Batman-Grendel: quando il diavolo incontrò il pipistrello

Batman-Grendel: quando il diavolo incontrò il pipistrello

Panini Comics raccoglie in un unico volume le due miniserie che negli anni ’90 fecero incontrare Batman e Grendel, entrambe firmate da Matt Wagner.

Batman Grendel_coverCorreva il decennio tra la seconda metà degli anni ’80 e ’90 del XX secolo e il panorama fumettistico americano mainstream (con l’associata fetta di pubblico), da sempre proprietà quasi esclusiva dei supereroi Marvel e DC Comics, diventò terra di conquista da parte di una serie di autori cosiddetti indie e delle loro creazioni creator-owned, spesso autoprodotte o edite da piccole case editrici, appunto, indipendenti.
Tra il Cerebus di Dave Sim – diventato vero fenomeno di culto col passare degli anni – e il Madman di Michael Allred – ancora oggi autore sulla breccia dell’onda – si fece spazio un personaggio che, dalla sua originaria incarnazione di identità mascherata di uno scrittore di successo, si sarebbe trasformato in un brand, una legacy che avrebbe dato vita a un universo di storie fumettistiche con protagonisti personaggi di svariati periodi storici passati, presenti e futuri accomunati dall’indossare la nera maschera del diavolo.
L’autore era Matt Wagner e il nome di quell’alter ego mascherato era Grendel.

Poiché, come detto, questi personaggi indie raccoglievano sempre maggior successo e case editrici più grandi e strutturate come Dark Horse Comics si offrivano per pubblicarne i fumetti, le Big Two del fumetto statunitense iniziarono a corteggiare i loro autori, non solo per farli lavorare su personaggi dei rispettivi universi supereroistici, ma anche per far incontrare i propri eroi più iconici con queste creazioni di successo provenienti da proto-autoproduzioni.
In DC Comics il personaggio più iconico del periodo – ieri come oggi – era senza dubbio Batman e proprio l’Uomo Pipistrello incrociò il suo mantello con due incarnazioni di Grendel in altrettante miniserie, ciascuna di due albi, firmate ai testi e ai disegni da Matt Wagner, uscite nel 1993 e nel 1996.

Panini Comics, che già una decina di anni fa aveva pubblicato in volumi in Italia l’intero corpus di fumetti grendeliani (che sta ora riproponendo in una collana di omnibus), ha deciso di raccogliere in un corposo cartonato le due miniserie con protagonisti Batman e la creazione di Wagner e questa riunione in un unico tomo di entrambe le storie ci permette di fare una serie considerazioni sulle stesse che, pur originariamente uscite a soli tre anni l’una dall’altra, in verità sono due prodotti molti diversi tra loro in cui si riflettono la naturale evoluzione dello stile dell’autore e le veloci e straordinarie modificazioni narrative e grafiche che investirono e rinnovarono il fumetto americano alla fine del secolo scorso.

Il diavolo: un enigma, una maschera

“Dove cercavo la mia antitesi, ho trovato solo uno specchio”

Il primo crossover tra il Cavaliere oscuro e Grendel venne dunque pubblicato dalla DC nel 1993 in due albi prestige format intitolati Devil’s Riddle (L’enigma del diavolo) e Devil’s Masque (La maschera del diavolo), tenendo fede alla tradizione che tutte le storie grendeliane hanno il titolo che comincia con la parola diavolo.
La storia, però, al momento della pubblicazione esisteva già da qualche anno, poiché Wagner l’aveva scritta, disegnata e colorata per la casa editrice Comico che pubblicò fino al 1990 la serie dedicata a Grendel. Solo il tracollo finanziario e il successivo fallimento della Comico impedì che il crossover uscisse per questa casa editrice con la DC che, alla fine, decise essa stessa di pubblicare la storia, con una nuova colorazione firmata da Joe Matt.

Batman Grendel_01Partendo dal presupposto che Hunter Rose, il Grendel originale, e Batman condividessero lo stesso universo narrativo, lo scrittore assassino decide di lasciare la sua residenza newyorkese per sfuggire alla polizia e alla sua nemesi, il lupo mannaro Argent, trasferendosi a Gotham City per sfidare il Cavaliere Oscuro a fermarlo prima che riesca a mettere in atto un audace piano criminale.
Grendel ammira Batman ma, intenzionato a portare a termine il suo intento, non volendo mette in pericolo una bambina e provoca la morte di qualcuno che non considerava un nemico. Con il risultato di un braccio rotto, Rose preferisce ritornare a New York, rendendosi conto che l’Uomo pipistrello è troppo simile a lui stesso e, dunque, troppo pericoloso per farselo nemico.

Ciò che colpisce da subito è la coralità e la “letterarietà” della storia. La prima è data dall’affiancamento alle voci di Batman e Grendel di Rachel King e Hillary Perrington, due personaggi che sono il fulcro della trama e che assurgono al ruolo di coprotagoniste. La pluralità è resa mediante il racconto alternato in soggettiva dei quattro personaggi, attraverso l’uso di didascalie efficacemente differenziate tra loro graficamente e grazie alle scelte di lettering (ben reso anche nella trasposizione italiana da parte dello Studio RAM) che erano ancora un elemento narrativo imprescindibile nel linguaggio del fumetto ai tempi della realizzazione dell’opera.

Proprio la presenza di didascalie, oltre a connotare il taglio estremamente noir del racconto, ci porta alla seconda caratteristica sopra citata, la letterarietà. La rilevante presenza di testo scritto in ogni tavola avvicina la miniserie a Devil by the deed, la prima storia realizzata da Wagner su Grendel in forma di racconto illustrato (le vignette di ogni tavola si combinavano a formare una grande immagine statica, una sorta di vetrata decorata, contornata da didascalie di testo). Nella miniserie Batman Grendel la componente sequenziale del fumetto è molto più accentuata, con tavole dalla griglia varia, spesso composte da numerose piccole vignette che si sovrappongono a pannelli più grandi, in composizioni ricercate ed elaborate, da cui traspare un evidente rimando alla lezione milleriana, ancora molto sentita in quegli anni.

Il tratto di Wagner è quello stilizzato e sintetico degli esordi, quanto mai accattivante ed efficace nello storytelling, che pur pagando tributo ad autori come David Mazzuchelli, ha dalla sua una dinamicità molto accentuata e la capacità di dare alle pagine una composizione quasi da graphic design, con un incastro perfetto di silhouette in nero, primi piani e sfondi di scorci architettonici. A ciò si aggiunge un mood molto indie che coinvolge sia il disegno che la narrazione, puntando entrambi sulla introspezione psicologica, e che allontana l’opera dallo standard supereroistico classico.

Il diavolo: le sue ossa, in una danza

“Da qualche parte all’inferno, l’anima di Hunter Rose si mette a ridere.”

A tre anni dalla prima miniserie, DC e Dark Horse decidono di fare incontrare di nuovo Batman e Grendel, sempre in una storia suddivisa in due albi intitolati Devil’s bone (Le ossa del diavolo) e Devil’s dance (La danza del diavolo). La storia si ricollega direttamente alla prima miniserie grazie anche alla presenza, seppur in una sola pagina, del personaggio di Hillary Perrington, nonché al volume Devil Quest, che raccoglieva una serie di back up stories realizzate da Wagner per la serie Grendel Tales.

Batman Grendel_02

A un museo di Gotham City sta per inaugurarsi una mostra dedicata a famosi assassini, in cui spiccano il teschio le ossa dello scheletro di Hunter Rose, morto qualche anno prima. Il cyborg Grendel-Prime, mandato indietro nel tempo da un esperimento verificatosi nel XXVI secolo come raccontato in Devil Quest, si materializza proprio nella città del Cavaliere oscuro, forse attirato misticamente proprio dalla presenza delle ossa del Grendel originale.
Grendel-Prime, con l’aiuto di un ingegnere della WayneTech rapito, decide di costruire un macchinario per fare ritorno al proprio futuro che come conseguenza avrebbe la morte di migliaia di gothamiti. Spetta a Batman evitare il genocidio.

I tagli grafico e narrativo di questa miniserie sono quanto di più lontano possa esserci rispetto alla storia precedente. Lo stile di Wagner si è evoluto, nel giro di pochi anni, abbracciando un tratto più mainstream, nel senso di un avvicinamento agli stilemi del fumetto anni ’90, in cui la fisicità dei corpi dei personaggi e la dinamicità dell’azione raggiungono eccessi visivi.
Seppur il segno dell’autore rimanga sintetico e la struttura delle tavole rimandi a quell’attenzione compositiva che aveva qualificato la mini precedente, qui troviamo un maggior uso di campiture e retinature a china, a scolpire la muscolatura dei personaggi, e un accresciuto dimensionamento delle vignette che esplodono spesso in splash page singole e doppie.
Anche la colorazione, affidata a Gregory Wright, è tipicamente anni Novanta, con colori digitali accesi e acidi, con sfumature nette realizzate mediante la giustapposizione di livelli con toni cromatici in scala di gradiente.

Da un punto di vista narrativo, la situazione ricalca quanto appena analizzato nei disegni. Dopo il decostruzionismo degli anni ’80, il decennio successivo quasi per contrasto predilige storie ad alto tasso di azione con un approfondimento psicologico edulcorato. Anche la presenza delle didascalie, contenenti un voice over oggettivo e in terza persona, spesso infastidisce senza aggiungere alcun livello letterario alla storia, con una trama abbastanza lineare e scontata a dire la verità.

Diavoli scrittori e pipistrelli oscuri vs diavoli macchina ed eroi tecnologici

La lettura consequenziale delle due miniserie consente un raffronto e una analisi da cui emerge un giudizio abbastanza netto che vede nella prima una qualità superiore rispetto al sequel, come spesso succede quando si paragonano originali e seguiti.

Il taglio noir della prima storia, l’approfondimento psicologico dei personaggi – protagonisti e comprimari -, l’accattivante e complesso meccanismo narrativo e grafico le dona loro uno spessore che manca completamente nella seconda miniserie. Le stesse sfaccettature psicologiche che connotano Batman/Bruce Wayne e Grendel/Hunter Rose sono del tutto mancanti nelle figure del Cavaliere oscuro della seconda miniserie e nel cyborg Grendel.
Anche l’intreccio di quest’ultima appare molto semplificato, privo dell’alone di mistero che permeava il piano di Hunter Rose che si svela solo alla fine della prima miniserie.
Manca anche quel gioco di simmetrie e di specchi tra Uomo pipistrello e Diavolo e tra i loro alter ego che Wagner riesce a costruire nella prima storia: tra l’ambiguità morale (ostentata e costruita) di Bruce Wayne e l’ossessione e il senso di giustizia di Batman, tra l’aspetto e i modi rassicuranti di Hunter Rose e la sua assoluta spietatezza e crudeltà una volta indossata la maschera di Grendel.

Anche da un punto di vista grafico la seconda miniserie appare come una riduzione ai minimi termini dell’attento studio e costruzione delle tavole presente nella prima. Non che non si notino anche qui il gusto e l’estro compositivo di Wagner, l’uso reiterato di serie di piccole vignette a evidenziare particolari e sequenze dialogiche, ma il tutto appare semplificato e al servizio di un intreccio scontato.

Il volume Batman Grendel resta comunque una bella lettura, arricchita dall’apparato di appunti e schizzi in coda firmato dallo stesso Wagner, che aiuta a riscoprire sia una delle migliori interazioni avute da Batman con un personaggio di un altro universo fumettistico, sia una creazione come Grendel che, a quarant’anni di distanza dalla sua nascita, resta sempre affascinante.

Abbiamo parlato di:
Batman Grendel
Matt Wagner, Joe Matt, Gregory Wright
Traduzione di Aurelio Pasini
Panini Comics, 2022
216 pagine, cartonato, a colori – 27,00 €
ISBN: 9788828723189

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