Batman: I Am Bane – di nemesi e famiglie

Batman: I Am Bane – di nemesi e famiglie

Lo scontro tra Batman e la sua nemesi Bane coinvolge Gotham e i suoi abitanti. Tom King conclude la sua opera di definizione del personaggio.

“Nell’immaginario collettivo, la parola nemesi viene attribuita al ‘cattivo per eccellenza’ o anche ‘cattivo per antonomasia’, che rappresenta in maniera distorta ma perfettamente speculare l’eroe della storia. A differenza del classico cattivo, la nemesi di un personaggio rappresenta il lato oscuro del protagonista della storia, creando un legame ambiguo con lo stesso che finisce, quindi, per impreziosire le storie che li vedono insieme. Un esempio su tutti è il rapporto malsano che c’è tra Batman e Joker.” (Wikipedia)

Nemesi

Diversamente da quanto potremmo aspettarci, in I Am Bane Tom King sembra voler affermare che la vera nemesi di Batman è Bane: personaggio creato nel 1983 da Chuck Dixon e Graham Nolan per spezzare (letteralmente e figurativamente) il Cavaliere Oscuro. A guardar bene il significato del termine nemesi, lo scrittore californiano sembrerebbe aver ragione: nella mitologia greca e latina questa “è la personificazione della giustizia distributiva, e perciò punitrice di quanto, eccedendo la giusta misura, turba l’ordine dell’universo”.

In questa accezione, “il lato oscuro del Cavaliere Oscuro” non può essere il Clown Folle privo di un’identità ma deve per forza essere qualcuno che condivida con Bruce Wayne l’essenza profonda del personaggio.

Il capitolo centrale di questo ciclo è infatti tutto imperniato sul dualismo Batman/Bane e sul percorso, parallelo ma divergente, che li ha portati ad essere due facce della stessa medaglia: la perdita dei genitori (con un accento sulla figura materna), la conseguente solitudine e la determinazione nel sopravvivere e nel forgiare corpo e mente per diventare quello che sono ora. Qual è quindi la differenza tra i due? Cosa ha fatto sì che uno dei due diventasse eroe e l’altro criminale? Cosa determina la differenza tra il Bene e il Male?

Un Dramma in cinque atti

Cinque capitoli che raccontano i cinque giorni necessari allo Psico Pirata per guarire Gotham Girl: da una parte c’è Bane, che vuole riprendersi il suddetto supercriminale che gli è fondamentale per affrancarsi dalla dipendenza dal Venom (la droga che potenzia il suo già ragguardevole fisico) e dall’altra Batman che vuole impedirglielo. In mezzo Gotham e gli alleati dell’Uomo Pipistrello.
In questi cinque capitoli Tom King conclude il percorso di definizione del suo Batman: nascosto tra le righe di un fumetto supereroistico di azione, a volte anche eccessivamente sopra le righe, c’è infatti il meticoloso lavoro di decostruzione e ricostruzione del personaggio operato dallo scrittore.

La struttura è esemplare: il primo, il terzo e il quinto albo sono quelli che, in linea con quanto già fatto su I Am Suicide, descrivono un percorso di crescita, se vogliamo intimo, dell’Uomo Pipistrello; il secondo e il quarto capitolo invece sono di raccordo e servono a conferire alla storia il giusto ritmo, un continuo crescendo emotivo e narrativo, enfatizzato da uno stile di scrittura frammentato e punteggiato da dialoghi asciutti, destinato a risolversi solo nell’ultima tavola.

Da buon allievo di Chris Claremont, di cui è stato assistente prima di arruolarsi nella CIA, King comincia l’arco narrativo offrendo a Bruce Wayne e al lettore un momento di pausa, per tirare il fiato prima della discesa all’inferno. Il prologo nel fast food, unito alla sequenza successiva con Catwoman, offrono un momento di genuina leggerezza e un calibrato approfondimento psicologico del cast a sua disposizione.

Qui è dove King ci dice come stanno le cose, preparandoci al percorso che determinerà un cambio di status quo decisamente epocale per il personaggio. Il conflitto che segue serve non solo a sottolineare le affinità e le differenze tra i due personaggi ma diventa un vero e proprio momento catartico per lo stesso Bruce Wayne: lui e Bane sono figli della stessa tragedia e la salvezza di Bruce passa per un unico, determinante, particolare.

La Famiglia

Ovviamente si parla di Famiglia utilizzando il senso più allargato del termine: da Gordon ad Alfred, da Dick a Duke passando per Jason, Tim e Damian. Quello che ha salvato Bruce dal destino riservato a Bane è stata una vera Compagnia umana. Il Batman di King non è un vendicatore solitario ma un ragazzo in cerca della sua famiglia tragicamente persa da giovane. Il personaggio descritto in I Am Suicide affronta Bane e osservandosi attraverso lo specchio distorto di questa sua nemesi prende coscienza di sé stesso e lo riafferma con veemenza nell’ultima, commovente, tavola del quinto capitolo dove, sconfitto l’avversario fisico, si confronta con il proprio trauma originario.

Non è un caso che, nell’edizione in volume, l’ordine delle storie sia stato leggermente modificato rispetto alla pubblicazione sugli albi mettendo come epilogo la storia presa da Batman #24, quello della famosa proposta di matrimonio di Batman a Catwoman, saltando i due capitoli di “The Button” e spostando alla fine l’albo #23 (curiosamente anche questo incentrato sul tema della famiglia). Una simile scelta rende ancora più evidente la presa di coscienza di Batman; sul suo ruolo nel mondo, sulle motivazioni che lo muovono, sull’importanza delle persone che lo circondano. Tutto il dialogo con Gotham Girl ci mostra un Bruce Wayne profondamente turbato e consapevole: da qui la scelta di tenere ancor più vicino a sé le persone che ama.

Bloody, battered and bruised

In un’ottica di sorprendente complementarità, si inserisce lo stile muscolare e ipertrofico di David Finch. Il disegnatore conferma i suoi limiti nelle situazioni più riflessive, dove lo storytelling passa per l’espressività dei volti e nella recitazione dei personaggi, che risultano un po’ legnose.

Di contro il suo tratto “grim’n’gritty”, dettagliato e sporco, risulta particolarmente efficace nella narrazione dello scontro tra Bane e il Bat-Team: non c’è spazio per l’eleganza in questo conflitto fatto di sangue, ferite, lividi e testate sul naso. Finch lo sa e non lesina il testosterone. Felici anche le scelte di composizione e di layout nelle quali il ritmo dell’azione è gestito in maniera eccellente: il disegnatore moltiplica le vignette dilatandone il tempo di lettura riuscendo così a enfatizzare i passaggi topici del conflitto. Alcune scelte di layout possono risultare un po’ troppo estreme e fini a sé stesse, ma la leggibilità è sempre salva e la lettura non incontra particolari ostacoli.

Intelligente, visto quanto detto, la scelta di alternare le tavole di Finch con quelle del più elegante Clay Mann nell’epilogo, bilanciando così la parte muscolare con quella contemplativa.

Una Svolta

In questo primo anno solare di Batman, fatto di 24 numeri quindicinali, Tom King e soci hanno ridefinito il mito di Batman riportandolo a una dimensione terribilmente umana e meno simbolica. Il personaggio è ora pronto per affrontare i restanti 76 albi promessi dallo scrittore (King ha dichiarato di voler scrivere 100 numeri di Batman) che preannunciano altre svolte importanti.

Se siete fan dei fumetti dei supereroi non c’è motivo per non leggere questo Batman.
Ma anche se non siete fan.

Abbiamo parlato di:
Batman Rinascita #17-18-19-20-21: Io sono Bane
Tom King, David Finch
Traduzione di Stefano Visinoni
RW Lion, settembre-novembre 2017
72 pagine cadauno, spillato, colori – 3,50 € cadauno

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