Andiamo a Candia…

Andiamo a Candia…

I quattro di Candia, di Mino Milani e Dino Battaglia: un libro illustrato in cui i disegni di Battaglia comunicano tutta la loro bellezza ed efficacia.

Dino Battaglia è stato un grande del fumetto per più generazioni.
Per chi l’aveva incontrato negli anni cinquanta, quando lavorava prevalentemente su testi altrui, era l’uomo che li aveva suggestionati con le sorridenti avventure di El Kid o che aveva dato loro emozioni raccontando le gesta di Pecos Bill.
Chi invece l’aveva conosciuto nel corso degli anni sessanta aveva un’altra percezione, visto che da I 5 della Selena in su riuscì, prima con i suoi lavori per il Corriere dei Piccoli e poi con Linus e affini e con Il Messaggero dei Ragazzi, a mutarsi in uno squisito narratore, capace di avvicinarsi ad una tipologia di racconto quanto mai difficile da visualizzare, la novella, e attraverso Bierce, Guy De Mounpassant, Poe… aveva costruito un modo di raccontare che dava, con il suo segno elaboratissimo, ma nello stesso tempo indefinito, un che di spaventoso, di disturbante; le sue atmosfere preferite erano le nebbie, da cui poteva apparire qualsiasi cosa.
Non che si fosse trasferito nel regno dell’horror, ma le sue atmosfere raggelate e ricche di segni, fatte di vignette raramente contornate, sapevano creare con la magia delle linee e degli spazi bianchi di contraltare momenti di gelida tensione.
È questa la dimensione che spesso gli conosciamo quando egli si trasforma in illustratore, abbandonando il collegamento tra vignetta e vignetta, facendo recitare i personaggi bloccati nello spazio di un singolo disegno. Le sue illustrazioni sono dei veri capi d’opera e quando si guarda un libro, in cui si sia messa in moto la sua mano si ha sempre la certezza di avere di fronte qualcosa che merita.

Recentemente andando per librerie antiquarie abbiamo rintracciato un volume edito da Einaudi nel 1973 ed intitolato I quattro di Candia.
Il valore aggiunto, quando il volume apparve, era certamente la firma di Mino Milani, autore per ragazzi e non, in gran spolvero in quegli anni; lo scrittore patavino aveva già nel suo carniere la saga western di grande successo dedicata a Tommy River, romanzi d’avventura come Il paese delle grandi orme, racconti storici come Efrem; era insomma una firma di tutto riguardo, capace da sola di attirare lettori. Oggi invece se volessimo capire cosa ci sia di bello in quel libro, senza togliere meriti a Milani, dovremmo rivolgerci al disegnatore che l’ha illustrato: Dino Battaglia, appunto.
La vicenda è ambientata nel 1651 nell’isola di Candia dove i veneziani resistevano agli attacchi dell’esercito turco ormai da 6 anni; in loro soccorso erano arrivati volontari da molti paesi cristiani europei ed è fra di loro che troviamo questi 4 guerrieri che danno il titolo all’opera.

Battaglia ha a disposizione 12 tavole a tutta pagina, in cui i colori declinano quasi verso un bianco e nero sporco che si apparenta con il grigio di certi incubi (erano già i colori della bravissima moglie Laura?), per raccontarci le paure e gli atti coraggiosi di questo lungo assedio. I suoi disegni sono costruiti quasi in punta di penna, con ricchezza di linee, quasi in sovrabbondanza, ma sono immersi in contorni bianchi che danno tridimensionalità al segno.
Ci sono disegni che esprimono molto di più delle parole. A pag. 8 troviamo per illustrare la seguente frase “L’ammiraglio alzo’ vivamente la testa: Sì- disse- entrate” il disegno di una stanza con in primo piano uno sgabello impagliato ed una piccola damigiana; l’ammiraglio è solo in fondo, prospetticamente piccolo, soverchiato dalla parete e dalle cose che da essa pendono e davanti a lui lo copre un tavolo con carte e mappe. C’é bisogno di qualcosa di più per rendere la solitudine e la disperazione di questo personaggio?

Peccato solo per noi che il noto collezionista di cose battagliane Gerardo Gota ci abbia detto che in questa serie dei libri per ragazzi dell’Einaudi non ci siano altri romanzi da lui illustrati; questo volume è un grande aperitivo che meritava piatti ancora più gustosi realizzati da un disegnatore che nel più totale rispetto dei lettori forniva loro ogni volta un gioiello.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul numero 61 di FUMETTO, la rivista trimestrale dell’ANAFI (Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione), distribuita solo ai soci della medesima. Punto di riferimento degli appassionati di fumetti fin dal lontano 1971, FUMETTO è uno dei benefici di chi si associa all’ANAFI; infatti, ogni anno, oltre ai quattro numeri della rivista, vengono poi destinati ai soci almeno due volumi omaggio appositamente editi.

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