Arkham Asylum: un estratto dall’ultimo saggio di Luigi Siviero

Arkham Asylum: un estratto dall’ultimo saggio di Luigi Siviero

Pubblichiamo un estratto da "Dopo il crepuscolo dei supereroi", ultimo saggio di Luigi Siviero dedicato all'opera di Grant Morrison negli anni '90 del secolo scorso e all'analisi del nuovo senso che l'autore scozzese ha dato alla figura del supereroe.

Dopo il crepuscolo dei supereroi – , e la British Invasion è l'ultimo saggio scritto da Luigi Siviero e pubblicato a fine 2018 da Eretica Edizioni. Al suo interno viene analizzato il percorso di rielaborazione e riflessione intrapreso da Grant Morrison negli anni '90 del secolo scorso per dare nuovamente senso alla figura del supereroe, non accettando la deriva crepuscolare del genere imposta nel decennio precedente da Alan Moore con .
Su gentile concessione dell'autore, pubblichiamo un estratto dal libro, i paragrafi primo e quinto del capitolo 5
Arkham Asylum.

Arkham Asylum

La genesi di Arkham Asylum

Quando discusse con Karen Berger a proposito di una sua possibile collaborazione con la , Grant Morrison non propose solo una miniserie di quattro numeri su Animal Man ma anche una graphic novel con protagonista Batman intitolata Arkham Asylum. A Serious House on Serious Earth1, ipotizzata in un primo momento come un volume a fumetti di 48 pagine. I supervisori della casa editrice chiesero immediatamente un aumento del numero di pagine da 48 a 64, e successivamente la complessità dell'opera spinse gli autori ad espandere il progetto iniziale, che diventò una graphic novel di 128 pagine nella versione definitiva uscita nel 1989.

La casa editrice propose in un primo momento di disegnare il fumetto a Bernie Wrightson, che declinò a causa di altri impegni, e successivamente a Bill Sienkiewicz, impossibilitato a illustrare Arkham Asylum perché era nel pieno della realizzazione di Stray Toasters. Solo dopo i rifiuti di Wrightson e Sienkiewicz l'editore affidò il compito di disegnare il fumetto a , che aveva esordito come fumettista nel 1987 con Violent Cases 2 e che nel biennio 1988-1989 aveva iniziato a collaborare con la DC Comics illustrando la miniserie Black Orchid3 e le copertine dei mensili e Sandman.

Una discesa nella psiche di Batman

Il titolo (che è solo Arkham Asylum e non contiene i termini Batman, Cavaliere Oscuro e simili) fa riferimento a un luogo di Gotham City, il manicomio fondato da Amadeus Arkham4, che nell'opera di Morrison e McKean ha valore preminentemente allegorico. Arkham Asylum è infatti la psiche di Batman, e il viaggio nelle stanze della casa va interpretato come un viaggio nella mente del supereroe. Il simbolismo è reso esplicito nel corso del fumetto quando Batman incontra il Cappellaio Matto:

Ogni tanto penso che il manicomio sia una testa.
Siamo dentro una grande testa che ci fa esistere sognandoci.
Forse è la tua testa, Batman.

Morrison, nel commento alla sceneggiatura pubblicato nell'edizione del quindicesimo anniversario di Arkham Asylum, aggiunge:

Il Cappellaio Matto spiega cortesemente il libro a chi non lo abbia ancora compreso.

La rappresentazione della psiche di Batman avviene principalmente per mezzo di riferimenti alle carte dei di Aleister Crowley e Frieda Harris, agli studi di Carl Gustav Jung sull'inconscio e alla mitologia del Cavaliere Oscuro.

In apertura e in chiusura di Arkham Asylum ci sono due tavole che si assomigliano. Nella tavola iniziale, che occupa due pagine, ci sono una citazione di Alice's Adventures in Wonderland di Lewis Carroll (a sinistra) e un'immagine del tetto dell'Arkham Asylum sovrastato dalla luna piena (in una vignetta a destra). La citazione del romanzo di Carroll preannuncia il viaggio mentale di Batman, che in Arkham Asylum effettuerà un viaggio di scoperta nei meandri della follia:

«Ma io non voglio andare fra i matti», osservò Alice.
«Be', non hai altra scelta», disse il Gatto «Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.»
«Come lo sai che sono matta?» disse Alice.
«Per forza,» disse il Gatto: «altrimenti non saresti venuta qui.»

Per quanto riguarda la vignetta nella quale c'è la luna sopra il tetto dell'Arkham Asylum, siamo in presenza di un'immagine reale (la luna e il tetto dell'edificio) che cela una metafora. La vignetta, infatti, è simile alla diciottesima carta dei tarocchi di Crowley e Harris intitolata La Luna. Nella sceneggiatura di Arkham Asylum si legge che:

Questa immagine stabilisce il tema della nostra storia duplicando diversi elementi visivi del Tarocco n. 18 – La Luna. In questa carta vediamo la luna fra due torri minacciose in un paesaggio notturno e tetro. La carta della luna rappresenta fondamentalmente l'oscurità attraverso cui dobbiamo passare per raggiungere l'alba.

Nella tavola conclusiva, speculare a quella di apertura, ci sono una vignetta con la carta della Luna (a sinistra) e un'altra citazione di Alice's Adventures in Wonderland che sigilla la conclusione del viaggio di scoperta di Batman:

E cosa c'è come la mano gentile di una madre che tira le tende,
e la voce dolce di una madre che ti invita ad alzarti?
Alzarsi e dimenticare, alla luminosa luce del sole,
i brutti sogni che ti hanno spaventato quando era scuro.

È importante notare che in questo caso è stata raffigurata la carta dei tarocchi, e non un'immagine modellata su quella carta (come nella tavola iniziale). Nell'allegorico Arkham Asylum il Cavaliere Oscuro si è trovato di fronte a una serie di simboli che costellano la sua psiche, riuscendo a interpretarli e capirli. Vedere la carta dei tarocchi (ultima tavola) dove prima si vedeva un semplice tetto (prima tavola) significa avere ampliato la propria conoscenza e la consapevolezza di sé.
Nella prima tavola il simbolo era mascherato da veduta esterna dell'Arkham Asylum, mentre nell'ultima tavola si presenta per quello che è: rendersi conto di essere di fronte alla carta dei tarocchi significa sapere di essere di fronte a un'immagine simbolica (quindi un'immagine che necessita di interpretazione). Il viaggio di Batman ad Arkham Asylum può essere visto come una sorta di penetrazione da parte del Cavaliere Oscuro nei misteri del proprio inconscio.

Nel commento alla sceneggiatura di Morrison si legge che:

Batman si è confrontato con il suo Abisso personale, integrando i suoi demoni psicologici ed emergendo più forte e più sano dall'altro lato dello specchio.
Il sogno finisce qua. Possiamo quasi immaginare una pagina finale non presente nella quale Bruce Wayne si risveglia nel letto alle tre di pomeriggio, ferito e incavolato, e scuote la testa… Ma si sente in qualche modo pulito e rinvigorito da questa bizzarra comprensione delle sue pulsioni.
Dopo essere passato per questo ribaltamento di tutti i suoi normali valori, il Batman degli anni Ottanta, purificato e purgato dai suoi elementi negativi, è ritornato a Gotham City per diventare il guerriero zen super-sicuro-di-sé delle mie successive storie della JLA.

I demoni psicologici che Batman deve affrontare nell'Arkham Asylum appartengono tanto all'inconscio individuale quanto all'inconscio collettivo.
Appartiene alla sfera dell'inconscio collettivo il duello di Batman con i ribelli dell'Arkham Asylum, e in particolare con Killer Croc, un supercriminale che ha le sembianze di un gigantesco coccodrillo.

[L]'inconscio delle razze e dei popoli più remoti fra loro possiede una notevolissima concordanza, la quale si palesa fra l'altro nella straordinaria concordanza, più volte rilevata, delle forme e dei motivi mitici autoctoni. L'universale similarità dei cervelli dà la possibilità universale di una funzione mentale analoga. Questa funzione è la psiche collettiva.5

Il Cavaliere Oscuro rivive la archetipica dell'eroe contro il drago. In un'interpretazione della sequenza, fornita esplicitamente da Morrison nel commento alla sceneggiatura, il drago simboleggia il caos, mentre la lancia usata da Batman è l'arma dell'intelletto razionale. Del resto, in un'altra sequenza ambientata nel passato, Amadeus Arkham colloca la statua di San Michele (la stessa statua che si nota nella sequenza ambientata nel presente durante la battaglia fra Batman e Killer Croc) a guardia della villa che diventerà Arkham Asylum perché la considera «un'immagine del trionfo della ragione sull'irrazionale».

Batman combatte Killer Croc nelle celle di Arkham allo stesso modo di San Michele che combatte il drago all'Inferno. È proprio dalla statua di San Michele che Batman stacca la lancia che utilizza per infilzare il suo drago.

Come spiega Jung, il drago affrontato dal cavaliere è anche un simbolo materno:

[I]n mitologia il drago è la madre. È un motivo ricorrente in tutto il mondo, e il mostro è chiamato madre-drago. La madre-drago mangia la sua creatura, la divora dopo averla messa al mondo. La « terribile madre », come viene anche chiamata, aspetta con le fauci spalancate sui mari occidentali, e quando un uomo le si avvicina, le fauci si chiudono su di lui ed è spacciato.6

La vittoria sul drago è un simbolo di rinascita dell'eroe:

Il tesoro che l'eroe trae fuori dall'antro oscuro è la vita, è lui stesso rinato dall'oscuro antro del grembo materno dell'inconscio, nel quale era stato trasportato ad opera dell'introversione e della regressione.   7

In un'altra sequenza Amadeus Arkham sogna di essere bambino e di trovarsi in un parco dei divertimenti. L'ingresso del tunnel dell'amore è il sesso di una donna adulta: entrare nel tunnel è entrare nel sesso femminile ed è entrare nell'antro del drago. Posto all'inizio dell'opera, il sogno di Amadeus Arkham preannuncia la discesa di Batman nell'antro del drago.

Fa parte dell'inconscio individuale la parola “perla”, simbolo della perdita della madre, uccisa da Joe Chill davanti agli occhi di Bruce Wayne. La madre di Bruce, infatti, indossava una collana di perle la notte che lei e il marito furono assassinati.

[N]ell'inconscio dobbiamo distinguere uno strato che potrebbe essere definito l'inconscio personale. I materiali contenuti in questo strato sono di natura personale (…). Noi diciamo che questi materiali sono contenuti personali quando possiamo dimostrarne gli effetti o la parziale comparsa o l'origine nel nostro passato personale.8

Dall'inconscio di Batman la “perla” affiora per due volte. È di perla il manico del rasoio che apparentemente la madre di Amadeus Arkham usò per suicidarsi. In questo caso la parola “perla” è associata alla morte di una madre. Pearl è anche il nome di una donna presa in ostaggio dai pazienti dell'Arkham Asylum. Batman entra nell'Arkham Asylum proprio per salvare lei (e altri ostaggi) da morte violenta per mano del Joker. È la madre che Bruce Wayne perse il giorno dell'omicidio dei genitori e che spera ancora di salvare.

Batman, una volta entrato nell'Arkham Asylum, viene sottoposto al test delle associazioni verbali dalla dottoressa Ruth Adams, un'altra donna presa in ostaggio dai pazienti ribelli. È in questa occasione che Batman inizia a rendersi conto del significato simbolico della perla. Il Cavaliere Oscuro, infatti, pensa a “perla” quando la dottoressa gli chiede di associare una parola a “madre”. Tuttavia il collegamento fra la perla e la morte della propria madre non è immediato: Batman pensa sia alla madre morta (che indossava una collana di perle la notte che Joe Chill rapinò lei e Thomas Wayne) sia a Maria, la madre di Gesù (in questo caso le perle potrebbero essere i grani del rosario). Batman incomincia a prendere coscienza del simbolo della perla, che in precedenza (manico di perla; donna di nome Pearl) era un messaggio inconscio.

Il collegamento fra “perla” e “madre” diventa ancora più esplicito in un'altra sequenza nella quale si intersecano una scena in cui c'è un flashback dell'omicidio dei genitori (in una vignetta c'è un primo piano della collana di perle indossata da Martha Wayne) e una scena in cui Batman si trafigge la mano con un frammento di vetro. Le gocce di sangue che cadono dalla mano ferita sembrano perle rosse. Batman non si limita a comprendere che i riferimenti alla perla riguardano la madre, ma porta alla luce un nesso fra la perla-madre e un proprio comportamento negativo, o presunto tale (il male che si infligge ferendosi la mano, che fa sgorgare perle rosse).

Nella parte conclusiva del fumetto si scopre che la madre di Amadeus Arkham non si suicidò: fu il figlio ad assassinarla tagliandole la gola con il rasoio con il manico di perla. Questa rivelazione può essere interpretata nel senso che Batman si sente colpevole della morte della propria madre (l'omicidio della madre da parte di Arkham sta per l'incapacità di proteggere la madre da parte di Bruce Wayne). La morte della donna per mano del figlio potrebbe essere interpretata come un senso di colpa che Bruce Wayne prova per la morte della propria madre. È questo il demone che lo tormenta, e che riesce a comprendere e superare nel suo viaggio ad Arkham.

Tratto da:
Dopo il crepuscolo dei supereroi – Grant Morrison, Alan Moore e la British Invasion
Luigi Siviero
Eretica Edizioni, 2018
210 pagine, brossurato – 16,00 €
ISBN: 9788833440590


  1. Grant Morrison (testi) e Dave McKean (disegni), Arkham Asylum. A Serious House on Serious Earth, DC Comics, New York, 1989. Per comprendere il fumetto di Morrison e McKean mi è stata utile la lettura di Timothy Callahan, Grant Morrison: The Early Years, Sequart Research & Literacy Organization, Edwardsville, 2011 [2007] 

  2. (testi) e Dave McKean (disegni), Violent Cases, Escape Books, 1987 

  3. Neil Gaiman (testi) e Dave McKean (disegni), Black Orchid, n. 1-3, DC Comics, New York, 1988-1989 

  4. Il sottotitolo dell'opera, A Serious House on Serious Earth, è invece una citazione del primo verso di una poesia di Philip Larkin intitolata Church Going 

  5. Carl Gustav Jung, L'Io e l'inconscio, trad. it. Arrigo Vita, Bollati Boringhieri editore, Torino, 1996 [1928], p. 53. Vedi anche Carl Gustav Jung, Introduzione alla psicologia analitica. Cinque conferenze, trad. it. Silvia stefani, Bollati Boringhieri editore, Torino, 2000 [1981], p. 52.   Un libro di Jung citato esplicitamente da Morrison è Memorie, sogni, riflessioni, scritto nel 1961 in collaborazione con Aniela Jaffé. Citato non in relazione a Arkham Asylum ma nel corso di un'intervista su Jack Jirby pubblicata in Adam McGovern (intervista a Grant Morrison), Granted an Audience, in Collector, n. 49, 2007. 

  6. Jung, Introduzione alla psicologia analitica. Cinque conferenze, cit., p. 107 

  7. Carl Gustav Jung, Simboli della trasformazione, trad. it. Renato Raho, Bollati Boringhieri editore, Torino, 1990 [1952], p. 365 

  8. Carl Gustav Jung, L'Io e l'inconscio, cit., p. 39 

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