“Barbarone”, che si eleva anche se Gipi non vuole

“Barbarone”, che si eleva anche se Gipi non vuole

Rulez pubblica "Barbarone sul pianeta delle scimmie erotomani!", primo volume di una saga spaziale di Gipi.

È un fumetto. Volevo che fosse un cazzo di fumetto!

Barbarone - cover [400px]È quanto afferma Gipi nell’intervista che ci ha concesso a Lucca Comics & Games 2022, prima di addentrarsi in un inappuntabile discorso sulla percezione del fumetto ai giorni nostri.
Un discorso del quale si deve tener conto nel parlare di Barbarone sul pianeta delle scimmie erotomani!, primo capitolo di una trilogia edita da Rulez, lanciato proprio durante la manifestazione lucchese.

Le parole di Gipi sono semplici ed essenziali come i testi dei suoi lavori passati, da quelli più intimi come S. al postapocalittico La terra dei figli: “volevo che fosse un fumetto”. Proprio come sostiene l’autore, Barbarone è un fumetto, né più né meno. Senza entrare nell’annoso dibattito che vede a confronto il “popolare” e ”l’autoriale”, si può aggiungere che l’ultima opera di Gianni Pacinotti sembra in grado di mescolare il meglio dei due estremi. Ovvero: Barbarone sul pianeta delle scimmie erotomani! presenta sia aspetti popolari, dati per esempio dalla copertina, dalla carta, dal bianco e nero, sia autoriali, legati a una padronanza delle tecniche narrative e a una profondità di contenuti che Gipi riesce a trasmettere anche in un ambiente che esplora il comico e anche se lui stesso, come sostiene, forse non vorrebbe.

Il cosmonauta scapigliato Barbarone atterra in emergenza su un pianeta che puzza di gabbia di scimmia dello zoo di Pistoia. Una rapida esplorazione, condotta con l’ausilio del diario di bordo, suo unico compagno, rivela la presenza di un branco di scimmie. Quando la relazione con gli animali si fa tesa è costretto alla fuga e si salva solo grazie all’incontro con Goggo, essere antropomorfo talmente narcisista ed egocentrico da parlare di se stesso in terza persona e da possedere un’astronave a sua immagine e somiglianza. La partenza dal pianeta delle scimmie erotomani è l’inizio di un’avventura comica e bizzarra, che conduce Barbarone in altri luoghi fantagrotteschi come il pianeta Ambembah e la stazione Abba Nana, dove il protagonista incontra il suo terzo compagno di viaggio: Pozza di Piscio.

Barbarone p. 5 [400px]La storia è portata avanti in modo lineare fino al quinto capitolo (intitolato “Venti secondi di vita”), nel quale Gipi allestisce un finale circolare che contiene però il gancio narrativo al secondo volume. La trama alterna con ottimo equilibrio sequenze discorsive – l’incontro con Pozza di Piscio sintetizza tutta la confidenza dell’autore con i dialoghi, pseudoteatrali, per esempio l’esibizione di una “Uacca” e di un Fungattore – e più avventurose, come la rocambolesca fuga da Abba Nana. Il ritmo è incalzante grazie ai diversi scenari e a una linea narrativa principale sulla quale incidono non solo Barbarone ma anche Goggo e Pozza. La tensione serpeggia con costanza fra le pagine del gipiano fumettone, ed è esaltata o mitigata dall’autore attraverso un’eccezionale interazione fra parole e immagini, attraverso le quali riesce a sincopare o diluire la narrazione secondo necessità e con una padronanza del linguaggio fumettistico difficile da imitare.

Per quanto riguarda le parole è interessante notare come il fumettista riesca a giocare con il linguaggio, che in generale si può definire espressionista. Nel dettaglio, l’autore sceglie di inserire nell’opera termini del gergo moderno come “situa” e “a bestia”, dialettismi quali “stai a vedé che ora moio” e “angiolo”, neologismi di cui “capsurazzo” e “colpintesta” sono esempi; riproduce un italiano forbito e un po’ arcaico (“buscione”, “magnitudo”), da un lato corroborato dall’enumerazione sinonimica, dall’altro sporcato dal turpiloquio, spesso scatologico o comunque riferito al basso corporeo, e dal ricorso alla bestemmia; piega la sintassi alla propria idea di idioma retro-futuristico, tuttavia perfettamente intelligibile perché radicato nel parlato regionale italiano: è il caso di “mi uscii” e “perduto mi vidi, perduto”. Il risultato dell’operazione è divertente e gli accostamenti fantasiosi suscitano ilarità tanto quanto ciò che viene mostrato.

Barbarone p. 6 [400px] Nella creazione dell’ambientazione Gipi dimostra la sua passione per la fantascienza. Il genere è dichiarato sin dalla prima tavola (o meglio, sin dalla copertina), con la discesa di un razzo su un pianeta alieno, la tutina “argentagnola” e le interazioni con il diario di bordo. Alcune influenze sono volutamente palesate (a parte l’ovvio abbinamento fra le scimmie erotomani e il più drammatico ciclo Il Pianeta delle scimmie), come la filosofia del “primo contatto” con una civiltà inferiore che è una delle tematiche centrali di Star Trek, e il generale clima ironico e a tratti scanzonato tipico del Douglas Adams di Guida galattica per autostoppisti e suoi seguiti. Ma Gipi ci mette del suo e in questa ambientazione sci-fi allinea una serie di tematiche molto varie che spaziano dall’impellenza di trovare un parrucchiere al body shaming, dalle riflessioni sull’immortalità a quelle sul viaggio nel tempo, dal controllo mentale al concetto di libertà. A colpire sono le sottigliezze usate nei testi – Gipi sfrutta le sue classiche didascalie inserite nelle vignette o fra le strisce – tramite le quali il lettore può scoprire vari dettagli del futuro, come per esempio il fatto che sulla Terra le scimmie sono ormai estinte.

Nel realizzarlo graficamente, l’autore ricorre a una griglia a tre o quattro strisce con una netta predominanza di vignette doppie, ideali per enfatizzare la comicità della narrazione. L’unica tavola a colori è la prima, mentre il resto del volume è realizzato in bianco e nero.

Fra scenari e tematiche riconducibili alla fantascienza si innesta un racconto giocato sulla comicità, nel quale Pozza di Piscio e Goggo, con i loro caratteri in netta antitesi, svolgono il ruolo fondamentale di spalle di Barbarone. Gag, siparietti, giochi di parole, situazioni grottesche o demenziali, caratterizzano profondamente il libro: si tratta di una comicità classica, che fa desiderare di voltare pagina ma spesso sviluppa altri livelli di lettura grazie a un sottotesto più ironico, serio o drammatico in grado di coinvolgere, stimolare la riflessione e proporre elementi sottili e arguti di critica sociale.
Per riassumere, ricorrendo alle classiche etichette, si può definire Barbarone sul pianeta delle scimmie erotomani! come una commedia fantascientifica tragicomica.

Barbarone p. 8 [400px]I disegni appaiono volutamente semplici, ancor di più rispetto al tipico stile di Gipi. Il bianco e nero aiuta a renderli “espressionisti”, figli di quella stilizzazione che non è mera semplificazione ma arricchimento estetico nella rarefazione dei dettagli. La gabbia presenta in alcuni casi una separazione fra le vignette non netta, perché lo spazio tra una e l’altra non è ben definito in opposizione a qualcos’altro, per esempio al nero, visto che a volte gli sfondi sono bianchi. Nonostante ciò l’insieme è ben chiaro e, anzi, accentua l’immediatezza dell’azione.

Barbarone somiglia abbastanza all’autore – pur essendo pensato sulle fattezze di Giovanni Guerrieri, l’attore pisano che suggerì a Gipi di realizzare Barbarone – ed è un po’ il suo alter ego anche se, diversamente da altre opere, in questo caso il personaggio vive di vita propria. Gli interni come l’hangar, le astronavi e le armature delle guardie sono molto dettagliati, mentre alcuni individui come Goggo risultano più semplici. Guardando il volto di Barbarone, in particolare gli occhi, si nota la volontà di fare qualcosa di molto fumettoso se non addirittura caricaturale – come nel caso della guardia che accompagna lo sgangherato trio nella fuga – tanto che Gipi all’inizio scrive: “Attiva visione fumettosa“.

Insomma, Barbarone sul pianeta delle scimmie erotomani! vuole essere solo un fumetto, e lo è.
Ma è un fumetto di Gipì.

Abbiamo parlato di:
Barbarone sul pianeta delle scimmie erotomani!
Gipi
Rulez, 2022
132 pagine, brossurato, bianco e nero – 16,00 €
ISBN: 9788894125559

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