Bricòla è il festival dedicato alle autoproduzioni che, giunto ormai alla quarta edizione, ospita all’interno del Wow una rassegna sempre più importante sul fumetto autoprodotto. Abbiamo chiesto agli organizzatori del festival, MAS Silleni, Maya Quaianni e Alberto Brambilla di parlarci dello sviluppo del loro progetto e dello stato di salute del mondo delle autoproduzioni.
Quando e come e perché nasce Bricòla?
Nasce come progetto nell’estate 2015, quando noi tre (Alberto, Mas e Maya) iniziamo a organizzare un evento per portare l’autoproduzione a WOW Spazio Fumetto, il museo del fumetto di Milano. Avevamo già in mente alcune realtà da coinvolgere, ma nei mesi successivi abbiamo girato festival, eventi e presentazioni per conoscere le realtà più interessanti del milanese. L’idea fin dall’inizio è infatti stata quella di dare spazio soprattutto alle realtà lombarde e del Nord Italia, cercando di alternare autori già noti a collettivi nati da poco. Purtroppo per motivi di spazio siamo costretti a selezionare un numero ristretto di realtà, ma ogni anno cerchiamo di portare avanti un “ricambio”, alternando autori delle edizioni precedenti (a patto che siano sempre attivi nell’autoproduzione) a nuovi fumettisti. Nel corso degli anni sono anche aumentate le realtà che si sono autocandidate, cosa che ci fa molto piacere: significa che Bricòla sta attirando l’interesse di pubblico e autori.
Cosa è cambiato rispetto alle edizioni precedenti?
Si è soprattutto venuta a creare una bella rete, sia professionale sia di amicizie, con autori e organizzatori di appuntamenti del mondo “Do It Yourself”: con i ragazzi di AFA del Leoncavallo in primis, ma anche con gli autori che hanno realizzato per noi le locandine di Bricòla (Davide Aurilia, Cammello e Laura Guglielmo), Giusy Noce del Crack!, i ragazzi di Gomma Festival, Sara Pavan del TCBF, Federico Zenoni del festival Liber, Chiara e Diletta della libreria Spazio B**K… Fin dal primo anno cerchiamo di contattare più realtà possibili fra quelle operanti a Milano, per presentare il nostro progetto e capire cosa “bolle in pentola” nella nostra città (e quindi calendarizzare Bricòla in un giorno che vada bene a tutti). Per noi è importante coinvolgere editori, autori ed esperti negli incontri, nelle attività o anche solamente chiedendo un aiuto nella promozione. Anche se per questioni di tempo e spazio non possiamo ospitare tutte le persone che si occupano di autoproduzione e che noi ammiriamo tantissimo, la loro sola presenza da noi, e la possibilità di chiacchierare e ricevere suggerimenti da loro, ci rende felici. Negli ultimi anni c’è stata un’“esplosione” di appuntamenti a tema in Italia, e spesso gli autori partecipanti sono gli stessi, che girano per l’Italia in veri e propri tour tra un festival all’altro. Certo il pubblico che incontrano a WOW Spazio Fumetto è in parte diverso, per esempio, da quello di AFA o del Crack!, e questo non può che aiutare a diffondere ancora di più il potere dell’autoproduzione (e del fumetto) in chi non conosce ancora queste realtà.
Il mercato del fumetto vive da qualche tempo una fase di trasformazione: si affermano il crowdfunding o pratiche come il “Prima o mai” e allo stesso aumentano gli editori di fumetti, siano questi esordienti o i “pezzi grossi” dell’editoria come Feltrinelli o Mondadori che inaugurano collane dedicate al fumetto. Questo aumento di offerta ed esposizione mediatica del fumetto si riflette positivamente su una realtà come quella delle autoproduzioni o rischia di sottrarle visibilità?
Sicuramente non le sottrae visibilità, anzi: l’autoproduzione è una delle modalità con cui molti autori riescono a rendersi visibili. L’anno scorso uno dei nostri incontri riguardava proprio il rapporto tra case editrici e autori autoprodotti, tema che abbiamo approfondito con Lucio Staiano di Shockdom, Caterina Marietti di Bao Publishing – esempi di case editrici che hanno “pescato” tra gli autori distintisi per le autoproduzioni – e Martoz, autore che ha scelto di proseguire entrambe le strade, l’autoproduzione e la pubblicazione editoriale (con Canicola e Coconino Press). Ma Martoz non è l’unico ad aver intrapreso questo doppio percorso, basti pensare a molti degli autori che fanno parte dell’associazione Mammaiuto, da Lorenzo Palloni a Francesco Guarnaccia. Dipende da cosa un autore cerca nell’industria editoriale, dal suo stile, o magari dal periodo (artistico, professionale, personale) che sta attraversando. Sicuramente l’autoproduzione porta via più tempo all’autore, perché deve occuparsi un po’ di tutto: creazione, produzione, editing, promozione, distribuzione… A volte ci si allontana da questa strada perché è inevitabile: anche i fumettisti devono mangiare, e se trovano un contratto vantaggioso con una casa editrice è giusto si concentrino su quello! Anche solo partecipare a tutti i festival è oggettivamente impegnativo. Però raramente avviene un distacco netto. Ci sono inoltre sempre più soluzioni ibride, come testimoniano Manfont o Stigma: associazioni di autori che diventano delle vere e proprie case editrici, magari appoggiandosi a realtà editoriali esistenti, come Stigma sta facendo con Eris Edizioni. Tra chi fa autoproduzione ci sono sia giovani che sognano di diventare gli Zerocalcare del futuro, sia autori che operano in altri settori, dall’illustrazione al tatuaggio (Sdolz di Uomini Nudi che Corrono), dall’educazione (Simone di Vermi di Rouge) al mondo dell’editoria. È anche questa ricchezza e contaminazione che rende l’autoproduzione attuale interessante.
Il web offre una vetrina importante per gli autori esordienti, tanto da consentire loro di raggiungere, anche in tempi molto rapidi, un elevato numero di lettori e una discreta notorietà. Dinamiche che un numero sempre maggiore di editori hanno imparato a intercettare, dimostrando meno resistenze a pubblicare autori anche esordienti in edizioni importanti.
Chi sceglie e persegue la via dell’autoproduzione fa quindi una scelta di campo?
Diciamo che va fatta prima di tutto una distinzione tra: i webcomic “nativi”, pensati e realizzati per la fruizione su supporti digitali (uno su tutti, To Be Continued di Lorenzo Ghetti); i fumetti pubblicati online, pensati per una prima distribuzione digitale che arrivi poi a una cartacea; i fumetti realizzati pensando a una pubblicazione cartacea ma che trovano una propria circolazione anche online. Soprattutto per la seconda opzione, spesso questa divisione netta tra digitale e cartaceo non esiste: basti pensare ai Mammaiuto o a Tumorama di Cammello. Certo la stampa permette di giocare maggiormente sulla fisicità di un fumetto, che è fondamentale per certi autori, come nel caso delle opere del collettivo La Trama. Il fascino della carta è un elemento ancora molto forte, anche per i giovani autori. E poi se non avessero fumetti fisici da vendere, i nostri eroi non potrebbero partecipare ai festival e conoscere di persona altri fumettisti come loro!
Il livello delle autoproduzioni, sia come collettivi che come singoli sembra proseguire su due binari paralleli di crescita: quello contenutistico (i fumetti veri e propri) e quello materiale (le pubblicazioni, l’oggetto-libro, la colorazione, la carta…). Anche nel corso di queste tre edizioni avete apprezzato l’evoluzione in questi aspetti, cosa vi ha maggiormente sorpresi?
Diciamo che la crescita materiale era già ottimamente rappresentata nella prima edizione, quando hanno partecipato il collettivo de La Trama e Federico Zenoni della Casa Editrice Libera e Senza Impegni, che realizza fumetti e libri in edizione unica. Abbiamo visto con piacere crescere questo interesse, con nuove realtà come i Libri Somari, un collettivo nato attorno alla Scuola del Libro di Urbino. Da un punto di vista contenutistico, invece, abbiamo visto sia realtà che giocano con la narrazione orizzontale, come la serie Western Glory Delivery Service di Gipi Pagano e Nastasia Kirchmayr, sia produzioni interessanti che realizzano una ricerca di linguaggio, come i lavori del collettivo Brace o della rivista Lök Zine. A volte questi binari si incrociano, a volte, per scelte di ricerca artistica, meno.
Esistono realtà che sembrano portare in sé l’eredità del fumetto underground, del DIY, e altre che appaiono semiprofessionali: come stanno crescendo queste due anime, quali sono le realtà più influenti di queste due visioni dell’autoproduzione, e quali sono i punti di contatto?
I punti di contatto sono prima di tutto i festival, naturalmente con le dovute differenze tra evento ed evento. Sicuramente l’InKitchen di Treviso mostra una buona selezione di entrambe le produzioni. Anche in questo caso è però quasi impossibile tracciare una linea netta: per esempio Ivan “Hurricane” Manuppelli ha uno stile decisamente più underground di altri, ma è comparso per vari mesi sulla rivista Linus facendosi quindi conoscere da un pubblico più “generalista”. La divisione non è dettata sicuramente da modalità lavorative, quanto dallo stile fumettistico.
Tante realtà, tante persone, tante ricette: come conoscere e riconoscere il fumetto autoprodotto?
Prima di tutto, andando e sostenendo gli eventi di fumetti autoprodotti! I festival sono il fulcro di questo sistema di nascita, crescita e diffusione, quasi un “mercato” alternativo. Ma esistono anche librerie specializzate in editoria indipendente (a Milano per esempio Spazio B**K) e che ospitano presentazioni e laboratori; a Milano abbiamo anche la Fanzinoteca “La Pipette Noir”, gestita da Valeria Foschetti e che viene ospitata dalla Biblioteca Rionale Zara a Milano. Il consiglio è di segnarsi sull’agenda festival imperdibili quali il Crack!, ospitato al Forte Prenestino, e l’area InKitchen del Treviso Comic Book Festival, dove è possibile trovare autori europei e non solo.
Aneddoti, personaggi, fumetti: senza voler far torto a nessuno, quali sono i primi ricordi di queste tre edizioni che vi vengono in mente?
Uno dei primi ricordi è sicuramente quello che riguarda l’incontro con Giacomo “Rastabello”, uno degli organizzatori del festival AFA. Durante l’organizzazione della prima edizione di Bricòla, eravamo andati presso la libreria Spazio B**K per parlare con le libraie del festival che avevamo in mente. E lì, nello stesso posto e alla stessa ora, abbiamo incontrato del tutto casualmente Giacomo, che era passato a portare la locandina della prima edizione di AFA. Inizialmente ci siamo guardati con un po’ di sospetto: stavamo organizzando due festival abbastanza simili nella stessa città, ad appena un paio di settimane di distanza l’uno dall’altro! Ma ci siamo scambiati i numeri di telefono, poi le email, e alla fine Giacomo ha partecipato a Bricòla con i suoi fumetti autoprodotti e noi abbiamo partecipato ad AFA portando i cataloghi di Bricòla e altro materiale di WOW Spazio Fumetto. Oggi consideriamo Bricòla e AFA come due festival “fratelli”!
Per finire uno sguardo alla prossima, imminente quarta edizione di Bricòla: quali le novità e quali le aspettative
Le aspettative sono alte: il 30 marzo speriamo di poter vedere ancora più persone delle scorse edizioni! Oltre all’aiuto di Giulia, new entry nell’organizzazione di Bricòla, saranno con noi nuove realtà dell’autoproduzione davvero interessanti: siamo rimasti stupiti dall’interesse mostrato nel partecipare e dalla qualità degli autori! Durante gli incontri cercheremo di fare un punto sul recente passato dell’autoproduzione, grazie alla presenza di Michele Ginevra del Centro Fumetto Andrea Pazienza, Sara Pavan (autrice de Il potere sovversivo della carta) e Marco Teatro, ideatore e curatore dell’HIU – Happening Internazionale Underground, storico evento underground svoltosi a Milano dal 1996 al 2003. E finiremo con uno sguardo a Čapek, la nuovissima rivista autoprodotta da Ivan Hurricane, che è riuscito ancora una volta nell’impresa di riunire insieme matite vecchie e nuove: da Adriano Carnevali agli autori del Progetto Stigma. Mentre la ormai abituale mostra a tema di Bricòla sarà ospitata… in un bus!
Intervista realizzata via mail