Avengers: Infinity War, la fine dell’inizio

Avengers: Infinity War, la fine dell’inizio

Dieci anni di cinecomics Marvel trovano il loro degno epilogo in un film pieno di sorprese sia per gli appassionati che per gli spettatori occasionali. Oltre venti supereroi, un antagonista che diventa protagonista e molte sorprese (senza spoiler!).

Avengers: Infinity War, nuovo capitolo del MCU in cui troviamo riuniti Avengers vecchi e nuovi, il Doctor Strange e i Guardiani della Galassia, ha l’ambizioso compito di tessere le fila dell’universo supereroistico che per dieci anni ci ha tenuto compagnia, mostrando per la prima volta in azione Thanos, l’arcinemico alla ricerca delle Gemme dell’infinito che ha causato, per mezzo dei suoi sottoposti, buona parte dei conflitti epocali che hanno tenuto impegnati i nostri eroi in passato.

Le vicende ripartono esattamente da dove si sono concluse con Thor: Ragnarok: il Dio del Tuono è in viaggio sulla Terra con tutto il suo popolo in compagnia di suo fratello Loki e di Hulk quando si ritrova davanti la nave spaziale di Thanos.

Nel frattempo sulla Terra gli Avengers sono ancora divisi dopo gli eventi di Captain America: Civil War. Da un lato abbiamo Captain America e il suo team di “fuorilegge” che si nascondono braccati dal governo, dall’altra Iron Man & co. agiscono alla luce del sole. Gli unici membri delle due squadre che sono ancora in contatto tra loro sono Scarlet e Visione, in cerca della loro intimità.

I Guardiani della Galassia invece sono più uniti che mai e pronti ad intervenire in caso di necessità in qualsiasi angolo dell’universo. L’entrata in scena di Thanos costringe i nostri a unire le forze nel tentativo di non fargli recuperare le Gemme dell’infinito.

Thanos e Il viaggio dell’Eroe

I due registi, i fratelli Russo, lo avevano detto in numerose interviste: “Avengers: Infinity War è un film su Thanos”. E quello che per prima cosa colpisce lo spettatore dopo aver terminato la visione del nuovo film Marvel Studios è proprio l’estrema centralità del villain all’interno della vicenda. Mano a mano che va avanti la storia seguiamo il percorso del Titano, nient’altro che una cerca all’artefatto magico, e ne scopriamo debolezze e punti di forza, comprendendo le sue motivazioni e la sua visione generale.

Gli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely raccontano in modo preciso e accurato cosa lo ha spinto ad accettare e prendersi carico della sua personale missione. Come un Ozymandias1 meno subdolo e impulsivo, Thanos è convinto che sia necessario lo sterminio di metà delle vite dell’universo per adempiere a un bene superiore.

Il suo viaggio, fortemente correlato al significato del concetto di sacrificio, è di fatto il percorso dell’Eroe descritto da Campbell e Vogler nel quale gli Avengers (e non solo) acquisiscono ruoli secondari, vorticano attorno all’”antieroe” e diventando loro stessi suoi avversari durante le prove che lo stesso deve affrontare. Ci troviamo perciò davanti un villain che è disposto a portare sulle sue spalle il peso delle uccisioni perpetrate per un fine maggiore: evitare il sovrappopolamento dell’universo in modo da impedire l’esaurimento delle risorse e dare, così, una vita dignitosa al resto delle popolazioni della galassia.

Il feeling tra supereroi con superproblemi

I nostri supereroi non si interfacciano solo con Thanos ma anche tra di loro. E se molti incontri li avevamo già pregustati negli altri film per la prima volta ci troviamo davanti alla collaborazione tra Avengers e Guardiani della Galassia.

Riuscire a far interagire questi personaggi in maniera sensata, obiettivo decisamente ostico sulla carta, si rivela uno dei maggiori pregi del film.

Il confronto tra Doctor Strange e Iron Man, le figure più carismatiche ed egomaniache del Marvel Cinematic Universe, l’inserimento nel gruppo del giovanissimo Peter Parker da buon Spider-Man di quartiere vuole salvare il suo microcosmo dalla minaccia imminente, la crescita interiore di Thor che vediamo sin dalle prime battute svilupparsi anche grazie ai serrati dialoghi con alcuni membri dei Guardiani della Galassia, e infine questi ultimi, in grado di rimanere quegli esseri speciali, divertenti e insoliti che abbiamo amato da subito, a pelle, funzionano e ci regalano un’esperienza inedita. La sensazione è quella di partecipare a una di quelle “riunioni di campioni” viste in tanti fumetti nei cosiddetti eventi, come le recenti Secret Wars oppure Secret Empire. In tal senso, il finale, coraggioso e inimmaginabile, ne è il coronamento massimo.

Regia poco personale ma funzionale

Se da un lato il film risulta solido ed equilibrato grazie all’ottimo lavoro degli sceneggiatori, la regia di Anthony e Joe Russo non è caratterizzata da particolari guizzi. Esattamente come in Captain America: Civil War i due non riescono nell’intento di dar vita a singole scene epiche dal forte impatto visivo. I registi lavorano in maniera funzionale, poco personale, seguendo lo standard della maggior parte dei film corali del MCU ma sono in grado di trasportarci da un mondo all’altro in maniera chiara. Ciò permette allo spettatore di seguire con chiarezza i singoli scontri, senza compromettere la comprensibilità della trama o confonderne la fluidità narrativa. Ne deriva che il maggior pregio del lavoro de fratelli Russo è l’ottima gestione di un così gran numero di personaggi – i supereroi presenti all’appello superano la ventina – anche nelle scene più complesse e caotiche.

Un altro aspetto positivo per quel che riguarda il comparto visivo è dato dalla capacità di ricercare e proporre per ciascun gruppo di personaggi e ambientazioni lo stile dei precedenti franchise. Ne sono un esempio lampante la parte iniziale legata a Thor: Ragnarok e l’estetica delle scene legate ai Guardiani della Galassia e al Wakanda di Pantera Nera.

Serialità del MCU

Interessante constatare quanto l’operazione decennale iniziata dal primo Iron Man e che ci ha portato ad Avengers: Infinity War abbia dato origine ad un maxi universo in cui ogni singolo film appare concatenato all’altro. In questo frangente per avere la massima comprensione degli eventi è necessario conoscere di base quanto accaduto nei precedenti film degli Avengers ma anche Captain America: Civil War, I Guardiani della Galassia vol. 1 e 2, Black Panther e Thor: Ragnarok.
Se i cinecomics corali permettono di comprendere rapporto ed evoluzione dei numerosi personaggi, gli ultimi due permettono rispettivamente di conoscere nel dettaglio Wakanda, il luogo dove si svolge la battaglia campale visibile anche nel trailer, di sapere perché ci troviamo nello spazio con determinati personaggi all’inizio del film e, soprattutto, dove si trova il Tesseract che contiene la gemma dell’infinito.

Il percorso produttivo intrapreso dal MCU, cioè quello di creare una sequenza di film legati tra loro come se ogni singolo film fosse una puntata di una serie TV, è ormai definitivamente assodato.

In conclusione…

Avengers: Infinity War è un cinecomic riuscito ed equilibrato, capace grazie al ruolo cruciale di Thanos e a un’ottima scrittura di emozionare e far apprezzare ancora di più i supereroi che ci hanno tenuto compagnia nel corso di questi anni. I rapporti inediti che si sviluppano durante il corso della vicenda rendono il finale, unicum all’interno dell’universo supereroistico made in Disney per coraggio, il punto più alto del film.


  1. il villain di Watchmen, ovviamente! 

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