Zeroi e Rim City sono due delle miniserie in procinto di lancio per l’etichetta Atomico. Tuono Pettinato, Matteo Casali e Cristian “Cinci” Canfailla costituiscono il team creativo di Zeroi, miniserie annunciata come parodia del genere supereroistico. Alessandro “Doc Manhattan” Apreda realizzerà invece, insieme al disegnatore Daniele Orlandini, Rim City, storia dall’impronta fantascientifica.
ZEROI
(Tuono Pettinato, Matteo Casali e Cristian “Cinci” Canfailla)
Presentateci a grandi linee gli Zeroi.
Matteo Casali (MC): Gli Zeroi sono un ritorno all’immaginario supereroistico della Silver Age, quando gli eroi di carta avevano sì i superproblemi, ma non sentivano il bisogno di mostrare lati oscuri e violenza eccessiva. Lottavano, vincevano e soffrivano per far scoprire ai loro giovani lettori il mondo che avevano attorno (quello vero) attraverso le metafore delle storie. Un modo, se vogliamo, più innocente di farsi intrattenere da avventure favolose e affascinanti. L’idea che io e Tuono Pettinato abbiamo avuto, fin dall’inizio, era di rilanciare, a modo nostro (ovviamente) un approccio come quello dei primi supereroi, un qualcosa che possa essere divertente e intrigante allo stesso tempo. E magari che possa piacere anche ai lettori più piccoli, che attraverso i loro “papà Atomici”, potranno stupirsi e scoprire un fumetto pensato anche per loro.
Tuono Pettinato (TP): Ormai ci siamo già affezionati a questa banda di allegri balordi coi superpoteri: una compagine variegata di introversi forzuti, eremiti filo monarchici, insofferenti velociste, vip cibernetici senza scrupoli, rettili nevrotici e tecnofili corazzati. Ci aspettiamo grandi cose da loro.
Cinci (C): I Supereroi come piacciono a me: “Salviamo il mondo, ma senza prenderci troppo sul serio”. Piccole o grandi che siano, le avventure andrebbero vissute con il giusto equilibrio, e gli Zeroi fanno appunto questo.
Come si è formato il vostro team artistico?
MC: Io e Tuono siamo un dinamico duo barbuto che da anni cercava di collaborare. E quando finalmente abbiamo capito che Atomico era il “posto giusto” per farlo, abbiamo trovato sulla nostra strada il (pure lui) barbuto Cinci, al secolo Cristian Canfailla, che ho avuto come studente alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia.
TP: In effetti, l’essere tutti e tre barbuti è un fattore cruciale nel nostro sodalizio. Se in altri settori la barba è segno di sciatteria e trasandatezza, nel fumetto è un elemento di valore, indice di indefessa produttività, reclusione domestica, contorti rovelli interiori e una generale misantropia, tutte qualità molto apprezzate nel mondo dei fumettisti. E se culturalmente la percezione della barba è estremamente fluttuante tra la saggezza di Panoramix e i vezzi modaioli dei moderni hipster, noi restiamo fermamente sintonizzati sui nostri veri modelli di riferimento: gli ZZ Top. Scrutiamo sereni l’orizzonte del fumetto di domani, un fumetto barbuto ma decisamente non barboso.
C: Non ricordo con precisione il giorno, ricordo solo che la dinamica per me è stata un po’ come quella del piccolo Marco nel film “Da grande” con Renato Pozzetto… avevo litigato con mia sorella e i miei non mi avevano comprato la scatola dei Lego che tanto desideravo, così sono entrato in cameretta e tra le lacrime ho desiderato fortissimo fare il fumettiere.
Beh, che ci crediate o no il giorno dopo mi ha chiamato Matteo Casali al telefono.
Il vostro supereroe preferito (Marvel o Dc o altro)?
MC: Da piccolo adoravo L’Uomo Ragno (che mi ostino a chiamare così!), Hulk e Wolverine (all’inizio, quando era basso, brutto e sporcaccione). La mia “trinità” della DC si può riassumere in Batman, Aquaman (davvero…) e un pari merito tra Lanterna Verde e Superman.
TP: Ho sempre avuto un debole per il Punitore, anche se non aveva alcun superpotere, eccetto forse quello di essere di centrodestra. Più che altro la sua sobria ed efficace scelta di vestiario ha influenzato il modo in cui disegno me stesso nei fumetti, perennemente in t-shirt nera con un iconico teschietto stilizzato (anche Zerocalcare e Capitan Harlock si servono dal mio stesso sarto). E poi tutta la mia simpatia ai pazzi, gli improbabili e gli spostati, come Lobo, Judge Dredd e le Tartarughe ninja (ma valgono anche quelle?).
C: In genere i miei preferiti sono quelli grossi che spaccano le cose con la sola forza bruta, incredibilmente però il mio supereroe preferito è ben diverso da essere così. Non lo sto neanche a dire il suo nome, ti do alcuni indizi però:
– ha il potere cosmico;
– ha l’epidermide argentata;
– vola su di una tavola da surf;
– si fa un sacco di pippe mentali su valore della vita relazionata al genere umano;
– ogni tanto veste una sorta di palandrana, occhiali scuri e cappello per non svelare la sua identità;
– è un eterno incompreso, in genere dopo aver salvato la vita a qualcuno, viene cacciato via a sassate.
Che dire, mi ci ritrovo molto insomma!
Vari autori di comics hanno realizzato, negli anni, versioni iconoclaste dei supereroi (da Alan Moore a Warren Ellis fino a Mark Millar, solo per citarne alcuni), senza parlare di quanti, negli anni (da Sergio Aragones a Chris Eliopoulos a Donald Soffritti), hanno realizzato versioni comiche e irriverenti degli stessi eroi in calzamaglia. Come saranno i vostri supereroi?
MC: Niente di tutto ciò. Zeroi vuole essere una serie che, mentre omaggia le storie che abbiamo letto da rEgazzini, non intende mettere in discussione il concetto, per quanto bislacco o buffo, di un uomo che vola in cielo e sputa raggi x dagli occhi. Nessuna decostruzione. Vogliamo divertirci divertendo e, come succede ne Gli Incredibili della Pixar, punta a intrattenere tanto i lettori più scafati, che i supereroi li conoscono bene e sapranno riconoscere omaggi e ispirazioni, quanto i lettori più giovani contemporanei, cercando di dare una prospettiva narrativa e qualche contenuto sorprendente per tutti.
TP: I generi narrativi vivono sempre in bilico tra la parodia, la rilettura critica e la tradizione, tra la fiducia nel loro significato e un anarchico spirito di derisione. Da autore estraneo al genere supereroistico, sono curioso di giocare con questo codice per me nuovo, coniugando l’adesione alle sue regole con l’intrusione di una sana realtà umoristica. I personaggi che ci siamo divertiti a creare non sono semplici imitazioni di icone preesistenti, ma personaggi con una loro complessità di carattere, alle prese con imprese straordinarie ma anche con le piccole ordinarie stranezze della realtà, che alla fine resta la kryptonite più temibile per gli eroi in calzamaglia.
C: Non saprei, personalmente credo questo progetto sia un po’ come una cosa a sé… il tutto parte da un’idea molto semplice e sana: divertirci e divertire. Il discorso relativo all’avventura, e come viverla con il giusto equilibrio, che accennavo nella prima risposta, vale anche per la vita reale credo. Fare un fumetto come Zeroi è di per sé un’avventura e come tale va vissuto con il giusto aplomb… nessuno di noi ha dunque la pretesa di fare il fumetto definitivo… A me basta sapere di aver strappato qualche sorrisino per considerare il tutto riuscito.
RIM CITY
(Alessandro “Doc Manhattan” Apreda e Daniele Orlandini)
Rim City dovrebbe essere il primo progetto ad arrivare a compimento: cosa vi ha spinto a sceglierlo per il lancio del crowdfunding?
DOC MANHATTAN (DM): È una storia di fantascienza, e visto che Atomico vuole guardare avanti… Scherzi a parte, gli altri due progetti seguiranno a ruota, quindi non c’è una strategia particolare dietro all’ordine di partenza.
Quali tematiche affronterà la miniserie?
DM: La speranza che nasce dove meno te lo aspetti, nell’ora più buia dell’umanità. Qualunque cosa si intenda per umanità nel futuro in cui è ambientata la nostra storia. Ma anche il sacrificio, la capacità di rischiare tutto, a cominciare dalla propria vita, e affrontare l’ignoto per un bene più grande.
DANIELE ORLANDINI (DO): La tematica principale è quella della sopravvivenza, in quanto l’umanità non si trova nella migliore delle situazioni. Oltre questo Rim City non è proprio un’utopia: su alcune tematiche sociali si troverà un’umanità progredita, su altre invece non si vedranno molti passi avanti o addirittura si noterà un’involuzione.
In rete sono circolate le immagini di un personaggio, Kendra. Di chi si tratta? Chi saranno gli altri protagonisti della serie?
DM: È la nostra protagonista. Un militare, una donna forte e risoluta. O forse quella è solo l’immagine che vuole dare di sé agli altri. La aspetta una grande avventura, da cui dipende il destino di tutta Rim City. E non solo.
DO: Kendra è una (relativamente) giovane ufficiale dei Tridenti, un corpo militare che si occupa di effettuare missioni di ricognizione o spedizioni di caccia, in base alle necessità.
Gli altri protagonisti sono i suoi sottoposti, Ray, una rassicurante montagna di muscoli, Nathe, una giovane recluta molto promettente e Blackie-4, che è un po’ un outcast ma mena di brutto!
Avete ideato un’intera nuova città futuribile. Vi siete ispirati a un particolare immaginario fantascientifico o avete cercato di non farvi influenzare da nessun autore specifico (sia di libri, di fumetti o di videogame)?
DM: Il nostro intento è stato proprio quello di creare, per quanto possibile, uno scenario fantascientifico originale, che non fosse già visto. A cominciare dall’ambientazione e dalle caratteristiche molto peculiari di Rim City e della gente che la popola.
DO: Per l’ideazione di questo mondo e dei suoi personaggi ho preso come riferimento il lavoro di molti artisti che lavorano come concept artist per l’industria dei videogiochi, questo perché penso sia importante presentare una fantascienza che non risulti “superata”. Ovviamente non si può evitare di prendere spunto dai mostri sacri del genere (uno a caso: il film Alien). Prendere spunto solo da un genere però è riduttivo, quindi nella caratterizzazione dei personaggi soprattutto (ma anche di alcuni veicoli) sono andato a pescare idee da contesti totalmente diversi che non posso spiegare, perché cadrei facilmente nello spoiler!
Se doveste pubblicarlo anche in edizione cartacea, modifichereste qualcosa nella storia e nelle tavole?
DM: La cosa più importante per noi è raccontare una storia che sappia divertire e intrattenere chi la legge, stuzzicare la sua fantasia. Questo, al di là dei formati di pubblicazione, è l’obiettivo che speriamo di centrare con Rim City.
DO: Non saprei, sicuramente in vista della stampa dovrei rimettere mano ai colori, quantomeno per controllare che ciò che si vede a monitor non si perda su carta: questo potrebbe succedere per colori particolarmente intensi o zone troppo scure. Penso comunque che cercherò di prevenire questo lavoro producendo direttamente tavole adatte anche a essere stampate!
Ringraziamo gli autori per la loro disponibilità.
Intervista condotta via mail nel mese di febbraio 2015