Lucca Comics porterà con sé un buon numero di novità italiane, come non accadeva da tempo. Tra i vari editori, la Star Comics si è confermata particolarmente attiva, con la nuova serie di Jonathan Steele e con una scommessa sulla carta maggiore, ma che al contempo era ormai nell’aria, dopo il successo avuto finora dagli autori Palmieri e dé Grimani: Luna. I due autori di Rigel, fumetto di grande successo sia come autoproduzione che nella miniserie Panini, affrontano così la sfida dell’edicola con un prodotto che si prospetta interessante e dal quale non nascondo di aspettarmi molto, sia come qualità, sia come possibilità di arrivare a nuovi lettori.
Arriva Luna! Emozionati?
Fabrizio: Direi moderatamente emozionato. Ho già avuto modo di emozionarmi alla prima release di Luna nel Marzo 2001. Direi che si tratta di una sensazione “rateizzata”…
Elena: In debito di sonno, ma emozionata. Moderatamente emozionata, semplicemente perché ho troppo sonno… e siccome ho sonno, ho troppe poche energie per emozionarmi. Ma faccio incubi emozionanti.
Come sta andando il vostro approccio con una pubblicazione da edicola? Sentite pressioni differenti? Pensate che la periodicità stretta possa intaccare la qualità artistica di un fumetto?
F: Meraviglioso approccio. Sto provando emozioni simili a quelle percepite nella prima autoproduzione. Per quanto riguarda la periodicità, Luna si presta ad essere periodico e non credo che ci siano problemi di qualità artistica. Poi abbiamo un team di collaboratori eccezionale. Siamo in una botte di ferro.
E: Dal canto mio, devo dire che non sento una grande differenza, quantomeno nessun “aumento della pressione”, anzi, vedo che tutti si fanno in quattro per questo lavoro, mi sento in buona compagnia, diciamo, e tutto pesa molto meno.
L’idea di Luna nasce un po’ di tempo addietro, prima dell’arrivo della Star: come è nata e si è evoluta la serie? Il nuovo editore ha imposto dei cambiamenti?
F: La serie si è evoluta, nel senso che in essa sono confluite le esperienze nostre maturate in questi ultimi anni. C’é una maggiore “indagine” sulle tematiche adolescenziali, quello si, ma anche molta spensieratezza e freschezza… Eppure avrei giurato che non avrei mai detto parole così … solari.
Come accennato prima, il team (editore in primis) è stato entusiasta delle nostre idee e ci sta dando il massimo supporto, cosa fondamentale per una persona che vive di sogni. Inoltre Ade Capone (il direttore artistico), mettendo in Luna la sua notevole professionalità e la sua grande esperienza, ci contagia con il suo entusiasmo, costringendoci a spingere oltre il concetto di classica “Sit Com”… Ma di più non voglio dirvi, lo vedrete con i vostri occhi.
E: Sì, Luna è stata pubblicata una prima volta nel Marzo 2001 in effetti, e il “sapore” della serie è rimasto bene o male lo stesso. Pero’ dal 2001 a oggi sono cambiate molte cose, parlando per me ad esempio devo dire che ho iniziato a disegnare senza più canoni ben precisi o riferimenti stilistici (cosa che ho iniziato a fare da Interlunium numero tre) e quindi pian piano sono tornati fuori, nel tratto, tanti piccoli elementi che comunque facevano parte della mia mano “pre-autoproduzione”, quando disegnavo solo per hobby, insomma. Chiaro che anche le pubblicazioni e il mondo del fumetto sono cambiati in questi anni, e molte nuove cose si sono affacciate sul mercato. Per quanto riguarda la libertà creativa, non ci è stato imposto nulla, massima libertà e rispetto delle idee. Semplicemente, ognuno ha dato qualche suggerimento, e molte cose sono state aggiunte, tolte o limate perché sembravano apportare miglioramenti. L’unico cambiamento vero e proprio è stato il formato, e l’aggiunta del colore, insomma il “packaging”. È cambiata la confezione insomma, non la sostanza.
Com’é il rapporto con la Star Comics? Ai fini contrattuali e dei diritti, quali sono gli accordi tra voi e l’editore?
F: Rapporto ottimo, almeno per quel che mi riguarda. Poi se loro mi trovano un rompiscatole… Scherzi a parte, quando da entrambe le parti c’é voglia di fare una cosa ottima allora i risultati non possono che essere eccellenti. Ora il giudizio passa nelle mani del pubblico… Per quanto riguarda i diritti (intesi come paternità dell’opera e patrimonialità della stessa – ecco che esce fuori l’avvocato..), quelli sono e restano miei e di Elena. La Star Comics ha i diritti di sfruttamento patrimoniale dell’opera per un determinato periodo di tempo. Da parte nostra non c’é, pero’, alcuna preclusione nei confronti della Star: siamo ben disposti a cedere loro anche i diritti per altre serie (e, di fatto, ci sono già accordi in merito). Ah si, se mi trovano un rompiscatole… hanno perfettamente ragione!
E: Ha detto tutto lui…
Elena, è la prima volta che ti confronti con il colore?
E: In realtà non proprio, ho lavorato ovviamente col colore per tutte le illustrazioni relative ad Interlunium, e ho fatto altri lavori a fumetti (Piccoli Brividi, Cuccioli e un paio di altre cosette) dove le tavole erano colorate da me, anche se il character design non era inventato dalla sottoscritta. Pero’ è la prima volta che faccio così tante tavole di fila, che non siano cioé solo illustrazioni, col colore.
È stato rilassante: se non altro perché l’atmosfera è talmente diversa da quella di Rigel che per la prima volta dopo anni, trattandosi di una serie dal tono più allegro, ho iniziato a usare alcune tonalità della palette colori di cui ormai avevo dimenticato l’esistenza. La cosa che mi è più difficile, invece, è lavorare PER il colore. Dopo anni di bianco e nero e grigio/mezzatinta, continuo a riempire comunque le tavole di neri e tratteggini, anche se poi la cosa mi complica molto quando devo colorare (devo prima ripulirli tutti col computer). Ma tavola dopo tavola sto imparando a “ripulirmi” un po’ fin dal lavoro su carta, anche se mi fa una certa impressione vedere quelle tavole quando sono ancora in bianco e nero, le facce dei personaggi mi sembrano… “nude”. Certi segnetti e graffietti erano parte del character design che ho usato per Interlunium, è stato difficile smettere di usarli.
Vedere poi le mie tavole, cioé il mio character, per la prima volta reso a colori, mi fa ancora più impressione. Lo confronto con le ultime tavole di Interlunium e sì, vedo la mia mano, ma se guardo le due cose separatamente, mi sembrano invece due cose totalmente diverse. Stesso per Chadia e in generale i nuovi progetti che prevedono il colore. Capisco quindi che a chi non si intende di disegno, a una prima occhiata, e complice la presenza del colore, potrebbe sembrare quasi un cambio di rotta, me lo aspetto e non mi sorprenderebbe. In realtà è il colore, e il lavoro per il colore, che per me cambiano moltissimo. Il character design è rimasto lo stesso (tu stesso puoi vederlo confrontando con le tavole di Interlunium 3 e 4 che hai qui nel tuo sito [e che i lettori possono raggiungere dai collegamenti in altro – ndr]). Insomma, non si finisce mai di imparare, e, spero, di migliorare.
Fabrizio, come ti trovi a lavorare con disegnatori che non siano Elena? Il rapporto e il modo di comunicare immagino siano decisamente diversi!
F: Benissimo, alla faccia di Elena! Ho trovato gente in gamba ma, per spezzare una lancia a favore (e mantenere la tranquillità familiare…) devo dire che lavorare con Elena è sempre un’esperienza emozionante. È, comunque, bello vedere che in giro ci sia tanta gente brava che non aspetta altro se non un’occasione per farsi avanti: già abbiamo trovato degli ottimi disegnatori e coloristi. Speriamo di “scovarne” molti altri. Luna, come progetto, è nato anche per dare spazio ad altri autori, concetto che ci ha trovato in sintonia con la Star che, con Lazarus Ledd ed altre produzioni, ha sempre dato una mano a far emergere molta gente brava.
E: (“alla faccia di Elena?” la prossima volta rispondo prima IO alle domande.)
Da Rigel a Luna, i toni cambieranno molto, di conseguenza credo anche il ritmo. I lettori della vampira romana troveranno comunque qualcosa di familiare?F: Cambiano i toni, ma due dei pazzi che ci lavorano restano sempre gli stessi… Rigel (ed i suoi “compari”) sono un riflesso dell’essere di Elena e mio. Impossibile che quel riflesso non emerga anche nelle altre nostre produzioni.
E: Gatti anche qui… sempre. Gatti, gatti e gatti.
Il target annunciato per la serie è particolare, lo avete definito “stile Friends”, quindi potrebbe spaziare tranquillamente dalla tarda adolescenza ai trent’anni! Pensate di riuscire a cogliere una fetta di lettori nuova rispetto agli altri prodotti da edicola (siano essi bonelliani o disneyani)?
F: Più che pensarlo, lo speriamo! La peculiarità del fumetto è che narra di vicende di una “brigata” di ragazzi, più o meno giovani (si va dai 15 anni agli 80 e passa della nonna…), con l’ingenuità dell’adolescente che si affaccia alla vita e la nostalgia dell’adulto che non ha smesso (e non vuole farlo!) di sognare.
E: A dire il vero, Friends è più un’indicazione, almeno per quel che mi riguarda. Vedo che generalmente non si resiste a inserire ogni cosa in un genere o filone ben definito, quindi se PROPRIO devo dire qualcosa, dico Friends come “risposta automatica”. Potrei anche dire…uhm non ricordo il titolo della sit-com, comunque mi riferisco a quella con la Djinn vestita di rosa (si chiamava Jinny mi pare, scusa l’ignoranza…) [potrei anche sbagliare, dovrebbe essere “Mia moglie è una strega” – ndr] che sbucava dalla classica lampada. Ognuno poi trova, a seconda del suo background culturale, di ciò che ha visto o letto, riferimenti a qualcosa. Ma non amo classificare, personalmente. Ogni tanto, anche parlando e commentando con i miei amici alcuni film, fumetti, o libri, ascolto le loro conversazioni e sento che vengono sempre e comunque fatti riferimenti (tipo “ah, ma all’autore sicuramente piace XXX allora” o “ah, avrà letto/visto YYY, perché qui sembra che…”) su cose che non ho mai visto o sentito, o che, se anche conosco, magari non trovo minimamente attinenti al film/libro/fumetto che stiamo commentando, quindi non mi sorprendo.
Non c’é nulla di male in questo, credo sia una cosa ovvia. Nessuno resiste a classificare e ad “accorpare” ogni novità a qualcosa di già esistente. È un discorso che ho sentito centinaia di volte. Figurati che c’é addirittura chi ha detto (apprezzando la cosa, per di più, come fosse stato un complimento…) che in Rigel c’erano ispirazioni prese da “Blade”, il film. Inutile far notare che Rigel è nata (e aveva la sua spada) nel 1997, PRIMA dell’uscita del primo Blade (ancor più inutile far notare che io *odio* Blade, figurati). Era già partito lo “schema mentale accorpamento galattico”, ogni resistenza è inutile, verremo assimilati… ci siamo fatti assimilare con piacere, continuando a fare il nostro lavoro, e amen.
Con Luna sarà lo stesso, visto il formato, il packaging e la presenza del colore, e così con ogni singola cosa che chiunque farà uscire, come è accaduto a qualunque cosa uscita in passato (esempio, a sentire vari commenti, di presunti “debiti creativi” di alcune serie verso o Sailor Moon, o The Craft, o il Sesto Senso, o Dylan Dog, qualunque cosa insomma). È un meccanismo mentale che fa proprio parte della natura umana, il voler catalogare un nuovo prodotto trovando affinità in qualunque cosa sia stata edita in passato. Non c’é da prendersela, è una cosa normale, additarla come malizia e pretendere che non venga fatto sarebbe come chiedere a un essere umano di smettere di respirare.
La serie si muoverà secondo una struttura narrativa già delineata per sommi versi? È previsto un finale, o degli archi narrativi che ne delineeranno l’andamento?
F: La prima serie ha già una conclusione, quindi posso risponderti a ragione veduta che tutte le serie di Luna (speriamo tante…) saranno conclusive su 10/12 numeri (480 pagine a serie, circa). La struttura narrativa è già pronta da prima che iniziasse la produzione vera e propria, ma siamo sempre pronti ad inserire nuove idee.
E: E pure qui, ha detto tutto lui…
Se Rigel è ambientata a Roma, Luna si muove nella città fittizia di Rocca Felina. Quella di ambientare le vostre storie in Italia è una scelta “filosofica” o casuale?
F: Conosciamo abbastanza bene l’Italia da poterci permettere di dire che è uno dei posti più belli, esotici (per certi versi) e variegati del mondo. C’é la montagna e c’é il mare, ci sono le leggende e c’é la storia, c’é il Santo Padre e ci sono gli gnomi (io li ho visti, voi no?), c’é cultura metropolitana e c’é una realtà più periferica. Mancano solo le navi stellari e gli omini verdi, insomma, ma qualcuno ha già detto di averli visti da queste parti…
E: (Io li ho visti, gli omini verdi). Guarda, non è una professione di fede o chissà cosa… ci viene semplicemente più spontaneo italianizzare i contesti.
Sappiamo già che altri disegnatori affiancheranno Elena. Lo stile cercherà di essere fedele alla sua linea guida, o varierà?
F: Lo stile è già stato definito. Tuttavia ognuno ha il suo apporto artistico da dare alla narrazione di Luna: perché tarpare le ali o uniformare al punto da dare un’impronta troppo asettica al “prodotto”? Luna più che definirlo gelidamente “brand”, mi piacerebbe chiamarlo “opera”, e quest’ultima non ammette la presenza del ciclostile. Poi la Disney è maestra in questo: anche se il personaggio è Paperino, pur con l’esistenza di un’Accademia che ti insegna a disegnare o a fare recitare Paperino in quel modo, tuttavia nessuno alla Disney si è mai sognato di impedire ad uno sceneggiatore o ad un disegnatore di metterci del suo.
E: Nulla da aggiungere, m’ha esaurito l’argomento ancora una volta.
La serie sarà aperta anche ad altri sceneggiatori?
F: Questa prima serie sicuramente no (anche perché quasi tutte le sceneggiature sono già scritte), ma dalla prossima…
E: …e quantomeno qui non avrei avuto comunque nulla da dire.
Dopo diverso tempo, sembra di essere in una fase di “invasione” (benvenuta, sia chiaro!) di titoli italiani da edicola, tra le annunciate serie Bonelliane, la mini dell’Eura che segue il buon successo di John Doe, il ritorno di Desdy Metus, My Earth della ItalyComics, la Buena Vista con Monster Allergy e Kylion, la ripartenza di Jonathan Steele ed altro a bollire in pentola… Segnali di una ritrovata voglia di mettersi in gioco da parte degli editori?
F: Inutile continuare a dire che l’editore non sia il collante tra gli autori ed i lettori. Gli editori sono importantissimi, e lo sono tanto quando si tratta di mettere i soldi quanto quando si tratta di fare una sana chiacchierata con gli autori, anche per discutere animatamente su alcuni aspetti della produzione. Mi sono accorto che fare l’editore è tutt’altro che facile: il morale di un autore è importante quanto il denaro che viene investito per il fumetto in sé. Spero che il nuovo trend sia quello che prospetti tu e, se proprio vuoi una risposta secca, la mia è “indubbiamente si, gli editori hanno finalmente voglia di rimettersi in gioco”.
E: Guarda, non me ne intendo (e non mi interesso) di politiche editoriali e tantomeno di economia e/o investimenti. La sola cosa che posso dire è che, qualunque siano i motivi che hanno portato a questa nuova ondata, mi interessano molto poco. La sola cosa che mi interessa è l’occasione che ci è stata data, confesso di guardare molto al mio orticello, e molto poco in quello altrui. Se piove e le piante crescono, bene, e tanto mi basta, mi mangio la mia insalata. Sul come e sul perché abbia piovuto tanto e bene, non mi interessa indagare.
Mentre a noi interessa indagare sulle pagine prossime venture di Luna… appuntamento in edicola!