Fantastica, eterna Moana

Fantastica, eterna Moana

Il duo Recchioni-Uzzeo sovverte i parametri della serie, mettendo in discussione il rapporto tra Battaglia e il background letterario di riferimento.

Una dea della bellezza dovrebbe morire giovane per non sfiorire, per restare inviolata nel mito, come certi poeti, pittori, musicisti prima del tramonto“.

Gianni Brera, una delle penne più influenti del secolo scorso, dedicò queste parole a Lilli Carati, nome d’arte di Ileana Caravati, stella della commedia sexy all’italiana e protagonista di un’incursione, tanto breve quanto controversa, nel cinema hard.
Una massima, quella del “Gioannfucarlo”, che riporta alla memoria le tante icone femminili scomparse prematuramente e destinate, da Marilyn Monroe ad Anna Nicole Smith, a lasciare un segno indelebile nell’immaginario collettivo. Da un lato dive avvenenti, dall’altro donne indifese, in bilico tra i riflettori dello star system e una sfera privata dominata da incertezze, solitudine e vuoti incolmabili.

Anna Moana Rosa Pozzi, nata a Genova il 27 aprile del 1961, è stata colei che, in Italia, ha incarnato alla perfezione questo prototipo di celebrità. Ancora oggi, a distanza di ventitré anni dalla morte, Moana continua a far parlare di sé non solo per il suo impatto nell’industria pornografica ma anche per quel mix di sensualità, innocenza e spregiudicatezza intellettuale che l’ha resa, paradossalmente, un simbolo femminista.

Dopo personalità del calibro di Benito ed Edda Mussolini, Giulio Andreotti, Aldo Moro e Pio da Pietrelcina, era soltanto una questione di tempo prima che Pietro Battaglia, il vampiro siciliano concepito da Roberto Recchioni e Leomacs, si imbattesse nella regina dell’intrattenimento per adulti. Dentro Moana è un albo che sovverte i parametri della serie, consentendo allo stesso Recchioni, coadiuvato alla sceneggiatura da Mauro Uzzeo, di mettere in discussione il rapporto tra Pietro e il background letterario di riferimento. In linea con il vampirismo classico di stampo stokeriano, Battaglia non risponde ai canoni della creatura triste e incompresa ma appare, piuttosto, un predatore sadico e senza scrupoli, un nemico di tutti che attraversa la storia nazionale e interagisce con essa nell’occulto.

È l’incontro con una giovane e ribelle Moana a evocare in lui un forte istinto protettivo, a riavvicinare il “vecchio lupo” a dinamiche emotive prettamente umane. Pietro sperimenta l’amore, la gelosia e i tormenti del desiderio, scontrandosi, tuttavia, con le scelte di una donna avida di piaceri e libera da inibizioni morali.
La vita è un sogno, bello, bellissimo“, dichiara la Pozzi durante un noto talk show. “Vorrei essere eterna, non finire mai, essere sempre così. Sarebbe una cosa meravigliosa“. Pensieri che delineano il ritratto di un’eroina decadente la quale, al pari del Dorian Gray di Oscar Wilde o dell’Andrea Sperelli di Gabriele D’Annunzio, concepisce l’esistenza terrena solo se realizzata in forma estetica, se tradotta in culto della bellezza. Individuato il male nella vecchiaia, sinonimo di decadimento fisico e dolore, è proprio Moana, in piena lucidità, a chiedere di essere vampirizzata, ponendo Battaglia dinanzi a un bivio drammatico: condividere con la sua amata una vita imperitura, ma dannata, o rassegnarsi alla natura mortale del loro legame.

Il duo Recchioni-Uzzeo sceglie un circuito equivoco come quello dei film a luci rosse per contrapporre eros e tabù, pubblico e privato, illecito e permesso, per smascherare, mediante uno script semplice e mai pretenzioso, l’ipocrisia di una società borghese e pressappochista.

Tecniche e sensibilità differenti, invece, permeano il comparto grafico. Si spazia dai toni plumbei di Pierluigi Minotti ed Ettore Dicorato al segno descrittivo, più bonelliano, di Marco Patrucco e Valerio Befani, passando per le tavole di un Fernando Proietti in veste di factotum. Benché non priva di potenziale, l’idea di affidarsi a un nutrito team di disegnatori, addirittura cinque, mostra la corda in fase di lettura quando, complici ritmo e montaggio serrati, l’eterogeneità delle tavole risulta spossante e gravosa da assorbire. Una selezione di non oltre tre matite, rispettivamente preposte alla linea temporale del presente, ai flashback e alle sequenze cinetelevisive, avrebbe giovato al racconto e garantito, se non altro, una maggiore coerenza.

Reduce dal dissacrante Il Pio Padre, Battaglia torna ai livelli di attrattiva raggiunti con La figlia del capo e La lunga notte della Repubblica. Con modalità tutt’altro che convenzionali, Dentro Moana rende giustizia a un personaggio dal fascino irripetibile e si rivela, inoltre, un’ottima occassione per ripercorrere la carriera della pornodiva: dall’esordio in Valentina, ragazza in calore, girato sotto lo pseudonimo di Linda Heveret, fino ai cult Fantastica Moana e Cicciolina e Moana “Mondiali”, entrambi diretti da Riccardo Schicchi.

Abbiamo parlato di:
Battaglia #7 – Dentro Moana
Recchioni, Uzzeo, Minotti, Patrucco, Befani, Proietti, Dicorato
Editoriale Cosmo, novembre 2016
144 pagine, brossurato, bianco e nero – 5,00 €
ISBN: 9788869113468

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