Un anno di Tex

Un anno di Tex

Gli albi pubblicati tra l'ottobre del 2008 e l'agosto del 2009 sulla testata dedicata ad Aquila della Notte hanno segnato un passaggio importante. Tentiamo di tracciarne un quadro complessivo in questo articolo.

é passato giusto un anno, ad esclusione di alcune brevisioni, dall’ultima volta che Lo Spazio Bianco si è occupato della testata italiana più venduta, e cioé Tex. In quell’occasione compiva sessant’anni di cavalcate e sparatorie ed era in una fase di transizione, con il testimone di sceneggiatore principe che stava passando da Claudio Nizzi a Mauro Boselli.
La storia Sul sentiero dei ricordi fu proprio il canto del cigno dello sceneggiatore Nizzi, che ha abbandonato la scrittura di nuove avventure di Aquila della Notte. Ad un anno esatto (volendo essere precisi 11 albi dopo), possiamo tranquillamente dire che la testata è nel suo momento più brillante da molti anni a questa parte. Gli 11 albi di cui andremo a parlare in questo articolo compongono 5 storie diverse, tre sceneggiate da Mauro Boselli, Omicidio in Bourbon Street, Il vecchio di Mezzanotte e La Casa dell’Alchimista nn.576-578 storia in tre parti a cui si sono affiancate Vendetta per Montales seguita da Le Campane di San Rafael a formare la storia pubblicata su nn. 579 e 580, ed infine da Missouri e I due guerriglieri, avventura che ha occupato i nn. 583-584. Creatore di Dampyr ed ex scrittore anche per Dylan Dog, l’autore milanese dopo anni di gavetta e di ottime storie per il ranger più famoso d’Italia è riuscito a farsi incoronare sceneggiatore principe della testata. Un onere e un onore insieme, ma Boselli ha dimostrato di avere spalle larghe. Le altre due storie sono rispettivamente di Tito Faraci, alla sua seconda sceneggiatura texiana e della new-entry (sulla serie regolare) Gianfranco Manfredi. Entrambi vengono dalle loro esperienze come creatori di miniserie. Il primo ha creato quella fantascientifica Brad Barron e ha messo la sua firma sui nn. 581 e 582, intitolati rispettivamente Lo Sceriffo Indiano e La Preda Umana, mentre il secondo ha ideato quella storica-romanzata Volto Nascosto e dopo l’esperienza su Tex del Maxi 2005 è al suo esordio sulla serie regolare, sui nn. 585-586 (La Grande Sete e Giochi di Potere).

Questo anno ha dimostrato per l’ennesima volta le immense possibilità del personaggio: a parte le consuete battaglie solitarie e imprudenti condotte a danno di spietati affaristi e ladroni vari, con città sempre più grandi a fare da scenari, Tex può districarsi senza imbarazzo in paludi insalubri e in pueblos e caverne ormai dimenticati, combattendo anche contro nemici molto meno materiali e molto più spettrali, con storie che si allacciano al filone “sovrannaturale” che la testata ha sempre avuto in seno. Il tutto senza mai perdere qualità e soprattutto senza mai snaturare il personaggio, che poi è l’accusa sempre più spesso rivolta a Nizzi con il passare degli anni. Un Tex sempre più remissivo e che si affidava più alla fortuna e ad improbabili salvataggi da parte di estemporanei alleati che alle sue colt e ai suoi winchester, con i comprimari che scomparivano sempre di pù (soprattutto Kit Willer e Tiger Jack, dato che Kit Carson non si può definire comprimario per la sua presenza fissa), e caratterizzazioni dei personaggi sempre meno brillanti e sempre più scialbe. Sicuramente Nizzi ha avuto il merito di tenere in piedi la testata, nonché di aver scritto nel passato storie di pregevole fattura. Ma in ogni caso si sentiva bisogno di aria nuova.

In questo anno, Tex è tornato quello di una volta: contemporaneamente granitico e malleabile. Granitico perché non accetta che i meno abbienti, i poveri, i contadini, gli indiani, insomma quelli che non hanno voce in capitolo sulle decisioni importanti, subiscano ingiustizie. E anche i suoi metodi sono tornati quelli di una volta. Questo Tex non ha esitato a gettarsi nella mischia anche con un briciolo di follia, per salvare amici (in Vendetta per Montales e Lo sceriffo indiano), tribù indiane con cui aveva vecchi debiti da pagare (in La Grande sete), con generosità, altruismo, ma anche rabbia, metodi spicci, cazzotti e pistolettate. Insomma, da par suo. Da vero Tex.
Ma anche malleabile: Tex, come già detto, è inseribile in ogni situazione immaginabile e immaginata dagli sceneggiatori; Boselli l’ha piazzato a New Orleans, in una palude, in Messico. L’ha fatto interpretare la parte del bandito. L’ha messo alle strette. Ma Tex è rimasto sempre lo stesso, sia nei gesti nei comportamenti, sia nei dialoghi, nelle parole con cui si esprimeva. Lo stesso hanno fatto Faraci e Manfredi. Tex si è dimostrato un personaggio spontaneo, genuino: a ragione Gianfranco Manfredi ha dichiarato di divertirsi molto mentre scrive le sue storie. E questo divertimento si è visto in alcune pagine della sua sceneggiatura, che fanno scattare subito un sorriso per il modo verace e genuino di esprimersi dei personaggi.
Anche Faraci si è molto divertito, andando a rovistare nel passato di Tex, creando un personaggio molto interessante come lo sceriffo indiano Jerry, e presentandocelo come vecchio amico di Tex, altro punto che ci fa capire che pur avendo sessant’anni – anzi sessantuno (auguri!) – alle spalle, il personaggio ha ancora una vasto passato da raccontare.
A stupire ancora è la quantità e contemporaneamente la qualità dei comprimari creati in questo anno: personaggi ambigui, tridimensionali, come il Jerry di cui abbiamo già parlato e il giudice Frank, anche lui co-protagonista della storia di Faraci, Chaco e Lope, companeros di Tex nella storia di Boselli La Vendetta di Montales, che pur essendo bandidos, sanno bene cosa sia l’amicizia e la lealtà (soprattutto il secondo), Damned Dick e Jude West, co-protagonisti di quella che è forse la storia più bella di questo straordinario anno texiano, e cioé quella pubblicata sui n. 583-584. Qui Boselli si dedica ad uno di quegli esperimenti all’ordine del giorno nel comicdom statunitense, ma molto meno di moda qui in Italia,la retcon, cioé andare a rinarrare alcuni episodi del passato del personaggio cercando di attualizzarli ed ammodernarli per farli coincidere meglio con il gusto attuale dei lettori e con la storia del personaggio. E in un modo fresco, vivace, adrenalinico ci rinarra alcune fasi della guerra di secessione americana, combattuta anche dal ranger più famoso d’Italia.

Grazie a questi tre autori, il futuro di Tex appare roseo, anzi dorato, anche dal punto di vista puramente economico. E questo anche grazie allo straordinario successo che sta riscuotendo la collana allegata a Repubblica e L’Espresso, che ripresenta tutte le storie di Tex a colori, con copertine inedite di Claudio Villa, che andrà avanti ad oltranza e che tra due anni circa raggiungerà le uscite della serie regolare. E a quel punto si proporrà un dilemma: aumentare il numero di uscite, trasformando Tex da mensile a quindicinale? Interrompere l’uscita della collana allegata a Repubblica, tirando il collo ad una vera gallina dalle uova d’oro? Oppure, incredibile a dirsi, pubblicare le storie di Aquila della notte direttamente in volumoni a colori (ipotesi puramente fantaeditoriale)? Certo è che molti editori vorrebbero avere di questi dilemmi. E certo è che tutti noi speriamo che, su pur ci dovesse essere un sovraffollamento editoriale di Tex , la qualità rimanga quella di questi bellissimi 11 mesi.

Incensati come meritavano gli scrittori, non possiamo esimerci dal lodare anche i responsabili della parte grafica. La testata di Tex ha sempre avuto un parco disegnatori di tutto rispetto. Ortiz, Ticci, Civitelli e tantissimi altri, nonché camei sugli speciali di Kubert padre, Magnus e… sarebbe una lista lunghissima di artisti di immensa bravura. Ma le storie pubblicate quest’anno, oltre a mostrarci un Fabio Civitelli in forma straordinaria, sulle tavole de “La Grande Sete, hanno visto l’esordio di nuovi interpreti grafici di Tex, che sono sembrati subito a loro agio. Per cominciare Marco Bianchini e Marco Santucci, al lavoro sulla storia in tre parti Omicidio In Bourbon street, proseguendo con Alessandro Piccinelli, il cui lavoro è possibile ammirarlo sulle tavole di Vendetta per Montales e concludendo con Corrado Mastantuono, al suo esordio anche lui, ma solo sulla serie regolare, dopo aver esordito sulle pagine del Texone 2007, straordinario esecutore della sceneggiatura boselliana in Missouri. In più, i giovanissimi fratelli Cestaro, sicuramente un duetto di altissimo livello, che data la loro meticolosità si vedono poco, ma quando si vedono si fanno notare. Nessuna grandissima sperimentazione, in questi albi. Massima aderenza ai dettami della costruzione bonelliana della tavola. Ma la professionalità di questi disegnatori, la loro bravura, e la loro competenza, emozionano lo stesso. Nei loro disegni tutto l’amore per il personaggio e per le ambientazioni da lui calcate, con una speciale attenzione redazionale ad ogni disegnatore. A Civitelli con il suo tratto chiaro, limpido, la storia più soleggiata, piena di bocche assetate e di stivali impolverati. A Bianchini e Santucci quella più oscura, gotica, quasi un romanzo d’appendice. E qui anche la bravura redazionale della Bonelli, non solo a circondarsi di cavalli di razza, ma anche a farli correre sui terreni a loro più congeniali.

Sono ottime le premesse per il futuro di Tex, quindi. Attorno a lui la scuderia della casa editrice si ingrandisce sempre di più, con altri personaggi, altre storie, altri lettori. Il suo posto sul trono di personaggio più venduto e importante del fumetto italiano non è neanche minimamente a rischio, anche grazie a questi mesi da ottobre 2008 ad agosto 2009.

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