Atsushi Kaneko, classe 1966 è un mangaka giapponese.
Da sempre attratto da tutte le forme d’arte, in particolare il cinema, si dedica al manga attestandosi come una delle voci più interessanti, particolari e fuori dal coro del panorama fumettistico nipponico.
La sua produzione, che spazia dal thriller, hard boiled, al pulp più crudo e on the road, è un’esplosione di contaminazione artistica, fra influenze del fumetto underground americano e giapponese e grandi nomi della settima arte, uno su tutti David Lynch.
Le sue opere pubblicate in Italia sono: B.Q. ed R per d/visual, Soil per Panini Comics e Wet Moon, Deatcho e Bambi per l’editore Star Comics, di cui l’autore sarà ospite a Napoli Comicon 2016.
La tua ultima opera, Deathco, appare almeno finora più leggera e adrenalinica rispetto alla precedente psicologica Wet Moon, e per alcuni versi mi sentirei di avvicinarla maggiormente a Bambi nel genere. Come mai questa scelta?
Ci sono alcuni motivi che mi hanno condotto a questa scelta. Prima di tutto per 10 anni in Soil e Wet Moon ho realizzato opere in cui mi dedicavo principalmente ad analizzare l’aspetto interno della società. Al contrario Bambi è un’opera che ho realizzato quando ero ancora un autore sconosciuto e disegnavo per aprire me stesso all’esterno in maniera del tutto cosciente. Entrambe le modalità di espressione sono state scelte da me spontaneamente. È Come se avessi avuto voglia di uscire al di fuori dalle città perché sono stato nella stessa città per troppo tempo.
Riguardo Soil e Wet Moon ho cominciato a disegnarli dopo aver elaborato la trama molto accuratamente e tutti i personaggi esistono per completare la storia. Al contrario in Bambi la storia esiste in funzione dei personaggi e comincia a nascere proprio mentre questi iniziano a farlo. Ultimamente rifletto spesso sul potere e l’universalità dei personaggi. Per ciò con Deathco ho cominciato creando il personaggio, per poi creare il palcoscenico in cui lei si può muovere.
Visto il tema di questo Napoli Comicon, che opinione hai della sempre crescente ibridazione del fumetto con altre forme di espressione artistica e comunicativa (cinema, TV, letteratura, teatro…)?
Provo grande simpatia verso il tema di questa edizione del Comicon. Io non sono diventato un fumettista perché appassionato del genere. Essendo influenzato da film, letteratura e musica ho scelto i fumetti solo come medium per esprimere tutte queste arti contemporaneamente. I miei fumetti sono mescolati con vari elementi delle altre arti. Anche quando ho avuto una piccola esperienza cinematografica ho messo in pratica la tecnica che avevo coltivato tramite il lavoro sui fumetti. Credo che originalmente l’arte debba esistere per superare ogni muro e oggi è ancor più facile che questo possa accadere fra i vari generi e i mass-media. Credo che anche i fumetti debbano superare spontaneamente il muro del genere e mescolarsi con altri media come l’arte e la musica.
Si dice che Goethe, affascinato dalla bellezza della città, mentre la stava lasciando disse: “Vedi Napoli e poi muori”, così intendendo che una volta vista la città non resterebbe null’altro di davvero interessante da fare. E per te, vedi Napoli e poi…
Quando lascerò Napoli, può darsi che scriverò su SNS “È meglio morire dopo aver visto Napoli, non è vero?”