Ar-Men: Storia, miti e sentimenti a confronto

Ar-Men: Storia, miti e sentimenti a confronto

Emmanuel Lepage racconta la storia del famoso faro di Ar-Men mettendo in scena un intreccio narrativo ricco di pathos in cui il senso di rivalsa è il vero protagonista.

Ar-Men, fumetto scritto e disegnato da Emmanuel Lepage, narra la storia di uno dei fari più famosi del mondo, situato nel banco di Sein, in Bretagna. L’autore, fin dalle prime pagine, punta su un registro epico e solenne, avvalendosi delle didascalie per trasportare il lettore attraverso un secolo di storia che ripercorre tutte le tappe fondamentali della costruzione del faro.

Germain, il protagonista delle vicende, passa le sue giornate all’interno della struttura svolgendo numerosi compiti atti a salvaguardarne gli interni, costantemente minacciati dalla forza implacabile della marea circostante.
La prima parte del racconto si focalizza proprio sulla sua figura e su quella di Louis, un soldato che dopo la fine della seconda guerra mondiale ha scelto di diventare un guardiano del faro.
Lepage si è quindi voluto concentrare sul concetto di solitudine, mostrando con dovizia di particolari quanto poteva essere aspra e dura la vita all’interno del faro di Ar-Men, ribattezzato dagli stessi guardiani “l’inferno degli inferni”.

Il protagonista è così portato a crearsi una routine giornaliera da seguire metodicamente per cercare di non perdere mai la calma di fronte alle difficoltà; le sue azioni assumono una valenza a tratti spirituale, capaci di trasportarlo in mondi lontani dove niente o nessuno può impensierirlo.

L’autore inserisce, all’interno della vicenda principale, anche alcune sequenze dal tono fantastico/favolistico in cui vediamo il protagonista raccontare alcune leggende popolari alla propria figlia, in cui una dimensione prettamente arcaica e a tratti fanciullesca si scontra inevitabilmente con la realtà nuda e cruda dei fatti.
Germain è completamente assorbito dal suo lavoro, ammaliato ma al tempo stesso spaventato dall’idea di rimanere fermo per più di qualche minuto senza nulla da fare, incapace forse di sfuggire del tutto ai suoi ricordi, soprattutto quelli più dolorosi. È infatti proprio nei momenti in cui racconta le storie fantastiche alla figlia che il protagonista riesce a ritrovare la serenità perduta, spesso però solo per breve tempo.

Nella seconda parte del racconto, quando in seguito a una tempesta spuntano alcune scritte da sotto l’intonaco all’interno del faro, l’intera struttura narrativa si focalizza sulla storia che ha portato alla costruzione di Ar-Men.
Lepage decide di far leva ancora una volta su un registro epico capace di dare il giusto peso all’incredibile impresa che ha portato una manciata di uomini a costruire un faro in un luogo considerato da tutti inaccessibile.

Germain trasforma così la sua fame di conoscenza in un vero e proprio rituale che lo porta giorno dopo giorno a conoscere sempre più a fondo la storia del faro; la stessa azione meccanica di apprendere o raccontare una storia (reale o di fantasia non ha importanza) viene quindi ammantata da un’aura a tratti salvifica, dato che è proprio in questo modo che il protagonista tenta di esorcizzare il suo male interiore.

Il faro di Ar-Men, oltre a rappresentare in maniera lampante il confronto a tratti aspro e serratissimo tra uomo e natura (che in alcuni tratti potrebbe rimandare all’epica londoniana), assume anche il ruolo di confessore/confessionale dei nostri traumi più profondi, senza giudicare nessuno ma, anzi, accogliendo chiunque al proprio interno, a patto però di essere consapevoli di tutti i rischi che si corrono nell’affrontare una tale impervia sfida.

Emmanuel Lepage è molto abile nel descrivere il vero e proprio senso di fratellanza che si crea tra i guardiani senza però mai puntare sulla retorica o sul semplice vittimismo, riuscendo a trattare con efficacia sia i più semplici aspetti quotidiani (come il pranzare insieme) quanto gli aspetti maggiormente introspettivi.
Lo stesso Louis, comprimario delle vicende, è un personaggio ben caratterizzato, la cui storia personale risulta a tratti complementare a quella del protagonista. L’ex soldato ha infatti deciso di “rifugiarsi” all’interno del faro per un motivo diverso a quello di Germain, seppur entrambi siano accomunati da un profondo male interiore.

Il tratto di Lepage, morbido ed evocativo, è in grado di donare a tutte le tavole un’aura a tratti eterea, capace di dare il meglio nella rappresentazione dei volti dei personaggi, molto espressivi anche grazie alla cura riposta nella realizzazione degli occhi.
Oltre agli ambienti, l’autore pone molta cura anche nella realizzazione del mare; la spuma delle onde è stata infatti ricreata con precisione maniacale, grazie a un sapiente uso delle sfumature e della gestione della luce.
L’autore è riuscito a ricreare perfettamente anche alcuni effetti particolari, come il riverbero del sole, per merito di colori pastello capaci di valorizzare al massimo i numerosi riflessi sulle varie superfici.

Ar-men, prima che parlare della costruzione di un faro, parla quindi della storia di un uomo, del suo percorso di caduta, rivalsa e rinascita in cui l’epica e il mito si fondono con la realtà, creando così un’opera profonda e toccante ricca di spunti di riflessione tutt’altro che banali.

Abbiamo parlato di:
Ar-Men l’inferno degli inferni
Emmanuel Lepage
Traduzione di Stefano Andrea Cresti
Tunué, 2019
96 pagine, cartonato, colori – 27,00 €
ISBN: 9788867903009

Anteprima: “Ar-Men – L’inferno degli inferni” di Emmanuel Lepage

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