figure tormentate e trame tutt’altro che ridicole, portando a compimento in un formato particolarmente adatto quanto già realizzato più volte negli ultimi anni di Rat-Man.
In queste occasioni la comicità appare quasi forzosa, nelle sue caratteristiche tipicamente ortolaniane: l’impressione è che, se l’autore volesse dosare meglio il suo umorismo in opere come questa, declinandolo in maniera diversa da quanto attua altrove, il risultato complessivo ne trarrebbe giovamento.
Abbiamo parlato di:
Bedelia
Leo Ortolani
BAO Publishing, 2020
176 pagine, cartonato, bianco e nero – 19,00 €
ISBN: 9788832735208