Bacchus di Eddie Campbell è uno dei capisaldi del fumetto del XX secolo, una vera epopea che si sviluppa per oltre mille pagine, raccogliendo un lavoro di dodici anni e diversi millenni di sbronze. Dal visionario autore di From Hell (con Alan Moore) e Alec, torna disponibile per Edizioni NPE un cult del fumetto internazionale raccolto in un unico volume, arricchito con note inedite e commenti dello stesso Eddie Campbell, storia editoriale e fonti di tutte le illustrazioni e copertine riportate, nella nuova traduzione di Gloria Grieco.
Siamo abituati a pensare alle divinità come a degli esseri perfetti, immutabili, eterni. Bacchus scardina ogni convinzione al riguardo, mostrando per la prima volta debolezze, stranezze e limiti degli déi. In una commistione di azione, commedia, suspense e divagazioni filosofiche, Eddie Campbell riversa i miti dell’Antica Grecia nella modernità, come se non avessero mai smesso di calcare la polvere del nostro mondo.
Abbiamo rivolto alla traduttrice Gloria Grieco qualche domanda su che cosa abbia significato approcciarsi a un’opera così mastodontica e stratificata per adattarla a una lingua diversa da quella per cui è nata.
Gloria, benvenuta su Lo Spazio Bianco.
Ci racconti come hai ottenuto l’incarico e che cosa significa per una traduttrice cimentarsi con un’opera imponente come il Bacchus di Eddie Campbell?
Collaboravo già con Edizioni NPE da qualche anno. Per loro avevo tradotto diverse opere, Abaddon di Koren Shadmi e Dotter of her father’s eyes dei coniugi Talbot, tra le altre. Un giorno mi hanno comunicato l’acquisizione di un’opera importante, Bacchus di Eddie Campbell, appunto. Sarebbe stato il volume più grande mai realizzato dalla casa editrice, nonché quello su cui avrebbero investito maggiormente (sotto ogni punto di vista). Con mia grande sorpresa, dissero: «ci fidiamo solo di te per la lavorazione di questo volume». Non potevo che essere felice ma, al tempo stesso, il carico di responsabilità non era da poco. Una saga così amata, di uno tra gli autori di stimati più stimati e letti al mondo, la più grande scommessa di sempre per la casa editrice e, non ultimo, una notevole mole di lavoro. Una sfida, insomma. Una splendida sfida che ho raccolto con entusiasmo, e che mi auguro di aver portato degnamente a termine.
Avevi già letto l’intera opera in originale? Come si è svolto il tuo lavoro di documentazione e traduzione?
Conoscevo l’opera, ma non avevo ancora avuto occasione di leggerla. Prima di mettermi al lavoro, mi sono documentata meglio sia su Campbell che sulla sua produzione, oltre che su Bacchus stesso. Ritengo sia importante nell’approcciarsi a un’opera conoscere l’autore e il suo mondo. Ancor di più se si è chiamati a tradurla quell’opera. Interviste, articoli, libri mi hanno aiutato ad addentrarmi nell’universo “campbelliano”, per introdurmi in punta di piedi tra le pagine di questa incredibile serie. Un’opera che mi ha affascinata letteralmente dalla prima all’ultima pagina. Una straordinaria ricchezza di contenuti e intuizioni, in ogni singolo episodio della saga. Il lavoro di traduzione mi ha accompagnata per anni: indubbiamente la quantità di pagine – oltre 1.200 – richiedeva tempistiche non proprio brevi e spesso altre priorità mi hanno costretto a metterlo in pausa; ma il vero motivo per cui questo lavoro si è protratto a lungo è legato a numerosissimi eventi tragicomici che lo hanno caratterizzato. Magari un giorno li racconteranno in un lungo post sui social di Edizioni NPE.
Quelle migliaia di pagine sono state mie compagne per tanto tempo. Erano diventate un “accessorio” dal quale non mi separavo mai. Non avevo i volumi dell’edizione originale, ma fogli stampati in redazione. Tanti. Per quanto trascorressi intere giornate a tradurre, il loro volume sembrava non diminuire mai. Poi una notte – o meglio, alle prime ore del mattino – in un misto di disperazione e commozione: “The end”. Ma quei fogli li conservo ancora, ormai rovinati, con le orecchie, un po’ stracciati. Rappresentano una parte di vita ardua e felice.
Hai guardato alla traduzione della precedente versione italiana di Bacchus o hai preferito partire da zero?
Preferisco sempre partire da zero e Bacchus non ha fatto eccezione. Se da un lato i significati di una storia devono indiscutibilmente restare fedeli a quelli dell’autore, dall’altro è pur vero ogni traduttore ha un proprio stile. Ho sempre considerato l’opera di traduzione come una riscrittura della storia: bisogna in qualche modo entrare nella mente dell’autore, fare proprie le sue idee e provare a renderle nella forma più appropriata. Il traduttore ha la responsabilità, e l’onore, di consegnare un’opera nelle mani di nuovi lettori, che la conosceranno attraverso le parole che lui avrà scelto. E quanto spesso mi chiedo se siano quelle giuste! Le volte in cui ho riletto la traduzione di Bacchus non si contano, sicuramente più di cinquanta (e non perché me lo avesse chiesto l’editore). Ogni volta che in libreria arriva un volume che ho avuto l’opportunità di tradurre, la sensazione è che stia uscendo un libro scritto da me. L’emozione che provo è la stessa. E ognuno scrive, riscrive, racconta a suo modo.
Quali sono state le maggiori difficoltà di traduzione e adattamento di un fumetto scritto ormai circa 35 anni fa? Soprattutto nell’adattamento, hai preferito un metodo di lavoro con un approccio più letterale o hai “modernizzato” la lingua alla contemporaneità?
Ho cercato di non tradire il linguaggio dell’autore che, per quanto sia trascorso un trentennio, risulta ancora sorprendentemente attuale. È una scelta che avrei fatto in ogni caso. Le difficoltà non sono mancate: l’utilizzo di uno slang di non facilissima comprensione in alcuni passaggi, espressioni complesse da rendere in lingua italiana, alcune citazioni alle cui fonti era praticamente impossibile risalire. Ho cercato di trasmettere il significato di ogni termine, frase, concetto, attraverso una narrazione fluida, lineare e immediata che mantenesse gli insostituibili toni dell’originale.
Una curiosità: come ti sei posta riguardo alla traduzione di nomi e termini tratti dalla mitologia greca? Immagino per quelli sia necessario un approccio diverso che tenga conto della tradizione culturale italiana e della traduzione dei nomi originali che si è sedimentata nel corso dei secoli.
Ho meditato a lungo su quale fosse la scelta migliore. Sebbene avessi una preferenza, ho ritenuto giusto sapere cosa ne pensassero i futuri lettori. Così, mentre ero al lavoro sulla traduzione, ho proposto a Edizioni NPE di fare un sondaggio sui propri social. I risultati hanno confermato la mia idea iniziale: ossia quella di utilizzare, per le divinità greche, le versioni italiane dei nomi (vedi Teseo, Ermes, Efesto e gli altri). Con una sola eccezione: Bacchus. La saga è indissolubilmente legata a questo nome, “Bacco” non gli avrebbe reso giustizia. Ma, soprattutto, il nome Bacchus possiede una carica comunicativa straordinaria. Racchiude in sé tutto il carattere che Eddie Campbell ha conferito a questo personaggio – è il caso di dire – immortale. Bacchus non avrebbe mai accettato un cambio di nome all’anagrafe.
Alla fine di questa esperienza, ti sei sorpresa a scoprire lati nuovi di quest’opera e in che cosa ti senti arricchita come traduttrice?
C’è un prima e un dopo Bacchus. Quest’opera mi ha segnata, non solo professionalmente. È la traduzione più imponente con la quale mi sia mai misurata, oltre tredici anni di lavoro (non i miei, ma di Campbell) concentrati in un solo volume; un solo file, nel mio caso. È la prima volta in Italia, e credo anche al mondo, che l’intera serie viene raccolta in un omnibus. Lavorare a così tante pagine significa arrivare a dimenticare quasi cosa accade nelle prime, e rileggerle con attenzione vuol dire impiegare settimane a ripercorrerle tutte. Per diverso tempo, Bacchus ha totalizzato la mia vita: qualunque cosa facessi, risiedeva in me sempre il pensiero di dover concludere quella traduzione. Ho trascorso notti insonni e giornate senza tempo, con la sola compagnia del computer. Ma, c’è un ma. Bacchus è la mia più grande soddisfazione a livello lavorativo. Quando ho avuto tra le mani la prima prova di stampa, gli occhi si sono fatti lucidi. Tutti quegli anni, modifiche, riletture erano lì: in quel bel volume alto e grosso dalla copertina rosa. È stata un’esperienza diversa da tutte le altre, un arricchimento continuo. Non si è trattato solo di tradurre, ma di documentarsi su mille cose differenti: dalla Storia all’arte alla filosofia, fino alla psicologia. Impossibile riassumere tutti gli argomenti trattati nelle pagine di Bacchus e il genio dell’autore sta nell’offrire questi spunti senza alcuna presunzione, con una scrittura leggera, divertente, accattivante. Ho scelto di aggiungere le note strettamente necessarie per lasciare, a chi vorrà, il diletto di documentarsi sul resto. Per scoprire e riscoprire mondi tra i più disparati e interessanti, tra un’avventura e l’altra di divinità e uomini moderni. Magari con un buon calice di vino.
Prosit. E grazie per il tuo tempo, Gloria.
Intervista realizzata via mail nel mese di gennaio 2023
Gloria Grieco
Classe 1991 e sangue pugliese, Gloria Grieco unisce passione e professione dedicando la propria vita ai libri. Sin da giovanissima, organizza festival e iniziative culturali. Nel 2015 inizia la sua collaborazione con Edizioni NPE, traducendo opere di Neil Gaiman, Bryan Talbot, Koren Shadmi tra gli altri. Per la stessa casa editrice, ricopre oggi il ruolo di Responsabile Ufficio Stampa. Il mondo è il suo ufficio.
Vi lasciamo con l’anteprima di un estratto dalla nuova edizione di Bacchus delle Edizioni NPE, disponibile in tutte le librerie e fumetterie a partire dal 24 febbraio 2023.
Bacchus
Eddie Campbell
Traduzione di Gloria Grieco
Edizioni NPE, 2023
1120 pagine, cartonato, bianco e nero – 69,00 €
ISBN: 9788894818574