Autori Tunué a Be Comics Padova

Autori Tunué a Be Comics Padova

Durante il festival Be Comics Padova abbiamo intervistato tre autori della scuderia Tunué: Deborah Allo, Marco Rocchi e Francesca Carità.

Dal 17 al 19 marzo si è tenuta a Padova la prima edizione del festival Be Comics. Ospite della manifestazione, fra le altre case editrici, anche Tunué, presso lo stand della quale abbiamo intervistato tre autori ospiti: Deborah Allo, Marco Rocchi e Francesca Carità.

Intervista a Deborah Allo

Deborah Allo è la disegnatrice de Il piccolo Caronte, graphic novel per tutte le età scritto da Sergio Algozzino, edito da Tunué all’interno della collana Tipitondi. Nata a Santa Teresa di Riva, ha già collaborato con la casa editrice di Latina, dedicandosi alla colorazione di The Passenger. Sempre in qualità di colorista ha lavorato per la casa londinese Holy loft Production.

Com’è nata la collaborazione con Sergio Algozzino, autore dei testi de Il piccolo Caronte?
Sergio è stato il mio insegnante di Colorazione e Storia del Fumetto. Mi ha chiesto di fare alcune prove per un fumetto e, appena ha citato Caronte, ho subito accettato. Amo la mitologia. Non a caso il primo fumetto al quale ho lavorato si intitola Il volo di Icaro. Icaro è il nome del mio gatto e la storia ha per protagonista proprio un gatto che si fa ispirare dalla vicenda di Dedalo e Icaro.

In passato hai lavorato per la casa editrice londinese Holy loft Production. L’esperienza è stata utile per la realizzazione de Il piccolo Caronte?
Non è stata un’esperienza molto utile in questo senso. Per la casa editrice londinese, ormai tre anni fa, mi occupavo della colorazione, ma sentivo che nei fatti non mi apparteneva. Si trattava di una colorazione troppo realistica che, come si può vedere, non ha attinenza con Il piccolo Caronte. Preferisco un genere più cupo, che rimandi alla produzione di Tim Burton.

Oltre a Tim Burton, che hai appena citato, chi ha influenzato il tuo tratto? Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
Devo la mia ispirazione principalmente all’animazione. Per scendere nei dettagli, penso alla stop-motion e posso citare titoli come Coraline e la porta magica e ParaNorman. Un altro modello è l’illustrazione delle fiabe russe, ma per entrare in ambito fumettistico non posso assolutamente trascurare Claire Wendling, l’autrice francese della saga Le luci dell’Amalou. Lei è davvero un punto di riferimento per me.

Adesso stai promuovendo Il piccolo Caronte, edito da Tunué. Sei contemporaneamente al lavoro su un nuovo progetto?
Sì, ma che rimanga un segreto…

Intervista a Marco Rocchi e Francesca Carità

Marco Rocchi è nato a Firenze nel 1982 ed è lo sceneggiatore del graphic novel Le due metà della luna. Prima di pubblicare questo fumetto per Tunué, ha realizzato La maschera della Morte Rossa, per la casa editrice Kleiner Flug. Inoltre, è l’autore di POErtraits, volume che raccoglie cento caricature di Edgar Allan Poe.

Francesca Carità, nata ad Asti, è la disegnatrice e colorista de Le due metà della luna, opera che segna il suo esordio nel mondo del fumetto, dopo aver frequentato la Scuola Internazionale di Comics di Firenze.

Marco, com’è nata la storia de Le due metà della luna? Spesso gli autori dicono che, dopo un determinato momento, i loro personaggi iniziano ad avere vita propria e che la trama sembra scriversi da sola. Tu e Francesca avete progettato tutto nei dettagli, oppure qualcosa è cambiato in corso d’opera?
Anzitutto, Francesca e io abbiamo realizzato insieme il soggetto di questa storia, che ha avuto diverse fasi di sviluppo. Tutto è nato da un disegno di Francesca che ha ritratto noi due rispettivamente come un corvo e una topolina. Successivamente, durante una telefonata, mentre guardavamo entrambi la Luna, da una battuta è nata l’idea per un fumetto che inizialmente poteva intitolarsi Il corvo. L’ispirazione per i personaggi principali, quindi, viene direttamente da noi due, mentre per quanto riguarda quelli secondari il discorso è diverso. Pur mantenendo organica la struttura della trama, alcuni elementi sono emersi strada facendo, come il cattivo del racconto. Infatti, nel corso della storia, un determinato personaggio ha acquisito un’importanza diversa rispetto a quella prevista. È rimasta, invece, costante l’idea inerente l’assenza della Luna, con un richiamo alle fasi lunari.

Entrambi avete frequentato la Scuola Internazionale di Comics: quali sono stati gli insegnamenti fondamentali che ne avete tratto? Quali elementi, invece, vi appartenevano già?
Marco Rocchi: Dal punto di vista strettamente “tecnico”, grazie alla Scuola ho avuto modo di conoscere il fumettista, editor e docente Paul Karasik. Dal suo corso di sceneggiatura ho ricavato il metodo di lavoro. Per quanto riguarda il resto, la Scuola è stata rilevante soprattutto per i contatti: ho avuto la possibilità di conoscere ed entrare nel mondo del fumetto.
Mi apparteneva già la passione, una passione per i fumetti talmente forte che l’ho inseguita lasciando l’università e cambiando settore d’interesse, dal momento che i miei studi erano sempre stati di orientamento scientifico.
Francesca Carità: Sicuramente le mie basi provengono dalla Scuola di Comics, visto che in precedenza non avevo seguito corsi di disegno. Anche se mi aspettavo qualcosa in più dai corsi, è qui che ho incontrato chi mi ha introdotta nel mondo del fumetto vero e proprio. Restando nell’ambito dei rapporti umani, grazie ad Alessio D’Uva della casa editrice Kleiner Flug ho imparato come propormi.

Per Le due metà della luna avete lavorato insieme, ma chiaramente vi siete anche suddivisi i compiti. Il soggetto è condiviso, la sceneggiatura è di Marco, le tavole sono state realizzate per la maggior parte da Francesca che si è anche occupata della colorazione. Tenendo conto dei rispettivi ambiti, quali sono i vostri modelli?
F.C.: Ho dei modelli da cui mi faccio ispirare, ma devo dire che poi non uso il loro stile. Il primo nome che mi viene in mente è quello di Hayao Miyazaki, anche dal punto di vista narrativo, per i mondi meravigliosi che riesce a creare, per i tratti particolari che utilizza. Sono cresciuta con le sue opere e mi piacerebbe riuscire a dire la mia, proprio tenendo presente quanto ho imparato da lui. Guardando alla produzione italiana, non posso che riferirmi nuovamente al mio retaggio, visto che ho letteralmente consumato le videocassette di Momo alla conquista del tempo e di La gabbianella e il gatto. Per quanto riguarda la dinamicità e il movimento, per me il “dio” è Ulisse Malassagne, il creatore del fumetto Kairos.
M.R.: Anch’io devo citare Miyazaki, nell’ambito dell’animazione, mentre, per entrare nello specifico della sceneggiatura, prendo esempio da tutto quello che leggo. È come un derivato dalle mie esperienze di lettura. Posso dire, tra virgolette, di ispirarmi a fumettisti come Craig Thompson e Cyril Pedrosa, soprattutto a livello grafico. Dal canto mio, mi piace prendermi i miei tempi, a seconda di ciò di cui ho bisogno per la mia storia. Quando serve, dilato i vari passaggi, cerco di sfruttare le forme del fumetto, curando i dettagli, agevolando il movimento degli occhi che andranno a seguire le tavole.

Francesca, quali tecniche di colorazione preferisci? Per realizzare Le due metà della luna come hai scelto di procedere?
Uso prevalentemente la colorazione digitale, basandomi sul modello dell’animazione. Mentre mi dedicavo a Le due metà della luna, avanzavo istintivamente, ma avevo ben chiaro il risultato che desideravo ottenere. Era la mia prima vera esperienza, il mio primo libro, perciò avevo dei limiti e ne ero consapevole, tuttavia l’obiettivo è stato raggiunto e sono soddisfatta.

Ringraziamo Tunué e i suoi autori per la loro disponibilità.

Interviste realizzate dal vivo tra il 17 e 19 marzo 2017.

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